Dove eravamo rimasti?
L’incontro (parte prima)
L’altro giorno, mentre andava in onda il notiziario della sera, ovvero la solita recita da quattro soldi alla quale nemmeno io sono così folle da credere, fissavo la tivù. Dopo un po’ rientrai nel mio corpo – fu come ritornare da chissà quale lungo viaggio -, assestai lo sguardo, che fino a quel momento aveva vagato nel vuoto, ed esaminai con cura ogni singola parola che fuoriusciva da quello schermo, spettro, viva illusione.
Rimasi di stucco quando realizzai che la conduttrice, la quale era incaricata del delicato lavoro di diffondere le notizie al popolo, era una persona offesa come me. Naturalmente pochi sono in grado di cogliere questo particolare. Scorsi nei suoi occhi marroni la stessa afflizione che aveva devastato l’intera mia esistenza. Quegli occhi erano figli delle mie stesse paure, delle mie preoccupazioni, del mio disagio e del singolare modo di vedere che ci contraddistingue da tutto e tutti.
Me ne accorsi perché fra noi, vedete, ci si riconosce in un batter d’occhio; inoltre abbiamo un’innata capacità di fiutare il pericolo. Appena avvertiamo di non essere più al sicuro, cerchiamo istantaneamente di tirarci fuori da codeste situazioni: per questo siamo spesso di natura irascibile. A differenza di quanto dicono coloro che si autodefiniscono esperti nel campo della psiche umana, questa nostra natura non deriva da una profonda paura repressa, bensì dal semplice fatto che percepiamo il pericolo in anticipo rispetto a tutti gli altri.
Le notizie si susseguirono una dopo l’altra, come fulmini a ciel sereno. Sembravano impostate per inibire la gente. Erano impostate per inibire la gente.
La mia attenzione fu diretta interamente ad ogni notizia che annunciava quel mio simile, prima che sfociassi in una crisi di nervi.
Mia madre, vecchia, bianca, facilmente irascibile, che in quel momento si trovava dall’altra parte della cucina, si accorse subito del mio comportamento. Lasciò sui fornelli ardenti il padellino nel quale riscaldava la mia minestra e mi corse incontro. Quando mi fu vicina, in una faccia a faccia da far rizzare le carni, spense ogni mio impeto con due poderosi ceffoni. Per un lungo e intenso attimo traballai sotto la sferza dei suoi colpi.
Dopo avermi dato la lezione che meritavo mi costrinse, e ricordo che lo fece più con lo sguardo che con le parole, a restare immobile sulla sedia. In seguito affermò che se avessi accennato qualche altro movimento mi avrebbe picchiato più forte di prima. In quel momento ritornai a sedere compostamente e caddi in un profondo silenzio.
Riuscì nell’impresa solo per qualche minuto. Ma non potevo, non potevo resistere! Fervevo in petto e così, appena udii la terza notizia che riportava delle violenze sessuali subite da una ragazza di dodici anni, persi nuovamente le staffe e presi ad urlare dinanzi alla tragicità di certi eventi. Nell’agitazione urtai il gomito destro sulla vetrata. In quel momento mia madre era tornata ai fornelli. Pregai che non si fosse accorta di niente – ma poteva mai sfuggire all’occhio di mia madre una simile scenata?
Lei si voltò in mia direzione, aggrottò la fronte e, come promesso, mi corse incontro per picchiarmi più forte di prima. Questa volta i ceffoni furono quattro.
Quando il notiziario si concluse, e sentivo le lacrime sgorgare dagli occhi, rientrai in camera e piansi per più di mezz’ora sopra il letto. Rimasi in quella posizione per diverse ore.
Solo quando fu notte, e i miei occhi pulsavano ancora dal calore, mi distesi sotto le coperte e presi a sognare.
Mi svegliai di soprassalto; il mio corpo immerso nella notte fonda. In casa c’era un silenzio che riportava alla calma dei sensi. Sbucai fuori dalla mia stanza e lentamente mi addentrai nel buio pesto del corridoio.
Perché questo capitolo si chiama "L'incontro?"
- Perché, addentrandosi nel corridoio, incontra sua madre. (13%)
- Perché nella notte è più facile incontrare - o ritrovare - se stessi. (38%)
- Perché nella notte avviene un incontro. (50%)

20/07/2017 at 21:00
Un incontro nella notte, sarai tu a stabilire di che natura 🙂
17/05/2017 at 10:52
Il racconto mi pare molto introspettivo, di conseguenza ho votato l’opzione dell’incontrare se stessi. Forse un capitolo meno appassionato del precedente, comunque buono.
16/05/2017 at 13:25
Molto bello anche questo capitolo. Mi piace molto come descrivi i pensieri e gli stati d’animo del protagonista. Ho votato perché nella notte è più facile incontrare o ritrovare se stessi.
A presto ?
16/05/2017 at 14:21
Grazie “pescatore di emozioni” ?
15/05/2017 at 15:51
La reazione della madre fa pensare che non è la prima volta che il figlio si comporta in questo modo, altrimenti la sua reazione sarebbe veramente fuori da ogni logica o_O
Comunque ho votato per un incontro “generico”, la madre la escludo immediatamente e per il momento vorrei anche evitare qualcosa di troppo filosofico come “incontra se stesso” ^_^
15/05/2017 at 16:53
Va bene così. ?
15/05/2017 at 09:25
Ciao Samuel
ho trovato questo capitolo ermetico.
L’irascibilità del protagonista sembra un’eredità genetica della sua “flemmatica” madre.
A che titolo dare dei ceffoni e pichiare forte? boh!
Credo, ed è una mia personalissima opinione, che ci dovresti far capire il tipo di problema/disturbo che lo affligge, diversamente, le sue azioni/reazioni non trovano un senso o meglio “il senso”.
Scusami ma non capisco bene le opzioni, se riguardano quello che verrà dopo (il prosieguo della storia), non c’entra questo capitolo e allora perché il titolo “Incontro, parte prima?”
15/05/2017 at 14:34
Incontro parte prima e parte e seconda. Per quanto riguarda i ceffoni s’intende sottolineare quanto si tratti di una madre poco compassionevole, ovvero il ritratto di un’umanità poco propensa all’ascolto e votata al cinismo. Col prosieguo del racconto capiremo un po’ di cose. ?
15/05/2017 at 14:35
Incontro parte prima e incontro parte secondo: è così. Per quanto riguarda i ceffoni s’intende sottolineare quanto si tratti di una madre poco compassionevole, ovvero il ritratto di un’umanità poco propensa all’ascolto e votata al cinismo. Col prosieguo del racconto capiremo un po’ di cose. ?
15/05/2017 at 14:39
il protagonista perde la calma a causa delle notizie che danno nel notiziario. Non accetta il fatto che nel mondo accadano continuamente spiacevoli eventi come quello dellame violenze sessuali subite da una dodicenne.
13/05/2017 at 13:25
Mi ha colpito molto questo capitolo, che fa capire la sensibilità e la profondità del protagonista.
Non ho ben capito il motivo delle reazioni della madre…
Voto per un ritrovare sé stesso…
A presto 🙂
13/05/2017 at 13:36
Ciao Naomi. Leggerò quello che hai scritto. In bocca al lupo.
08/05/2017 at 14:39
Ciao Samuel, complimenti!
Riflessioni davvero profonde, che mi hanno fatto calare in un punto di vista meraviglioso.
A presto 🙂
08/05/2017 at 15:38
?
01/05/2017 at 21:13
Ciao Samuel ,
il capitolo mi è piaciuto veramente tantissimo, a mio parere hai espresso dei concetti importantissimi che portano a riflettere, infatti purtroppo viviamo in una realtà ostile alla diversità. Credo sia importante che si rifletta su questi temi importanti.
Seguirò la storia perché mi sembra molto bella e ricca di significato.
02/05/2017 at 03:28
??
30/04/2017 at 17:24
Ciao Samuel,
complimenti per il coraggio di affrontare un tema così profondo e delicato. Il mio piccolo e umile parere è che bisogna distinguere gli ambiti in cui classificare “normali” o no i diversamente abili. Se parliamo di ambito umano, nobile e affettivo oltre che emozionale direi di no, non esistono differenze ma a livello fisico e biologico purtroppo si. Sono un’educatrice di asilo nido e con i bimbi affetti da ritardi mentali a volte ci lavoro. Specifico a volte perchè sono una supplente che non si trova mai nella stessa sezione o nido ma che gira molte scuole. Ti dirò che se si ha una sensibilità spiccata questi bimbi o persone adulte hanno molto da insegnarci e ci migliorano, loro sono un arricchimento per noi. Sono in grado di farci aumentare la capacità di amare. Detta la mia opinione, condivisibile o no, ti rinnovo i complimenti, aggiungendo anche quelli per lo stile e la grammatica. Ti seguirò con interesse. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensi del mio racconto, ovviamente se hai voglia. A presto.
06/05/2017 at 14:51
Ti seguirò.
28/04/2017 at 15:55
Non esistono persone sane di mente, questo è certo.
Un capitolo introspettivo molto toccante e vero, ti seguo e ti faccio i miei complimenti.
28/04/2017 at 21:39
?
25/04/2017 at 21:41
Ciao Samuel, ho scelto la terza opzione, sono curiosa di vedere in che modo sarà sviluppata la storia, piccolo appunto…si scrive “qual è” 😉
Al prossimo episodio! 🙂
25/04/2017 at 22:41
Già, si scrive qual è. Nel racconto l’ho scritto bene, mentre nella domanda finale ho sbagliato.
25/04/2017 at 18:22
Ciao Samuele e benvenuto.
Una volta ho letto su un cartello”Nessuno visto da vicino è normale”. Mi ha fatto pensare.
Detto questo, il tuo incipit mi porta a fare molte domande ma ho pochi elementi per capire: per esempio, di che tipo di ritardo stiamo parlando?
Visivamente il tuo testo sa soglia di più all’Urlo di Munch che non ai girasoli di Van Gogh 🙂
Non mi convincono molto le opzioni, comunque voto che esiste una differenza, se è vera o no, non lo so.
25/04/2017 at 22:44
Esattamente. L’idea che voglio dare al racconto sp avvicina molto all’Urlo di Munch. Se un giorno dovessi pubblicare un libro partendo da questo racconto userei proprio quell’immagine – immagine che esprime tanta angoscia e tanto dubbio.
24/04/2017 at 20:35
Leggevo proprio in questi giorni una massima che dice “non è segno di salute mentale essere ben adattati ad una società profondamente malata.”, mi è subito venuta in mente leggendo questo tuo primo capitolo ^_^ non è ben chiaro però se parli del problema “in sè” o come dice la massima parli a livello più filosofico che scientifico.
Io per non sbagliare voto “esiste una vera e propria differenza”, però se continuando a leggere i prossimi capitoli capisco che ho mal interpretato questo primo capitolo non ti offendere 😀
24/04/2017 at 20:37
?