Cecilia
Seduta sulla poltrona con le ginocchia strette al petto, Cecilia avvicinò la sigaretta alle labbra, fece un altro tiro e rimase ad osservare il fumo uscire dalla sua bocca in cerchi deformi. Salivano verso il soffitto illuminati dalla luce blu del monitor, allargandosi fino a svanire nel buio.
Quelle sfilacciate forme che galleggiavano nell’aria erano più simili ad un auto-ritratto di quanto volesse ammettere, un brivido le si arrampicò lungo la spina dorsale.
Di giorno, distrarsi e non pensare alla sua vita era più semplice. La notte, invece, la costringeva a riflettere. La luna metteva in luce la miseria più di qualsiasi sole, non riusciva a decidere se fosse ironico o solo triste.
Appoggiò i piedi nudi sul pavimento. Per un istante, il freddo delle piastrelle la distrasse dalle epifanie, croniche e inutili.
Quando ruotò la poltrona, il cigolio spezzò la magia del rumore bianco prodotto dalle ventole del computer. Immobile, Cecilia attese che la vibrazione sfumasse negli angoli della stanza, prima di alzarsi e raggiungere un altro schermo: la finestra.
Aspirò nuovamente dal filtro ingiallito e, sotto la colonna di cenere in equilibrio precario, la brace della sigaretta si accese di rosso vivo, abbastanza luminosa perché Cecilia cogliesse il suo riflesso sul vetro. L’immagine durò il tempo di riempirsi i polmoni di veleno e svanì, ricoperta da una densa coltre bianca, ma lei serrò le palpebre.
Alla fine, la cenere cedette alla gravità, le sfiorò la cicatrice sul gomito, terminò la sua corsa sul pavimento. Cecilia non se ne accorse, anche se aveva riaperto gli occhi, la nube di fumo si era dissolta come le nuvole all’orizzonte e ammirava l’alba. La vista l’aveva conquistata subito, nonostante i dieci piani di scale.
Fuori, i raggi di sole regalavano sfumature dorate alle chiome degli alberi più alti, avanguardia del giardino pubblico al centro di piazza Cavour, che resisteva all’assedio di tre palazzine e alle modifiche della viabilità. L’unico spicchio di mondo reale che vedeva da… da quanto? Era il quattro o già il cinque? Non si voltò verso l’impronta lasciata dal calendario sulla parete, era un’abitudine ormai scomparsa.
Tornò alla scrivania, spense la sigaretta nel portacenere colmo di mozziconi contorti, afferrò la Rèflex. Fotografare teneva lontani i pensieri negativi, era uno dei pochi momenti rimastole che avesse una parvenza di felicità.
Si posizionò davanti alla finestra, la aprì e puntò il lungo obbiettivo con la sicurezza di un cecchino. Dopo una panoramica della piazza, la sua attenzione fu catturata da una figura all’ingresso di via D’Amelio: Charlot.
Charlie Chaplin, non conosceva il suo vero nome, interpretava la statua vivente in una parte della città più frequentata dai turisti o almeno questo aveva dedotto lei dal suo aspetto: bombetta, baffi e bastone dipinti d’argento come il resto, pelle compresa. Tutti i giorni attraversava la piccola oasi verde per sedersi sulla panchina più isolata, estraeva dalla tasca un’agenda dalla copertina blu e iniziava a scrivere.
Lei si chiedeva cosa annotasse su quelle pagine: un diario? Poesie? Certamente qualcosa di più banale, ma le piaceva fantasticare sull’identità dei suoi soggetti, creare storie con gli istanti di vita filtrati dalla macchina fotografica.
Una volta nei pressi della solita panchina, l’uomo le girò attorno, osservando con il capo chino il terreno circostante.
Per Cecilia, l’atteggiamento era inequivocabile: cercava qualcosa ed era qualcosa di importante vista l’espressione corrucciata dipinta sul volto. Senza nemmeno pensarci, passò in rassegna la zona con il potente zoom e pochi passi più avanti, lungo la strada che serpeggiava nel giardino, notò un triangolo blu sbucare dall’erba; la sua mente corse all’agenda di Charlie.
Pensò di scendere, aiutarlo. Rimase stupita: una parte di lei ancora sperava. Ovviamente, non lo avrebbe fatto.
A malapena riusciva a gestire le brevi interazioni sociali con i fattorini dei negozi on-line, che le permettevano di vivere da reclusa, e quel triangolo poteva essere semplice spazzatura. In caso contrario, cosa gli avrebbe detto? “Ciao, ti spio tutti i giorni da quel palazzo e forse la tua agenda è lì.” Abbozzò un sorriso mentre scattava una serie di fotografie.
Seguì Charlie per diversi infruttuosi minuti di ricerca, durante i quali si era prodigata con indicazioni sussurrate al vento, finché l’uomo non si arrese e andò via.
Anche lei abbandonò la sua postazione, posò la macchina fotografica sulla scrivania e si lasciò cadere sul divano.
Una leggera brezza entrò dalla finestra, accarezzandole la pelle chiara. Trasportava il suono di motori a combustione, voci sconosciute. Cullata dalla melodia del quartiere al risveglio, Cecilia chiuse gli occhi.
Li riaprì all’improvviso, allarmata dal trillo del citofono.
Chi è al citofono?
- Nessuno, solo lo scherzo di un passante in vena di scherzi (31%)
- Un corriere (46%)
- Qualcuno che conosce (23%)

15/11/2017 at 03:39
Ciao Gabriele
Il tuo racconto si chiude con un alone di cupa e quasi poetica malinconia.
L’idea di Fue è interessante.
Il riferimento a Hopper e a due grandi surrealisti mi piace. Anche nel racconto che ho iniziato i dipinti sono un elemento importante 🙂
Al prossimo
06/11/2017 at 09:54
Mi sento un po’ stupido, non riesco a trovare la connessione tra Cecilia madre e figlia (se esiste una Cecilia madre). Per quanto mi riguarda, questa storia è il sogno psichedelico di un’artista durante la sua fase creativa. Delirio probabilmente dovuto al dolore del suo lutto. Per me, con quella frase finale, Cecilia è finalmente pronta a elaborare il dolore della perdita.
Questa ovviamente è la mia personale interpretazione e la vedo bene così 🙂
Grazie Zeta,
a presto
07/11/2017 at 00:50
La vedo benissimo anch’io, non avevo pensato a una interpretazione del genere, mi piace, magari la prendo in prestito 🙂 la connessione tra madre e figlia è ancora più forte in questo modo.
Grazie a te, Fue
05/11/2017 at 23:32
Hopper, De Chirico e Magritte insieme: va bene che i figli di genitori talentuosi ereditano di grandi doti (i miei pargoli, infatti, sono quasi dei geni ?), ma qui eccediamo.
E credo che in Italia non si possa dare il proprio nome ai figli… no, era solo per cominciare rompendoti le scatole: delizioso, Gabriele, c’è tutto senza mettere troppo. La storia di Charlie e Cécilia ognuno se la racconta come vuole, sapendo che hanno dato vita a una creatura sensibile e talentuosa. E un po’ complicata come sua madre.
Bello bello bello.
L’arte di De Chirico è una delle passioni viscerali della mia vita: i suoi Ettore e Andromaca, in tutte le loro innumerevoli versioni… ah, meraviglia.
Ciao
P.S. Direi che La condition humaine potrebbe essere l’immagine, il filo conduttore, l’ispirazione e la trama di questo racconto… una finestra sul cortile senza delitti 🙂
07/11/2017 at 00:46
Concordo con la condizione umana e… il resto lo sai, anche troppo 😀
Grazie Maré
05/11/2017 at 23:15
Ciao Gabriele,
Lo sapevo che avresti concluso con garbo e con un dipinto… il tuo quadro a me risulta perfetto. Il tuo racconto mi è piaciuto fin dalla prima riga e sono felice di aver seguito la tua storia, perché ho avuto modo di leggere qualcosa di bello.
Io adoro i colpi di scena e i finali ad effetto, perciò ti rinnovo i complimenti! Bravo, spero di leggere presto un tuo nuovo racconto!
07/11/2017 at 00:44
Lo hai capito dal mio precedente commento che avrei terminato con un dipinto o perché cito pittori appena posso 🙂
Sono contento che hai apprezzato la sorpresa finale, in un racconto privo di colpi di scena mi sembrava carino.
Grazie di aver seguito il racconto, i tuoi commenti sono stati fonte di ispirazione 😉
05/11/2017 at 22:33
La figlia di Cecilia si chiama Cecilia?
Perché hai usato due donne? Cioè, dov’è tematico che fossero lesbiche in una storia il cui tema era un altro? La conclusione col quadro che immortala la storia che finora abbiamo è bellissima, mi è molto piaciuto l’espediente narrativo. Peccato per “dubbio” che mi hai scatenato col finale…
07/11/2017 at 00:40
Sì, la figlia di Cecilia si chiama Cecilia di secondo nome e il tema non era l’amore eterosessuale 😉
Quale dubbio?
Grazie Ale
05/11/2017 at 21:44
A volte l’attesa viene ripagata….
Ciao Gabriele, purtroppo l’ultimo mese è stato per me denso di emergenze… e arrivederci scrittura&lettura. Pensavo a tutte le storie in corso e alla mia… Pazienza, mi dicevo, arriverà il momento buono. E che bello, adesso, leggere il tuo finale con la pioggia che si fa sentire fuori dalla finestra.
Confermo quello che già avevo scritto in un commento precedente. La tua storia mi ha fatto proprio bene.
Alla fine l’uomo con cui si scontra Cecilia è proprio Charlie. Lo desideravo così tanto che avevo scambiato per certezza quello che in realtà non avevi ancora svelato.
Complimenti Gabriele, hai mantenuto un’atmosfera delicata e poetica dall’inizio alla fine. In fondo da un grande dolore può nascere qualcosa di molto buono e profondo. E tu l’hai dimostrato.
Spero di rileggerti presto. Buona serata 🙂
07/11/2017 at 00:37
Sono felice che alla fine sia arrivato il momento buono per la lettura e soprattutto per la scrittura 😉
Mi commuove leggere che il racconto ti ha fatto bene, non c’è premio che regga il confronto con una cosa del genere… grazie mille!
Ti auguro un’ottima settimana.
07/11/2017 at 00:44
Grazie a te per averlo scritto.
Sogni d’oro… e a presto 🙂
05/11/2017 at 19:11
Ciao, Gabriele.
Allora, premetto che cerco di non leggere i commenti degli altri ma l’occhio mi è caduto, aggiungo che leggendo non mi sono affatto accorto dell’apostrofo galeotto e concludo che non sono affatto d’accordo sul fatto che il finale sia in tono minore.
(Se poi si intende in tono minore per un apostrofo in più non potrei essere più in disaccordo).
Al contrario, il finale mi pare la degna conclusione, o forse la conclusione naturale, di una storia delicata e poetica.
MI fai scervellare con quel “epimero”, ancora mi chiedo quale significato preferire tra quelli che il vocabolario Treccani mi propone. Io sarei per il significato “chimico”: epimeri sono Cecilia e Charlie, anime affini con un insignificante atomo in posizione diversa. Epimero è la giovane Cecilia, un rimescolamento di geni che riassume in sé le qualità (e – fai intuire – anche qualche difetto) di entrambi i genitori.
Mi è piaciuto.
Vorrei aggiungere che ho avuto l’impressione che la tua scrittura si sia ulteriormente affinata, raggiungendo un’efficacia e un’eleganza che non ha molti paragoni qui dentro. Perché non è solo tecnica, sterile manierismo. Insomma, per rimanere nell’ambito del racconto: io posso impostare il diaframma per avere la giusta profondità di campo, comporre la scena seguendo la regola dei terzi, sincronizzare il flash sulla seconda tendina 😀 e fare un sacco di cose che ho letto nei libri di fotografia.
Ma alla fine, è la sensibilità del fotografo che trasforma un’immagine in un’opera d’arte. Tu, a mio parere, hai una sensibilità rara.
Il resto sono sensazioni, emozioni, poesia, quelle che ci hai voluto regalare con questo bel racconto.
Complimenti, una volta di più.
Ciao, a presto
07/11/2017 at 00:33
Te l’ho già detto, ma ti faccio anche pubblicamente i complimenti per l’interpretazione perfetta di epimero.
Grazie una volta di più JAW 🙂
05/11/2017 at 15:38
Cecilia ha avuto una figlia e l’ha chiamata Cecilia? È un espediente per arrivare al colpo di scena finale.
Peccato per quel “qual era” con l’apostrofo.
Un finale in tono minore per un bel racconto.
07/11/2017 at 00:31
Non trovo sia in tono minore, a parte l’erroraccio dell’apostrofo, se avesse vinto la mattina dopo o la notte, l’epilogo sarebbe stato diverso 😉
E Cecilia è il suo secondo nome, l’ha deciso Charlie dopo che… ma questa è un’altra storia 🙂
Grazie Napo
05/11/2017 at 13:47
Ottimo finale, Gabriele.
Spero di rivederti presto su questi schermi, ciao 😉
07/11/2017 at 00:27
Grazie Danio, ho già qualche idea in mente.
05/11/2017 at 13:06
Hai scelto un finale non finale… eppure a suo modo è molto carino 🙂
Ti attendo alla prossima storia 🙂
Ciao 🙂
07/11/2017 at 00:26
Il capitolo precedente sembrava un finale, e in effetti era così 🙂
Grazie Red
02/11/2017 at 13:40
Un salto avanti nel futuro. Molto poetico, quasi rosa. Ah… ma tu non eri amante del rosa, devo aver letto con occhi rosa qualcosa che non è rosa. 🙂 (scherzo, eh)
02/11/2017 at 22:00
Hai ragione, “quasi” 😉
Grazie di esserci
01/11/2017 at 20:50
Ciao,
Ora che conosco Richard Tuschman e i suoi lavori, nella mia testa prendono vita immagini chiare delle scene che descrivi con tanta maestria, almeno di quelle che coinvolgono i due personaggi.
Trovo che la pioggia sia poetica, perfetta per fare da scenografia a questo racconto, credo che tu abbia mescolato ad arte i colori e le sfumature giuste per creare un quadro perfetto.
Alla prossima.
Io vorrei dare una sbirciatina al futuro.
02/11/2017 at 21:58
Mi piacerebbe sapere dipingere ma sono negato, quindi provo con la scrittura a creare quadri… perfetti? Non ne sono sicuro, mi auguro siano almeno coinvolgenti.
Grazie, anche per il suggerimento, leggendo il tuo commento su Tuschman ho avuto l’epifania sul diorama in pezzi 😉
01/11/2017 at 20:07
Bello.
Il mattino dopo non cambierebbe nulla, o poco, per cui facciamo direttamente un salto nel futuro e vediamo cos’è accaduto.
Ciao e al gran finale 😉
02/11/2017 at 21:54
Grazie!
Un salto nel futuro è in testa, mi sa che devo cominciare a decidere quanto tempo far passare 🙂
01/11/2017 at 17:37
Già questo sembra un buon epilogo, quindi voto un salto avanti nel futuro.
Il capitolo mi è piaciuto molto con le “due cecilia” che iniziano ad andare d’accordo 😉
Ciao 🙂
02/11/2017 at 21:52
In effetti, se il racconto terminasse qui, non sarebbe affatto male, una fine sospesa… magari non lo pubblico l’epilogo 🙂 😀
Ciao e grazie
01/11/2017 at 15:58
Un salto nel futuro.
Perché questo racconto è un esperimento per te? Comunque direi che è riuscito, no?
A me fin qui è piaciuto, a parte lo scivolone – ma è solo il mio gusto personale – su Charlie che deve finire il suo “libro”: qui è pieno di racconti dove prima o poi spunta un personaggio che scrive. Sarebbe stato bello se tu avessi fatto dire a Charlie che le poesie voleva tenerle per sé.
02/11/2017 at 21:50
Sì, tutto sommato l’esperimento, che consisteva nell’avere solo il protagonista in scena senza nessuno con cui parlare, è riuscito, ho anche avuto un discreto numero di lettori visti gli argomenti e i modi nei quali sono trattati.
Se Charlie tenesse le poesie per sé, non smetterebbe di fare la statua 😉
Grazie Napo
30/10/2017 at 17:20
Rieccomi, Gabriele. Ho votato perché si conoscano.
Be’, se tu individui una frase poetica nel mio finale, io cosa dovrei fare? Sottolineare il tuo capitolo per intero? Mi è piaciuto molto. La situazione, le frasi del taccuino (una di esse pare pennellare una versione post-apocalittica del Piccolo Principe 😀 ), profonde, suggestive… poetiche, appunto.
Toglierei solo una cosa, quel “dopo il taccuino”, perché dal seguito ci potremmo arrivare anche da soli. Ma lo sai, io spesso non mi faccio capire abbastanza 😀
Ciao, ti auguro un’ottima settimana.
01/11/2017 at 14:51
Sai che non me ne ero accorto, ma quel “dopo il taccuino” è davvero brutto, voleva essere un pensiero ad alta voce e anche così non funziona molto 😉
In versione post-apocalittica tutto migliora 😀
Grazie del commento
26/10/2017 at 12:02
Siamo quasi alla fine, è ora che si conoscono, tanto più che fin dall’inizio Charlie è la ola persona che sembra interessare Cecilia, anche nella sua autoreclusione ed esclusione dal mondo.
Bellissima la versione di Black Hole Sun, non la conoscevo, diversa ma suggestiva.
trovo che l’effetto dello spray al peperoncino si dissipino in fretta, sul povero Charlie, ma è solo una quisquilia da psicotica del verosimile 🙂
28/10/2017 at 09:34
Non sappiamo se Charlie sia stato colpito in pieno o solo di striscio o se è riuscito a ripararsi in qualche modo, il punto di vista è quello di Cecilia e lei ha gli occhi chiusi quando usa lo spray. E così si conclude la mia arringa 🙂 😀
Tornando seri, hai ragione, è un punto debole, avrei potuto allungare la cecità di Charlie e sfruttarla per fare compiere a Cecilia un’ulteriore passo in avanti.
Grazie Maré
24/10/2017 at 12:51
“Si conosceranno” mi sembra la giusta direzione verso l’epilogo…
(perchè non mi lasci mai un commento?)
Bravo come sempre.
28/10/2017 at 09:39
“Mai” mi sembra esagerato, ho saltato qualche capitolo… nonostante la tua bravura, il rosa non è il mio genere, andare oltre un racconto breve è ostico per me 🙂
Grazie Ale
28/10/2017 at 10:51
Figurati, pensavo non commentassi per altre ragioni, ma se è solo per questo okay, non è un problema. Anche se non è un rosa. Baci
23/10/2017 at 12:34
Per coerenza col mio commento precedente ho votato per il proprietario del rifugio, però va bene anche l’opzione che sta vincendo. D’altra parte adesso Cecilia è ormai in mare aperto, e non ha molti appigli su cui ancorarsi, tanto vale che si conoscano meglio in maniera diretta.
Il racconto deve finire quando decide di finire, non sei tu a comandare in questi casi.
Ciao Zeta,
a presto
23/10/2017 at 17:51
Molto filosofica come visione, spero allora si decida in fretta, faccio fatica a scrivere storie con mood diversi contemporaneamente 🙂
Allora non sei uno scrittore pigro, lo sono i tuoi racconti 😀
Grazie Fue
22/10/2017 at 23:26
Ciao Gabriele.
Io voto per la conoscenza tra i due. Immagino che Cecilia abbia bisogno di una figura positiva per evadere dalla sua condizione di reclusa o almeno di dividerla con qualcuno, e chi meglio di Charlie, con le sue considerazioni sulla vita e sulle persone che lo guardano, come fa lei, d’altronde, dalla sua finestra.
Alla prossima.
Grazie alla tua immagine del profilo ho scoperto le opere di i Richard Tuschman. Non so molto di arte e pittura ma mi piace Hopper, ho scritto due racconti che in qualche modo hanno a che fare con i suoi dipinti, quindi grazie ?
23/10/2017 at 17:48
Charlie e Cecilia sono speculari, anche se la loro condizione dipende da motivazioni diverse.
Tuschman fa un lavoro pazzesco e Hopper è uno dei miei pittori preferiti, quindi sono curioso di conoscere questi racconti, se vuoi linkare…
Grazie a te 😉
24/10/2017 at 09:48
https://keziarica.blogspot.it/2012/05/dare-e-avere.html
https://keziarica.blogspot.it/2017/10/la-bolla-di-sapone.html
ciao, sono una frana con la tecnologia, spero funzioni 🙂
22/10/2017 at 22:39
Ciao Gabriele,
non preoccuparti (mi riferisco alle scuse) d’altra parte siamo persone, oltre che vaghe ed indistinte presenze scrittrici sul sito, e quindi capita a tutti di avere dei problemi 😉
Mi è piaciuto l’episodio, soprattutto il pudore di Cecilia ad entrare nell’intimo di un’altra persona leggendone gli appunti.
Io ho votato per la conoscenza, visto che ormai il ghiaccio è rotto, soprattutto per Cecilia…nel senso che ha visto più volte Charlie da lontano, si è scontrata con lui anche se non l’aveva ancora riconosciuto, e poi ha dato una sbirciatina ai suoi pensieri…e quindi non ha esattamente a che fare con una persona del tutto sconosciuta che potrebbe destabilizzarla.
Un saluto 😉
23/10/2017 at 17:44
Sono contento, speravo proprio che il loro incontro risultasse plausibile dal punto di vista emotivo e il tema di un’altro tipo di intimità mi sembrava adeguato allo scopo 😉
Grazie per la comprensione 🙂
22/10/2017 at 13:16
Molto molto ben scritto! 🙂
Mi piacerebbe che arrivasse il proprietario del rifugio, ma con solo due capitoli forse è il caso di dirigersi verso il finale: si conosceranno 😉
Ciao 🙂
PS: se poi ci riesci, fallo comunque arrivare il proprietario del rifugio 😉
23/10/2017 at 17:41
L’opzione proprietario del rifugio l’ho messa perché ero a corto di idee, ma ci proverò, quel genere di personaggi sono tra i miei preferiti.
Ciao e grazie
22/10/2017 at 13:04
Mancano due capitoli, sarebbe bene che facessero conoscenza. Io al posto di Charlie mi sarei infuriato per la storia del peperoncino, e che cavolo! Uno non può più nemmeno avvicinarsi che eccolo ko!
Ciao e a presto 🙂
23/10/2017 at 17:39
Ahahah, la strategia della paura ha mietuto un’altra vittima, ma prima o poi lo spray doveva “sparare” non potevo deludere Checov 😉
Grazie del commento
22/10/2017 at 12:40
Ciao
Capitolo malinconico e “umido” 🙂
Ho letto un paio di volte la prima frase riportata nell’agenda; l’immagine non è immediata.
… Si conosceranno
23/10/2017 at 17:37
Non sono un gran poeta, preferisco la prosa 😉
La luna riflessa promette bene, basta umidità 🙂
Grazie Maria
22/10/2017 at 12:33
Un veloce scambio di battute.
Che dire? Un episodio efficace, ben scritto come ormai ci aspettiamo da te.
La cosa che m’intriga di più stavolta però è quel “questo racconto doveva finire da un pezzo”. Non devi darmi spiegazioni, non voglio entrare nel tuo privato, ma mi piace pensare che anche a te sia venuta un’improvvisa voglia di fuggire. E mi sento in sintonia.
23/10/2017 at 17:35
Vorrei fuggire dal racconto, sono quasi tre mesi che “convivo” con Cecilia, e non è facile 🙂
Grazie di esserci ancora
21/10/2017 at 08:23
Mi hai messo ansia, ma il tuo modo di narrare è sempre scorrevole e fluido. Ho votato perché arrivi qualcuno, magari davvero il proprietario del rifugio. Ciao e a presto 😉
22/10/2017 at 12:11
Grazie Danio, spero ti piaccia anche questo nuovo capitolo, e che ti metta meno ansia 🙂
17/10/2017 at 09:24
ops! Gabriele (le due ll, non c’entrano 🙂 )
17/10/2017 at 09:22
Ciao Gabrielle
“accarezzò il rigonfiamento sull’addome creato dalle sigarette e dall’agenda”
“Portò lo spray al petto, iniziò a piangere, imitando le nuvole.”
queste due frasi molto significative, racchiudono lo stato d’animo della protagonista.
con la maggioranza: viene interrotta.
20/10/2017 at 20:53
Ciao Maria, il rigonfiamento sull’addome voleva simboleggiare quanto fossero importanti quegli oggetti, quasi come un figlio 😉
Grazie del commento
09/10/2017 at 21:28
Ciao Gabriele,
mi sta piacendo molto quest’ultima avventura di Cecilia, di nuovo la vita che arriva per lei, a regalarle momenti di imprevedibilità 😉
Ho apprezzato soprattutto la frase “Vedere le cose da una prospettiva diversa le sconvolgeva, ora ne era consapevole.”…a volte occorre davvero vedere le cose da un’angolatura diversa …mi ricorda L’attimo Fuggente, quando Robin Williams esorta i suoi alunni a salire sui banchi (spero di aver fatto una citazione corretta, saranno 25 anni almeno che non vedo quel film).
Concludo dicendo che trovo il tuo stile molto ricercato, poetico…le tue righe sono come una strada in cui trovi sempre qualcosa ad ogni angolo che svolti…per questo cerco sempre di leggere con molta attenzione…
Ah, dimenticavo, diciamo per la prossima..una sbirciatina poi interrotta…
Buona serata!!!
10/10/2017 at 20:44
Che bella metafora… diciamo che ho una fissazione per i dettagli e mi fa piacere che i lettori colgano certe sfumature.
Ti ringrazio per i complimenti e per l’attenzione nella lettura!
Ciao e buona serata 🙂
08/10/2017 at 00:14
Ciao, Gabriele. Ho votato che inizia e viene interrotta. I tuoi capitoli sono così intensi, poetici, lasciano il segno. Mi dici sempre che sono troppo buono, e solo per questo ti dico cosa mi ha lasciato un attimo perplesso: la “paralisi del sonno durante la veglia”, ha l’aria di essere rimasta come le vestigia, il riassunto, di una parte che non può starci per il poco spazio. Dice troppo (hai già scritto che è paralizzata, perché associarlo a uno strano disturbo?) e troppo poco (associ la paralisi a uno strano disturbo. Perché, cos’altro vuoi farci sapere? Ipocondria di Cecilia? Episodi psichiatrici? Niente?).
Però non fraintendermi: il capitolo ha un’espressività rara e tu sei semplicemente bravissimo. Ciao, buona domenica e buona settimana.
09/10/2017 at 21:17
Critica puntuale e sulla quale concordo, all’inizio voleva essere una similitudine, ma non mi piaceva e ho usato la forma del pensiero. Se avessi mostrato dei sintomi quando si addormenta sul pavimento dell’appartamento allora adesso avrebbe più senso, stesso ragionamento vale per il temporale, avrei potuto suggerirlo mentre Cecilia garda la TV… ci ho pensato dopo 🙂
Grazie, in particolar modo per aver espresso le tue perplessità 😉
07/10/2017 at 00:46
Lamossa più ovvia sia iniziare a leggere ma venire interrotti. Bravo come sempre, Gab, che ti devo dire? un bel temporale… solo le lacrime di Cecilia mi hanno stonato, sono arrivate senza preavviso…
07/10/2017 at 17:33
Sì è fatta male e piange, come una bambina 😉
Grazie Ale
05/10/2017 at 21:04
Cecilia legge ma è interrotta da qualcosa (o qualcuno?).
Bellissimo anche questo capitolo, mi è sembrato senza tempo come la fotografia. La pioggia, il buio e poi una macchia blu e i pensieri di Charlie sono salvi. Ottima anche la chiusura, non più visiva, ma tattile. Sei uno dei pochi autori che sfrutta tutte le sfaccettature dei sensi umani, per questo, quando scrivi, è come camminare in un luogo inusuale, eppure riconoscere tutto. Una bella sensazione. Bravissimo.
07/10/2017 at 17:32
Cerco solo di applicare quello che ho letto 😉
Mi piace usare più sensi possibili quando scrivo e sono contento che si noti e sopratutto che funzioni. Quando cammina per strada ogni tanto ho la sensazione di essere un un luogo inusuale e riconoscere tutto 🙂
Grazie, alla prossima
05/10/2017 at 19:02
Ciao Gabriele! A ogni nuovo capitolo la tua storia mi piace sempre più. Bella, bellissima! Cecilia e Charlie, che bei personaggi. Vero che s’incontreranno di nuovo? Ho votato per l’arrivo di qualcuno… e spero che questo qualcuno sia Charlie, non il “proprietario” del rifugio 😉
“Vedere le cose da una prospettiva diversa la sconvolgeva…”
🙂
A presto!
07/10/2017 at 17:29
Perché, si sono già incontrati? 😉
Non lo so ancora se si rincontreranno… e non posso fare spoiler 🙂
Grazie Athelas, a presto
05/10/2017 at 14:04
Viene interrotta (ma spero stia finendo di piovere).
Altro capitolo impeccabile, complimenti.
07/10/2017 at 17:27
Non può piovere per sempre… almeno lo spero per Cecilia, altrimenti non torna più a casa 🙂
Impeccabile mi piace, grazie
05/10/2017 at 11:12
Viene interrotta…
“Stava in bilico sul filo di una dimensione impercettibile”, bellissima 🙂
07/10/2017 at 17:25
Grazie Anna, sono un po’ orgoglioso di quella frase 😉
05/10/2017 at 10:22
Tutti vorrebbero sapere cosa ci sia scritto dentro quella moleskine.
Io per primo.
Ma quella è casa di qualcuno e sta piovendo.
Quindi quel qualcuno arriverà.
E poi, come Cecilia, anche io non ho fatto altro che pensare a quest’opzione.
Complimenti Zeta, ben fatto.
07/10/2017 at 17:24
Casa spero per lui di no… magari rifugio momentaneo.
Se sono tutti curiosi sto facendo un buon lavoro 🙂
Grazie Fue
04/10/2017 at 23:16
Rieccomi, ciao.
Visto che alla fine ha trovato l’agenda, facciamogliela leggere, però non tutta!
Ancora un bel capitolo.
Iniziò a piangere, imitando le nuvole. Che ti devo dire? Bravo!
Alla prossima!
07/10/2017 at 17:23
Mi sa che sarà l’opzione vincente 🙂
Ciao e grazie
04/10/2017 at 21:49
Cecilia riesce a leggere qualcosa ma viene interrotta. Mi sembra la cosa più sensata 😉
Capitolo assolutamente fantastico ^_^
Ciao 🙂
07/10/2017 at 17:22
Grazie Red
Ciao 🙂
29/09/2017 at 12:45
Ciao Gabriele,
Quanta poesia nelle tue parole! Che bello questo tuo racconto. Armonico in ogni aspetto, ruota come la gonna variopinta di una ballerina in un carillon e suona note dolci, delle canzoni che accompagnano la lettura, e mostra luci e ombre di una vita che sta esaurendosi nell’ombra, in attesa che qualcosa accada per riportarla alla vita.
Io voto la pioggia e il non ritrovamento del l’agenda o del triangolo.
Aspetto il prossimo capitolo!
30/09/2017 at 09:56
Ciao keziarica e benvenuta, che bel commento!
Sembra proprio che Cecilia troverà l’agenda, ma forse la pioggia ci sarà 😉
Grazie e alla prossima
23/09/2017 at 00:58
Ciao Gabriele, il capitolo è così delicato e magico che mi sono commossa. Grazie per averlo scritto, mi ha colpito moltissimo.
Sarà che Cecilia mi piaceva già dalle prime righe del racconto, sarà l’atmosfera che hai creato, sarà che non c’è una virgola fuori posto… questa storia mi sta facendo bene.
A presto!
23/09/2017 at 17:57
Già al “commossa” ero contento, ma “questa storia mi sta facendo bene” mi ha lasciato a bocca aperta… e mi ripaga ben più del tempo speso, grazie di cuore!
20/09/2017 at 17:12
Agenda!!!!
Che meraviglia, Gab! Bravo, bellissimo tutto…
20/09/2017 at 17:31
Ma proprio tutto tutto? 😀
Grazie di esserci
20/09/2017 at 10:51
L’agenda blu…
Capitolo molto poetico, non so cos’altro aggiungere se non che mi è piaciuto particolarmente e la chiusa con Alda Merini è semplicemente meravigliosa.
20/09/2017 at 17:30
Grazie Anna, Alda Merini inizia e chiude il capitolo, mi sembrava appropriato, in fondo si parlava di poesia 😉
20/09/2017 at 09:57
Rieccomi, Gabriele. Sono troppo “buonista” se voto per l’agenda blu?
Mi sembra giusto che la trovi!
Il capitolo mi è piaciuto tanto. La frase “… con la magia che l’assenza di tempo degli istanti donava a cose e persone” potrebbe entrare in un trattato di filiosofia o di fotografia 🙂
E poi il seguito, la caduta al rallentatore, l’immagine dei fogli congelati in aria, a richiamare il concetto precedente.
Bello e poetico.
Ciao, bravissimo, buona giornata!
20/09/2017 at 17:29
Se posso scegliere, di fotografia, nella speranza di finire sotto la foto in bianco e nero di una sedia, postata su instagram da una giovane aspirante modella/fotografa al primo anno… ma sono solo sogni 🙂
Buonista lo sei nei miei confronti, grazie davvero 😉
19/09/2017 at 23:34
Sono tornato al volo al primo capitolo per cercare il triangolo.
Io l’ho trovato, ma non lo troverà Cecilia, così come non troverà l’agenda.
Non troverà neanche C.
Pioverà e lei tornerà nel suo appartamento.
Capitolo molto poetico, senza dubbio.
Bravo Zeta,
a presto
20/09/2017 at 17:25
Perché vuoi farla tornare nell’appartamento per giunta a mani vuote? Poi sparisce la poesia… o ritorna? Non l’ho ben capito nemmeno io 🙂
Grazie Fue
19/09/2017 at 22:52
Ciao Gabriele,
ho optato per l’agenda perchè anch’io non ricordo il triangolo ;-(
E poi l’agenda mi ha intrigato fin da subito… mi piace che Cecilia si stia finalmente lasciando andare… piano piano…mi è piaciuto il particolare della goccia di pioggia che cade proprio sulla lettera C, e la scioglie 😉
20/09/2017 at 17:21
Non preoccuparti, non sei l’unica è non è la prima volta, credo che letto tutto insieme sia più semplice ricordare i dettagli e i miei tempi di pubblicazione non aiutano.
Mi piaceva molto come l’idea di una goccia di pioggia come epifania
Grazie mille
20/09/2017 at 17:23
A leggere questo commento non si direbbe scrivo bene 😀 dannato smartphone!
19/09/2017 at 20:14
Continuiamo con la sfiga e facciamo che Cecilia non trova nulla!
Ottima la descrizione dell’incontro-scontro con lo pseudo scrittore, che cosa le aspetta adesso?
Ciao e al prossimo 😉
20/09/2017 at 17:18
Che accanimento contro la povera Cecilia ahahah, magari trova qualcuno 😉
Grazie, alla prossima
19/09/2017 at 18:14
Anch’io non ricordo niente né del triangolo né dell’agenda blu e quindi la voto 😉
Il capitolo mi è piaciuto molto, in particolare questa frase:
—————————-
“La vita è come un labirinto, ci accontentiamo di vicoli ciechi perché abbiamo dimenticato l’esistenza di un’uscita.”
—————————
Qui è riassunta la vita di Cecilia 😉
Ciao 🙂
20/09/2017 at 17:16
La vita di Cecilia o la vita di tutti? Alcuni semplicemente si scordano di essere in un labirinto… troppo filosofica come risposta? 😀
Ciao e grazie
19/09/2017 at 18:09
Trova l’agenda blu e ti ho mandato in paro le scelte 🙂
Un altro bellissimo pezzo, ho apprezzato molto la poesia che ritroviamo nella parte iniziale in corsivo e più in generale il tuo stile che è unico nel suo genere.
“Eppure camminava senza staccare gli occhi dal vento”; adoro il modo con cui guardi alle cose e questo non si imparara certo sui banchi di scuola. O c’è o non c’è. Complimenti per la scelta delle parole, delle pause e della trama sempre più avvincente. A presto.
20/09/2017 at 17:14
“adoro il modo con cui guardi alle cose e questo non si impara certo sui banchi di scuola. O c’è o non c’è.”
Wow! così mi emoziono, grazie di cuore!
19/09/2017 at 17:43
Vedo che hai trovato la nave per solcare l’alto mare, una superba nave: bellissimo capitolo, quasi sublime. Io dico che non trova l’agenda perché Charlie è l’uomo con cui si è scontrata e l’agenda erano le pagine strappate.
Il resto te lo scrivo in privato appena ho dieci minuti calmi. Caspita, come scrivi bene, Z.!
20/09/2017 at 17:12
Intanto ti ringrazio, ho pubblicato più per non far passare troppo tempo e di certo non mi aspettavo tutti questi complimenti, c’era qualcosa che non mi convinceva, più nella struttura che nel testo.
Aspetto la mail, ciao
19/09/2017 at 17:16
Molto bello questo capitolo, soprattutto all’inizio dove hai usato una prosa poetica – e non mi riferisco alla citazione della Merini – che non è da tutti (né come autori né come lettori).
Però ti confesso che mi sono un po’ perso sul triangolo blu, forse perché ho dimenticato qualche dettaglio dei precedenti capitoli, visto che pubblichi a distanza di due settimane.
Se non mi ritrovo io, dico che anche Cecilia non trova nulla. E piove pure.
20/09/2017 at 17:09
Hai ragione, è passato un po’ di tempo dall’ultimo capitolo, comunque il triangolo blu è quello che vedeva lei dalla finestra, era l’agenda oppure no? Lo scopriremo 😉
Grazie per i complimenti, mi aspetto anche qualche critica…
08/09/2017 at 21:59
Rieccomi, Gabriele. Ho votato che fa un incontro inaspettato.
Molto bello. La discesa delle scale mi ha fatto pensare che Cecilia la vivesse come una discesa agli inferi, il Girone dei Mangiatori di Acciughe, il Girone dei Consumatori d’Aglio, e poi Cerbero 😀
E poi, che dirti, mi piace il ritratto di Cecilia è accurato, intimo, coinvolgente.
Basta
Ciao, tu auguro un ottimo weekend
10/09/2017 at 10:08
Per fortuna è riuscita a riveder le stelle, anche senza una guida 🙂
Ti ringrazio per i complimenti, ciao e buona domenica
07/09/2017 at 00:31
Meraviglioso.
Domani mattina la sveglia suona presto, ma vale la pena addormentarsi tardi per leggere un capitolo così.
Bellissima la descrizione dei vari piani della palazzina scandita dai profumi.
E poi…
“… fece un passo in avanti, piccolo per l’umanità, grande per lei”.
C’era modo migliore per descrivere la fatica di Cecilia?
L’aria fredda mossa dall’auto l’ho sentita pure io sulle guance.
Complimenti!
“…vedrò la storia sottosopra…”.
A presto 😉
07/09/2017 at 14:09
Qualcuno che apprezza la frase di Amstrong c’è allora 🙂
Pensavo anch’io fosse un ottimo modo di descrivere il suo gesto.
Spero almeno che il capitolo ti abbia regalato dei sogni d’oro, grazie di esserci!
06/09/2017 at 23:38
Ciao Gabriele,
mi sono appena resa conto che l’incontro inaspettato ti ha messo in parità!
Però mi piaceva l’idea…qualcosa che la obbligasse all’improvviso a conrfontarsi con quel mondo che rifugge.
Mi è piaciuta l’esperienza olfattiva della discesa delle scale del condominio, molto simpatica 🙂
Buona notte!
07/09/2017 at 14:07
Anche se vincesse il tabaccaio, dovrà interagire per forza con il mondo se vuole fumare 🙂
Grazie del commento e buon pomeriggio!
05/09/2017 at 09:14
Il bar\tabacchi è chiuso…
Non è Cecilia ad essere in quarantena, ma il mondo che la circonda come se potesse infettarla con la vita, da cui lei si tiene alla larga barricandosi tra mura asettiche, prive di odori o rumori. Luci e canzoni sono le uniche cose che tollera, forse perché l’aiutano a isolarsi nel suo mondo… che perfetto però non è, dal momento che desidera una famiglia numerosa. Questo desiderio irrealizzato l’ha portata a ” non vivere”?
La tua bravura non si smentisce mai.
05/09/2017 at 11:37
Forse il desiderio di una famiglia numerosa è frutto della non vita o della pubblicità delle pizze… non lo so ancora, magari alla fine 😉
Grazie Anna
04/09/2017 at 23:45
Io dico che incontra Snoopy 😛 (incontro inaspettato) e pure il tabacchi chiuso, visto che ho pareggiato le opzioni 😛
Mi è piaciuto molto tutta la descrizione, dalla checklist alle scale 🙂
Ciao 🙂
05/09/2017 at 11:35
Un simil Snoopy l’ha già incontrato… sulle scale 😉
Potrebbe incontrare qualcuno davanti al tabaccaio chiuso, qualcuno che l’aiuti a sfondare il distributore automatico 😀
Grazie
Ciao
04/09/2017 at 18:43
Avevo pensato di votare un incontro inaspettato, poi ho pensato che sarebbe stato quasi banale, per cui ho virato verso il bar tabacchi chiuso. Non ce l’ho con Cecilia ma, da fumatore quale sono, so bene cos’è disposto ad affrontare chi rimane senza sigarette. Sono sadico? Forse un po si, ma vorrei vedere cosa escogita la nostra protagonista.
Davvero tragicomica la discesa dall’ottavo piano. Ero con Cecilia, tuttavia io avrei affrontato il cane a muso duro…no…non è vero, sarei fuggito anch’io a gambe levate 😉
Bravissimo, Gabriele, ti aspetto per il prossimo, ciao.
05/09/2017 at 11:33
La chiusura è in vantaggio, non sei l’unico ad essere sadico 😀
Come dicevo a Fue, i Beagle sono pericolosi, anch’io sarei scappato 🙂
Grazie Danio, a presto
04/09/2017 at 16:33
Ciao Zeta,
incontro inaspettato, scontato forse, ma credo sia l’approccio più diretto. Ho pensato che se la tabaccheria fosse stata chiusa avrebbe comunque incontrato qualcosa o qualcuno.
Ho letto un paio di commenti qua sotto, concordo con bef riguardo la critica, era un po’ fuori luogo.
Concordo in parte con Ale riguardo le scale. Percepire i suoni e gli odori durante la discesa delle scale è una cosa che mi ha sempre affascinato. Io l’ho letta in parte come cosa positiva, fino all’arrivo del cane ringhioso almeno. I beagle sono così cattivi? Non credevo.
Sono sempre più empatico con la nostra protagonista, deve essere il mio lato asociale che ogni tanto viene fuori 🙂
05/09/2017 at 11:30
Non lo sapevi? Nella scala dell’aggressività i Beagle sono secondi solo ai Pitbull ahahah l’unico motivo per il quale ho usato quella razza è che Snoopy è un Beagle 😉
L’ironia non era voluta e la frase di Neil voleva essere una semplice constatazione, in una eventuale edizione futura la toglierò di sicuro.
Tutti hanno un lato anti sociale, chi più chi meno, contavo su quello 🙂
Ciao e grazie
04/09/2017 at 15:28
Escludo il tabacchi aperto perchè non c’è trama a ottenere quel che si vuole. Escludo anche l’incontro inaspettato perchè è troppo facile cambiare grazie a un cambiamento. ( sono sicura che hai capito) invece voto per il tabacchi chiuso, perchè non c’è niente di meglio che ottenere un cambiamento grazie a un ostacolo che crea ulteriore conflitto.
Parliamo poi dell’episodio:
per affrontare le sue paure la metti davanti a un desiderio che crea contrasto: lei vuole le sigarette ma ha paura della gente. Però non può stare senza fumare. Il desiderio di fumare supera la fobia della gente ed eccola per strada. Ora l’autore dovrà complicarle la vita, altrimenti la battaglia sarà stata vinta per uno stupido pacchetto di sigarette e – sappiamo entrambi – se basta così poco per vincere una paura…
Molto bravo a mostrare la vita che lei non vive attraverso suoni e odori sprigionati nei pianerottoli dalle porte dei condomini, l’ho trovato bellissimo e vivido. Anche se avresti dovuto renderlo tematico: lei non scende, lei sale. Man mano che sale ascolta e sente e annusa, magari per arrivare in cima all’edificio perchè deve osservare qualcosa, ma comunque queste scelte narrative di solito portano il personaggio a interrogarsi sulle scelte che non sa fare e alla sua crescita, al suo arco, per questo di solito si sale, non si scende. Altrimenti sembra che l’autore mandi il messaggio inverso: quello che lei evita – cibo, musica, vita sociale – è un modo per affondare, quindi meglio ciò che fa lei:l’isolamento. Se invece quel percorso lo avesse fatto salendo in alto, l’autore ci avrebbe detto che quello è vivere, è lì che la protagonista deve arrivare. Sempre che il mondo in cui siamo sia un mondo buono, se il tuo non è un mondo equo ma ci metterà davanti a una serie di ingiustizie allora hai fatto bene a farle scoprire una realtà in discesa. Bravissimo.
05/09/2017 at 11:26
Analisi molto interessante, non l’aveva vista in questo modo, che la discesa potesse confondere il lettore, ci farò attenzione la prossima volta.
Grazie per il bel commento Alessandra
05/09/2017 at 14:10
No, Gabriele, il tuo lavoro è ottimo e il passaggio che ti ho sottolineato non confonde nessuno, nemmeno un lettore. Si tratta di un cavillo tecnico che per te che studi la tecnica è bene indagare e mi sono permessa di fartelo notare. Ma puoi ignorarlo tranquillamente. Non te lo avrei detto se non fossi già arrivato a MC Kee. 😉
04/09/2017 at 14:30
Povera Cecilia, mi sento in colpa ma mi sono immaginata il tabacchi chiuso fin dall’inizio della sua eroica sortita.
La vestizione/preparazione è resa benissimo (mi hai quasi dato i brividi: con le dovute proporzioni mi ci sono riconosciuta: soldi: check!, chiavi: check!, telefono: check!, gas: chiuso! Dici che devo preoccuparmi?! XD) e l’esplorazione visivo/sonora/olfattiva delle scale aggiunge una nuova dimensione alle tue atmosfere sempre così cinematografiche. Che te devo dire? Bellissimo!
Ciao
P.S. La cosa del piccolo passo per l’umanità eccetera io l’avrei omesso: mi ha fatto sorridere, ma proprio per quello non l’avrei messo. Per Cecilia è una sofferenza reale uscire dalla porta, quel piccolo tocco ironico secondo me stona. Hai visto che faccio anche delle critiche ogni tanto?
05/09/2017 at 11:24
Anch’io “chekko” tutto prima di uscire 🙂
Il resto lo sai 😉
Ho quasi i brividi a leggere certi commenti, grazie Maré.
04/09/2017 at 13:49
Un altro bel capitolo che conferma quanto tu sia bravo. Oltre alle descrizioni poetiche a cui mi hai abituata (a proposito, cito quella sui lampioni che è meravigliosa: “i boccioli di luce dei lampioni crepuscolari germogliavano), ho particolarmente apprezzato l’idea di sfruttare gli odori e i suoni per delineare i pianerottoli. Mi piace molto il tuo stile, non a caso questo è uno dei quattro racconti che continuo a seguire until the end.
Scelta: arriva ai “Cerchi di fumo”.
05/09/2017 at 11:23
Until the end… ci conto 😉
È stato meno facile scrivere questo capitolo, i complimenti mi fanno doppiamente piacere, grazie mille
05/09/2017 at 11:43
Ehehehe, dopo “until the end” c’era: “fino all’ultimo respiro”. Ma mi sembrava troppo 😀
A presto, carissimo.
04/09/2017 at 13:10
Bello, bello davvero. Per i miei gusti, questo è il miglior racconto che sto leggendo qui su TI (e lo so, gli altri se ne avranno a male). Se proprio dovessi farti un appunto, potrei dire che un po’ troppo ricco di citazioni che distraggono il lettore. Personalmente preferisco rimanere concentrato sulla tua prosa.
Vorrei vedere come reagirebbe Cecilia a un incontro inatteso.
05/09/2017 at 11:21
Il miglior racconto, grazie, non ti sei esposto poco 🙂
Leggendoti non avrei pensato di incontrare i tuoi gusti, forse ho un pubblico più ampio di quello che penso…
Concordo a pieno sulle citazioni, è un po’ come fare l’occhiolino… devo farci più attenzione.
29/08/2017 at 12:05
Mi stavo perdendo questo tuo racconto, perché lo hai iniziato quando ero in ferie e la notifica chissà dov’è finita. Sarebbe stato un peccato perderlo. Bellissimo.
Peccato che, salvo poche eccezioni, ritrovo qui i “soliti noti”: stiamo diventando una specie di circolo chiuso, invece questo racconto meriterebbe una platea ampia di lettori puri.
Ora ti faccio una richiesta che potrà sembrarti assurda, ma ti prego di assecondarmi. Non leggere il mio nuovo racconto, mi saprebbe troppo di voto di scambio.
Quanto all’opzione da scegliere, mi è venuto spontaneo pensare che Cecilia aspetti la notte per andare a comprare le sigarette in un distributore automatico.
29/08/2017 at 21:29
E io che pensavo non ti piacesse ahahah comunque non sei troppo in ritardo, è una storia che evolve piano.
Onestamente la tua mi sembra una richiesta assurda, non basta limitarmi a non commentare 😀
Ti ringrazio per i complimenti, mi basterebbe anche una piccola platea di lettori puri 😉
28/08/2017 at 23:46
Andiamo subito a comprarle! Magari incontra Snoopy 😛
Scherzi a parte il capitolo è stato molto interessante e la “vecchia” Cecilia sembra iniziare a risvegliarsi… eh, il potere dei ricordi: fanno male, fanno piangere ma possono guarire; che sia perché le lacrime lavano via il dolore o che sia perché la scossa sprona, quando una valanga di ricordi riemerge, tutto cambia… magari non subito, il tempo di superare lo shock iniziale, ma qualcosa si muove…
Ora che ho fatto il psicanalista da due soldi, dico che, secondo me, il gatto proiettore (bellissima immagine) come Snoopy hanno un qualche ruolo chiave. E l’agenda blu? Beh, ancora non è comparsa, ma son certo che sarà la “leva” finale 🙂
Ciao 🙂
29/08/2017 at 21:23
Sarà anche da due soldi ma è piuttosto accurata come analisi 🙂
Forse il gatto e Snoopy hanno già avuto un ruolo chiave, quantomeno nello scombussolare Cecilia, come hanno fatto i ricordi.
Ciao e grazie
26/08/2017 at 17:18
Ci sono delle descrizioni molto belle nel tuo racconto. Parto da quella poetica: “L’odore dell’erba tagliata esalta le note dolci della resina.” passando per quella cinematografica: “aprì il rubinetto, raccolse i capelli con entrambe le mani e avvicinò le labbra al getto d’acqua.”. Sembra di vederla. Molto bravo.
Il tuo è un racconto molto particolare, ci sono atmosfere sospese e come ti ha fatto notare qualcuno, è claustofobico perché c’è un personaggio intrappolato dentro se stesso. Originale e speciale, ti faccio i miei complimenti e continuo a seguirti.
PS = ho votato per le sigarette con l’obbligo di seguire determinate regole. Ciao!
27/08/2017 at 21:22
Le prigioni peggiori sono quelle nelle quali ci rinchiudiamo volontariamente, c’è una frase famosa che fa più o meno così, e rispecchia alla perfezione la condizione di Cecilia.
Grazie per le belle parole Angela
Ciao
25/08/2017 at 14:33
Onirico e poetico, prigione interiore ed esteriore… e poi la canzone di Bjork. Tante idee comicniano a frullare nella testa… l’agenda segreta le svelerà un’altra vita da vivere? Oppure parlerà a Cecilia della sua stessa vita, di come è stata, di come è e di come sarà?
26/08/2017 at 10:37
Ciao Nahaman e benvenuto, le tue sono supposizioni corrette, la verità è che non ho ancora deciso di cosa le parlerà l’agenda blu, sono indeciso 🙂
Grazie del commento e della lettura.
24/08/2017 at 17:07
Cecilia intrappolata da Cecilia. Claustrofobico e bellissimo. Complimenti, Gabriele.
Secondo me ora dovrà seguire qualche regolina per uscire 😉
A presto.
24/08/2017 at 21:10
Mi sa che dovrò inventarmele queste regoline, è l’opzione in vantaggio 🙂
Grazie del commento Athelas, a presto… magari sotto una tua storia 😉
24/08/2017 at 16:04
Ciao Gabriele,
mi dispiace aver perso una puntata, l’ho recuperata insieme all’ultima.
Mi è piaciuto moltissimo il racconto del sogno, veramente suggestivo (il gatto che proietta il film un tocco di classe, come le foto che cadono giù dal cielo).
Molto interessante anche la scelta di passare dalla terza persona del narratore alla prima persona della stessa Cecilia, mi è piaciuta!
Io direi che andiamo a comprarle le sigarette, ma ci sono orari e regole stabilite….troppo semplice uscire di botto, così, dopo che anche in casa si muove seguendo le fughe delle piastrelle….(mi ha ricordato un po’ Jack Nicholson in «Qualcosa è cambiato», anche se lì lui evitava di pestare le righe tra le mattonelle, se non mi sbaglio.).
Ciao!
Ps: Ah, dimenticavo, mi è piaciuta molto la frase «Calligrafia e arte della spada si somigliano, nascono dall’armonia tra la forza del polso e il sentimento del cuore.»
24/08/2017 at 21:08
Il gatto è un’idea mia, la frase no, è del film Hero, quello a cui pensa Cecilia quando legge il suo nome sulla lettera, nel sogno il suo incoscio rimarca il concetto “Matteo è sincero” mettendo in bocca al fattorino quelle parole. Mentre la fuga delle piastrelle è autobiografica 🙂
Grazie Artelisa, alla prossima
24/08/2017 at 15:06
Deve andare a comprarle, ma immagino debba rispettare vincoli e regole auto imposte.
Cominciamo dal Campiello? 😉
Mi piace la dicotomia tra la Cecilia attuale e quella di prima e sono curiosa dell’agenda blu. L’importanza dei dettagli è decisamente una delle più affascinanti caratteristiche della tua scrittura. Mi piace molto.
Ho apprezzato (non so se sia un verbo indicato ma tant’è) il passaggio della TV e il contrasto tra l’agiografia e il cordoglio per ogni vittima europea e l’anonimato degli innominabili morti extra-occidente, ridotti a numeri in sovrimpressione.
Ciao, Z.
24/08/2017 at 21:05
Ho voluto riprendere la dicotomia grazie a un tuo commento precedente, mi sono detto che poteva essere una situazione interessante da esplorare 😉
Sono contento che la parte del telegiornale riscuota successo, sono stato indeciso se inserirla fino all’ultimo…
Ciao e grazie
P.s.
Sto preparando il discorso per la premiazione 😀
24/08/2017 at 10:52
Buongiorno Zeta,
la nostra protagonista è sicuramente compulsiva, però non al punto da terminare le sigarette senza rendersene conto, a quanto a pare.
Certo, le ultime vicissitudini avranno sicuramente aumentato i suoi livelli di stress, quindi potrebbe essersi resa conto troppo tardi di averle finite.
A questo punto però le regole non valgono più, quindi uscirà al più presto.
Inutile ripetere quanto io adori l’atmosfera di questo racconto.
Ciao,
a presto
24/08/2017 at 21:00
Ciao Fue, mi è capitato di essere in giro, non comprare le sigarette convinto di averle a casa e poi non c’erano, e non ero sotto stress come Cecilia, però posso capire che sembri forzato… forse nel prossimo capitolo aggiungo una spiegazione, se riesco a trovarla 🙂
Grazie e a presto
23/08/2017 at 19:41
Scusa per il 50 e 50… ma andiamo a comprarle e basta… quando si è in astinenza non ci sono regole, nemmeno per una piena di fobie. Credo.
Dopo aver votato si esprime un parere. Lo sai, a volte – come adesso – mi costa. Vorrei votare e basta e poi restare in silenzio. Ma se lo faccio interpreti la cosa come segno negativo. Allora ti dico qualcosa di banale: bellissimo. Non è così che l’ho sentito, leggendolo, ma non so esprimerti la verità.
24/08/2017 at 20:54
Tu che non riesci a esprimere la verità? Devo preoccuparmi? 🙂
Scherzo, perché non so cosa rispondere… ti dico semplicemente grazie per aver commentato, a volte i silenzi dal vivo sono carichi di parole, ma certe sfumature è difficile coglierle dietro uno schermo 😉
23/08/2017 at 18:54
Andiamo a comprarle, ma ci sono orari e regole da rispettare per uscire… credo che Cecilia abbia una sorta di rituale da seguire prima di schiodarsi da casa.
Un capitolo poetico, come la poesia a cui fa riferimento il titolo, ma non mi riferisco solo alle citazioni (Le luci della città, tanto per citarne una), ma allo stile di scrittura, il tuo, a cui credo che non mi abituerò mai, sempre sorprendente, ricco di metafore che fanno sognare (Le stelle smorzano la loro intensità a favore delle cugine sullo schermo) o riflettere (I venditori di paure dei canali all–news)… il Nobel è troppo, un “bravo” è troppo poco… che mi resta da dire? Magistrale… e pur questo non basta 😉
24/08/2017 at 20:51
Non è il primo racconto scritto da me che leggi e “non mi abituerò mai al tuo stile sempre sorprendente” è un bellissimo complimento, non che il resto del commento sia da meno, anzi…
Grazie di cuore
23/08/2017 at 17:27
Subito a comprarle…di corsa!
La scorta segreta l’avrebbe già trovata, e quando hai voglia di fumare al diavolo regole e orari, ne so qualcosa purtroppo 🙁
Altro bel capitolo Gabriele, scrivi davvero molto bene, senza sbavature e con la consapevolezza di chi sa appunto scrivere. Al prossimo 😉
24/08/2017 at 20:49
So benissimo cosa si prova, mi è capitato di uscire in piena notte per comprarle 🙁
Ci sto ancora lavorando sulla consapevolezza 😉
Grazie mille Danio
23/08/2017 at 13:59
Rieccomi, Gabriele. Ho votato perché vada a comprarle, ma visto che dubito che riesca a farlo a cuor leggero, seguendo regole e orari.
Quattro capitoli dal sapore amaro, profondi, intimi,sei bravissimo nel mostrare ossessioni e paure di Cecilia, ma la parte che trovo più affascinante è ciò che rimane subliminale, in penombra, solo intuito. Snoopy e il gatto proiettore, semplicemente fantastico…
Ciao, ti auguro un “tub” di popcorn di giorni divertenti 😀
24/08/2017 at 20:47
Sono piuttosto orgoglioso del gatto proiettore 🙂
Ti ringrazio per i complimenti Erri e ti auguro un tubo di Pringles di giorni spassosi 😀
22/08/2017 at 16:37
Data l’atmosfera del sogno direi cinema, una cosa tipo La Rosa purpurea del Cairo.
Delle citazioni ho riconosciuto solo Nanni Moretti e la sua vespa, ho adorato l’immagine del pacco bomba e le sue schegge di memoria, anzi tutto il paragrafo sul tempo, la sua percezione e il suo “peso”. Geniale, questa volta te lo dico.
23/08/2017 at 11:53
Woody Allen è un dei miei registi preferiti, ma il capitolo è pronto e ho scelto un film molto diverso 🙂
Pensa che quel paragrafo è una delle poche parti che non ho modificato, fosse sempre così sarebbe tutto molto più semplice.
Grazie Maré, di ‘sto passo al decimo capitolo mi candidi al Nobel 😀
20/08/2017 at 14:29
Cinema…
Hero, Caro diario e Mr. Nobody? Dell’ultimo non sono sicura, però 😉
Mi è piaciuto molto il capitolo, anche se mi sono persa un po’ sul finale, quando il pov si sposta sulla protagonista: lei sta sognando, vero?
Belle le citazioni.
21/08/2017 at 20:17
Bellisimo il film che citi, ma non è quello… il terzo è Tre uomini e una gamba, il bar in Costa Rica 🙂
Ci sarebbe anche una citazione indiretta, la canzone di Bjork chiude Dancer in the Dark di Lars Von Trier 😉
Sì, si tratta di un sogno, quindi la confusione tra immagini diverse è voluta, comunque vorrei limitarne l’uso a questo e al prossimo capitolo, non di più, mi sembrava un modo per sondare meglio la psicologia di Cecilia.
Grazie Anna
18/08/2017 at 20:35
Sono l’unica che ha votato per la mostra? Mi ha ipnotizzata l’ultima parte: snoopy che scrive a macchina ormai è un classico, e il gatto che apre la bocca e proietta un film sul soffitto. Surreale e originale, tanto che l’ho riletto per pure piacere due o tre volte. A presto.
19/08/2017 at 13:38
La parte onirica è stata un’aggiunta dell’ultimo minuto, avrei preferito non metterla, ma con un solo personaggio in scena mi sto accorgendo che non è facile portare avanti l’azione.
Grazie del commento e delle riletture 🙂
18/08/2017 at 17:06
Adoro i musei, quindi non potevo scegliere e votare altro.
Ottimo capitolo, scritto con delicatezza e che mi ha fatto percepire la sofferenza di Cecilia. Avanti così, a presto 😉
19/08/2017 at 13:36
Anch’io adoro i musei, anche se credo in Italia credo se ne abusi 🙂
Grazie dei complimenti, alla prossima
Ciao
18/08/2017 at 15:43
Tre film addirittura? Non ho colto nessuna citazione ahimè. Magari è solo la calura estiva che mi annebbia le capacità cognitive. O forse sono stato rapito dall’immagine della ridente Spinaceto 🙂
Sono pigro, quindi scelgo cinema.
Ciao Zeta,
a presto
19/08/2017 at 13:35
Ma se non vuoi camminare per il museo o la mostra ti posso noleggiare uno di quegli scooter elettrici ahahah
Le citazioni in realtà sono quattro, ma se qualcuno le trovasse sarei molto stupito 🙂
una è quella che ho scritto nella risposta ad Ale qui sotto, un’altra è nel titolo, tratto da “Hero”, racconta la storia del primo imperatore delle Cina, un film eccezionale sotto molti punti di vista.
Grazie, a presto
18/08/2017 at 14:45
Ciao Gabriele, il sogno continua in un museo, e credimi non l’ho scelto a caso.
Un sogno con Snoopy?
E Spinaceto come ti è venuto, ci sei stato? … Roma è un cumulo di polveri sottili depositate su luoghi anneriti prima da quelle che dal tempo, è vero.
19/08/2017 at 13:32
Purtroppo non è solo Roma ad essere un cumulo di polveri sottili, che oltre ad annerire gli edifici se li “mangiano”
Non sono stato a Spinaceto, era una delle tre citazioni, nel sogno le parole pronunciate da Snoopy sono quelle di Nanni Moretti in Caro diario, c’è una scena di lui in Vespa per Roma 😉
Ciao e grazie
21/08/2017 at 17:25
Lo so… chi non ha visto CARO DIARIO?? ahahahah
18/08/2017 at 14:31
Bellissimo capitolo!
Ciao Gabriele, bravo! L’immagine con cui hai chiuso l’episodio è toccante: ha proprio il profumo della neve che scende, imbianca e “pulisce” 🙂
Ho scelto il cimema… dove si può stare seduti comodi mentre le immagini sfilano davanti a te.
A presto.
19/08/2017 at 13:29
Ciao Athelas, grazie mille, sono contento ti piaccia il capitolo!
Ti confesso che a me non convince molto, lo trovo sottotono rispetto ai primi due… tranne l’ultima immagine, concordo con te su quella 🙂
14/08/2017 at 01:00
“La luna metteva in luce la miseria più di qualsiasi sole…”.
Ciao Gabriele, bentornato 🙂 Incipit affascinante con una Cecilia così impegnata a tenersi alla larga dal mondo…
Buona scrittura, a presto 🙂
14/08/2017 at 10:27
Athelas, che piacere ritrovarti! Spero presto anche come autrice 😉
“Impegnata a tenersi alla larga dal mondo” già, hai colto alla perfezione, ci mette tanta dedizione in quello…
Grazie di esserci
13/08/2017 at 11:19
Gabriele, bentornato!
Scusa il ritardo, inevitabilmente a non avere storie attive si bazzica meno il sito.
Ho un unico appunto a questi due capitoli veramente belli, scorrevoli, espressivi. E non è la considerazione che ci hai fatto aspettare troppo prima di tornare 🙂
È… il nome della protagonista! Cavoli, avevo un abbozzo di storia della quale la cosa che mi piaceva di più era il nome della protagonista. Cecilia, appunto. E tu, cosa mi fai? Usi questo stesso nome? 😀
Ah ah, beh, la mia Cecilia non era un granché, tanto che ho proprio mollato il tentativo. Quando ho letto della tua Cecilia, so che è una scemenza, ma l’ho sentita ‘vicina’ anche per questo motivo.
Tra l’altro, scrivi che ti pare di ‘scrivere sempre la stessa storia’. A me non pare, ma è la stessa sensazione che ho io con le mie storie 🙂
Comunque, una volta di più, bravo! Sono certo che in molti, come me, abbiano sentito la tua mancanza.
Ciao, a presto
14/08/2017 at 10:25
Ma quale ritardo, lo sai che il tempo non esiste ahahah
Ciao JAW, felice di riaverti tra i miei lettori, se senti Cecilia già “vicina” il mio lavoro si semplifica, anche se immagino la tua fosse molto diversa 🙂
Sullo scrivere sempre la stessa storia, un’amica mi ha detto che una volta trovato il tuo messaggio scriverai sempre di quello, sotto diverse sfumature… però mi consola non essere l’unico ad avere quel cruccio.
Grazie mille per i complimenti, a presto
P.s.
Anche le tue storie di fantascienza mancano a molti 😉
03/08/2017 at 21:00
Una grande prova di scrittura, stile di alto livello. Mi piacciono moltissimo i feed back che a me non riescono altrettanto bene. Ho cominciato ad amarli quando ho letto “Il paziente inglese”, ma non divaghiamo. Ci sono alcune scene che si riesce proprio a vederle, per esempio la Tshirt troppo corta che lei cerca di allungare, o la scatola misteriosa che lei fissa a lungo prima di decidersi ad aprirla. Quanto alle scelte, penso si tratti di una lettera, e fino ad ora è la scelta che va per la maggiore. Sei veramente bravo, Gabriele. Non mi stupirebbe sapere che scrivi da tanto e che hai già pubblicato diverse cose… A rileggerti.
04/08/2017 at 16:33
Grazie davvero, la verità è che non ho mai pubblicato niente, ma che qualcuno lo pensi, mi fa molto piacere, vuol dire che sono sulla strada giusta 🙂
Ci sarà spazio per qualche altro flashback 😉
03/08/2017 at 20:49
Mishtero…
La lettera è allettante, ma troppo scontata.
Abbiamo a che fare con una patologia mista, eh? Intrigante. Voglio metterla in difficoltà : una foto che significa parecchio. Ma poche memorie, muoviamoci in avanti!!!
Ansioso del prosieguo…
03/08/2017 at 20:50
Ps: canzone dedicata a? Mi rivelerai qualcosa presto?
04/08/2017 at 16:31
La canzone è dedicata a Cecilia 🙂
Ma come vuoi metterla in difficoltà, povera, già non sta messa bene… prometto che si va avanti, magari giusto un altro paio di ricordi 😉
Grazie Gianluca
03/08/2017 at 20:11
Immersivo… leggendo le tue parole sembra di essere catapultati in un mondo virtuale e di muoversi insieme a Cecilia e i pensieri sembrano scambiarsi tra la sua mente e la mia, davvero bello e carico di emozioni. Ho votato: una lettera scritta a mano.
04/08/2017 at 16:25
“I suoi pensieri sembrano scambiarsi tra la sua mente e la mia” wow, che bel complimento, grazie!!
03/08/2017 at 18:09
Incredibilmente realistico questo capitolo.
Mi riesce sempre facile immaginare le scene che leggo, ma questa volta è stata una vera e propria immersione nel mondo di Cecilia.
Un cartoncino con Snoopy, l’ho sempre amato quel cane.
04/08/2017 at 16:24
Come si fa a non amare Snoopy!
Non avevo dubbi sulla tua immaginazione, ma sono felice di averla aiutata 🙂
Grazie Fue
03/08/2017 at 15:12
Sarò banale, ma per me una polaroid va a braccetto con una vecchia foto. E Berlino è perfetta come tappa di interrail (anche se io ne ho fatti più d’uno e da Berlino non ci sono mai passata!), ma a quanto pare non sono in molti a pensarla come me.
Mi ero immaginata dall’incipit che la perdita dei genitori coincidesse con la fine dell’infanzia e che la Cecilia adulta avesse sempre vissuto reclusa così, invece no. Dove sarà questo Matteo? Quella donna che non le sembrava essere lei: bellissimo concetto.
Sugli scatoloni che contengono emozioni, paradossi, gatti, te l’ho già detto (anche se “genio” era per un’altra cosa, tsé!), come per il calore delle persone. Aggiungo la parte sulla maglietta troppo corta, macchiata: perfettamente realistico, credo che chiunque sia donna, e forse non solo, e abbia ricevuto la visita improvvisa di un fattorino, rilevatore dei contatori, postino o che so io, trovandosi in tipica tenuta da “bivacco in casa squallida tanto non devo vedere nessuno” ci si possa riconoscere.
Ma che sto ogni volta a dirti quanto mi piace leggere quello che scrivi?! 😉
03/08/2017 at 18:01
“Credo che chiunque sia donna…” una delle sfide era usare un personaggio femminile ed essere credibile, sono felice di esserci riuscito, almeno in quel caso.
Hai ragione, non si può continuare così, che poi non so mai come ringraziarti… al prossimo capitolo solo critiche 🙂
Grazie Maré
P.S.
Forse a Berlino c’è stata con Matteo…
03/08/2017 at 18:20
P.S. Me lo immaginavo anche io
P.P.S.Ma non è che la tua penna artistica non sia geniale, solo che il “genio!” di ieri si riferiva all’aver notato che quella cosa sulle travi e il passato in realtà era la filosofia di tutto il racconto. Io l’avevo scritto e non ci avevo fatto caso! Ma se ti do del genio adesso quando vincerai lo Strega, che ti dirò?!! 😉
03/08/2017 at 05:55
L’avvicinarsi alla porta, aprirla e prendere il pacco, è stata una cavalcata nelle emozioni, bravo!
Ho votato per la lettera, mi sembrerebbe la cosa più ovvia anche se, nel mondo di Cecilia, nulla sembra scontato.
Ciao e al prossimo 😉
03/08/2017 at 17:59
Hai reso alla perfezione come si sente Cecilia, anche aprire la porta per lei è una cavalcata.
Grazie, a presto
03/08/2017 at 01:03
Io voto Snoopy: non so perché ma mi sembra che vedendolo Cecilia farà un salto… olimpionico 😛
Capitolo molto descrittivo 🙂
Ciao 🙂
03/08/2017 at 17:57
Lettera in vantaggio per adesso, ma Snoopy potrebbe ricomparire da qualche altra parte 🙂
Ciao e grazie
02/08/2017 at 21:47
Lettera scritta a mano…
“Solcavano le guance per tuffarsi e morirle in grembo” è una frase stupenda e denota quanta sofferenza si annida nel cuore di Cecilia.
03/08/2017 at 17:56
Grazie Anna, forse non dovrei dirlo, ma piace molto anche a me quella frase 😉
02/08/2017 at 20:28
Ciao Gabriele,
Capitolo molto bello e che mi è piaciuto molto. Complimenti. Non è facile raccontare un’emozione, un dolore, una sofferenza (vabeh, hai capito quello che intendo 🙂 ) così. Non solo parole, ma soprattutto dettagli.
Per me… Lettera scritta a mano! 🙂
Ciao, buona serata
03/08/2017 at 17:55
Ciao Veners, sì, ho capito cosa intendi e ti ringrazio, anche perché sono uno fissato con i dettagli e se non vengono notati non esistono 😉
Ciao
02/08/2017 at 19:38
Assolutamente lettera scritta a mano.
ADORO.
Bellissima canzone. Mi è piaciuta.
L’episodio è fantastico, dico davvero. Qualcuno mi ha chiesto se sono “larga di manica” quando faccio i commenti… ma in verità ti dico (cit): nel sito gravitano mille storie, io ne commento sei. Posso essere larga di manica? ahahahah tu sei bravissimo, Gabriele.
03/08/2017 at 17:54
Trattandosi di te non poteva che essere la verità 😉
Non sarai di manica larga ma così esageri, poi mi emoziono e mi sudano le mani 🙂
Grazie Alessandra
02/08/2017 at 19:33
Ciao Gabriele,
altro bel capitolo, ben scritto, ricco di sfumature suggestive come l’infanzia luminosa e le lacrime che “solcavano le guance per tuffarsi e morirle in grembo”.
Bellissimo anche il titolo 😉
Ti ho detto che il primo racconto (ormai già ultimato) che ho letto quando sono approdata qui è stato “Redemption”? Particolare e coinvolgente.
Voto Snoopy, e vedo che non sono sola…l’hai messo anche sulla maglietta, avrà un suo perchè. 😉
A presto!
03/08/2017 at 17:51
Quanti complimenti, grazie mille!!
Ma dai, hai letto Redemption? Sono contento ti sia piaciuto, allora sai che so scrivere anche qualcosa di più movimentato 🙂
In realtà lo Snoopy delle opzioni è stata un’idea dell’ultimo minuto, ma se vincerà ho già in mente qualcosa 😉
31/07/2017 at 11:04
Buongiorno Gabriele,
Incipit bello e interessante. Sono curioso di seguire la storia e vedere dove ci porterai.
Complimenti.
Ho optato per qualcuno che ha citofonato per scherzo 🙂
Buona giornata e alla prossima, ciao.
01/08/2017 at 11:11
Buongiorno a te Veners, la verità è che neanch’io sono dove andrò 🙂
Grazie dei complimenti, a breve il prossimo capitolo.
27/07/2017 at 16:59
Ciao Gabriele,
il tuo incipit mi è piaciuto davvero molto: hai saputo catapultarmi nella stanza di Cecilia, nella densa atmosfera dei suoi sentimenti.
Mi è piaciuto moltissimo anche Charlot spiato alla finestra quotidianamente, e il particolare dell’agenda perduta.
Sono davvero curiosa di seguire il prossimo capitolo.
Ho votato qualcuno che conosce 😉
01/08/2017 at 11:10
Ciao Artelisa, grazie, sono contento di averti incuriosito.
“densa atmosfera dei suoi sentimenti” mi piace molto come definizione 😉
25/07/2017 at 01:28
Un passante in vena di scherzi potrebbe scuotere, perché no. Ciao e bentornato 🙂
Mi è piaciuto molto come hai descritto questa piccola prigione. Sono curioso di vedere quanto le starà stretta. A prestissimo!
25/07/2017 at 14:13
Ciao Gianluca, hai ragione, è una piccola prigione, riuscirà Cecilia ad evadere? 🙂
Grazie, alla prossima
24/07/2017 at 21:10
L’altro giorno mi sono ritrovata a riflettere a quali autori assenti dal sito mi mancassero davvero: una era Athelas, l’altro eri tu. Bentornato Gab!
Quanto mi piacciano le tue frasi, le tue atmosfere, i tuoi personaggi ammaccati già lo sai, quindi non mi dilungo. Io penso che non ci sia nessuno al citofono, può tornare a dedicarsi a Charlot.
Leggendo la prima parte del tuo incipit avevo questa in testa come colonna sonora: http://www.deezer.com/track/599840
Ciao
P.S. Ma quindi siamo a Torino?
25/07/2017 at 14:11
Wow, quanto mi piacciono i tuoi commenti!!
La città doveva rimanere “la città”, e il nome Cavour è stata una scelta simbolica, ma adesso che mi hai fatto scoprire piazza Cavour a Torino… forse ci ripenso, avevo in mente qualcosa di molto simile, la prossima volta ti scrivo una mail prima di pubblicare 🙂
Bella la canzone, non la conoscevo, ho letto la traduzione del testo e sarebbe stata una perfetta colonna sonora, io invece avevo pensato a questa, anche per il video https://www.youtube.com/watch?v=ghPcYqn0p4Y
Grazie, grazie
Ciao
24/07/2017 at 20:24
Ciao Gabriele Zeta, complimenti per il tuo bellissimo inizio descritto in modo fantastico e carico di poesia. Ho votato l’opzione: nessuno, solo lo scherzo di un passante in vena di scherzi.
25/07/2017 at 14:02
Benvenuta Millerighe Blu, grazie per il commento e i complimenti. Il passante è stata un’idea dell’ultimo minuto ma sta piacendo, in effetti, chi non ama gli scherzi 🙂
24/07/2017 at 18:14
Il tuo incipit mi ha fatto pensare alla “Finestra sul cortile” 🙂
Mi hai incuriosita molto. Molto interessante anche l’idea di inserire il personaggio “principe del cinema” muto che in un certo senso fa da specchio alla personalità di Cecilia. Sono davvero curiosa di sapere come vive Cecilia e perché si è rinchiusa. Direi il corriere per il momento. 🙂
25/07/2017 at 14:01
Ciao e benvenuta, non è un caso che Cecilia non dica una parola per tutto l’incipit e poi arrivi Charlot… è bello quando le tue intenzioni raggiungono chi legge 😉
Grazie Basilissa, a presto
24/07/2017 at 17:56
Bentornato Gabriele.
Mi è piaciuto molto questo incipit ma, conoscendoti, non avevo dubbi in proposito.
Ho votato per il corriere, chissà cosa possa recapitare, magari qualcosa che accende ancor di più la storia.
Ciao e a presto 😉
25/07/2017 at 13:58
Qualcosa per accendere la storia, per forza, se la spengo ancora di più muore ahahah
Io, conoscendomi, qualche dubbio l’avevo 🙂 grazie Danio
24/07/2017 at 12:20
Un inizio bellissimo, descritto alla perfezione con momenti poetici e razionali allo stesso tempo. Mi è piaciuto molto. Mi ha fatto immaginare molti diversi scenari e anche riflettere. Complimenti.
Un corriere. Seguo,ovvio.
25/07/2017 at 13:56
Poetico e razionale, un po’ come la vita, no?
Mi avevi esortato a pubblicare e alla fine mi sono convinto… grazie di esserci, Ale
24/07/2017 at 11:31
Qualcuno che conosce…
Ciao Gabriele e ben tornato, il tuo stile ormai è un marchio di fabbrica 😉 la novità è nella trama della storia che ci vuoi raccontare, sono curiosa di conoscere il tipo di legame che unirà i due protagonisti.
A presto.
25/07/2017 at 13:55
Ciao Anna, provvederò a registrare il marchio 😉
Grazie, sono felice che trovi qualcosa di nuovo, ho sempre paura di scrivere la stessa storia con un titolo diverso.
24/07/2017 at 10:33
Stile molto ricercato e carico di significati. Ottime le descrizioni, frutto di una scrittura matura che riesce anche da sola a tenere bene la scena. Non succede molto nella prima parte del racconto, ma sei riuscito a rendere quel poco più che accattivante. Complimenti. Ho votato per qualcuno che conosce, anche se ero tentata dal corriere 🙂
Ti seguo.
25/07/2017 at 13:52
Ciao Hannok e benvenuta, era quello l’obbiettivo, scrivere un incpit nel quale accadesse poco o nulla, che si reggesse sui pensieri e le immagini… grazie per tutti i complimenti.
24/07/2017 at 00:31
Welcome back Zeta.
Vediamo cosa ci mostri stavolta.
Anche io dico corriere, l’ipotesi più ovvia in effetti.
Poi il motivo della sua visita sarà da scoprire.
a presto
25/07/2017 at 13:50
Almeno la regola dello “show don’t tell” l’ho imparata 😉
Grazie Fue, a volte le ipotesi più ovvie possono rivelarsi anche interessanti…
24/07/2017 at 00:23
Non so. L’incipit non mi entusiasma molto, ma provo a seguirti sulla fiducia 🙂
Ciao 🙂
PS: un corriere… che non si aspettava?
25/07/2017 at 13:48
Spero di entusiasmarti con i prossimi capitoli, intanto grazie per la fiducia Red, ciao 🙂