I vestiti del Principe

Dove eravamo rimasti?

Nel prossimo capitolo vedremo uno di questi personaggi: La mamma di Raissa; (47%)

Strade...

Vite sprecate: la mia, buttata via dopo l’Olimpiade nella ricerca di una vendetta verso chi è morto amandomi. Quella di Michele, diventato apatico perché era nel “posto del morto”, ma a morire è stato il suo amico. Quella di mio figlio, che se avessi ricevuto una lettera, forse, non sarei caduta nello sconforto. E, naturalmente, quella di Ciro, finita sul più bello. Quante persone sono legate a una semplice vita?

-o-

Qualche giorno prima.

Raissa non sa che fare. È sicura di aver trovato il suo Ciro: il papà del mimo. Guarda sconsolata quel che resta dei suoi soldi. Le servono contanti. Prende il telefono.

«Pronto?» risponde una voce svogliata.

Per Raissa è difficile dirlo, ma violenta le sue corde vocali.

«Ho bisogno d’aiuto».

-o-

Michele la guarda con distacco.

«Io non ti denuncio solo per rispetto della memoria di Ciro». Raissa lo immaginava e sorride. Sa bene che lui non vuole entrarci.

Più lo guarda e più sente montare dentro di sé la rabbia. Perché Ciro è morto, così pieno di amore, di vita, e quell’essere insignificante che vive per non morire è sempre lì, con la sua odiosa routine.

Raissa gli racconta tutta la sua storia, e si sente come se stesse svuotando un sacco pieno di oggetti muffosi. Gli racconta di quando Ciro le ha detto di quella via: una strada dedicata a lei. Una bella donna.

Michele va in su e in giù per la stanza, ogni tanto il suo occhio cade sul congelatore.

«E che volevi fare se trovavi Ciro? Ucciderlo?»

Raissa scuote la testa e di nuovo abbozza un sorriso, uno squarcio in un cielo nuvoloso.

«Io uccidere? No. Io volevo fare come quel film, C’era una volta in America. Volevo trovare lui, far finta di non conoscere e dare lui la foto e esami che noi avevamo avuto bambino. Gli avrei raccontato una storia, di due persone conosciute durante Olimpiadi. Lui avrebbe chiesto a me di restare, ma io avrei fatto finta di non conoscere lui, non avrei ceduto. E me ne sarei andata. Volevo che capiva quanto si era perso. Invece ora capisco quanto io mi sono persa».

Per la prima volta Raissa vede qualcosa di vivo negli occhi di Michele.

-o-

Michele si è allontanato. Raissa guarda la foto sulla lapide. È rimasto giovane per sempre. Prende la foto e dall’altra tasca tira fuori un fiammifero. Il vento le fa volare il foulard, facendole il solletico sulla guancia. La foto brucia, insieme al suo odio. Rimane solo cenere: ora sono spariti entrambi.

Mentre tornano indietro Michele le chiede:

«E ora che cosa farai a Mosca?»

Lei lo guarda con un mezzo sorriso.

«Qualcosa farò. Mi darò da fare».

Il giorno dopo è già sull’aereo per Mosca. Nessuno l’ha fermata in aeroporto. Dopo così tanti anni è di nuovo libera.

-o-

Qualche giorno prima.

Pasqualino arriva a casa di suo zio. Raissa gli apre e lo invita a entrare.

«Posso?» dice lui stupito.

«Sì. Non ho molto tempo e devo confessarti una cosa».

«Riguarda… ‘o zio?»

Non pensava fosse così difficile dirglielo. In un attimo gli racconta tutto, dell’infarto, di come lo abbia nascosto nel congelatore e di come sia stata scippata.

Pasqualino ascolta come se gli stesse raccontando la trama di un film scadente. Alla fine di tutto la sua unica reazione è:

«Quindi?»

«Ho bisogno di documenti falsi, soldi e un biglietto per la Russia. Tu sarai l’erede di tutto questo».

Pasqualino si guarda intorno con meraviglia:

«Pace all’anima sua».

——

Pasqualino ha davvero delle amicizie, in un paio di giorni le porta tutto quello che gli ha chiesto, si è pure indebitato. Unico patto, lui deve far finta di non sapere nulla, altrimenti lo sospetterebbero, visto che è l’unico erede. Il ritrovamento del Principe deve sembrare assolutamente casuale. E per questo useranno Michele. Pasqualino acconsente.

Ora può compiere la sua vendetta. Si trucca, prende la borsa, apre la porta e trova Michele nell’atto di bussare.

-o-

Raissa, con dei grandi occhiali scuri, siede su una panchina in un parco a Mosca. Ha appena ricevuto la telefonata di un Pasqualino disperato. Il Principe gli ha fatto uno scherzetto. Per ricevere la seconda parte dell’eredità, il nipote deve aprire un’attività commerciale. Ci sono persone fatte per non lavorare: Pasqualino è una di queste.

«Ci penso io» lo rassicura lei.

—-

Raissa bussa a una porta. Le apre una signora anziana, il viso grinzoso come una tovaglia sgualcita. Raissa l’abbraccia.

«Scusa, mamma».

—-

Un’appesantita Oksana cammina con il marito e i tre figli lungo la via Tverskaya. I suoi occhi cadono sull’insegna. Non aveva mai visto quel negozio.

-Belle Donne, sartoria napoletana-.

Fa capolino giusto in tempo per vedere Raissa. Il tempo per lei pare si sia fermato. Dirige delle ragazze come un abile direttore d’orchestra. Fa un passo indietro intriso d’invidia.

«Non entriamo?» chiede il marito.

«No, sono abiti dozzinali».

—–

Raissa ha in mano un diario. Quello che teneva da ragazza. L’ultima pagina scritta è quella in cui aspettava la lettera di Ciro.

Chiude gli occhi e inspira profondamente.

A volte bisogna saperlo fare.

È dura, ma va fatto.

Espira e gira pagina.

È bianca come la neve.

Come un nuovo inizio.

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271 Commenti

  • In ritardo ma ti faccio io miei complimenti. Se non fosse stato per Napo non ti avrei mai scoperto. Che tu sappia raccontare è certo. E questa storia ne è una prova. Mi è piaciuta anche l’idea dietro questa storia. I punti di vista di Raissa e Michele hanno reso la storia mai scontata e sempre piena di sorprese.
    Ti rinnovo i miei complimenti, per la storia e anche per la copertina (anche se in ritardo). 🙂

  • Assai interessante questo esperimento di scrittura “sincronizzata”.
    Al di là del risultato, ossia costruire un racconto piacevole per i lettori, sicuramente il percorso vi ha divertito e arricchito.
    Per i lettori invece, seguire due racconti gemelli diversi in contemporanea, può risultare un po’ impegnativo.
    Riguardo al personaggio Michele, nonostante il dialetto e l’attaccamento al quartiere, lo vedo ed è rimasto per me, off label, estraneo, come un pesce fuori dall’acqua.
    Raissa e Ciro, il sogno di tante donne dell’est, di cambiare vita attraverso una storia d’amore.
    Complimenti ad entrambi per la copertina.
    Ciao

    • Divertito e arricchito sicuramente 🙂
      Infatti sapevamo che per i lettori sarebbe stato impegnativo (uno dei motivi per cui non so se riproveremo un esperimento simile, ma mai dire mai).

      Penso fosse proprio questa l’essenza di Michele (rispondo come lettore pure io, visto che Michele lo gestivo ma era il personaggio di Napo), l’essere sempre fuori situazione, non essere parte di niente.

      Grazie mille!

  • Se il finale di Napo mi ha fatto ridere, il tuo mi ha fatto provare un profondo senso di nostalgia. Operazione riuscita: il vostro esperimento a due è stato un successo. Proprio come se ci fosse stato un solo autore, anche se le mani erano quattro.
    Complimenti e alla prossima storia!

  • Ciao, Diego.
    Be’, avete incastrato bene le storie e riannodato tutti i fili. Mi è anche piaciuto il ruolo di Pasqualino e il fantasioso escamotage di Raissa.
    Non mi ha convinto la struttura di questo decimo capitolo, con i due “Qualche giorno prima” separati: capisco la necessità di rimandare il più possibile il colpo di scena, ma il rischio di generare confusione (almeno in me 😀 ) c’è.
    Un esperimento interessante, il vostro, pieno di insidie che siete riusciti a superare con mestiere.

    Ciao, a presto

    • Potevo metterli tutti e due insieme dopo (anche se erano passati minuti, forse ore, forse un giorno), però volevo che dal primo si capisse che era Michele che rispondeva, non Pasqualino, poi il pezzo di Michele e poi si torna indietro e si scopre che non era stata fatta a lui la chiamata ma a Pasqualino. Sono russo per metà ora e quindi ho fatto tante matrioske in questo racconto :)))

      Grazie dei tuoi commenti sempre precisi e attenti.

  • Mi chiedevo come Raissa potesse uscirne dal capitolo della morte del principe, e sinceramente l’unico a cui non avevo pensato era Pasqualino. Alla fine la sua presenza si è rivelata fondamentale.
    Come ho scritto a Napo, a mio avviso la trama è stata ben studiata sin dall’inizio e questo ha permesso di far coincidere tutti i pezzi del puzzle alla perfezione.
    Spero di rileggervi prima o poi,

    a presto

    • Niente di più sbagliato 😀 la trama è nata a metà racconto. Diciamo che l’unica cosa che sapevo io, ma ho tenuta nascosta anche a Napo fino al terzo o quarto capitolo per non influenzarne alcune scelte, era di Raissa e la sua storia con Ciro e che lui era morto subito dopo l’arrivo. Il resto è arrivato tutto un po’ alla volta, devo dire che Napo ha avuto idee davvero geniali che spesso mi hanno spiazzato ma che ho subito approvato (tranne una credo, ma non ricordo quale). I pezzi non erano di un puzzle, se posso permettermi, ma di tetris, arrivavano e cercavamo di farli combaciare un po’ alla volta :))) però alla fine sono contento che ci sia questa sensazione in chi legge di pianificazione della trama. L’idea di Pasqualino mi è piaciuta subito dopo che me l’ha proposta, anche se all’inizio doveva essere l’ignara vittima e Raissa in combutta con Michele poi abbiamo cambiato tutto. Non ti dico il divertimento nostro.

    • Grazie mille, Giulia!
      Presto vengo io da te su wattpad, non me lo sono scordato 🙂 solo che avevo avuto degli impegni obbligatori di letture fino a poco fa e ora mi sto rimettendo in pari con film e serie :))))

      Stavolta ho cambiato genere e sono sicuro che sia merito del mio compagno di avventura. Ho puntato sul dolceamaro per Raissa anche se alla fine abbiamo deciso insieme il finale (il negozio a Mosca è una sua idea e mi è piaciuta subito). La pagina bianca è mia (e gli è piaciuta subito, un idillio così mai avuto) :)))

      Grazie, è molto difficile scrivere da un punto di vista che non appartiene al tuo sesso, mi fa piacere che tu l’abbia notato, è stata credo la cosa più difficile.

  • Complimenti Diego e Napo, siete riusciti a portare avanti questo esperimento senza contraddizioni e non era una cosa facile e scontata, visto che si tratta di un racconto interattivo. Nei primi capitoli cambiava solo il POV, poi avete osato di più e siete riusciti a viaggiare su due binari diversi, pur mantenendo la stessa rotta, le stesse coordinate.
    Il finale lo immaginavo diverso e il fatto di avermi spiazzata è un valore aggiunto. Mi piace pensare che Raissa abbia un’altra occasione nella vita e altre pagine da scrivere.
    Anzi, allargo il discorso a tutti noi con l’augurio che ci siano ancora tantissime (belle) pagine da scrivere e libri da completare e magari una buona occasione da cogliere al volo. Un caro saluto da Angela 🙂

    • Bellissimo il commento a reti unificate, meglio di quello del presidente :)))) Grazie per averci seguiti e per aver sempre detto la tua. Come lo immaginavi il finale? Che Raissa restava con Michele? Oppure che veniva arrestata? O che trovava Ciro?

      Il finale di Raissa è volutamente aperto, avrà occasioni, non le avrà, l’importante è che abbia deciso di continuare a vivere, di voltare pagina.

      • Pensavo facesse una brutta fine, vedevo il cerchio che si stringeva e avevo il presentimento che non ce la facesse, che non ci fosse una seconda possibilità. Invece questo è un finale di speranza, un messaggio positivo verso chi magari non riesce a vedere una via d’uscita, perché nella vita ne ha passate troppe e non ci crede più.
        Ne approfitto per complimentarmi per le belle copertine, azzeccate e “tagliate” su misura per i vostri racconti.

  • E siamo giunti al decimo capitolo. Come sempre me ne torno un po’ nella tana. Voglio ringraziare prima di tutti naturalmente Napo, senza il quale non avrei mai scritto questa storia e che credo mi abbia stimolato molto nel cercare di uscire dai miei canoni narrativi (sapendo che scrivi insieme a uno che sa farlo veramente, cerchi di non sfigurare, e spero di essermi comportato bene). E uno degli autori che maggiormente stimo e lavorare con lui è stato davvero unico. Noi ci siamo divertiti molto per tutto l’arco della storia. All’inizio non sapevamo come avreste reagito a un racconto su due binari che spesso si incrociano, si sfiorano, si allontanano e poi si ricongiungono. Ora posso dire che, grazie a tutti voi, l’esperimento è riuscito, vista anche la quasi costante parità di punteggio delle nostre storie (finite con un solo punto di distacco). Grazie a tutti, a chi ha lasciato un commento e a chi leggeva e basta (e in merito a questo mi farebbero piacere due righe conclusive di chi ha sempre letto e mai commentato, per avere un feedback che poi è la cosa più importante in assoluto, più dell’incipoint che fa indubbiamente piacere). Ringrazio quindi tutti i lettori, palesi e dietro le quinte.
    Ringrazio Incipit che ci ha permesso di incontrarci e di costruire questa storia con la loro piattaforma. Ringrazio i ragazzi per quello che ho scherzosamente definito “l’oscar postumo” ovvero la stupenda copertina doppia per entrambe le storie, con un elemento in comune e due diversi. Davvero complimenti, peccato essersela goduta così poco. E anche per il primo piano.

    Per il resto ci becchiamo in giro 🙂 Grazie.

  • Ho votata anch’io per Oksana.
    Sono sicuro che, come hai scritto in risposta a qualcuno qua sotto, hai pronta una storia per ciascuno dei tre, ma appena ho letto le opzioni l’occhio mi è caduto lì… Non lo so perché, forse perché oggi a Napoli ho incrociato due robuste signore dell’est talmente immerse nel loro chiacchiericcio da finirmi involontariamente addosso e il loro ‘scusa signore’ (incredibile davvero) aveva la stessa cadenza che ho immaginato per Raissa… Oh, manco in un episodio di Ai Confini della realtà!
    P. S. Non voglio fare il figo, conosco benissimo l’episodio ma non avevo colto immediatamente la citazione, la verità è che ho spulciato i commenti qua sotto è mi è tornato in mente… Comunque bravissimo!

    • Grazie dei complimenti 🙂

      Coincidenze strane, spesso quando scrivo qualcosa, qualcuno si ritrova in una situazione simile (in un altro racconto c’erano lampioni che si spegnevano al passaggio, e a un ragazzo, Tommy qui su Incipit, successe che mentre passava, tre lampioni si erano spenti) 😀 😀

      Per il resto ho costruito la storia in base ai vostri commenti (ovvero Oksana), salvo poi accorgermi che la mamma era oltre il 54%, poi tornata negli ultimi giorni quasi in parità. Quindi ho deciso di inserirle entrambe per un cammeo finale.

  • Ciao Diego. Il passato di Raissa rimarrà, per certi versi, misterioso. In pochi capitoli non si può ricostruire il dramma di una vita intera, perciò direi di concentrarci su quel personaggio del passato che abbiamo “visto” di più: Oksana. Per il resto userò la mia fantasia. A presto!

    • Curioso come tutti nei commenti abbiate scritto Oksana (e su Oksana mi ero basato mentre scrivevo) e poi mi sono accorto che la mamma era in netto vantaggio, dimezzato solo nel finale. Quindi ho deciso di mettere entrambe nell’ultimo, una sorta di premio per chi ha commentato e l’altro per chi ha votato. Grazie come sempre

  • Oksana, ce ne hai parlato un po’ di più.
    Ciao, Diego.
    Oggi voglio fare l’antipatico, ma è una cosa che ho notato e te la voglio scrivere, nella speranza di poter essere utile: sai che in questi ultimi quattro capitoli hai usato – in ciascuno – quattro o cinque “come”? Mi riferisco solo a quelli che introducono delle analogie.
    Ho letto nelle tue risposte di *come* ritieni indispensabile esprimerti per immagini, e questo introducono i tuoi “come”: immagini.
    “Quel cane, quell’uomo, un testimone, uno stoccafisso, quell’uomo – di nuovo”.
    In effetti le immagini sono spesso efficaci (il secondo “quell’uomo” è un episodio di The Twilight Zone, giusto?), però a mio parere dovresti trovare un modo meno monotono per introdurle.

    Ciao, a presto

    • Rieccomi. In ogni caso ho pronto un qualcosa per tutti e tre, nel dubbio del voto. Come ti ho detto l’antipatico è chi critica una virgola, ma chi ti dice che hai usato tante volte come, allora è un Santo, perché sono mosche rare quelli che leggono con così attenzione da notare l’uso in capitoli diversi (che se letti in un libro però sono molto vicini). Il fatto è che spesso per una similitudine viene sempre da usare quel maledetto come, ora che me lo hai fatto notare ci starò molto più attento.

      Pensavo che il Burgess Meredith di Ai confini della realtà fosse più famoso. Sì, ho paragonato Raissa a quell’uomo di quell’episodio indimenticabile.

      Grazie davvero del consiglio, quando uno scrive è proprio questo il genere di commento che cerca.

  • Forse sono l’unica che ha votato per la madre di Raissa, ma penso che ne avrà bisogno nell’ultimo capitolo 🙂
    Non mi aspettavo la morte di Ciro e trovo calzante il paragone con l’uomo che avrebbe voluto trascorrere tutto il suo tempo a leggere, ma aveva gli occhiali rotti. Altro colpo di scena è la confessione dell’omicidio che Michele apprende con il solito “aplomb” al quale ci hai/avete abituati. Un solo capitolo per chiudere e zero idee in testa. Comunque vada, sono sicura che ci sorprenderete. Applausi.

    • Quando ho guardato erano tutte e tre pari (non so come sia possibile, 33,33,33 e l’uno rimanente? :O )

      Con venti capitoli sarebbe morta anche Filomena e pure Pasqualino 😛 il paragone è tratto da Ai confini della realtà, era un episodio. Il migliore secondo me.

      Cercheremo di sorprendere noi stessi. Abbiamo due o tre finali in mente. Speriamo esca il migliore 🙂

    • In effetti Oksana non ha lasciato trasparire simpatia 🙂 Quello che ecc… è una buona scelta. Comunque ho pronto un pezzo con ognuno di loro 🙂

      La vendetta che avrebbe voluto fare Raissa sarà spiegata nel prossimo e ultimo capitolo, non resterai senza spiegazioni 🙂 promesso. Magari non è quello che ti aspetti, ma sarà quello.

    • Avevo costruito quel capitolo per rendere al meglio il carattere di Raissa, ciò che sperava era ciò che sognava (a occhi aperti o chiusi che fosse). Credo di averlo spiegato male perché solo in pochi lo hanno capito (che fosse un sogno). Io pensavo che aver scritto “Ha la bocca secca e un po’ amara, di quando ti svegli di soprassalto” fosse abbastanza chiaro, ma evidentemente mi sono sbagliato. E poi mancavano i “famosi” -o- che preannunciano i flashback 🙂

      Nei miei intenti il suo sogno era una scena chiave per capire di più Raissa invece ho confuso tutti 🙂

      grazie del passaggio

  • Nooooo ci sono rimasta di stucco!!!
    Credevo che Raissa fosse più furba!!
    Ma non può vendere i vestiti daaaai!
    Diego, sono rimasta davvero male? uff

    Comunque per me trova Michele, a questo punto imbestialito per la questione dei vestiti.

    Che dire…Raissa mi ha profondamente delusa… è giusto che la becchino.

    Bel capitolo come sempre.?
    Ciao
    Ilaria_S

  • Bravissimi! È un crescendo di emozioni e curiosità, suspense e intrighi.
    Il bandolo della matassa sta per essere trovato, ma ciò che succederà in quel momento rimane ancora un grande interrogativo.
    Non vedo l’ora di svelarlo!
    Complimenti e a presto!

  • Tergiverserei ma siamo quasi alla fine perciò lasciamo perdere tutto e troviamo il mimo e scopriamo del padre, dovesse essere quel Ciro lì, quello lì, quello che ci ha spezzato il cuore.
    Col Monopoli mi avevi conquistata ma poi è arrivato quel pezzo e l’ho letto tre volte e ho capito che tu sei proprio tutto da scoprire, Diego.

    Signori e signore, buonasera. Oggi il Premio Letterario The Incipit va a un autore che si è fatto amare negli anni con la sua prosa sempre fresca e spontanea ma che ha catturato gli animi e conquistato il podio con:
    ” … E le foglie, come le speranze, cadono per terra, calpestate da migliaia di piedi e sommerse da un cumulo di neve. …”
    Un applauso. Bis.

  • Sul serio il mimo è figlio di Ciro? Il mondo è piccolo… 🙂 Mi ha fatto pena la povera Raissa che senza il Principe, soldi e bancomat è praticamente perduta. Come scrivevo nel capitolo di Napo la volta scorsa, il cerchio si sta stringendo. Da questo punto di vista il racconto perde un po’ di efficacia, perché tutto sembra già segnato.
    Un paio di cose da sistemare: a mezze labbra/ a mezza bocca
    “confermare che lei lavora per lui” (taglierei “lei”, visto che la frase è comunque comprensibile).
    Bene il feedback breve a inizio capitolo.

  • Ciao,
    questo episodio mi è piaciuto più del precedente.
    io avrei mescolato le parole in modo diverso, tipo per la frase:
    quell’abbraccio ha il sapore di un addio amaro.
    io avrei scelto :
    quell’abbraccio ha il sapore amaro di un addio.
    mi pare più musicale. ma naturalmente è un mio pensiero e tu hai il tuo stile.
    alla prossima!

  • Bellissimo intreccio Diego-Napo! Rinnovo i miei complimenti.
    Una parte mi ha confuso un po’: Raissa e Ciro in che lingua si parlavano a Mosca? Pensavo in inglese. «Per me non è vacanza» replica lei. «Questa è mia vita». Qui invece sembra che lei parli in italiano. Ma forse sono io che in tutta questa baraonda tra italiano, russo, inglese e dialetto, ho capito in ostrogoto.
    Io voto Pasqualino sia qui che da Napo. Ciao!

  • Ciao Diego
    Questa volta ho letto prima il capitolo di Napo e solo adesso capisco perché avete scritto parte 2 (Napo) e parte 1 (Tu).
    L’episodio scorre bene. Secondo la mia personalissima opinione, l’inzio in corsivo non aggiunge plus valore al capitolo.
    Riguardo al modo di esprimersi di Raissa, ho qualche perplessità. Per esempio la frase “Lei dato fiore a me qualche giorno fa” contrasta
    con quest’altra (ben costruita) “Sa che non gli ho nemmeno chiesto il nome… era un mimo”.
    Per il resto… vai o meglio andate alla grande 🙂

  • La suora, soprattutto per reminiscenze di letture precedenti.
    Ciao, Diego.
    Se può consolarti, a mio parere è sufficientemente chiaro che l’episodio al bar sia un sogno. Certo, lo scopri solo al termine, ma è quasi sempre così, con i sogni 😀
    Tra l’altro mi è piaciuto il modo in cui ci fai intuire l’ambivalenza dei sentimenti di Raissa.
    Ciao, a presto
    P.S: forse troverai un altro commento dello stesso tenore di questo. Il sito è andato in errore e mi pare che il primo l’abbia perso, quindi l’ho riscritto.

    • Eccomi in rimarchevole ritardo 🙂 La suora me l’hanno già fatta fuori due volte. Se scriverò ancora qui, il titolo sarà La suora. In compenso sto scrivendo un libro pieno di suore, quindi va bene così 🙂 mi sto rifacendo del tempo perso.

      Mi fa piacere che ti sia stato chiaro, perché iniziavano a venirmi degli strani complessi. L’effetto che dovesse sembrare realtà era voluto, ma poi il risveglio mi sembrava di averlo fatto capire bene, ma si vede non troppo. Mi serviva il sogno proprio per quello che hai scritto, l’ambivalenza dei sentimenti di Raissa.

      Commenti dello stesso tenore non ne ho avuti. Non sapevo nemmeno che tu cantassi l’opera 😛

  • Ciao, ho letto il commento precedente e ammetto di non aver capito che si trattasse di un sogno, anche se mi sembrava strano che tutti nel locale fossero attratti da lei. Altra cosa stonata e che averebbe dovuto mettermi sulla strada giusta, era il fatto che lui si fosse gettato ai piedi della matrona giurando di amare solo lei e non Raissa. Era troppo inverosimile per essere vero. Come al solito ho una preferenza spiccata per la prima parte, mi piacciono i ricordi e l’uso della seconda persona. A proposito, ho trovato una ripetizione da sistemare: entrato dentro di me/cosa è rimasto di me.
    Siamo già al settimo capitolo!

    • Ciao! Ma non si getta ai piedi della matrona, ma di Raissa:
      “Ciro fa per alzarsi come un cane ubbidiente al richiamo del padrone.
      «Mi hai riconosciuta?»
      Ciro annuisce, poi si getta ai suoi piedi.
      «Perdonami, ti prego! Io non amo quella donna, ho sempre amato te…»”

      Fa per alzarsi, poi Raissa gli chiede se l’abbia riconosciuta e lui si getta ai suoi piedi (di Raissa, è lei che ha parlato l’ultima volta).
      Però il fatto che anche tu non avessi capito che era un sogno mi dà da pensare. Forse non sono riuscito a trasmettere una cosa importante, peccato.

      Grazie per la ripetizione!
      Ci vediamo all’ottavo 🙂 (che detto da un livornese non è il massimo, l’ottavo da noi è il reparto dei matti ahahah)

  • Dal mimo…
    Scusami Diego, devo chiederti una cosa: ma la scena al bar dove lei era tutta in tiro e gli uomini vedendola arrivare si davano gomitate e poi Ciro appesantito e col riporto si butta in ginocchio davanti a lei eccetera, era un sogno o era accaduta veramente? sogno o ricordo, perché non ho capito…

    • No, pure tu :(((( allora faccio mea culpa. E’ il suo sogno, come lei vorrebbe che fosse. Vorrebbe che tutti ancora la guardassero; vorrebbe che lui fosse decadente; vorrebbe che fosse sposato con una riccona piena; vorrebbe che l’avesse lasciata per una vita agiata e non perché l’aveva dimenticata; vorrebbe che l’amasse ancora 🙂
      Io pensavo che con questo sogno avrei reso ai lettori l’essenza di Raissa, ma vedo che non ci sono riuscito.
      Ti pare che lo spiattellavo così al settimo capitolo 😛 Poi la frase finale (dopo un giorno di infruttuose ricerche) sta a significare che ancora non lo ha trovato e non ho messo nemmeno i -o- che separano i flashback dalla storia.

      Però siccome siete già in tanti ad aver avuto questo dubbio, inizio a pensare di non aver reso qualcosa e se lo rivedrò, di sicuro lo ritoccherò. Grazie come sempre del passaggio 🙂

      • Ero un po’ indeciso, in effetti, tra ricordo e sogno. E’ il problema dei 5000 caratteri, ci sono tante cose da dire e poco spazio. E poi ogni autore sa perfettamente quel che accade nella propria storia e magari salta qualche passaggio per raccontarlo. Capita spesso anche a me, per fortuna ho in casa una correttrice di bozze personale che dà un’occhiata ai miei lavori XD
        Ciao!

  • Dal mimo, fanno parte dell’arredo urbano, in un certo senso, spesso la gente non li nota ma loro vedono tutto.
    Non cominciano prenderti troppo spazio i monologhi introduttivi? Tra il monologo e i flashback, poi stavolta c’è anche il sogno a occhi aperti, ormai per sapere cosa succede nel presente bisogna leggere Napo. Non che non lo leggeremmo comunque, però il presente sta quasi scomparendo dai tuoi capitoli. O è solo una mia impressione?
    Ciao

    • Finalmente qualcuno che ha preso ciò che volevo trasmettere (che era un sogno a occhi aperti o chiusi, ma non la realtà) 🙂

      Questo mio capitolo era di transizione, il sogno fino all’ultimo non sapevo se metterlo, però secondo me dava delle informazioni ancora sul carattere di Raissa, cioè che spera che sia andata così almeno c’è un motivo “plausibile” per essere stata abbandonata.
      Il monologo iniziale avrei potuto farlo più breve, sono d’accordo. Il fatto di avere l’altro racconto aiuta a non ripetere le stesse cose (ovvero l’incontro con Michele).
      Dal prossimo troverai più presente, questo è sicuro, perché dovranno succedere un bel po’ di cose.
      Grazie del passaggio e dei suggerimenti!
      ps. complimenti per la drabble d’oro Olimpica in pieno stile rodariano 🙂 a me sono ancora preclusi i commenti 🙁

  • Ciao Diego. Per la prima volta da quando ti leggo oso una piccola critica: in effetti anch’io ho faticato a capire se la scena che vede Ciro inginocchiarsi ai piedi di Raissa fosse un flashback o un sogno e questo nonostante la reazione di Ciro appaia decisamente eccessiva. Ecco credo tu abbia riposto troppa fiducia sul ‘non poteva essere vero quindi inutile precisarlo’. Si fosse trattato solo di me, forse, nel timore di apparire poco perspicace, avrei taciuto, ma il fatto che anche lettori attenti come Maria siano rimaste in dubbio, mi ha dato da pensare. Per il resto benissimo, come sempre. E anche per me è: un dottore.
    P. S. Ho appena iniziato un nuovo racconto, se ti va di passare ne sarei felicissimo

    • Avevo cercato di usare un tono irreale, proprio da sogno, ma non credo di averlo trasmesso. Il vestito che le sta perfetto, gli uomini che la guardano quando passa e fischiano, la reazione di lui, la moglie grottesca. Tutto quello che lei desidererebbe, la sua reazione, il fatto che non le aveva scritto perché soggiogato e non perché l’aveva usata come un passatempo. Sicuramente qualche modifica la metterò, ero convinto che questo passaggio fosse chiaro:
      “Le immagini si fanno sfocate. Poi il rumore di un messaggio la riporta alla realtà. Ha la bocca secca e un po’ amara, di quando ti svegli di soprassalto.” Le immagini sfocate, l’sms e il sapore in bocca di quando ti svegli.
      Di solito mi “accusavano” del contrario, di spiegare troppo. Siccome già in tre me lo avete fatto notare, mi sa che stavolta non sono riuscito a trasmetterlo. Provvederò in fase di revisione (se mai ci sarà).

      Grazie del passaggio e del commento!

    • Facilmente è solo un’impressione 😀 scherzi a parte, sono contento che ti piaccia, è la prima volta che mi cimento in qualcosa di più lungo di due pagine di drammatico, di solito horror, thriller, grottesco dove sono più a mio agio, ma ho voluto provare.
      Grazie del passaggio e del commento

  • …ed ecco la yin drammatico che si contrappone allo yang dai toni più sarcastici di Napo.
    Come sempre.
    Tutto molto triste, tutto molto bello.
    Patetico Ciro in tutto e per tutto.
    Non ho capito però se si fosse trattato di un sogno o di un flashback e, in quest’ultimo caso, quando sarebbe successo? Non molto lontano dalla realtà temporale in cui ci troviamo immagino.
    Va bene, lo scopriremo in seguito.
    Intanto andiamo col mimo.

  • Ciao, penso che possa ricevere informazioni dalla suora. I dottori non si sbottonano mai troppo per deformazione professionale, e il mimo non credo abbia abbastanza confidenza per avvicinare Raissa e darle delle informazioni.
    Trovo troppo lunga l’introduzione al furto dei sentimenti, e troppo breve la descrizione del furto vero e proprio. Perché è di questo che si parla, del furto di una vita perpetrato ai danni di una donna.
    Quando Raissa entra nel bar e le fanno un apprezzamento sonoro, a lei non interessa però le fa piacere. Mi pare un’incongruenza: o le fa piacere o non le interessa. Magari non vi presta troppa attenzione.
    E’ comunque una bella storia questa. Solo si sta creando una discrepanza troppo ampia tra il tono amaro da te adottato e quello ironico e più leggero, adottato da Napo.
    Alla prossima.

    • Ciao! Grazie del passaggio e del commento.

      L’introduzione l’ho accorciata tanto ma è risultata ugualmente lunga. Nel finale ammetto che mi mancavano i caratteri.
      Sul fatto di interessare e piacere è un po’ un controsenso, però a volte ci sono cose che non mi interessano, però mi fa piacere che sia stato detto. C’era un concorso, non mi interessava molto, però mi faceva piacere che mi apprezzassero. Però capisco il punto di vista.

      La discrepanza si è venuta a creare proprio perché sono due storie diverse. Ognuna rispecchia lo stato d’animo e il modo di essere dei protagonisti. Può piacere o meno, ma è una cosa voluta. Il finale ci riunirà. Non avevamo deciso un genere quando abbiamo iniziato. Sapevo che il mio sarebbe stato drammatico ma non ne avevo mai scritti. Mi ha piacevolmente sorpreso invece Napo con un’ironia bellissima.

      Grazie ancora dei suggerimenti, sempre preziosi.

  • Ciao Diego. Ho già commentato la storia di Napo ma ripeto più o meno quello che ho già detto a lui. L’esperimento letterario è finora riuscitissimo. Ho fatto fatica a recuperare le due storie giunte ormai oltre il giro di boa. Tuttavia, si palesa un gran lavoro nel coordinare le due voci.
    Non ho letto i tuoi precedenti racconti ma si dice da sempre un gran bene di te su The Incipit e ora capisco il perché. Come per il racconto di Napo, anche il tuo giallo non è “puro”, virando sull’horror, se mi permetti. Non è il mio genere preferito (l’horror) ma nonostante ciò la storia mi è – per dirla alla toscana – garbata parecchio.
    Dalla tua biografia vedo che vivi a Mosca da una vita ormai; è sempre bello vedere come nelle storie di un autore ci sia un pezzo importante della propria vita.
    Posso solo dire complimenti. Per dovere di cronaca, ho votato l’addio.

    • Grazie, sapere che l’esperimento piace ai lettori è davvero una gran cosa. La paura più grande era che non fosse apprezzato o che i lettori ne leggessero solo una. Invece devo dire che i punti sono sempre simili e che la maggior parte loda proprio questo essere complici ma mantenere ognuno il proprio differentissimo stile.
      Questo è il mio primo racconto che esula dal thriller/horror, ma ora tu mi dici che vira all’horror. Buon sangue non mente 😀
      Sì, ho attinto molto da quello che vedo intorno.
      Benvenuto sulla storia e grazie del dettagliato commento, che vale più di cento incipoints. Nonostante tutti i commenti dicano addio (la maggior parte), nei voti vince il dopo taglio di vene. Mi metto al lavoro.

  • Di nuovo ho dovuto recuperato due episodi di fila e di nuovo non mi sono pesati per niente.
    Bene, direi benissimo.
    Fantastici gli incipit agli episodi, con riflessioni molto profonde che ci aiutano ad entrare nella psicologia del personaggio e a comprenderne la complessità (esercizio non facile trovandoci di fronte a uno stereotipo molto radicato nell’immaginario collettivo, la badante dell’Est senza passato, un po’ scontrosa, segretamente e nemmeno troppo, interessata alla posizione e ai denari dello scapolo/vedovo di turno).
    Raissa però un passato ce l’ha eccome, un passato dal quale emergono un nome e un dolore.
    Quale sia il nesso, credo lo scopriremo già dal prossimo. E credo che il modo migliore di farlo sia andare al momento in cui si taglia le vene…
    Ciao Diego.

  • Ero andata a dopo il taglio delle vene ma vedo che la maggior parte ha deciso l’altra opzione su cui ero indecisa, l’addio, e sia, interessa anche a me, in effetti.
    Sai quel gioco che si fa con i bambini, il gioco “del perché”? Perchè questo, perchè quello e uno risponde come può. Ecco, nessuno aveva mai risposto alla mia domanda: perché non si piange sul latte versato? Dicevano sempre: è un proverbio. Poi stasera arrivi tu con una totale naturalezza e spieghi che è inutile piangere sui propri errori perché sarebbe un po’ come ripeterli. E m’illumini la via.
    Poi altri momenti poetici e vividi. Bravissimo Diego.

    • Sai che l’ho aggiunta in fase di rilettura finale. Non l’avevo messa inizialmente, mi è apparsa come immagine. Di Ciro conosce un paio di cose, ma per ora è venuto fuori solo il nome. Qualcosa che restringe il campo la vedrete probabilmente nel prossimo, visto come stanno andando le votazioni. Grazie del commento!

  • Ciao Diego
    il capitolo scorre bene. Un po’ alla volta capiremo quello che Ciro ha fatto di così grave (e indelebile), da suscitare in Raissa il grande desiderio di vendetta.
    Lei dovrà accelerare la sua decisione sul Principe. Un morto è un morto non una scatola di surgelati che butti via discretamente – senza se e senza ma – quando è scaduto. 🙂 Per quanto tempo riuscirà a sostenere la “commedia”, in un posto dove tutti sanno tutto di tutti?

  • … a questo punto andiamo fino in fondo e vediamo l’addio tra Raissa e Ciro.
    La prima parte stavolta l’ho trovata un po’ forzata, soprattutto nella parte iniziale dove tendi a spiegare il discorso delle lancette. Avrei preferito un discorso più asciutto, come hai fatto nel precedente capitolo.
    Ottima invece la scena con i dialoghi e la chiusura del capitolo che precede una nuova ricerca, si spera fruttuosa. A presto

  • Buonasera Diego. Confermo il fascino di Raissa e del suo passato. Davvero molto belle le parti nelle quali il ricordo riaffiora.
    L’esperimento narrativo con Napo funziona a meraviglia: la sensazione è proprio quella di leggere un’unica storia, senza “buchi” o incoerenze. Complimenti 🙂
    Buonanotte!

  • La curiosità mi ha portata a votare per capire chi sia Ciro. Scommetto che lui sia di Napoli.
    Certo che è curioso come il tuo racconto e quello di Napo si siano accavallati. Mi spiego, Napo racconta dei sospetti del suo personaggio e tu dai le spiegazioni con il punto di vista di Raissa. Il che non è una brutta cosa. Almeno riesco a capire i meccanismi di questo doppio racconto giallo. Mi sa che solo continuando a leggere riuscirò a capire dove volete arrivare. 😀

    • Credo che Ciro stia stravincendo (non ho guardato le percentuali ma vedo che tranne una tutti nei commenti lo hanno votato). Potrebbe essere di Napoli (sennò perché Raissa si trova là, verrebbe anche da chiedersi) 🙂

      Penso che i racconti si sfiorino, si accavallino (come hai suggerito tu), si scontrino, si tocchino. Proprio questo è quello che volevamo, non due copie, ma due racconti separati che letti insieme ne vanno a formare uno grande. Spero che ti accontenteremo :))))))

    • Grazie, mi sono incasinato con i monologhi dal punto di vista femminile e ora ogni volta devo cercare prima l’argomento e poi cercare di farlo non banale. Per ora sto sempre pensando al prossimo. Ormai questo è il format del capitolo e non cambio :))) contento ti sia piaciuto. E che Ciro sia a questo punto (posso iniziar a buttar giù due righe)

  • Ciao
    Lettura piacevole.
    Abbraccio da coccodrillo… curioso 🙂
    Uomo morto: bella trovata, il gioco di parole funziona. Potrebbe non essere casuale.
    …per la terza volta incontra l’italiano… Non sarà anche “napoletano” (e ci scappa qualche collegamento), visto che il nome Ciro tanto austriaco non è? :-))
    Ciro

    • Abbraccio da coccodrillo l’ho scritto pensando di rimandare alle famose lacrime del coccodrillo, che piange dopo aver mangiato i propri figli. Qui Oksana l’abbraccia dopo averla messa di cattivo umore. Inteso come un abbraccio falso, quasi di rimorso.
      Il gioco di parole è merito di Napo 🙂 Io lo chiamavo l’omino quell’attrezzo 😀

      A Napoli lei c’è per qualche motivo (vendetta) e il nome Ciro come hai detto tu non è austriaco 🙂

  • Non avevo dubbi che la maggioranza avrebbe scelto Ciro 🙂
    Ma torniamo al racconto. Ci sono almeno due cose che ho apprezzato molto in questo capitolo. La prima è la vena poetica che non ricordavo avessi, o almeno, non così profonda. Ti cito le frasi che mi hanno particolarmente colpita.
    “La speranza è un cumulo di neve a primavera”.
    Bellissima. Viene subito dopo aver saputo il dramma che ha vissuto Raissa e quindi è carica di significato. Mi ha molto colpita ♥
    “Sono giornate speciali, fatte di zucchero filato e cieli stellati”
    Una frase che dice tutto. A volte non servono fiumi di parole, descrizioni, voli pindalici. La vita, l’amore e la felicità racchiuse in uno stecco di zucchero filato sotto un cielo stellato ♥
    L’altra cosa che ho apprezzato è l’ironia tra le righe. Sei sempre più bravo, Diego. Un caro saluto 🙂

    • Passare dall’ultimo racconto con una nana assassina (sotto pseudonimo, 91 incipoints totali) o da quello mio ultimo con una vecchia che allatta con latte rancido che guarisce ma invecchia, a queste frasi poetiche credo che siano merito del mio compagno di scrittura che mi spinge a dare il meglio perché sono consapevole della sua bravura e quindi non voglio certo sfigurare e lo stimolo è davvero tanto. Poi è vero che sono farina del mio sacco, quindi da qualche parte c’erano, però diciamo che scrivere con lui è per me solo uno stimolo a dare il massimo ogni capitolo.
      Io invece avevo dubbi su Ciro, pensavo che volessero Oksana o il papà, per vedere qualcosa di “diverso”. Grazie per aver citato le frasi che io stesso ho preferito in rilettura.
      E in molti casi aiutano i 5000 caratteri di Incipit a essere brevi e dover descrivere tutto con due parole 😀 Grazie ancora davvero tanto per i complimenti e per il commento.

  • Buonasera, senza dubbio il capitolo più avvincente sotto il profilo della trama, ma devo dire che mi è piaciuto molto anche lo stile utilizzato, in particolar modo nella prima fase e l’intreccio con il racconto di Napo. Complimenti, a presto!

  • Ciao Diego! Dubbio confermato. Leggendo Napo, il dettaglio del congelatore enorme mi aveva fatto sorgere un sospetto.
    Che tosta Raissa! Questa sua capacità di mantenere la concentrazione sulla vendetta è un aspetto affascinante del racconto.
    Ora che succederà? Ho votato per l’artista di strada 😉
    A presto!

  • Ciao Diego, ho recuperato due capitoli, che poi sarebbero quattro contando anche quelli di Napo, e l’ho fatto procedendo a zig-zag tra le vostre due storie e sai cosa? Mi ha dato proprio l’idea di un filo di cotone che passa attraverso dei pezzi di stoffa per cucirli insieme… Un’intesa perfetta, complimenti.
    Ho votato per l’impresario delle pompe funebri… A questo punto ci sta!

  • Il nano no (c’hai ‘na fissa? 😀 ), l’artista di strada boh, ma l’impresario di pompe funebri potrebbe darle qualche aiuto insperato.
    Mi piace come stai tratteggiando Raissa, sappiamo già un sacco di cose su di lei. Ho intuito anche che è leggermente arrabbiata 😀
    È sempre molto piacevole leggerti, la lettura scorre e le immagini si fissano, sono efficaci. Nel capitolo due ne ho trovate forse un po’ troppe, ma immagino sia una questione di gusti. Il vostro esperimento è interessante, anche se devo ammettere che qualche incastro tra i due racconti mi è sicuramente sfuggito (anche l’ultimo, il carro funebre, non l’avevo inizialmente colto).
    Ciao, a presto

    • Io non ho mai scritto di nani, era Kamelbujo.

      Sugli incastri sono abbastanza improvvisati, però a volte riescono bene. Non sono stati creati per farli incastrare (per capirci, il carro funebre è venuto fuori dopo che poteva essere usato).

      Grazie del commento dettagliato e del passaggio.

  • Ma che ne so… un nano…
    Guarda non so cosa dire, episodio perfetto. Ma che vi è preso? Siete diventati tutti bravissimi…. comunque potrei citarti frase dopo frase, sarebbe riscrivere l’episodio qui dentro, per cui mi limito a dirti che sei stato un grande.

  • Buongiorno Diego,
    ho letto, come al solito, prima il racconto di Napo. Il fatto che quel congelatore non avesse finalità alimentari era piuttosto scontato. La storia del cadavere morto e congelato non è certo originale.
    Tuttavia, le motivazioni che spingono Raissa a tale gesto sembrano discostarsi dai cliché del genere; solitamente le motivazioni sono altre, principalmente di tipo economico.
    Il fatto che non chiami le autorità per paura ci può stare fino a un certo punto, Raissa è una persona sveglia, sa che si troverebbe in guai ben peggiori omettendo la morte del principe.
    Rimane la vendetta; che poi è il fulcro della storia.
    Il principe non può “morire” (o comunque Raissa non può andar via) finché non avrà compiuto la sua freddissima vendetta.
    Il racconto è lineare, i salti temporali sono ben caratterizzati e permettono una visione d’insieme che si forma man mano che si procede nella storia.
    Non ho dubbi che riuscirete a mantenere un alto livello di coerenza.
    Ho votato il nano. Se hai tempo di leggere l’incipit del mio racconto “sarcasmo intermittente” capirai perché 😉

    • Sì, potrebbe chiamare la polizia però sa quello che accadrebbe. E non può permettersi di perdere altro tempo. Non le interessa se poi l’arresteranno, ha già buttato via più della metà della sua vita.

      Grazie per il commento articolato e per l’apprezzamento. I salti temporali cerco di gestirli al meglio per non confondervi. Sono contento che tu lo abbia notato 🙂

      Vado a leggerlo :))))

  • Ciao Diego.
    questo capitolo mi è piaciuto molto. mi è piaciuto il modo in cui racconti lo stato di agitazione in cui Raissa si ritrova al solo pensiero di avvertire qualcuno. La morte del principe mi ha spiazzata, pensavo che sarebbe andato avanti fino alla fine, ma magari lo farà in altre vesti. Io voto l’artista di strada mi pare più suggestivo in un’ambientazione pregna di avvenimenti. Il flashback ci porta a scoprire Raissa poco a poco, a capire perché si comporta in un certo modo e questo tuo racconto mi fa pensare a come debba sentirsi una persona in terra straniera. Spero che Michele non abbia scoperto il decesso, preferirei vedere come Raissa se la cava con il morto nel congelatore.
    a presto!

    • Vorrei mettere in chiaro che io mi trovo bene in terra straniera (la Russia) :)))))

      Grazie del commento, i complimenti e gli apprezzamenti sono una grandissima iniezione di fiducia e ripagano molto dell’impegno che ci metto in un genere toccato davvero poche volte ma che sto scrivendo con immenso piacere.
      Per ora Michele non lo ha scoperto, ha dei dubbi come si vede nel finale dell’episodio di Napo, ma non certezze.
      l’artista di strada piace anche a me 🙂

  • Stavolta ho invertito le letture e sono passata direttamente nel tuo racconto. Dunque, mi avete “accoppato” il mio personaggio preferito: perchééééé! Ora senza il Principe (non proprio azzurro) come farò? Scherzi a parte, ci sono diverse informazioni in questo capitolo. La figura di Raissa ruba la scena a tutti, anche grazie ai feed back in cui scopriamo poco a poco il dramma e il suo lato umano. La freddezza che dimostra nel presente, è figlia di un passato di sofferenza. Per quanto riguarda le scelte, le pompe funebri mi sembravano troppo ovvie, direi un’artista di strada.
    PS = Perché Michele le risponde che la morte del Principe non lo riguarda? Mi è sembrata una risposta troppo fredda.
    Per il resto, ottimo lavoro come sempre 🙂

    • Rispondo io su Michele.
      Diego ha colto a pieno la psicologia di Michele: è uno che non vuole rogne, si lascia vivere nella sua routine, non si rende conto di essere un mediocre e, se a tratti ne ha la percezione, tutto sommato gli sta bene. Non è certo il tipo che correrebbe in aiuto di Raissa per la morte naturale del Principe, lui preferisce rimanere chiuso nel suo mondo. Poi vedremo se qualcosa lo scuoterà da questo suo stato di abulia.

    • Sai che era una delle poche cose decise all’inizio. E ci è dispiaciuto farlo in particolare per te, davvero.

      Ti avrei risposto esattamente come Napo, che secondo me Michele avrebbe preferito girarsi dall’altra parte piuttosto che avere rogne. E diciamo che questa non è la mia idea, ma quella che Raissa si è fatta di Michele dalle poche volte che lo ha incontrato.

      Grazie del commento e ancora scusa per il Principe :))) però quando hai iniziato a seguirmi dovevi immaginare che un po’ di sangue sarebbe scorso, già con Napo mi sono buttato su un genere lontano anni luce dal mio solito horror/thriller, almeno una morte ci doveva essere. Scherzi a parte, grazie davvero

  • Ciao Diego,
    L’idea dei due racconti è sorprendente perché in questo modo, si riesce a capire in maniera più dettagliata il carattere di più personaggi.
    Mi sono alquanto divertita a leggere prima uno e poi l’altro.
    Davvero interessante.
    Voto per l’incontro con lo straniero. Un po’ di romanticismo ci sta…. anche se sono quasi certa che quella storia in realtà, non sia finita molto bene.
    Anche per te i miei complimenti per la trama scorrevole e lineare, con un uso del linguaggio appropriato e consono agli eventi del racconto.
    Non voglio fare paragoni tra te e Napo, concedimi però questa piccola osservazione: avete due stili di scrittura diversi, molto bravi tutti e due ma con una ricerca sull’uso del linguaggio scritto differente.
    Uno più attento e puntiglioso nei dettagli, l’altro più spigliato nel dialogo e nei pensieri tra i personaggi.
    Siete sicuri che questo tipo di narrazione possa essere apprezzato dalla maggioranza dei lettori? Se un giorno dovreste pubblicarlo, non spiccherebbe troppo il differente stile di narrazione?
    A me personalmente non dispiace ma è una domanda che volevo porvi.
    Grazie, alla prossima.
    Ilaria_S.
    (P.s: non è che poi si scopre che in realtà tu e Napo siete la stessa persona? ????)

    • Per curiosità: quale dei due leggevi prima, e quale dopo? Io ho la mia idea, ma per ora non la dico, mi interessa la tua opinione 🙂

      Se c’è di mezzo una Polaroid insanguinata… :))) comunque dal quarto capitolo appena messo online si scoprirà ancora qualcosa di Raissa. Ho dovuto tagliare 1600 caratteri, fra flashback e tutto avrei bisogno almeno di settemila 🙂

      La tua osservazione è legittima e interessante: io so che Napo ha un livello descrittivo-narrativo che io non riuscirei a emulare nemmeno se ci provassi. Io per contro ho uno stile più veloce (magari non proprio in questo racconto) e prediligo sempre i colpi di scena o a effetto. Proprio per questo credo che i due personaggi o il tipo di storia che abbiamo scelto (anche dal punto di vista narrativo) sono molto diverse. Perché diversi sono i personaggi. Quindi sotto questo punto di vista secondo me può funzionare. Poi la risposta la danno sempre i lettori, quindi il quesito sarebbe da girare, però vedo nei commenti parole di apprezzamento per la fusione dei racconti (non degli stili, ognuno sta mantenendo il suo come giusto che sia).
      Se dovessimo pubblicarlo credo vada nel genere fantascienza :)))) sinceramente, scherzi a parte, almeno io non ho mai pensato di costruire una storia da inviare a qualcuno, ma un esperimento qui su incipit. La voglia di metterci in gioco, di giocare insieme e insieme a voi.
      La differenza di stile spicca, ma non essendo un racconto a quattro mani, ma due storie complementari, credo che vada bene. Ma è la mia opinione personale, magari il prossimo che arriva dice il contrario 🙂

      In realtà abbiamo scoperto di essere due virginiani, ecco che qualche affinità ci legava 🙂 ma non credo che siamo la stessa persona (almeno non nello stesso momento in stile Split) :))))

      • Ciao!!!
        Grazie per la delucidazione e la risposta immediata al mio quesito.
        Apprezzo davvero il tuo modo spigliato di scrivere e l’hai dimostrato anche stavolta, rispondendo alle mie domande in modo diretto e sincero.
        Ora rispondo io alla tua. Ho iniziato a leggere prima Napo e dopo, mi sono accorta grazie ai commenti, che c’eri tu e grande sorpresa!!! Perché questa idea, ripeto, è davvero simpatica!! Per quanto mi riguarda continuerò a seguirvi con grande curiosità e rispetto.
        Ora che so che non siete la stessa persona, posso stare tranquilla ahah!???
        Ciao alla prossima
        Ilaria_S.

        • 🙂 Napo, non so se lo posso aggiornare in corso d’opera (me lo avevano proposto all’inizio del racconto ma non ci ho pensato). Grazie per gli auguri 🙂

          Ilaria, mi trovi d’accordo sul fatto che Napo vada letto per primo e poi passare dal mio, secondo mi si gusta meglio il racconto, ma potrebbe essere una mia impressione solamente.

  • Ciao Diego,
    ancora una volta un bel capitolo, semplice da leggere e bene articolato. Un unico, piccolo appunto, posso farlo alla frase: La russa evita lo sguardo sicuramente trionfante del mercante. troppe rime, sembra una cantilena. Anche la parola vendetta ritorna molto nella prima parte, ma immagino tu l’abbia usata per dare forza allo stato d’animo del tuo personaggio e per delinearne meglio il vissuto, anche io lo faccio, e spesso vengo criticata a tale proposito.
    A presto con un nuovo episodio!

    • Nel monologo era voluto, se l’ho ripetuta nel testo, no 🙂 E mi pare nella revisione (avevo sforato di 1600 caratteri) di averne tolte diverse di “vendetta”.

      Rileggendo la frase hai ragione, trionfante, mercante, troppo rimata, ma non voluta. Avrei potuto cambiarlo con pieno di sé o qualcosa di simile, grazie.

      Grazie del passaggio e dei suggerimenti. Lo apprezzo molto

    • Quando hai scritto questo post ero a metà del capitolo e stavo descrivendo l’incontro (dai commenti era il più gettonato). Non avevo contato la parte nascosta dell’iceberg, quelli che votano senza lasciare il commento e praticamente erano tutti per la Polaroid. Quindi ho iniziato di nuovo a scriverlo 🙂 In effetti per logica l’incontro doveva arrivare. Ora c’è già il quarto, penso nel quinto di raccontare questo incontro. Grazie

  • Complimenti, mi piace il progetto che avete scelto di intraprendere con Napo.
    Inoltre mi piace la storia, sempre più interessante col passare degli episodi. Anche lo stile narrativo con monologo iniziale in prima persona, racconto e flashback in terza, mi ha coinvolto e spero che rimanga lo stesso anche nei prossimi episodi.

    Ho scelto l’opzione della Polaroid insanguinata, senza avere alcuna indecisione al riguardo; è senza dubbio il primo interrogativo, tra i vari della storia, a cui vorrei dare risposta.

    A presto!

    • Ciao e benvenuto! Prima di tutto grazie del commento, che è come il pane per chi scrive.

      Lo stile resterà sicuramente quello, l’ho fatto scegliere al pubblico l’episodio precedente, quindi ormai il dado è tratto 🙂

      Per ora credo sia in vantaggio la Polaroid. Di certo svela molto perché è un salto in avanti di diversi anni dopo l’Olimpiade.

      Grazie ancora!

  • Mi piace il fatto di ritrovare la stessa scena vista da diverse angolazioni. Ma sicuramente la parte migliore è quella che riguarda Raissa, il suo passato. Come tutti, vorrei sapere come evolve l’incontro con lo straniero, anche se ho sbagliato a votare Oksana (concedimelo, vista l’ora tarda del commento). Il finale è un classico teatrale: il personaggio sviene e cala il sipario. Bravo. A presto.

  • L’incontro con lo straniero.
    Mi piacciono soprattutto i dettagli, che danno consistenza a Raissa, come la rabbia nel dimenticare gli articoli, sarà perché dopo 15 anni a parlar francese tra i francesi odio sempre nello stesso modo il loro rimproverarmi l’accento, ma mi ci immedesimo.
    È solo una bazzecola, ma all’inizio, nel paragrafo sul camerino, “sguardo” due volte in due frasi stride, magari potevi mettere “il principe lo ignora e fila verso il camerino. L’indifferenza a volte è peggio di uno sguardo…” È incredibile come sia più facile vedere le ripetizioni nei testi degli altri che nei propri. 🙂

    • Figurati che io in Russia ci vivo :)) però nessuno mi critica per la lingua, anzi mi fanno tutti i complimenti (ma qui rispettano tantissimo gli italiani). Grazie per la segnalazione, in effetti era evitabile la ripetizione, ma quando tagli 1400 caratteri qualcosa sfugge. Grazie per avermela segnalata.

      Grazie per il bel commento. E in bocca al lupo per le Olimpiadi 😉 ti auguro di fare il decatlon, è una bellissima esperienza (io ne ho fatti quattro e ne ho vinti due) :)))

    • Eh, quella sapevo che avrebbe conteso il primato all’incontro :)) in effetti dice molto quel flashback, vediamo, sono pari per ora.

      Per ora io e Napo teniamo nascoste l’uno all’altro le trame per non influenzare i personaggi, cioè i loro pensieri e i loro atteggiamenti. Poi arriverà il momento in cui parleremo per i dettagli, ma per ora no :))) quindi io so dove voglio andare a parare ma non ho idea di dove vada a parare Napo.

      Grazie per il commento.

  • Incontro con lo straniero,
    per fare ordine mentale e cronologico, sennò diventa dura seguire entrambi – te e Napo – e pure con scene alternate tra presente e passato. Dico “incontro” perchè immagino sia l’uomo che un giorno la metterà incinta, …. il resto ce lo racconterai. Magari mi sbaglio.
    Bellissimo episodio, molto bravo davvero. Ho notato che sei un perfezionista sulla caratterizazione dei personaggi e li rendi in modo magnifico, vivido; sei invece poco attento al resto, luoghi o cose ci sono ma non troppo, invece vanno sempre infilati con cura nello scritto poiché sono tematici, però vabbè… quando perfezionerai anche il resto sarai un mostro.
    PS
    Mi è dispiaciuto moltissimo per il disastro accaduto a Livorno…

    • Grazie mille prima di tutto per quello che hai detto su Livorno. E’ stata una catastrofe, i miei hanno avuto molta paura ma erano in una delle zone sì colpite, ma non distrutte. Da quaggiù mi piange il cuore nel vedere la mia città in quelle condizioni.

      Tornando al racconto certo che la scelta più logica è l’incontro così almeno si segue un ordine 🙂 però la polaroid insanguinata per esempio è intrigante 😛 diciamo che la storia alla fine deve venir fuori tutta, su questo hai ragione.

      Prima mi “accusavano” di creare trame intriganti ma facevo poca cura e attenzione dei personaggi. Sui luoghi mi è stato già rimproverato. Ora mi impegno di più anche su quelli (stavolta ho dovuto tagliare 1400 caratteri però, come scusante) 🙂

      Grazie ancora del passaggio e del commento.

  • Ciao Diego, lascerei tutto così: funziona bene 😉 Mi piace il modo in cui hai spostato l’attenzione su Raissa. Mi aspettavo un episodio caratterizzato dai due protagonisti maschili, invece mi hai sorpresa con l’approfondimento sulla donna. Il principe e il sarto recitano la loro parte (ne hanno coscienza), mentre Raissa porta sulla pagina qualcosa di vivo, qualcosa che pulsa e che per ora non ė ancora svelato ai nostri occhi di lettori.
    Alla prossima!

  • Credo che oramai non ha senso cambiare la struttura, quindi ho votato per continuare così come hai iniziato. Il personaggio di Raissa si prospetta molto complesso e sfaccettato, di sicuro nasconde segreti che verranno svelati lungo il corso della storia e di sicuro avrà un ruolo importante negli accadimenti più cruenti… La mia piccola osservazione riguarda il salto temporale che fai alla fine, con il flashback di Raissa, io lo avrei messo all’inizio dell’episodio successivo, in quanto la scena dell’incontro si conclude sulla domanda di Michele. Ma questa è una mia opinione naturalmente, tutto il resto del racconto è perfettamente speculare a quello di Napo, visto da un’altra prospettiva. Bello il vostro incastro!

    • L’incontro non poteva andare diversamente nella narrazione (due capitoli più simili ma da punti di vista diversi). Il flashback ero tentato di metterlo subito dopo il monologo, prima della terza persona, però poi alla fine ho optato per la chiusura del capitolo. Credo che anche nel prossimo (dipende dai caratteri) ci sarà un piccolo flashback che come un tassello alla volta dirà qualcosa del suo passato e del perché è in Italia.

      Come sempre grazie mille del commento e del tuo passaggio.

  • Ciao. Per scrivere una storia si dovrebbe partire già con uno stile di narrazione ben delineato. Lo stile narrativo è ciò che ti identifica, sei tu, è la tua firma. Chiedere a chi legge come lo si vuole impostare e come chiedere alla gente “Come vorresti che io fossi?”. Per questo opto per lasciare tutto così com’è.

    • Infatti il mio stile di narrazione scelto era quello. Visto che questo è un sito interattivo e nel primo capitolo questa è stata la scelta più discussa (quella narrativa), ho voluto rimetterla al lettore (che per ora sta premiando la mia scelta iniziale). Su questo sito amo sperimentare (già in passato come scelta avevo messo tre nomi di amici, tra cui Napo, per far scrivere il settimo capitolo, dove avrebbero potuto cambiarmi o stravolgermi tutta la storia e io ne avrei ripreso le briglie nell’ottavo capitolo) :)))

      Ho proposto la scelta perché sarebbe stato interessante anche tutto dal punto di vista di Raissa (ed ero io stesso molto indeciso sul come impostarlo, poi ho sperimentato un passaggio da un monologo alla terza).

      Io sono contento della piega del voto 🙂 Grazie del commento e del passaggio.

  • Ciao Diego, non trovo nessun motivo per cui cambiare quindi ho votato che resti come ora.
    Mi è piaciuta la piega che hai dato al punto di vista di Raissa, già pensavo che questa donna avesse tanto da raccontare e che ci fosse anche molto dolore. Non può essere facile lasciare la patria e cambiare totalmente vita.
    Bravo, a presto

  • A questo punto, visto che i primi capitoli sono strutturati in questo modo (monologo, racconto e flachback), lascerei le cose come stanno. L’incertezza l’ho avuta solo nel primo capitolo, adesso è la regola. Mentre nel racconto di Napo è il Principe il personaggio che mi interessa di più, nel tuo è certamente Raissa. Hai puntato i fari su questa donna che al momento non ho ancora inquadrato. Non credo sia un arrivista, scopriamo a poco poco cose di lei e penso abbia un certo spessore, una sofferenza non ancora espressa, legata alle sue origini. Alla Russia. Azzardo un’ipotesi: forse ha perso un figlio… Seguo con maggiore interesse.

    • Sì, mi ero imposto come una regola, una prova diciamo, di fare un monologo iniziale su un tema diverso ogni volta (vedi il primo si presentava, nel secondo sulla nostalgia), poi passare a una narrazione in terza e poi dei flashback dove verremo a conoscenza della storia di Raissa sempre in terza (e qui mi sembra il POV più azzeccato per venire a conoscenza dei fatti).
      Raissa come hai ben capito è difficile da inquadrare, che non sia arrivista traspare, sennò avrebbe ceduto alle tacite avances del Principe.
      Mano a mano con i flashback sarà chiara la sofferenza che la affligge. Che fosse incinta ho cercato di trasmetterlo col flashback, se poi lo ha tenuto o no, ancora non si sa.

      Grazie del tuo passaggio e del commento, sempre graditissimi.

  • Non approvo i cambi, ho votato: tutto in prima persona.
    Diego, ne avrei di cose da dire, ma sarò brevissima perchè non so se vorresti ascoltarle.
    L’esperimento prosegue a meraviglia, vi seguo insieme e sono stupefatta per il vostro sincronismo, il vostro danzare benissimo l’uno con l’altro.
    La tua scrittura mi ha sempre fatto questo effetto ondivago: per metà mi affascina, per metà m’innervosisce.
    Il fatto è che secondo me tu sei un ottimo autore con ottime idee ma non presti attenzione a cose che invece dovresti osservare da lontano, come un lettore qualunque. Solo così noteresti le pecche. Un esempio è averci lanciato in un attimo da un vecchio ammiraglio in un bordello a un cagnolino che mangia fino a un tifoso di calcio che guarda una partita di baseball tutto in poche righe. La scrittura è fatta di immagini e non possono essere troppe, tutte insieme e slegate. Così ci fai diventare matti. E ti rimprovero anche un’altra cosa: le azioni spiegano le scene, lo sai, come le battute. Allora perché: lui era davanti allo specchio a vestirsi fanatico come un pavone e lei pensava fossero in ritardo e pensava al suo accento che non le piace e ascoltava il vecchio definire un inetto il sarto e, senza capire come, eravamo al citofono a suonare tre volte. Quando siamo usciti di casa?
    Potrai attribuirlo ai 5000 caratteri ma io penso sia distrazione, perchè poi sei anche un poeta e un creativo puro, per cui 5000 caratteri non possono imbrigliarti a meno che sia tu a lasciarglielo fare…

    • Questo poll vi ho dato una scelta molto importante sulla narrazione. Non mi era mai successo di cambiare in corsa ma sono disposto a farlo.

      Grazie del commento dettagliato (se hai cose da dire, dille, siamo qui per crescere, per ascoltare i consigli). Rispetto il tuo punto di vista e la penso come te solo per metà.
      Sono d’accordo che non c’è stacco (ero andato a capo due volte ma la formattazione me l’ha mangiato) tra loro in casa e l’arrivo al negozio. Ma le immagini per similitudini sono tutto per me, che siano pure slegate tra loro e ravvicinate. Può piacere o meno (a te ho capito che non piace molto :))) ). E la parte iniziale secondo me è normale, l’ho appena riletta. Lei guarda l’orologio prima e freme per il ritardo, poi lui la distrae parlando del sarto mentre fa il vanitoso e quando Raissa risponde le viene da pensare al suo accento. E poi ci voleva un passaggio o uno stacco, e su questo sono d’accordo con te.

      Ma come ti ho detto, rispetto molto il tuo punto di vista e il tuo commento mi ha fatto pensare e rileggere alcune parti. Quindi tu dimmi tutto quello che pensi. Grazie ancora del passaggio e del commento dettagliato.

  • La prima per tutto… Ho la sensazione che Raissa abbia molto da raccontare di se’ e farlo in prima persona penso le sia più congeniale perché attraverso i sui pensieri si riesce a cogliere un aspetto diverso del suo carattere da quello che appare dall’esterno (ovvero raccontando in terza).
    Bel capitolo.

    • Grazie del passaggio e i complimenti. Visti i commenti ho deciso di mettere la narrazione nelle vostre mani, io sono disposto a cambiare :)) Il racconto in terza resta comunque molto dal punto di vista di Raissa, anche se non in prima persona. Il flashback secondo me stava bene in terza per apprendere più fatti in modo neutrale. Vediamo, sono curioso.

  • Credo sia opportuno restare su questo schema, senza complicare ulteriormente l’esperimento, che già è bello complicato di suo.
    Siete bravissimi, ma un’eccessiva variabilità negli schemi narrativi potrebbe confondere il lettore.
    Giusta la scelta di utilizzare il corsivo per il monologo iniziale in prima.
    Nessun dubbio sulla tua capacità di elaborare i suggerimenti, le critiche e le osservazioni dei lettori per costruire l’episodio. Stavolta poi ti sei superato perché sei riuscito a tenere nel giusto conto anche quelli arrivati dalle parti del tuo compare.
    Bella, bellissima, l’immagine delle foglie che si lasciano cadere…

    • E pensare che l’ho aggiunta prima di pubblicare quell’immagine, quando ho visto che avevo ancora alcuni caratteri ho pensato di infiorettarlo in qua e in là.

      Grazie mille per il passaggio e i complimenti (anche se uno volevi rivolgerlo a Napo ho letto, ma siccome l’hai scritto qui me lo prendo pure io) :)))

      Ho visto la tua mail, ti vado a rispondere, anche se non credo di conoscerla, magari di vista.

  • Eccomi già qui. Ho già letto e votato l’altro ma commento prima questo.
    Ho un dubbio:
    Se Raissa pensa sempre prima di parlare, perché se ne è uscita con quel …lui vuole…?
    Ok, era esasperata, però si è contraddetta subito.
    Vedo che hai modificato il modo di parlare di Raissa, secondo me potevi farla continuare a parlare come nel primo episodio. Ma è una cosa personale, va benissimo anche così.
    Il flashback finale ha ben concluso questo episodio.
    A me questo stile narrativo piace molto, e spero vivamente che resti come ora.
    Ciao Diego, ora torno dall’altra parte.

    a presto

    • “Se Raissa pensa sempre prima di parlare, perché se ne è uscita con quel …lui vuole…?
      Ok, era esasperata, però si è contraddetta subito.”

      In effetti hai ragione. In mia difesa posso dire che non pensava di parlare, era come un pensiero a voce alta dettato dall’esasperazione e per questo non ci ha pensato nemmeno prima di parlare, si era scordata completamente della presenza di Michele e da dietro il Principe non l’avrebbe sentita.
      Sul carattere di Raissa mi rifaccio all’esperienza, vivo da nove anni a Mosca 🙂 e spesso sono davvero così, pensano molto perché odiano fare errori (non tutti naturalmente).

      Però ti ringrazio per avermelo fatto notare, in fase di revisione (se mai ci sarà) ne terrò certamente conto.

      Diciamo che nel primo episodio non ha mai parlato (c’era un pensiero e leggeva il messaggio del Principe), qui ha parlato ma la modifica è stata leggera, non ho scritto un pronome qui, un altro piccolo errore là, ma non la farò mai parlare come Ivan Drago 🙂

      Sono curioso di vedere cosa sceglierà la gente, anche io ho la preferenza per questo stile narrativo, ma essendo un sito interattivo mi son messo nelle vostre mani. Vediamo 🙂

      Grazie ancora del passaggio e dei consigli, mi sono sempre molto utili.

  • Ciao Diego, bentrovato. Ho letto il racconto di Napo e mi chiedevo cosa legasse i due testi. Praticamente si tratta dello stesso racconto visto da due angolazioni diverse. Non ho ben capito perché passi dalla prima alla terza persona. Sarebbe stato invece molto interessante se avessi continuato a usare la prima, come Napo. Penso che l’esperimento sarebbe stato ancora più calzante, ti pare? A parte questo preambolo, ritrovo la tua scrittura fluida e per certi versi essenziale, senza fronzoli. cosa che a me piace molto. Questo Principe marpione promette bene, perciò ho scelto di dargli più spazio, anche vedo al momento che non è la scelta vincente.
    Questi racconti, il tuo e quello di Napo, hanno dato una sferzata di vitalità al sito. Ci voleva, cappero! Un caro saluto,
    Angela C.

    • Ti anticipo che sarete voi a scegliere come continuare la narrazione, visti i commenti che ho ricevuto :))

      Grazie mille, penso che il bello dovrà ancora venire, il brutto è che non lo sappiamo nemmeno noi cosa succederà :))))

      Grazie di essere passata, spero ti divertirai. Io era da tempo che non mi divertivo così (in scrittura intendo)

  • Ciao Diego, eccomi… sono passata anche da Napo. E’ tanto che non seguo più The Incipit, ma appena ho saputo del vostro progetto sono corsa… sono troppo curiosa! Mi sarebbe piaciuto sapere di più su Raissa, ma dato che è in minoranza ho scelto l’incontro con Varriale. Il tuo incipit è ottimo, anche se io avrei continuato il racconto in prima persona. Vi seguo naturalmente…

  • Raissa… ma è in minoranza.
    Ciao Diego, la prima parte dell’incipit relativa ai pensieri di Raissa avresti potuto scriverla in corsivo o racchiuderla tra le virgolette, giusto per dare un distacco narrativo con la storia vera e propria. Anche se avrei preferito che continuassi con la prima persona, giusto per creare un maggiore parallelo con la storia di Napo: punto di vista di Raissa e punto di vista di Michele. Ma questa è la tua storia, perciò mi limito a seguire.

    • Un flashback ci sarà, ma piccolissimo. Peccato. Avrei voluto incentrarlo su quello il capitolo, ma tant’è.

      Il fatto è che avevo lasciato un bel po’ di spazio tra il monologo di Raissa e il passaggio in terza persona, che poi mi è stato mangiato dalla formattazione. Ora corro ai ripari, pensavo di mettere un classico -o- ma il corsivo che mi hai suggerito mi fa risparmiare i caratteri.
      Il passaggio è sì in terza persona, ma segue molto il punto di vista di Raissa, come un esperimento nell’esperimento.

      Grazie mille del passaggio e del graditissimo commento.

  • Ciao Diego. E’ la prima volta che ti leggo. Merito (colpa) di Napo e di questo vostro pazzo progetto (ma tranquillo a me i pazzi piacciono). Napo ha già chiarito alcuni punti sui quali avevo ingenuamente manifestato delle perplessità quindi non ti tediero oltre. Sulla scrittura in sé niente da dire. È evidente che hai una certa dimestichezza con la penna.
    Avrei solo un paio di appunti, se me lo consenti.
    Primo: non ho ben capito il motivo del passaggio dalla prima alla terza persona (se un qualche motivo c’è naturalmente) e mi chiedevo anche se è uno schema funzionale al vostro progetto e che riproporrai anche nei successivi episodi.
    Secondo: L’incipit è bellissimo, ma è scritto con una proprietà di linguaggio che non attribuirei mai a una russa arrivata in Italia solo da ‘alcuni anni’ (dove ‘da alcuni’ io l’ho interpretato come ‘non da moltissimi’).
    Naturalmente ti seguo.
    Anche perché sei un livornese che scrive di Napoli e io sono di Napoli e considero Livorno la mia seconda casa.

    • Ciao, Lou. Prima di tutto piacere e grazie del commento dettagliato. Cercherò di rispondere alle tue richieste 🙂

      Sinceramente ho iniziato con un piccolo monologo di Raissa per poi passare alla terza persona, e mi è piaciuto come suonava (nella formattazione c’era un bello spazio che qui è stato mangiato). Ho deciso di adottare questa formula per tutti e dieci i capitoli, ma la storia, anche se in terza persona, segue il punto di vista di Raissa in ogni caso. E’ (mi scuso ma non so come fare la e accentata maiuscola) una specie di esperimento nell’esperimento. Il vero motivo è che mi piaceva descrivere Raissa con quelle buste della spesa e la rampa di scale da affrontare, ancora una salita.

      Per il secondo punto ero molto combattuto. Io vivo a Mosca da quasi dieci anni e mi è capitato di insegnare l’italiano. Ci sono studenti miei, che non sono mai stati in Italia, ma parlano con il congiuntivo e possono avere un accento marcato ma non fanno errori grammaticali. Se Raissa avesse studiato molto dagli anni ’80 a ora (l’italiano è molto popolare in Russia fin dai tempi sovietici) penso che farebbe errori di accento ma non di grammatica. Poi Raissa non parla quasi mai in un dialogo, legge un sms ed esprime solo pensieri e i pensieri li vedo come tradotti dall’autore. La verità è che non voglio fare di Raissa una macchietta alla Ivan Drago di “ti spiezzo in due” 🙂

      Come mai consideri Livorno la tua seconda casa, se si può dire? 🙂

      Grazie ancora e a risentirci

      • Grazie per i chiarimenti.
        I dubbi sulla proprietà di linguaggio di Raissa riguardavano esclusivamente la parte scritta in prima persona. Sul resto è chiaro che è l’autore che traduce i pensieri della donna secondo la propria sensibilità e la propria (scusa il gioco di parole) proprietà di linguaggio.
        Su Livorno la storia sarebbe lunga ma sintetizzo. Allora mia madre ha sette sorelle. Di queste sette, sei vivono tra Napoli e provincia. Una sola (credo sia la settima in linea di successione, ma faccio sempre un po’ di confusione anch’io) vive a Livorno da quando, appena diciannove, vi si trasferì col grande amore della sua vita. Una vita complicata, difficile, prima il lavoro in una mensa, poi una salumeria tutta sua, una casa popolare, tre figli e negli anni anche due cani (con cucciolata annessa) e gatti e vari altri animaletti. Poi il marito che perde il lavoro, si reinventa prima Guardia Giurata, poi apre una pizzeria coi fratelli, la pizzeria che chiude per i troppi debiti… Sì, ma sto divagando come al solito. Tu volevi solo sapere del mio rapporto con la città. Da piccini (si usa così a Livorno, no?), appena le scuole chiudevano, io, mia sorella e mia madre (qualche volta anche mio padre) saltavamo sul primo treno e ce ne andavamo a Livorno a trovare zia.
        Si stava stretti in casa ma ci si stava. E poi con i miei cugini c’è sempre stato un bellissimo rapporto. Quando, crescendo, ho cominciato a soffrire un po’ il rapporto con mio padre, non ho trovato di meglio da fare che scappare da mia zia a Livorno (l’ho fatto due volte, la prima a tredici anni). Ancora oggi, almeno una volta all’anno, una passeggiata a Livorno me la devo fare (sennò chi la sente a zia). Nel frattempo anche i miei cugini sono cresciuti (il più piccolo è sposato con una russa, pensa un po’) ma conserviamo un rapporto di affetto più da fratelli che da cugini (con la più grande abbiamo fatto più di una volta anche le vacanze insieme). Ho letto nella bío che hai 39 anni, l’età di mia cugina (la seconda), che magari conosci pure. Scusa se mi sono fatto prendere la mano, però te la sei voluta Diego… chiedermi di Livorno è da pazzi, non hai propria idea di quanto avrei potuto scrivere ancora, sarei potuto andare avanti per giorni….

  • L’incontro con Varriale, per andare di pari passo col suo racconto e leggerlo da un altro punto di vista.
    Ciao Diego,
    Ti seguirò perché indubbiamente questo incipit è stimolante e la tua bravura salta all’occhio, ma soprattutto per la curiosità che nutro nei confronti di questo progetto letterario che porti avanti con Napo verso il quale nutro una fiducia incondizionata. Sono certa che ne nascerà una storia davvero bella.

    • Grazie e benvenuto 🙂
      Sì, noi ci stiamo divertendo e speriamo di trasmetterlo anche ai lettori.
      Il marrone è il colore adatto per il Principe, vediamo cosa diranno i lettori. Il bello è proprio che non ci siamo messi d’accordo sul Principe, solo delineato, e il fatto che tu lo abbia trovato proprio come pensavi, non può che farmi piacere.

      Grazie ancora!

  • No, ovvio, l’incontro con Napo… em… cioè…con Varriale.

    eheheh Dieguzzo, sì tornato anche tu?
    Molto felice, fui.
    La Russia, poi, tu ce l’hai nel sangue. eheheh, o lo neghi? eheheh
    Mi piace questo vostro gioco… mi piace questa tua Raissa. Ma vabbé, che dubbi c’erano?

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