Dove eravamo rimasti?
Scortala nel buio e nella luce
Il pozzo iniziò a riversare fuori quella melma nera così velocemente che Beatrice, confusa, afferrò un frammento e scappò verso le scale. Non c’era un ordine di pensieri ben preciso, la paura aveva preso possesso del suo corpo, ragion per cui tutto risultò frettoloso ed ovattato al tempo stesso. Lungo le pareti a risalire le impronte di sangue segnavano il ritmo con cui si trovava a poggiare il peso del corpo, per sostenersi quando opportuno con l’aiuto delle braccia. Nel fare ciò, il pezzo di specchio sprofondava sempre di più dentro la carne della mano e sebbene bruciasse intensamente, non aveva il tempo di badarvi. Quando la luce del corridoio al primo piano si stagliò lì di fronte come una certezza rassicurante, lei non frenò la corsa, ma vi si gettò disperatamente per poi richiudere alle proprie spalle la porta e porre un ostacolo tra sé stessa e qualunque cosa stesse vomitando il pozzo, due piani più in basso.
«Madre!» – usava chiamarla così nonostante non fosse realmente sua madre. Nadia e Beatrice non avevano alcunché in comune: la prima aveva occhi color nocciola, la seconda per i propri aveva rubato un po’ di cielo estivo, Nadia aveva lunghi capelli castani ed un incarnato olivastro, tipico dell’area Mediterranea, mentre i capelli di Beatrice, così come la pelle, rispondevano ai perfetti canoni di donna nordica grazie a quel dorato biondo che aveva l’effetto di slavare ancora di più la carnagione pallida, solo a tratti appena un po’ rosea. E se Nadia era appena una ragazza non ancora maggiorenne, Beatrice aveva superato da qualche anno, a sua memoria, la soglia dei trenta.
«Nadia…» – era riuscita a metterla a fuoco, quindi raccolse i pensieri e cercò di fare quello che razionalmente doveva essere pronta a fare. Nutrire il pozzo non era mai stato un passatempo, né un gioco.
«Avverti subito la Signora, e le altre anche che…»
«M-madre…» – la seconda volta la voce uscì meno convinta. Nadia aveva distolto lo sguardo da Beatrice ed ora stava fissando qualcosa sopra la sua spalla sinistra, mezzo metro più in alto.
La Villa delle Vedove era stata costruita nel tempo intorno al pozzo. Il terreno era stato modellato diventando qualcosa di lontano rispetto a quanto fosse in origine, il pozzo per essere protetto egregiamente era stato posto in basso, ma più in alto delle fondamenta. Progetto dopo progetto, anno dopo anno, quel luogo aveva raccolto una moltitudine di donne slegate da ogni legame mondano. Orfane, figlie in fuga, zingare. Ma non fu per vanità che la villa venne inondata di specchi. Scrutare nella loro superficie riflettente non era motivo di autocelebrazione, sebbene fossero indiscutibilmente utili per pettinarsi, le ore passate nell’osservazione degli stessi erano dedicate a qualcosa di più complesso della semplice civetteria femminile. Ogni superstizione aveva un fondamento. Così… Se si diceva che lo specchio fosse una porta verso altre realtà, cupe e ricche di anime dei trapassati, allora era loro dovere svelarne i segreti. E se tanto bizzarro appare questo fine, di una cosa bisogna esser certi: ognuna di quelle donne aveva la propria ragione di trovarsi lì e in nessun altro luogo oltre quello.
Il lungo specchio orizzontale che si trovava nel corridoio, adiacente alla porta vicino la quale si trovava ora Beatrice, sudava flemmatico la stessa sostanza melmosa che il pozzo aveva iniziato a riversare. Seguendo lo sguardo di Nadia, Beatrice si voltò osservando, ancora prima dello specchio, le lacrime nere che avevano segnato inevitabilmente la parete, e capì che l’effimero limite posto dalla porta chiusa alle sue spalle, era cosa inutile.
«Chiamale, vai. Alla Sala degli Specchi!» – ribadì l’ordine verso la ragazza. Sentendo il dolore pulsare prepotente nella mano che ancora stringeva il frammento, ebbe come la sensazione che qualcosa in quella melma mescolata al proprio sangue, si era insinuato profondamente nel suo corpo, o nella sua anima.
Lo avvertì nel flebile cambiamento che pareva affacciarsi nella propria adrenalina ora messa lentamente a tacere; una rinnovata calma che sedeva fianco a fianco con la paura, rendendo quest’ultima una sorta di prova della sua riuscita in… qualcosa. Era stato il sacrificio impeccabile? Il giorno fortunato del caso? O il suo ricordo, ad aver destato l’interesse in quell’Oltre che ora provava a rivelarsi? A testa bassa per il peso dei pensieri e con quel rumore prima udito, metri sotto la villa, iniziò a camminare con la chiara intenzione di raggiungere la sala menzionata solo pochi istanti prima a Nadia.
E mentre ognuna percorreva il proprio cammino, chi verso le altre vedove, chi verso la Sala degli specchi, all’interno della villa calò gradualmente il buio. Ogni supeficie di vetro sembrava annerirsi al passaggio di Beatrice che, appena prima di varcare le porte della Sala, incrociò l’esotico sguardo della Signora pochi passi più in là, di lato all’entrata. Le candele che teneva in mano, l’espressione pensierosa ed un annuncio sulle labbra.
Non si fece attendere troppo, la Signora parlò chiaramente e senza mezzi termini verso Beatrice.
- "Abbandonala. Se andrai fino in fondo, perderai più di quanto hai già perso." (0%)
- "Mi dicesti che avresti fatto tutto il necessario per avere quello che volevi. Bene, ora ci siamo." (20%)
- "Delle altre... Sono rimaste quelle che bastano, e sono già dentro. Nadia non troverà nessuno eccetto..." (80%)

14/10/2017 at 21:02
Nadia, Nadia, vediamo come vive la situazione Nadia… 🙂
12/10/2017 at 16:01
Mhhh, dunque, io andrei con La Signora.
Mi piace questo capitolo. È… grottescamente in tinta 😀
12/10/2017 at 17:42
ci piace il nero
ahaha grazie !
11/10/2017 at 09:06
Ciao Sicut,
La cosa si fa sempre più intrigante. L’unica cosa che non ho capito, cioè ho capito ma ho dovuto rileggere, é:
I passi di due persone, “madre”, eccola di nuovo Nadia, e non solo lei.
Ma é solo una sciocchezza e io sono un po’ rinco…
Mi pare di vederlo il salone, col pavimento lucido, che io avrei lasciato tutto nero a riflettere la volta dipinta… ma va bene anche con le striature bianche.
Aspetto il prossimo allora, trasloco permettendo ?
11/10/2017 at 09:36
Ciao Kez!
il “madre” è il richiamare di nadia quando lei e asya arrivano alla sala, quindi rivolto a beatrice, sono le virgolette che dovevano essere quelle altre parentesi ;_;
Oh grazie!
Il marmo nero omogeneo non credo esista (ma magari sbaglio eh), onde non scrivere ciofeche mi sono andata a vedere i tipi di marmi ed il nero ha delle venature molto interessanti che restituiscono una drammaticità (secondo me) in armonia con gli specchi, in quanto le venature fanno pensare effettivamente a delle “incrinature” e… niente mi creo le scene visivamente in testa prima di scriverle, quindi sono ben contenta di sapere se riesco a comunicarle anche a chi legge! Grazie!
(e sì spero di uscire viva da questo trasloco)…
03/10/2017 at 10:41
Un po’ di pazienza e torno T_T (e torna anche Beatrice)
Che traslocando (sigh) non ho tempo materiale per il pc/scrittura!
20/09/2017 at 13:11
Scusa,
Sicut. Maledetto correttore!
21/09/2017 at 21:54
Ahah non ti preoccupare, sono infamissimi mezzi questi cellulari!
Grazie di nuovo delle considerazioni, grazie mille! Spero di non tradire le aspettative.
20/09/2017 at 13:10
Ciao Sicuro-Felem,
Io dico che Nadia non troverà nessuno eccetto…
Mi sono piaciute molto le similitudini usate per l
Descrivere l’aspetto di Beatrice, il scivolare della melma sulle pareti che hai descritto come lacrime… mi piace la calma che si siede di fianco alla paura e la testa china sotto il peso dei pensieri. Ottimo capitolo! Il tuo stile sta prendendo forma, stai andando sempre meglio.
Aspetto il prossimo.
18/09/2017 at 18:32
“Il pozzo iniziò a riversare fuori quella melma nera così velocemente che Beatrice, confusa, afferrò un frammento e scappò verso le scale”
Stavolta ho dovuto pensarci un po’, ma alla fine ha vinto questa opzione per me.
Attendo con curiosità il prossimo episodio!
18/09/2017 at 16:06
Bel capitolo!
ciao Sicut-Felem.
Mi piacciono le descrizioni, mi piacciono le frasi tipo:Il cuore le soffriva in petto (molto evocativa); ancora: di quel sibilo che i vecchi emettono poco prima di spirare, quando già il fiato si è fatto povero nelle loro gole, e la vita esile come la pelle sulle vene livide.
Saper raccontar con pochi tratti efficaci è un’arte. Brava, aspetto prossimo episodio. Io ho votato la melma, perché fa molto horror e porta scompiglio!
18/09/2017 at 10:17
Voto per la signora gelosa. Ci dev’essere un motivo per cui il rituale è così metodico e regolare, e di certo i grandi capi lo sanno…
17/09/2017 at 16:02
Sicut, ci stai facendo scivolare sempre più nell’oscurità.
Un’oscurità densa di mistero in cui le uniche certezze sono rappresentate da un’ambientazione decisamente affascinante. Curioso di sapere cosa succederà.
14/09/2017 at 22:13
Mi ha spiazzata questo secondo capitolo, mi aspettavo tutt’altro, ma è decisamente affascinante.
Voto per l’entità in cerca di identità, fa anche rima ?
10/09/2017 at 18:11
Bello dark questo capitolo. Mi è piaciuto molto (come le tue opere che ho sbirciato dalla tua bio). Purtroppo credo di averti portato in parità votando:
Il volto di Betsie guardava imperioso verso Beatrice, rimproverandola per ciò che aveva dimenticato…
Però mi piaceva molto come opzione.
“Beatrice si sentiva pervasa da una tristezza che la sua mente stentava a riconoscere come propria…” molto bella anche questa, brava 😀
11/09/2017 at 15:56
Grazie mille (Laney, Federica, Keziarica, Karasujin ecc…) innanzitutto.
In realtà anche le situazioni di parità (mentre scrivo qualcuno ha cambiato di nuovo la “percentuale scelte”) mi ispirano, in parte perché fai contenti più lettori e in parte perché sono situazioni interessanti!
Mi scuso dei refusi, me ne sono accorta solo a rilettura post-invio 🙁
(tipo: cercò di volarsi -> voltarsi!!), sigh.
10/09/2017 at 12:26
Ho votato questa: “L’indefinita forma cercava una propria identità, assumendo più aspetti, senza mai averne uno che Beatrice potesse carpire nei lineamenti.”
È un racconto misterioso, intrigante, hai fatto trasparire bene la tensione e confusione di Beatrice. Lo seguo con piacere.
Attendo il prossimo episodio… Chissà che ne sarà di Bea 😉
10/09/2017 at 08:45
Rieccoci, ciao.
io scelgo il volto di Betsie che guarda Beatrice, anche perché si accorda meglio con il titolo di questo capitolo. Mi piacciono i viaggi nel tempo, seppure mentali.
aspetto prossimo capitolo.
08/09/2017 at 14:07
Sono indeciso tra “la creatura (chiamiamola così, per il momento) che parla dal pozzo” e “Beatrice che fissa il vuoto (il quale poi inizia a fissare di rimando 😀 XD) e vede qualcosa”.
E se tu facessi una via di mezzo tra queste due opzioni?
08/09/2017 at 15:05
E un po’ come quando devo scegliere tra il tiramisù e il sorbetto al cocco. No ok quella è una decisione ben più ardua, ma ti ringrazio del parere sul ->”dai mix insalata e via!” eheheh! <3
si fa quel che si può (e votano)!
07/09/2017 at 23:20
Svelare tutto subito no, sono d’accordo anch’io, però la tempistica dipende anche da quanto e come pensi di sviluppare la storia in se. Bello il modo in cui dai informazioni mostrando senza spiegare più del necessario.
07/09/2017 at 18:07
Fissò il buio così a lungo che…
Un inizio davvero di atmosfera, bello molto! 🙂
07/09/2017 at 18:41
troppo gentile 🙂 grazie mille!
07/09/2017 at 10:23
Senza dubbio questa: Beatrice vede qualcosa nel buio.
Un buon incipit intrigante e misterioso, un preludio ad una buona storia. Ne sono certa!! 🙂
07/09/2017 at 10:02
Io non farei vedere troppo subito. Lei forse vede qualcosa ma giocherei ancora un po’ sull’ambiguità.
07/09/2017 at 10:31
Grazie Paul, cercherò di fare attenzione
07/09/2017 at 08:25
Ciao, bella idea quella del ricordo donato che non si può riavere indietro. Diceva Nietzsche che se si guarda troppo nell’abisso, quello alla fine guarderà dentro di te, è una frase che mi piace molto per questo scelgo Beatrice che fissa nel buio. Vediamo se davvero l’abisso guarderà Beatrice…
A presto.
07/09/2017 at 09:40
E’ tutto nuovo e molto magico qui! Mi sono buttata per gioco su consiglio di un’amica e spero di intrattenere con piacere chi passi per di qui, per cui ti ringrazio moltissimo della considerazione e della speranza sulla scelta (e sì, è una frase che ho nel cuore fin dall’infanzia, sono cose che ti “costruiscono”). Sono curiosa di vedere quale scelta prevarrà.
A presto!