Noli Me Tangere

Dove eravamo rimasti?

Come detto, l'unione fa la forza. Ma da che parte cominciare? Fidarsi di Marit e lasciare che sia lei a guidarla. Di sicuro lei ha molti contatti a cui rivolgersi e conosce meglio il mondo. (67%)

Le analisi di Clavius

Il mattino dopo Marit prese in mano le redini della spedizione. Non ci volle un arco di scienza per intuire che fosse abituata ad organizzare una partenza: in pochi minuti aveva recuperato un cavallo, ordinato le scorte di cibo al locandiere, pagato le stanze, acquistato qualche abito più pesante e aveva dato ordine al fabbro di affilare un paio di pugnali, rendendo possibile la partenza già a metà mattinata. L’unica cosa che rimase da decidere fu la destinazione. 
«Hai detto di star cercando delle risposte. A cosa, esattamente?»
Irika, che fino a quel momento si era sentita praticamente inutile, non aveva dubbi su cosa risponderle.
«Che cosa sono, perchè sono diversa.» La gatta inclinò il capo da un lato e gli occhi giallo paglierino si spostarono sui capelli bianchi della ragazza. Passarono agli occhi violacei, alle ciglia bianche, alla pelle quasi trasparente. Pochi secondi necessari a rifletterci e annuì.
«Allora andremo dai Vampiri.» Salì con agilità sul cavallo e allungò una mano verso di lei per aiutarla a fare altrettanto.

I Vampiri erano un’altra delle razze di cui Irika aveva solo sentito parlare. Abitanti delle fredde e cupe Terre d’Inverno, si diceva venissero generati dagli esseri umani in seguito ad una morte cruda e violenta risvegliati da un desiderio inespresso in vita: vendetta, rabbia, odio o anche -sebbene più raramente- amore, se il desiderio era abbastanza forte da incatenare lo spirito al mondo oltre una morte feroce, l’umano si risvegliava in Vampiro. La maggior parte erano criminali e assassini, motivo per il quale il Consiglio registrava ogni singolo vampiro e li conteneva tutti all’interno di Renia, la capitale delle Terre d’Inverno. 
«Ricordami perchè tra tutti quelli a cui possiamo chiedere, dobbiamo andare proprio da loro.» Irika non era tranquilla, seduta dietro a Marit sull’unico cavallo a disposizione.
«Checchè se ne dica, i Vampiri sono ottimi scienziati.»
«Certo, perchè hanno tutto il tempo di studiare dopo aver passato la vita ad uccidere senza ritegno.» 
Marit ridacchiò appena. «Non sono poi così male. E poi Renia pullula di Guardie Reali, saremo al sicuro. E se c’è qualcuno che può studiarti per bene, quello è di certo Clavius. Era uno scienziato anche in vita, sai?» Irika preferì non fare ulteriori domande.

Renia era una città spoglia, dalle linee metalliche e spigolose. La neve ricopriva strade e tetti e gli alberi erano secchi e spogli. Vi erano posti di blocco in quasi tutte le strade e le Guardie erano quasi le uniche anime che popolavano la città. Le due donne vennero controllate e registrate al loro arrivo e man mano che si avvicinavano alla casa di Clavius, le imposte delle case si chiudevano al loro passaggio. Irika si rese conto che più di una città, Renia sembrava una prigione a cielo aperto dove i condannati venivano lasciati a corrodersi da soli nel proprio odio in una casa dalle porte sbarrate. Quella di Clavius non era differente: una grande casa a due piani e solo una flebile luce che filtrava dalle imposte chiuse. Marit bussò tre volte con il pesante batacchio di rame e ci volle qualche minuto perchè la porta venisse aperta da un ometto basso e un pò tarchiato, per lo più pelato e da un paio di occhialetti rotondi dal vetro rosso. La carnagione dell’uomo era di un grigio pallido inquietante e dalla casa non proveniva nessun tepore. Irika si sentì straordinariamente “colorata”…
«Marit! Non ti sei ancora fatta ammazzare, mi fa piacere.» I due si scambiarono convenevoli degni di una vecchia coppia di amici e le due ragazze vennero fatte entrare in casa. Una casa ridondante di libri, distribuiti ovunque tra mobili, librerie, cassettiere e alcuni anche sparsi sul pavimento. E il laboratorio non era da meno: ampolle di ogni sorta distribuite su lunghi tavoli, spezie, erbe, parti di creature immerse in liquidi ambrati, formule scritte su una quantità di fogli sparsi ovunque, odore di sostanze chimiche e il freddo di una casa abbandonata da qualsiasi creatura vivente. Sembrava fosse passato un uragano eppure Clavius si muoveva in quel caos con precisione millimetrica. Trovati due posti a sedere privi di libri o decanter, Marit passò a spiegare la situazione dell’albina così come le era stata raccontata, esponendo al Vampiro il motivo per cui si necessitava del suo aiuto.
Irika venne guardata, studiata, misurata in tutti i modi possibili. Le venne tagliata una ciocca di capelli che venne poi bruciata da una fiamma azzurrina, le venne prelevato del sangue da un taglio su un dito. Quando Clavius decise di aver terminato le sue analisi era ormai calata la sera.  
«Allora? Hai capito che cos’è? E’ umana?»
«Oh si si, è umana.» Clavius sembrò convinto e Irika non sapeva se esserne sollevata o meno.
«Almeno… di base, lo è.» ci fu una pausa prima che entrambe sollecitassero il vecchio non senza una certa impazienza.
«… La ragazza è un Druido.» 

Il viaggio può dirsi concluso? O magari è solo l'inizio?

  • Perchè la madre non le ha detto niente? E' a conoscenza della natura della figlia? Vale la pena tornare a chiederglielo... (100%)
    100
  • Ora che ha scoperto la sua natura può mettersi l'anima in pace e iniziare una nuova vita in compagnia di Marit. (0%)
    0
  • Chi meglio dei Druidi può sanare ogni dubbio? E' ora di un altro viaggio alla ricerca della propria stirpe. (0%)
    0
Loading ... Loading ...
Categorie

Lascia un commento

19 Commenti

  • Anche io voto la madre di Irika! Ero indecisa tra quella e gli sciamani, ma penso che un confronto possa essere più interessante, anche perché essendo un racconto a durata limitata, temo che la ricerca degli sciamani preveda poi l’includere troppa carne al fuoco che sarebbe più degna di un racconto molto molto più esteso. Siamo al centro della storia dove qualcosa è svelato, c’è ancora tempo per approfondimenti e colpi di scena, ma si va verso la conclusione e l’apertura di troppe parentesi può dare luogo ad inconclusi spiacevoli (a meno che non prosegua con un altro racconto eh!!) <3

  • Io voto per Marit, perché penso che Irika abbia bisogno di un confronto diretto, come dire… un brainstorming, per capire che fare della sua vita e come. Sfrutterei il prossimo episodio per inquadrare meglio però questo nuovo personaggio e dargli il giusto valore o posto, se lo hai introdotto vuol dire che lo hai pensato e tornare su Berral ora, secondo me, striderebbe con la partenza iniziale!

    • Personalmente sono d’accordo, anche perchè ho l’ansia di non rientrare nei 10 capitoli, considerando che siamo già a metà… Ma mi adeguo alla maggioranza, anche perchè per il momento siamo 50 e 50 e fare un mix di entrambe le opzioni è complicato, essendo una l’esatto contrario dell’altra! Vedremo!!

  • Cercare il padre? Ha vissuto senza per… quanto, 15 anni circa? (Non ricordo)
    Non avrebbe senso cercarlo. Non ora, almeno.

    Farsi guidare da Marit? E verso dove?

    L’unica è che Irika torni al proprio villaggio assieme a Marit per vendicarsi di Berral (anche se credo sia meglio vendicarsi di pressoché tutto il villaggio).

  • Se crescessi senza padre e, dopo essere scappato di casa, incontrassi un tizio che mi dice “sono tuo padre”, probabilmente non gli sei ascolto. E poi, quante possibilità ci sarebbero che Irika incontri suo padre dopo poco più di una notte da quando è scappata?

    Un suo coetaneo? Un simil-cliché che ho usato anche io nel mio libro (una volta o due).

    L’unica opzione rimasta, e che ho anche votato, è quella dell’animalier.
    A proposito, si dice “animalier” oppure “animalié”?

    • Sono d’accordo sulla prima opzione, ma di fatto la storia è seguita dal punto di vista della protagonista che ovviamente è molto limitato… Non possiamo sapere se il padre l’abbia davvero abbandonata o la stesse “seguendo” nell’ombra o qualcosa del genere… E non è neanche detto che perchè lo incontri debba dargli retta e seguirlo subito, non è necessario che sia una figura positiva o un aiutante! 😉

      Per il coetaneo nulla da dire, per quanto banale era un’opzione che non potevo ignorare del tutto…

      Per la ragazza, nella mia testa lo leggo “animaliè” ma direi che è a discrezione di chi legge… se preferisci che si senta la “r” va benissimo lo stesso!

  • Questo sito usa i cookies per migliorare l'esperienza utente. Cliccando su Accetto acconsenti all'utilizzo di cookie tecnici e obbligatori e all'invio di statistiche anonime sull'uso del sito maggiori informazioni

    Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

    Chiudi