Una piramide di città

Dove eravamo rimasti?

Le foto ad uno sguardo attento possono dare molti dettagli. Cosa accade nel prossimo episodio? Melissa ed Edo decidono di andare a verificare se questa botola esiste anche nella città vecchia (40%)

La porta d’ingresso

“Ci vediamo davanti al solito pub tra mezz’ora” annunciai a Edo mentre infilavo nello zaino le fotografie, lo strano oggetto opalescente e gli appunti che avevo preso in biblioteca. “Questo mistero dura da ormai troppi anni” continuai mentre recuperavo dall’armadio una borraccia e una felpa.

“Non ti ho mai vista così risoluta” disse Edo mentre raggiungevamo la porta di ingresso. “Io torno a casa a prendere alcune cose che potrebbero servirci durante questa avventura, a dopo” vidi Edo camminare a passo svelto verso casa. Iniziai a sentire una forte emozione, ansia mista ad eccitazione. Stavo per imbarcarmi in una strana avventura, ma per fortuna non sarei stata sola: la vicinanza di Edo mi dava sicurezza. Eravamo amici da sempre.

Lo trovai vicino al pub, anche lui portava uno zainetto non troppo pieno. Iniziammo a passeggiare e a parlare del più e del meno: avevamo paura che i nostri pensieri e le nostre supposizioni fossero trapelate in qualche modo e temevamo di essere scoperti o inseguiti. Con calma ci recammo verso il confine della città vecchia. Non c’era anima viva in giro. Arrivammo all’imbocco del parco cittadino al tramonto. “Proseguiamo?” mi chiede Edo guardandomi negli occhi. “Certo, ormai siamo qui, abbiamo indizi per capire come proseguire. Andiamo avanti” dissi continuando a camminare. Stavamo percorrendo la stessa strada che avevamo fatto qualche giorno prima, non si sentiva neppure il verso di un insetto. C’era un silenzio surreale, solo i nostri passi scandivano il tempo che passava. Arrivammo al punto in cui avevamo visto la voragine: “Era qui, vero?” chiesi conferma ad Edo, che nel frattempo si era chinato a terra per verificare meglio. “Si, il punto è questo, ma non c’è alcuna traccia dell’esplosione”. Mi accucciai a terra insieme a lui, lo conoscevo, stava riflettendo ed era meglio lasciarlo stare per qualche minuto. Nel frattempo mi guardai intorno. C’erano resti di una fontana, qualche panchina rotta e nient’altro. Pensai a come doveva essere stato bello questo parco. Mi riportò alla realtà Edo: “Guarda, anche qui ci sono tracce di pavimentazione circolare, anche se solo in alcuni punti” me li indicò. “Sicuramente in origine la pavimentazione in questo punto era come quella delle tue fotografie, ma adesso è stata rattoppata in qualche modo”. Dobbiamo trovare il modo di entrare, questa è sicuramente una porta di ingresso.

Iniziammo a perlustrare la zona, sempre attenti ad eventuali rumori sospetti. Ad un certo punto fui attratta da un tavolino in cemento, che stonava rispetto a tutto il resto. Pur essendo ammaccato, come il resto degli oggetti, sembrava di fattura differente. “Guarda Edo, cosa ne pensi? Mi sembra diverso” indicai con la mano il punto che stavo guardando. “Hai ragione” disse avvicinandosi al tavolino. Era quadrato, con una copertura in legno malandata per le intemperie, ma che chiaramente era stata rattoppata. Vidi Edo recuperare dallo zaino un coltellino, che utilizzò per sollevare alcune lastre di legno. Ci guardammo allibiti: “Ma è una consolle, guarda quanti tasti e solchi” esclamò Edo. La consolle era in linea d’aria sulla stessa direttrice che portava al punto in cui era avvenuta l’esplosione. “Perfetto, sicuramente è necessario inserire una password per poter aprire il passaggio, ora dobbiamo capire come fare” suggerii ad Edo. Stavamo decidendo cosa fare quando udimmo dei passi. Scappammo all’interno di alcuni cespugli li vicino con tutte le nostre cose. Tutte tranne una “Edo, il coltellino!” Era rimasto sulla consolle scoperchiata.

Il cuore iniziò a battere all’impazzata. Ci avrebbero trovato! Forse uccisi!. Ma non accadde nulla di tutto questo. Erano due guardie, controllarono solo il punto dell’esplosione e andarono via rapidamente, così come erano arrivate.

Tornammo alla consolle. “E’ piena di buchi, asticelle e tasti. Sarà difficile trovare la combinazione giusta” sussurrai ad Edo per non fare troppo rumore. “Aspetta” mi ricordai dell’oggetto opalescente “Proviamo con questo” lo porsi ad Edo “Grazie, stavo per chiedertelo”. Studiammo per qualche minuto la consolle per capire dove posizionare l’oggetto”. Nel frattempo il sole era del tutto calato. Era pericoloso stare li all’aperto. Edo scattò una fotografia alla consolle, la ricoprì e tornammo a nasconderci nei cespugli. Fu una grande idea, perché riguardando la fotografia notammo dei segni che ad occhio nudo non erano visibili. Erano come delle linee curve e sinuose. “Ecco!” esclamò Edo “La posizione giusta della chiave è questa!”

“Sei pronta?” mi chiese Edo con occhi brillanti. “Si” e insieme appoggiammo la chiave nei punti che la raffiguravano. Bastò quello per lanciare un fascio di luce verso un punto della pavimentazione rattoppata. Un fruscio scoprì una porzione di pavimento. La porta si era aperta, lasciando spazio ad una scala che proseguiva verso l’oscurità. “Scendiamo” e mentre percorrevamo gradino per gradino, sopra le nostre teste la luce della luna svanì. La porta si era chiusa alle nostre spalle.

Sono entrati, cosa trovano dopo la lunga rampa di scale?

  • Si ritrovano davanti ad una stele informativa (50%)
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  • Si ritrovano al ciglio di una strada trafficata (0%)
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  • Si ritrovano in una piazza animata (50%)
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41 Commenti

  • Ciao! Ho letto questa storia e francamente sono curiosa di molte cose: dalla scomparsa della madre al nuovo oggetto trovato, e ovviamente alle informazioni nascoste all’interno del parco. Non vedo l’ora di leggere il prossimo capitolo così da scoprire il tutto, o almeno quello che si può ahah. Alla prossima, e complimenti!

  • Silvia ha informazioni…
    Ho come l’impressione che qui si parli parecchio 😉 tutti hanno qualcosa da dire e la dicono. Mi pacerebbe che nei prossimi episodi gli avvenimenti ce li mostrassi, senza dirceli 😉 La storia si segue comunque con interesse, sei brava in questo.

  • Incipit interessante che meriterebbe più calma. C’è troppo e accade tutto velocemente. Non abbiamo nemmeno il tempo di conoscere bene i personaggi, chi sono, come si chiamano, chi è il protagonista. Il contesto storico e il mondo in cui i personaggi si muovono andrebbe descritto prima del primo punto di svolta (che qui arriva troppo presto), Io avrei sfruttato almeno i primi due capitoli per descrivere la quotidianità dei personaggi e il mondo che li circonda.

  • Ciao Federica, mi hai acchiappato subito con la tua atmosfera misteriosa…
    Un incipit bello soprattutto perché ci fa entrare subito nel vivo dell’avventura, lasciandoci con mille domande a cui darai risposta nel corso della storia.
    Seguo volentieri, brava!☺️

  • Questa storia mi ha incuriosito non poco. Una città abbandonata, i resti di un incendio, degli amici a caccia di avventura. Sento già in bocca il sapore del mistero. ?
    Mi piacerebbe sapere di più sui tuoi personaggi, cerca di descriverceli un pochino, giusto per identificarli meglio. ?
    Continua così e verrà fuori una cosa esagerata!
    Ciao.

  • Secondo!
    Sei tornata anche tu e ci ritroviamo qui. Vediamo cosa ci racconti stavolta.
    A proposito, ti rinnovo il mio vecchio consiglio: non “raccontare” come se stessi facendo il resoconto giornalistico di un evento, mostraci i personaggi attraverso i loro gesti, facci vedere i luoghi, incuriosuscici.
    Cominciamo con questa scoperta interessante.

  • Primo!
    Uno degli amici fa una scoperta interessante sul parco, così poi l’esercito cittadino indirà il coprifuoco, il tutto mentre scopriamo città vecchia 😛

    Ciao! Bentrovata. L’incipit è molto interessante. Anche se classificato come avventura, non sembra essere nel nostro mondo conosciuto, quindi mi aspetto innumerevoli sorprese 😉

    Ciao 🙂

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