ISTANTANEE

Dove eravamo rimasti?

Davanti ad un 33% mi sono preso la briga di scegliere un dolce e malinconico ricordo. Dove andiamo? On Stage? (75%)

ON STAGE

Vento freddo, buio e silenzio, novembre inoltrato, il cortile nel retro del locale ha le tonalità blu e argento dell’autunno che cede il passo all’inverno un attimo prima che le luci del Natale esplodano ed invadano le strade.

Mi fanno compagnia un cassonetto che trasborda di bottiglie di liquore vuote, un’aiuola che puzza di piscia di cane ed un micro fabbricato con due porte sulle quali qualcuno ha scritto a pennarello: “Signore – Signori”. 
Sono nervoso, fumo una sigaretta e non dovrei, a scaldarmi ci penserà il bicchiere di rum vecchio. Dentro intanto il fumo ha invaso la sala ed è quasi il solo odore che si sente, in compenso dal palco l’effetto nebbia grigio blu è garantito e tra poco le luci si abbasseranno.

Il palco è pronto, i suoni li abbiamo provati nel pomeriggio, le canzoni sono mesi che le proviamo, riproviamo, straproviamo, mi sono entrate nel sangue. L’unica cosa che non c’è mai stata è il pubblico, è la nostra prima volta on stage, e la tensione la sento martellante e tremolante tra le ginocchia e le caviglie, tra gli occhi dei tanti sconosciuti che aspettano che gli si allieti la serata con un po’ di musica, ed i suoi che non vedono l’ora che il suo giovane amore gli canti la canzone che le piace tanto. Non ho nemmeno diciotto anni, non ho patente, tutto quello che so guidare è un’armonica in do maggiore, la brillantina tra i capelli e uno sguardo imbronciato da vecchio teenager che gioca a fare il giovane ribelle. Ci hanno accompagnato qui i fratelli maggiori che almeno per questa volta eviteranno di sfotterci e faranno il tifo per noi tra il divertito e l’orgoglioso.

Gli strumenti sono lì appoggiati ai loro trespoli, tirati a nuovo, appollaiati e caldi, pronti ad essere imbracciati e violentati, bagnati dal sudore della fronte che cola dalle luci sparate addosso. Urlerò la mia voglia di fare qualcosa di buono e mi scalderò di quel bel tepore che sgorga dal suono quando viene bene. Cancellerò tutti gli sguardi e non ci sarà più nessuno, tranne i suoi occhi neri e il suo sguardo innamorato. Sarà come quando siamo in camera mia e le canto le nostre canzoni, vorrei fosse così ma stasera è un po’ diverso, chissà se qualcuno si prenderà per mano per la prima volta, si scambierà uno sguardo che contiene mari di parole, chissà se riuscirò a passare tutta quella emozione che sento quando la musica arriva dalle nostre corde, chissà se riuscirò a farvi capire che cosa intendo quando tratto quella cosa che chiamo passione…
Sto fuori cerco di congelare queste gambe di gelatina, raffreddo i bollenti spiriti ma gli altri hanno già preso posto. Marco è partito, il suo basso sta chiamando e adesso tocca a me.

Entro dalla porticina del retro, attraverso la sala fumosa, salgo sul palco, li guardo tutti, incrocio tutti i loro sguardi curiosi, anche il suo sognante e sorridente e la cosa mi fa bene, ho l’incosciente coraggio dei diciassette anni che mi sosterrà e tanto basta, tiro il fiato, riempio i pomoni e lascio andare tutto. 
See the stone set in your eyes… see the thorn twist in your side… I wait for you.”

Vedo che la musica appassiona tutti quelli innamorati delle parole... Dove andiamo?

  • Nell'occhio del ciclone. (80%)
    80
  • Un po' di vaniglia calda? (20%)
    20
  • Su uno scoglio tra il mare e la musica? (0%)
    0
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31 Commenti

  • Ciao Francesco,
    immagino che il tuo lavoro non si discosti molto da quel che ci hai raccontato, non per quanto hai detto ma per come lo hai fatto. Sicuramente la routine porta a catalogare, minimizzare e spersonalizzare le persone, i pazienti; o i sanitari non ne uscirebbero vivi. Credo che una nottata al pronto soccorso di un grande ospedale sia un’esperienza tragica e pesante per chi deve sostenerla.
    Detto questo, opto per lo scoglio e la musica. più rilassante 🙂
    Hai fatto un buon lavoro con questo capitolo, bravo. Aspetto il nuovo episodio e ti saluto.
    Alla prossima!

  • Ciao Francesco,
    scelgo il ciclone.
    Bell’episodio. Conosco la sensazione di cui parli, le prove in saletta sono diverse dalle esibizioni in pubblico. Quando il pubblico applaude, tutto si fa semplice e la musica viene fuori come un fiume, prevalentemente di emozioni positive.
    Non ho 17 anni, ma se canto, e quando ho cantato, la magia la sento ancora.
    Bel capitolo, bravo.
    Ci si vede al prossimo!

  • “Francica, chi era costui” mi sono chiesto. Poi sono andato sul tuo profilo è ho ricordato. Come hai fatto a iniziare un nuovo racconto se non hai mai completato il precedente? Non depone bene, per niente. Ora vedo che hai pubblicato quattro capitoli in poco più di due mesi: non malissimo come media, ma male abbastanza da fare disamorare i lettori. In sostanza, penso che scrivi bene ma non curi i tuo follower. Ti seguo, perciò, con riserva.

    • Grazie per l’apprezzamento Napo, ma il tempo a disposizione è risicatissimo e queste mie sortite letterarie sono davvero quell’attimo di evasione che mi concedo (talvolta rubandole al sonno) tra lavoro famiglia e impegni della vita quotidiana. Vorrei davvero coccolarvi molto di più, ma se decidessi di diventare un mio follower cercherò di non deluderti…
      Alla prossima.

  • Ciao.
    Bellissima descrizione del passaggio dalla fanciullezza all’adolescenza. Un bel ritratto, con citazioni di canzoni note e i primi sguardi rubati. Credo che seguirò con attenzione questo tuo viaggio, a presto.
    Dimenticavo, ho votato per lo scoglio e la voglia di musica, quella non dovrebbe mancare mai.

  • L’albero nel locale perché mi incuriosisce.
    Ciao Francesco, sai che sono andata a controllare se me l’ero persa io o la storia di Marta e del chitarrista non l’avevi mai finita? Così mi sono resa conto di come vola il tempo, e di viaggio nel tempo si tratta: riporti tutti i diversamente giovani come me nella loro beata preadolescenza. Ti dico solo che io e la mia amica avevamo fondato un Duran Duran fans club; Ma anche gli Spandau, però…
    L’inizio è una firma: i bambini e i coni sciolti sono un tuo marchio di fabbrica 🙂
    A presto, o quando vuoi

    • Ciao Befana,
      sì, con le banalità ricorrenti mi ero impantanato e dato che di tempo ne ho davvero pochissimo non sono riuscito ad inventarmi nulla di nuovo, allora ho deciso di buttarmi in questo nuovo esperimento: scaviamo nella memoria e tiriamo fuori le istantanee che racchiudono ancora emozioni. Dato che si tratta di vita vissuta dovrebbe risultarmi più facile starci dietro.
      Davvero trovi che la mia scrittura sia riconoscibile? Questo è piacevole, anche se non potrò avere un futuro come ghost Writer!
      A presto, promesso 😉

  • Ciao Francesco,
    non avevo mai letto niente di tuo, ma mi sa che recupererò.
    Molto intenso il tuo incipit, mi ha fatto tornare indietro a quando ero ragazzina. I Duran Duran… Si parla di un’altra vita… Se li si intende ai tempi di The Chauffeur. Io preferisco New Moon on Monday, comunque.
    Mi piace il tuo stile, il modo asciutto e al tempo stesso profondo di trasmettere al lettore quello che vedi tu.
    Complimenti.
    Aspetto il prossimo episodio e ti seguo.
    Alla prossima!

    • Ciao Keziarica,
      sì, New Moon on Monday era una delle mie preferite ma… allora avevo già un anima un po’ più rock e anche se dovevo essere assolutamente preparato su Duran Duran e Spandau Ballet di nascosto facevo overdose di U2, Simple Minds e Queen… ma questa è un’altra storia ed è facile che la rincontreremo più avanti.
      😉

  • Ciao Francesco ,
    penso che non ci sia cosa più difficile che scrivere immedesimandosi in un bambino , per quello che pensano , per quello che fanno , la stessa opera ha caratteri così semplici e scorrevoli che ti fa immergere nel vivo della scena.
    Un applauso veramente lungo e aspetto con ansia il seguito 😀
    -B

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