Nella nebbia
Continuava a guardarsi le mani Osvaldo, non erano mai state belle, mani semplici, pulite, di una persona onesta e perbene, mani che avevano portato avanti la famiglia negli anni e ora, vederle così, con quelle mezze lune di sangue sotto le unghie.
Si guardava intorno, stranito, si sentiva alieno in quel paesaggio, ma in fondo, era bella anche la nebbia.
Era come nella sua testa, tutto confuso.
Ottundeva tutte le sensazioni, gli aloni dei lampioni erano isole gialle sul nero dell’asfalto, immerso in un bianco lattiginoso e fluttuante, i tentacoli dell’umidità avviluppavano pian piano i suoi vestiti penetrando, strato dopo strato, con il loro freddo umidi ed intenso, fino ai recessi più profondi e nascosti della sua anima.
In fondo, era bella anche la nebbia.
In quel momento tutto per lui era nebuloso, di chiaro, aveva solo lo scopo che si era prefisso.
L’intera sua esistenza era cambiata in un attimo, in una serata come quella quei maledetti avevano sconvolto la sua vita, eliminato l’ultimo, tenue legame con la vita precedente.
Com’era possibile che un gesto, forse involontario, forse no, un solo attimo, immortalato dalla sua memoria dalla luce dei fari come fosse il flash di un fotografo, avesse fatto di lui quello che era diventato.
La sua vita era felice, almeno, lui lo aveva sempre creduto.
In quegli anni la sua città era fantastica da vivere, era la Milano da bere degli anni d’oro.
Certo, lui viveva in periferia, ma andava bene così, in fondo il quartiere era venuto su proprio bene e lui poteva andare al lavoro a piedi nelle belle giornate, altrimenti il tram passava proprio li a due passi.
Era bella la sua città.
I grandi viali alberati che portavano al cuore pulsante della città, pian piano si erano infittiti di palazzi, oggi in uno di quei giganti poteva starci tanta gente da popolare un piccolo comune, ma andava bene, lui era riuscito, con il suo impiego, ad acquistare la sua casetta, con un piccolo giardino sul retro, aveva anche il garage, inutile visto che una macchina non l’avevano mai acquistata, negli anni però ne aveva fatto un piccolo rifugio per i giorni di pioggia, quando non voleva stare tra i piedi a sua moglie, lo aveva riempito di cose utili per passare il tempo ed oggi poi, anche se con un po’ di fatica, si era rivelato indispensabile per portare a termine il suo compito.
Già, il suo compito, solo a quello si era ridotta la sua vita, non aveva altro obiettivo, non viveva per altro.
Cosa era cambiato, in quale momento era iniziato il lento declino che lo aveva portato ad oggi?
La sua vita era partita normalmente, figlio di un operaio e di una casalinga, Osvaldo, fin da giovane era riuscito a trovarsi un impiego, era stato un gran momento per la sua famiglia, lui, figlio unico, finalmente poteva pensare a sistemarsi, costruire una famiglia tutta sua.
A questo si erano subito dedicati i suoi genitori, avevano trovato per lui la ragazza giusta, figlia di genitori seri e lavoratori avrebbe sostenuto Osvaldo nel cammino che avrebbero intrapreso insieme per fondare e portare avanti la loro famiglia.
Così, matrimonio e via, si parte.
Osvaldo aveva risparmiato su tutto.
Nel quartiere tutti lo conoscevano, per la sua serietà certo, ma anche per la sua divisa, aveva un vestituccio marroncino, troppo grande per il suo fisico gracile e piccolino, cosi che sembrava sempre vestito di un sacco.
Certe camiciole bianche, con il colletto sempre troppo inamidato, che lui portava invariabilmente tutto abbottonato, senza cravatta, sopra una giacca dai risvolti esageratamente grandi rispetto a tutta la sua figura, così che sembrava avere sul davanti due ali sempre pronte a schiudersi per portarlo via.
I pantaloni, con le borse alle ginocchia per la posizione che teneva al lavoro, oramai da una vita, erano di tre dita troppo corte, per evitare che si sporcassero diceva, le strade erano un tale disastro.
Le scarpe, oramai informi, avevano visto sicuramente tempi migliori, ma in fondo le aveva risuolate non più di una decina di volte.
Era sempre un po’ in disordine, d’altra parte sua moglie si era dedicata anima e corpo al loro unico figlio, per cui per il povero Osvaldo non c’era mai tempo.
Solo una cosa gli era concessa, l’ultimo tocco la mattina prima di uscire era riservato a lui, sua moglie lo aspettava sulla porta per dargli una sistemata ai capelli, non che lui non sapesse farlo, solo, lei ci teneva.
Ecco, questo era Osvaldo, per questo ovunque andasse nel quartiere tutti lo conoscevano e lo rispettavano.
Poi, pian piano, in maniera impercettibile, le cose avevano preso una piega diversa, Alberto oramai quindicenne era diventato il tiranno di casa e sua moglie, la sua Loretta, si era adattata al carattere del figlio.
Il primo segnale era stato inquietante, dopo sedici anni di matrimonio sua moglie non aveva più tempo per pettinarlo al mattino, questo aveva un pochino scombinato l’inizio della giornata, poi, se ne era fatto una ragione, in fondo lui era un uomo adulto e sicuramente la sua vita non sarebbe finita per quello.
Cosa sta diventando la vita di Osvaldo?
- Protagonista diventa il figlio (0%)
- Si verifica un evento che stravolgerà la vita della famiglia (67%)
- Sono le prime avvisaglie di un tradimento della moglie (33%)

06/05/2018 at 11:33
Voto anche io per la moglie. Un po’ mi confonde questo racconto e non capisco in che modo segui i suggerimenti delle opzioni vincenti a fine capitolo. Seguo fino in fondo ma un pochino a fatica. Ciao, buona giornata.
06/05/2018 at 08:24
Direi che passiamo la palla alla moglie, non vedo altra soluzione a questo punto della storia. Mancano ancora quattro capitoli…
Ciao Pienne,
un po’ frettoloso questo episodio, ho notato diversi refusi, dettati dalla fretta e, probabilmente, dalla mancanza di una rilettura. Ne faccio molti anch’io, non è una critica, ma una segnalazione.
Non ho capito la frase: “Era successo tutto così, senza scosse, senza traumi ed anche questo era stato sistemato insieme agli altri.” Parrebbe un’operazione compiuta non sulla prima vittima, allora perché, Osvaldo, pensa solo ora al modo per spostare il corpo dal tavolo al buco?
Forse sfugge a me, non so.
Aspetto il nuovo episodio e ti auguro una buona domenica.
Alla prossima!
29/04/2018 at 17:32
ciao Pienne, ho votato perché Osvaldo prosegua indisturbato, vorrei proprio vedere dove vuole arrivare…
Ma non si comprende se effettivamente si tratti o meno di un sogno.
Sono d’accordo con Yaniv in merito al consiglio di non essere troppo precipitoso nel pubblicare gli episodi. Primo perché anche tu hai bisogno di farli decantare nella tua testa; secondo perché chi legge ha bisogno di tempo per farlo.
29/04/2018 at 09:10
Ciao Pienne,
ho un paio di osservazioni da farti, spero non me ne vorrai. La prima: hai usato 423 caratteri, dei 5000 concessi, per illustrare nel dettaglio un’incisione a Y. Il racconto particolareggiato di un’azione può risultare pesante e non necessario.
La seconda: si era parlato di un sogno, ma in questo capitolo non vi si fa menzione. La regola è che si seguano le scelte dei lettori, pertanto se hai proposto tre scelte, tra cui il sogno, poi devi tenere fede alla scelta fatta. Questa piattaforma è un’ottima palestra per gli scrittori esordienti come me, e trovo che il fatto di dover seguire di percorrere una strada, scelta dal lettore, e dover restare nei 5000 caratteri, risulti un ottimo esercizio di scrittura creativa.
Perdonami, ritengo che tu abbia uno stile accattivante, ma , in questo caso, hai peccato di ingenuità.
Aspetto il prossimo episodio e ti auguro un’ottima domenica.
Alla prossima!
28/04/2018 at 14:49
Ciao pienne.
Mi ero ripromesso di passare da qui, e anche se ci sono voluti un bel po’ di giorni eccomi.
Ci sai fare con la caratterizzazione dei personaggi. Osvaldo sembra un uomo reale, per quanto sia l’incarnazione di Lester Nygaard che incontra Zeno Cosini.
Ci sono un paio di refusi, ma non è un grosso problema.
Una cosa però non capisco: la storia è interessante ma…dove vuole andare a parare? Perchè leggendo non posso non riconoscere che il tuo stile sia bello, ma la storia è un po’ caotica. Tipo il ragazzo ucciso nei capitoli precedenti. E’ reale o un sogno? Anche l’amico di Alberto ucciso nel capitolo precedente, è reale o meno? Perchè da quanto è stato scelto dai lettori dovrebbe esserlo, ma non si capisce.
Mi interessa però, vediamo come prosegue.
Un consiglio: non essere troppo veloce. In 8 giorni hai pubblicato 4 capitoli. Ok essere rapidi, ma devi anche dare il tempo a chi ti legge di votare, o anche ad eventuali lettori di approcciarsi alla tua storia.
Alla prossima.
28/04/2018 at 18:31
Buona sera Yaniv, sono molto contento della tua attenzione e, devo essere sincero, anche delle cose che hai detto.
Per il resto, chissà, ho detto è ripetuto che questa storia più che una narrazione, un “romanzo”, è una sorta di diario,potrebbe essere quello del nostro vicino di casa o collega di lavoro.
In realtà, pensandoci bene, potrebbe anche essere semplicemente il racconto di un uomo prodotto del nostro tempo.
Fellini disse, a proposito dei suoi film “non so cosa significhino, ognuno ci mette dentro del suo e da l’interpretazione di quel che vede” (ho semplificato naturalmente).
Ecco, è questo, tutto quello che il lettore vuole leggere fra le righe.
Ciao e grazie
pienne
27/04/2018 at 14:00
Non dovevo leggerlo dopo pranzo… Comunque non ho capito se alla fine sia un sogno o meno, ho votato per qualcosa che interrompe.
27/04/2018 at 15:29
Se ti ho guastato la digestione va bene 🙂
Grazie
27/04/2018 at 12:25
Ciao Pienne,
ho votato peri turbamento: sarei curioso di leggere cosa potrebbe succedere seguendo questa opzione. Ho letto volentieri, faticando un poco. Forse cambiando leggermente alcune frasi riusciresti al meglio nel tuo intento. Forse leggere varie volte ad alta voce, o fartelo leggere, ti potrebbe aiutare. Comunque resto incuriosito.
L’ unico appunto che ti faccio è sull’uso della sega da falegname per segare le ossa: credo che i denti alti non siano indicati. La sega da ferro potrebbe fare comodo a Osvaldo.
A rileggerci ?
27/04/2018 at 12:27
Ho scritto s.e.g.a. da falegname e il mio commento è andato in moderazione…lo leggerai tra qualche giorno???
24/04/2018 at 14:18
Voto per il brutto sogno. Mi sembra presto per passare a diventare un assassino tanto crudele. Cioè mi pare più logico che il tarlo si insinui più lentamente nella sua mente. Il racconto è interessante però occhio alla punteggiatura: cioè a mio avviso talvolta usi troppe virgole quando un punto ci farebbe tirare il fiato e capire anche meglio la frase. Poi magari è un tuo preciso intento stlistico, quello di mettere affanno, e allora ok ;). Al prossimo.
24/04/2018 at 14:21
Brava, hai colto il punto, non è un romanzo, è una storia scritta con il preciso intento di non far tirare il fiato al lettore, farlo immergere nel racconto, nell’animo di Osvaldo, che poi, ti ritrovi accanto senza saperlo.
🙂
pienne
24/04/2018 at 14:39
Ok allora benissimo e avanti così! A presto.
24/04/2018 at 08:22
Ciao Pienne,
diciamo che l’assassinio del ragazzo è stato solo un brutto sogno. A volte accade che una mente disturbata abbia delle avvisaglie prima di giungere a compimento di azioni terribili. Questo non significa che le azioni orribili no arriveranno. Ho votato il sogno anche per il cambio di tempo verbale, immaginando che potesse esserne il motivo.
Ora aspetto il nuovo episodio.
Alla prossima!
24/04/2018 at 06:53
Ho votato per “vendetta” .. distorta e assurda: queste due parole, insieme, mi fanno ben sperare.
Interessante questo tuo capitolo. Continuo ad avvertire la necessità di qualche punto, ma sono contemporaneamente curioso di capire dove ti porterà questa tua scrittura sperimentale. Il cane sole che si confonde col sole, da l’idea di quanto importante fosse per Osvaldo.
Coraggioso: bravo. Continua ad osare.
Alla prossima
23/04/2018 at 10:24
voto per il tentativo di suicidio, che però non avrà evidentemente seguito, altrimenti finirebbe il racconto.
Ho letto un po’ di commenti alla tua storia e concordo con chi ha segnalato che il nome del cane vada scritto maiuscolo essendo nome proprio. La punteggiatura è una questione molto personale. Ci sono scrittori, come il grande Saramago, che utilizzano periodi anche lunghissimi, però occorre molta maestria nel governare tale modalità di scrittura e abilità non comuni. Al posto tuo ogni tanto inserirei frasi più corte e qualche punto al posto della virgola.
Ovviamente la storia suscita avversione nei confronti del figlio di Osvaldo e comprensione nei confronti di quest’ultimo. Tuttavia io non credo al tutto bianco e tutto nero, per cui penso che anche Osvaldo abbia la sua buona parte di responsabilità in tutto questo (magari non essere stato abbastanza fermo nell’educazione del ragazzo?). Beh, staremo a vedere. A presto.
23/04/2018 at 11:25
Namor buongiorno, grazie per il commento.
E’ una storia particolare, scrivo i libri usando un linguaggio diverso, anche se, a dire il vero, ho questa tendenza a scrivere in maniera “parlata”, considera che ho sempre scritto e soprattutto parlato a braccio, per cui mi viene difficile successivamente rileggere e correggere.
Diciamo che questa storia, un racconto di un pezzettino di vita, di una persona comune, anche il tuo (mio) vicino di casa, è più una sorta di diario di vita comune, o almeno, lo è per me.
Continua a darmi indicazioni, ne sarò felice.
Ciao, a presto
pienne
22/04/2018 at 20:44
Ciao pienne. Ho letto il titolo, in cui citi un cane e ho pensato di leggere il tuo racconto dato che hai letto il mio che ha nel titolo un gatto. Tralasciando questa associazione che mi ha portato a incuriosirmi: mi interessa la storia, mi è davvero dispiaciuto per il cane. A volte forse scappano piccoli refusi ma in generale mi piace come stai rendendo il cambiamento del protagonista: da pacato e anonimo a… chissà. Io ho votato vendetta. Mi sembra più in linea con quanto hai accennato. Seguo. A presto.
22/04/2018 at 07:31
Ciao Pienne,
mi pare logico pensare a una vendetta, visti i presupposti.
Ho trovato molto toccante il racconto del rapporto di Osvaldo con il suo cagnolino, hai saputo creare la giusta atmosfera per far poi venire il magone al momento della perdita.
Un uomo a cui viene tolto tutto, prima o poi, esplode.
Non ho capito una cosa: il ragazzo a cui a sporta il cuore, non è il figlio, vero? Oppure sì?
Vediamo cosa accade nel nuovo episodio.
Alla prossima!
20/04/2018 at 20:48
Rieccomi, pienne. Ho votato perché gli eventi prendano il sopravvento.
La tua storia è piuttosto particolare, ma per quanto mi riguarda a spiccare è soprattutto lo stile decisamente coraggioso: punteggiatura semplificata, solo punti e soprattutto virgole, in alcuni casi interrogativi sottintesi… Una scelta molto ardita, mi ripeto. La mia impressione è che la tua sia una precisa scelta: a parte qualche refuso, molta della punteggiatura mancante o “alternativa” ha uno scopo espressivo. Non ti dirò se a me piace o no, non è particolarmente significativo. Ti dirò che è certamente molto rischioso: ti avventureresti in un fuori pista dopo aver preso una sola lezione di sci?
Rischioso, meglio andare per gradi.
Parlando della forma, a parte refusetti inevitabili (tra cui uno evitabile: Sole, è un nome proprio), ho notato alcune ripetizioni:
era stato un gran momento per la sua *famiglia*, lui… poteva pensare a sistemarsi, costruire una *famiglia* tutta sua.
A questo si erano subito dedicati i suoi *genitori*, avevano… figlia di *genitori* seri e lavoratori…
per la *sua* serietà certo, ma anche per la *sua* divisa, aveva un vestituccio marroncino, troppo grande per il *suo* fisico…
… per la posizione che teneva al lavoro, *oramai* da una vita… Le scarpe, *oramai* informi…
Nei primi due casi, la particolarità della parola ripetuta è che “trasla di oggetto”: due famiglie diverse, due coppie di genitori diversi, con il risultato che si nota anche di più la ridondanza e ingenera anche un po’ di confusione. Occhio poi ai troppi possessivi e a parole non popolarissime (oramai) che si ripetono a breve distanza.
Io penso che buona parte di queste ripetizioni verrebbero eliminate dopo un’attenta rilettura, per cui il mio consiglio (uno dei pochi che sono in grado di dare) è: non avere fretta di pubblicare, leggi, rileggi e correggi 😉
Ciao, ti auguro un ottimo weekend.
20/04/2018 at 21:08
Erri, sei gentilissimo e ti assicuro, faccio tesoro di tutto e tutte le tue osservazioni, per i refusi hai ragione, non sono attento alla rilettura, non mi piace proprio, per quanto riguarda il resto ti dico subito, è una storia scritta di getto in un momento e una situazione molto particolare e che non auguro a nessuno, non godevo delle comodità di cui solitamente facciamo uso, pensa che l’ho scritta a mano con la vecchia e cara biro, quadernone e tanto olio di gomito.
Grazie di tutto, mi auguro che tu possa avere la voglia di continuare a leggermi e ad aiutarmi.
Ciao e GRAZIE
20/04/2018 at 14:43
Ciao Pienne,
Interessante lo stile della tua scrittura. La storia è coinvolgente e il lettore è curioso.
Personalmente non amo troppo i periodi lunghi, che mi affaticano la lettura: ti suggerisco di alternare periodi lunghi a periodi brevi: soprattutto in scene come quella (spaventosa) dei ragazzi e il cane.
Secondo me la lettura ne potrebbe trarre beneficio. Ripeto, secondo me.
Voto”sorprese” e attendo il prossimo.
Ciao
20/04/2018 at 13:12
Ciao Pienne eccomi qui,
Sono passata dalle tue parti siccome ho visto il tuo commento lì da me.
Volevo chiederti, come mai non ci sono dialoghi? (Di solito li trovo in tutte le storie) Vuoi scrivere questa storia come una sorta di narrazione? O magari hai qualcos altro in mente? Comunque leggendo il racconto, diciamo che ho notato (forse mi sbaglio) un velo di malinconia, io l’ho percepito in questa maniera, e non è una cattiva cosa, anzi mi piacciono queste cose, (ripeto forse mi sbaglio, ma è ciò che mi hai fatto provare).
Ps. Aspetto il prossimo capitolo a presto ?
20/04/2018 at 14:12
Ciao Atharis, grazie della partecipazione.
La storia è ne più ne meno che una storia, e come tutte le storie rispecchia e racconta quello che pensa l’autore, le sue esperienze, il suo modo di vedere la vita, rispecchia però, anche, quello che il lettore ci vede, quello che vuole vederci e che cerca.
Fellini (il Grande Fellini) in una intervista disse che: l’autore solitamente non sa quello che vuole dire, dice e basta, sono poi i lettori, o gli spettatori nel suo caso, a mettere i contenuti nell’opera.
Ecco, mi ritrovo perfettamente con questa cosa, io scrivo per scrivere, con il cuore e la mente, che legge ci mette il suo.
A presto
pienne
20/04/2018 at 11:25
Rieccoci Pienne,
Che maledetto questo Alberto. Già lo odio! Spero che abbia la lezione che merita. Un altro capitolo intenso, forte a tratti. Sicuramente ben scritto.
Aspetto il nuovo episodio e ti saluto.
Alla prossima!
20/04/2018 at 11:39
Ti ringrazio Keziarica, a proposito il tuo nome da dove arriva?
Grazie per la risposta, a presto.
20/04/2018 at 08:09
Ciao Pienne,
un capitolo molto intenso. Ogni parola piange addosso al protagonista, dipingendone un’immagine di infinita remissività. Osvaldo passa la sua vita a tracciare vie per gli altri, più che per sé, e questo lo porta a un figlio prepotente e una moglie, infine, distratta. Dato l’incipit immagino che ci sarà qualcosa di sconvolgente nel futuro dell’uomo, quindi voto l’opzione dell’evento.
Aspetto il prossimo episodio e ti auguro un ottimo fine settimana.
20/04/2018 at 08:42
Buongiorno Allegra
Ho apprezzato molto la tua risposta, hai centrato in pieno lo spirito del personaggio e l’indirizzo che vorrei dare alla storia. Sarò felice di condividere con te il resto aspettando fiducioso i tuoi commenti.
Grazie, pienne