LA DEVIAZIONE

TORTE E CUPCAKES

“A volte mi chiedo che videoregistratore c’ha in quella testa!”

“Perché? Cosa ho fatto adesso?”

“Quante volte glielo devo ripetere? io il caffè lo prendo amaro!”

Il capitano Thopper si alzò di scatto, dirigendosi verso il trita-escrementi:

“Videoregistratore! Questo è il colmo: sprecare una rara dose di caffè solubile per colpa di un videoregistratore di buonannulla!”

Versò il liquido marrone nella tazza zincata e azionò il meccanismo trituratore, una voce robotica si attivò:

Grazie per aver usato il Tritarifiutex. Le auguriamo buona giornata!

Thopper si voltò di scatto, la tazzina in mano. Scrutò il pilota che sedeva silenzioso ed avvilito davanti a lui:

“Quante dosi di caffè ci rimangono?”

“Eeeee!” rispose il pilota sottolineando il tutto con un gesto rotatorio dell’avambraccio.

“Quante?” sbraitò il Capitano.

Il pilota scattò fulmineo verso la dispensa, aprì gli sportelli magnetici e ficcò la testa all’interno.

Rimase in quella posizione per svariati minuti.

“Signor Van Persie! Quanto videoregistratore ci vuole per rispondere alla mia domanda?!!”

Van Persie si voltò. Il suo volto cinereo stonava tremendamente con la divisa marrone a bande gialle che indossava:

“D-due, signor Capitano…”

Thopper si portò le mani al petto e traballò oscenamente per la stanza, sbattendo le sue poderose spalle su ogni divisorio zincato.

Gigi Van Persie era avezzo a tali comportamenti, ma una gocciolina di sudore gli si formò ugualmente sulla fronte, vicino all’attaccatura del pelo, per poi ridiscendere ridanciana lungo il pallido volto, percorrendo il pallido collo e nascondendosi, infine, nel colletto della divisa.

Il Capitano si riprese, ma non era più l’uomo di prima: ora era il ritratto della delusione, della resa, della sconfitta:

“Mi lasci solo” si limitò a dire “la prego signor Van Persie mi lasci da solo, in modo che possa riflettere sulla giusta punizione che le affibbierò per aver volutamente sabotato il nostro viaggio che, come ben sa, è partito solo questa mattina ed in teoria dovrebbe durare due mesi, e dico in teoria perché – che Dio mi conceda la forza – perché non so proprio come farò a resistere due mesi senza caffè!”

Il capitano si voltò, la mano sulla bocca, l’indice a ricoprire i lunghi baffi neri.

Aveva gli occhi di brace.

“Signor Capit…”

“Signor Capitano un VIDEOREGISTRATORE!” tuonò Thopper “si levi dai piedi: non voglio vedere la sua faccia da cane bastonato! Se ne vada!”

“Ma Capit…”

“SE NE VADA!”

Gigi Van Persie si mise a piangere:

“C’è solo questa stanza…” disse con un filo di voce “dove vuole che vada?”

Thopper, a quelle parole sobbalzò e si diede un’occhiata attorno.

Le pareti zicate, cosparse di potenziometri, spie luccicanti, leve e prese usb, erano in ogni lato. Di fronte a loro un grande monitor catodico occupava interamente la parete e rifletteva l’immagine di ciò che accadeva all’esterno: torte, perlopiù. A volte qualche cupcake alla crema si spiaccicava sul vetro, ma era subito ripulito da potenti getti di puzzolente candeggina.

Sotto lo schermo c’era la consolle di comando: due poltrone di pelle erano posizionate in modo strategico per avere un’ottima visuale; su una poltrona c’era scritto THOPPER, su quell’altra VAN PERSIE.

La parete zincata di destra ospitava la dispensa; quella di sinistra il Tritarifiutex, e quella alle loro spalle era occupata interamente da una gigantesca riproduzione di Nighthawks.

Sopra di loro il soffitto zincato trasmetteva le loro immagini sfocate; sotto di loro anche, solo che sotto di loro c’era pure la botola, dalla quale si poteva accedere alla zona di decompressione che, a sua volta, permetteva ai membri dell’equipaggio di entrare o uscire dall’astronave, per l’esattezza una DUNA 999 BUSINESS: il veicolo spaziale più economico e più becero che si poteva acquistare a quei tempi.

Thopper riportò lo sguardo sul suo pilota e provò compassione. Lo guardò e un po’, quel pilota, gli fece pena. Gli si avvicinò allungando la mano.

Van Persie scattò impaurito.

Il Capitano mise la mano in tasca e ne estrasse un croccantino.

Van Persie incominciò a scodinzolare.

Thopper si compiacque.

Il pilota si recriminò per quell’automatismo, maledì di essere nato e maledì il Capitano per come lo trattava, giurando e spergiurando che avrebbe rifiutato il croccantino.

Accettò il croccantino e diede la zampa.

“Bravo, signor Van Persie. Bravo” disse Thopper grattandolo dietro le orecchie.

Il pilota mise fuori la lingua e incominciò a sbavare copiosamente sul pavimento zincato.

“Ci dobbiamo fermare a comprare scorte di caffè!” sentenziò Hopper.

“Preferenze?” chiese Van Persie che nel frattempo era ritornato ai comandi.

Il Capitano scrutò l’immensità al di là del vetro e centinaia di pensieri gli sfrecciarono in mente. I suoi pensieri erano come le torte là fuori, ma senza tutto quello zucchero e quelle orribili caramelle gommose che ci mettono sopra. No, non c’era nulla di dolce nei suoi pensieri. Quella deviazione sarebbe costata a loro cara.

“Decida lei, signor Van Persie. Decida lei” mormorò Hopper lisciandosi i baffi.

Su quale pianeta farà rotta Van Persie?

  • RONFUX: il pianeta che dorme (14%)
    14
  • WHAT: il pianeta curioso (71%)
    71
  • LEIX: il pianeta femmina (14%)
    14
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130 Commenti

  • Ciao, Massimo.
    Part of me, part of you è una delle mie canzoni preferite, è bellissima! Avresti dovuto mettere un link perché tutti, anche quelli che non la conoscono, potessero ascoltarla. Già solo questo dà a questo capitolo un tocco di magia irresistibile, poi ci sono le parole, il racconto del passato e di come si sia giunti a Van Persie, poetico, bello. Un degno finale per una storia strepitosa, ricca di spunti e idee geniali. Bravo, Massimo. Non avevo dubbi, ma bravo davvero.
    Ho visto che hai pubblicato una nuova storia, coi miei tempi, andrò a leggere.
    Alla prossima!

    p.s. molto blu e molto aperto a un lieto fine.

  • Capitolo 10)

    Ciao Massimo!

    Gran bella chiusura della storia. Toccante al punto giusto.
    Ho visto che hai già vestito i panni di nuovi personaggi, quindi complimenti per l’assidua dedizione alla scrittura! 🙂
    Non si può non rimanere affezionati ai protagonisti di questa vicenda. Hai sfruttato bene tutti gli elementi a disposizione, raccontandoci una bella storia. Inoltre, adoro quando le storie mettono su anche colonne sonore tanto belle!
    Grade! 😀

    Vado a leggere la prossima! 😉

  • Finale con romantici addii, tanta tenerezza metallica quasi-umana, e un futuro forse migliore in tasca.
    Una conclusione degna di un racconto denso di un quasi-tutto molto ben costruito, e raccontato.
    Vedo che hai già pubblicato e dunque vado a leggere… Grazie, bravo!?

  • Ciao Massimo!

    È stata una bella maratona, però sicuramente avrò perso per strada qualche dettaglio: penso che rileggerò il tutto con più calma – poi comincia già a mancarmi Thopper!
    Un finale scorrevole, che personalmente preferisco al posto di spiegoni in blocco.
    Inoltre, leggendolo, mi rendo conto che forse il nero avrebbe stonato: ottima scelta il blu, per perdere un po’ di lubrificante.
    Che gran coraggio questo figliuolo, credo che la sua operazione sia uno dei momenti più toccanti, insieme al sogno del padre… ma vedo che alla fine hai lasciato la possibilità di un seguito… arriveranno mai a Terraccinque?
    Mi auguro di sì, videoregistratore!

    Mi sa di aver scritto troppo, ma vorrei davvero ringraziarti per averci regalato dei personaggi così vivi e umani, che risaltano ancora di più in questo freddo mondo distopico.

    Vado a leggere la prossima storia, a presto!

    (P.s. Se ci sarà mai una continuazione, sarò tra i primi a seguirla).

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