LA DEVIAZIONE

Dove eravamo rimasti?

Pianeta WHAT? Panico nel supermercato? Cosa succederà? L'unità anticrisi va in crisi? (55%)

THOPPER. ZERO. TERRA

Il sistema operativo del supermercato avviò l’illuminazione antipanico: le grida isteriche e i punti di domanda incominciarono ad affievolirsi, dopodiché fu il silenzio.

Thopper non aveva nessuna voglia di dormire, così come tutti gli altri clienti del negozio, ma la Procedura Intergalattica Anticrisi era stata creata appositamente per sbattersene altamente del pensiero umano.

Con la coda dell’occhio fece in tempo a notare Van Persie che si allontanava insieme al robottino con parannanza e cappellino d’alluminio, e poi piombò nel Sonno Indotto.

Come al solito sognò la moglie che rideva spensierata ad una delle sue orribili battute: l’allegria era sempre stata il deodorante naturale della loro casa. Lei che si girava continuandolo a guardare dritto negli occhi e poi la porta che si spalancava e loro figlio che entrava nella stanza. In quei momenti, quando erano tutti insieme, l’odore di allegria raggiungeva l’apice.

“Si svegli? Fine della procedura?”

Thopper riaprì gli occhi e fulminò l’addetto dell’Unità Anticrisi con lo sguardo: si trovava davanti a un prodotto della nuova generazione che, come i suoi simili, aveva dei lineamenti robotici fin troppo cordiali. Un agglomerato di lega leggera e lucette intermittenti che aveva sempre trovato irritante.

“Stavo facendo un bel sogno” bofonchiò acido.

“La prego di mettersi in fila per la vaccinazione?”

Il Capitano si alzò e raggiunse gli altri clienti.

La fila procedeva, lenta ma costante:

“Viaggio di lavoro o di piacere?” chiese la donna col taccuino.

Thopper inspirò profondamente e avvio una chiamata mentale con la sua terapeuta:

“Dottoressa scusi il disturbo, ma avrei bisogno di un consulto.”

“Buon pomeriggio signor Zero. Prego, dica pure.”

Lei era seduta alla solita scrivania e indossava quel maglione arangiarosso che le donava particolarmente.

“Come vede sono in mezzo a una Procedura Antivirus e ho una gran voglia di spaccare la faccia a tutta ‘sta gente che mi continua a fare domande!”

“Sento molta aggressività nelle sue parole. Ha preso le gocce?”

Thopper cliccò tre volte sul led posto sul dorso della mano destra e avvertì in un attimo l’effetto del medicinale.

“Mi ero dimenticato delle gocce, mi scusi.”

“Signor Zero non deve scusarsi: faccia un bel respiro e cerchi di mantenere l’autocontrollo. Le situazioni di stress non fanno altro che risvegliare le sue ferite interiori, è normale. Respiri e si ricordi di assumere il farmaco regolarmente. Oggi ha bevuto caffè?”

“No” mentì.

“Bene, continui così. Mi contatti mentalmente tutte le volte che vuole.”

“Grazie dottoressa, come sempre.”

La trasmissione venne interrotta.

“Viaggio di lavoro” disse rispondendo alla signora Taccuino “io e il mio pilota ci stiamo recando su Terraccìnque dove dovrò sostenere un colloquio.”

“Capisco? Provenite da Terraddùe?”

“Da Terrattrè. Terraddùe ha cessato di esistere l’anno scorso.”

“Se penso a tutti quegli uomini lassù nello spazio, che navigano speranzosi in cerca di una terra promessa, mi viene un magone?”

Thopper cliccò altre tre volte sul polso destro e spergiurò per l’ennesima volta che non avrebbe più bevuto caffè.

“Già, che cosa triste è la vita” disse accennando un sorriso amaro.

“Infili l’indice della mano sinistra qui dentro” disse un addetto dell’Unità Anticrisi.

Lo sportello si aprì nel petto del robot e Thopper ci infilò il dito.

“Scandisca nome, cognome e pianeta di nascita?”

“Thopper. Zero. Terra” rispose il capitano.

“Nome non trovato?”

“Si scrive con l’acca, come il famoso pittore americano del millenovecento.”

“Hopper?”

“Thopper…”

“Il pittore americano si chiamava Hopper?” affermò la robotica creatura.

“Si chiamava Thopper e mia madre lo adorava immensamente, tanto da darmi il suo nome.”

“Sua madre si sbagliava signor Zero? Può constatare lei stesso nel mio monitor?”

Un monitor uscì dalla bocca dell’addetto e Thopper lesse attentamente la pagina Wikipedia visualizzata sul display:

“Edward Hopper, nato a Nyack, eccetera eccetera, è stato un pittore statunitense famoso soprattutto per i suoi ritratti della solitudine nella vita american…ma che videoregistratore sta dicendo? Sta dando della bugiarda alla mia povera madre?”

“Non mi permetterei mai? D’altronde Wikipedia non mente mai? Utente riconosciuto? Il sistema m’informa che ha un Cane Specializzato al seguito? Devo processare anche il cane?” incalzò l’addetto a cui incominciava a uscire del fumo dai condensatori.

“Sì” rispose lo sconcertato Capitano “si è allontanato durante il Sonno Indotto. Mi dia un secondo.”

Thopper richiamò la posizione di Van Persie dal menù a tendina cerebrale che si era fatto installare a giugno.

“Tutto bene signor Zero?”

Il fumo si era fatto vigoroso.

Thopper sbiancò.

“Tutto bene signor Zero?”

Il fumo dal Robot Anticrisi ora era denso e sapeva di olio esausto.

“Non riesco a visualizzare il mio pilota! Faccia qualcosa!”

In un nanosecondo la richiesta arrivò al sistema operativo dell’addetto, che la elaborò diligentemente. L’elaborazione dati durò fino all’esplosione del sistema operativo stesso.

L’Unità Anticrisi era andata in crisi.

Nella prossima puntata:

  • voglio sapere come si risolverà la crisi avviata dall'Unità Anticrisi. (36%)
    36
  • voglio sapere che sta succedendo a Van Persie. (27%)
    27
  • voglio sapere tutto di Thopper e Van Persie. (36%)
    36
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130 Commenti

  • Ciao, Massimo.
    Part of me, part of you è una delle mie canzoni preferite, è bellissima! Avresti dovuto mettere un link perché tutti, anche quelli che non la conoscono, potessero ascoltarla. Già solo questo dà a questo capitolo un tocco di magia irresistibile, poi ci sono le parole, il racconto del passato e di come si sia giunti a Van Persie, poetico, bello. Un degno finale per una storia strepitosa, ricca di spunti e idee geniali. Bravo, Massimo. Non avevo dubbi, ma bravo davvero.
    Ho visto che hai pubblicato una nuova storia, coi miei tempi, andrò a leggere.
    Alla prossima!

    p.s. molto blu e molto aperto a un lieto fine.

  • Capitolo 10)

    Ciao Massimo!

    Gran bella chiusura della storia. Toccante al punto giusto.
    Ho visto che hai già vestito i panni di nuovi personaggi, quindi complimenti per l’assidua dedizione alla scrittura! 🙂
    Non si può non rimanere affezionati ai protagonisti di questa vicenda. Hai sfruttato bene tutti gli elementi a disposizione, raccontandoci una bella storia. Inoltre, adoro quando le storie mettono su anche colonne sonore tanto belle!
    Grade! 😀

    Vado a leggere la prossima! 😉

  • Finale con romantici addii, tanta tenerezza metallica quasi-umana, e un futuro forse migliore in tasca.
    Una conclusione degna di un racconto denso di un quasi-tutto molto ben costruito, e raccontato.
    Vedo che hai già pubblicato e dunque vado a leggere… Grazie, bravo!?

  • Ciao Massimo!

    È stata una bella maratona, però sicuramente avrò perso per strada qualche dettaglio: penso che rileggerò il tutto con più calma – poi comincia già a mancarmi Thopper!
    Un finale scorrevole, che personalmente preferisco al posto di spiegoni in blocco.
    Inoltre, leggendolo, mi rendo conto che forse il nero avrebbe stonato: ottima scelta il blu, per perdere un po’ di lubrificante.
    Che gran coraggio questo figliuolo, credo che la sua operazione sia uno dei momenti più toccanti, insieme al sogno del padre… ma vedo che alla fine hai lasciato la possibilità di un seguito… arriveranno mai a Terraccinque?
    Mi auguro di sì, videoregistratore!

    Mi sa di aver scritto troppo, ma vorrei davvero ringraziarti per averci regalato dei personaggi così vivi e umani, che risaltano ancora di più in questo freddo mondo distopico.

    Vado a leggere la prossima storia, a presto!

    (P.s. Se ci sarà mai una continuazione, sarò tra i primi a seguirla).

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