IL PERCORSO DEL RE

IL SOFÀ

C’era una volta un Re.

Un bel giorno chiamò la sua serva e disse:

“Sono stanco del sofà! Da domani si cambia, niente più storie della buona notte. Sei esonerata dal tuo compito.”

Con voce flebile, la serva replicò: “Ma… Ma…e…stà…”

“Niente ma! Va a chiamare il Gran Consigliere che gli devo parlare.”

Trascorsi pochi minuti, un omino alto e smilzo, dalla faccia ossuta, comparve sulla soglia della grande porta della Sala del Trono. Attraversò lentamente la stanza e si fermò a pochi metri dal Re. Rimase in piedi silenzioso, occhi bassi e mani incrociate all’altezza del petto, in attesa.

Intento a scaldarsi vicino al cammino dove il fuoco lento cominciava a spegnersi, il Re voltava le spalle al Gran Consigliere.

“Venite avanti.” ordinò, sentendo il fruscio dei suoi passi furtivi sulle lastre del pavimento.

Ne seguì qualche minuto di silenzio e poi disse: “Domattina presto manderete qualcuno a cercare un falegname.”

Puntando il divano, aggiunse: “Fatelo portare via, è scomodo e obsoleto. Mi fa perdere autorità.”

“Come desiderate Maestà.”

Il Re continuò: “Voglio un trono vero, degno del mio ruolo e del mio Regno, deve essere alto e confortevole, ornato di oro e pietre preziose. Nessuno dovrà mai avere dubbi su chi comanda. Nessuno deve dimenticare che Io sono il Re dei Numeri, non un sovrano di mezza tacca!”

“Sì, Reale Maestà.”

“Ah dimenticavo… spiegategli che lo voglio sopraelevato su di un podio. Mettetegli fretta, è urgente.”

“Mio Sssignore… il trono con o sssenza poggiapiedi? Quanti gradini volete?” sibilò, di rimando, il Gran Consigliere.

“Gran, non mi seccate con i vostri dettagli. Mica posso pensare a tutto io. Ora sparite!”

Con passi fruscianti, il Consigliere uscì. Presto la sua figura sinistra si dileguò, lungo i corridoi del castello.

Rimasto solo, il Re sbuffò tre volte.

A stento era riuscito a mascherare la sua contrarietà.

Borbottò tra i denti: “Quanti qua quanti là… a ogni incarico tira fuori la stessa tiritera, e mi fa sentire in difetto. Che sappia qualcosa che io non so? Non lo posso escludere a priori. Mi è fedele, ne sono sicuro, ma è urfido e avido di potere.”

D’un tratto, fu preso da un misto di dubbi e inquietudine.

Assalito da brutti presagi, se ne andò rapidamente dalla Sala del Trono, trascinandosi dietro il lungo manto ricamato.

Il silenzio della notte avvolse la sala deserta.

Nascosto in un cono d’ombra, il vecchio sofà sussultò.

***

Molte volte il sole si levò nel cielo, ma del nuovo trono nessuna traccia.

L’attesa diventò insopportabile. L’impazienza un vero tormento.

Le giornate diventarono lunghe e noiose. Per giunta, privatosi della reale pennichella sul sofà, si sentì ogni giorno più stanco e irritabile.

La sera si coricava malvolentieri. Senza le storie rilassanti della serva, le sue notti erano interminabili e ombrose.

Convocò d’urgenza il Gran Consigliere.

“Che novità avete?”

“Maestà, abbiamo due problemi. Il nostro migliore falegname è a letto ammalato, e nel Regno non ci sono altri in grado di fare il lavoro. Ne stiamo cercando uno fuori dai confini del Regno.”

“E l’avete trovato?”

“Sì, Maestà, un tale che tutti elogiano per la sua bravura. Pare sia il numero uno, nel suo mestiere.”

Il Re indispettito: “Numero uno? I numeri sono la vostra ossessione! Il tempo stringe. Portatelo da me!”

“Vostra Altezza Reale, adesso viene il secondo problema. Non so se ci possiamo fidare.”

“Quali sono le vostre remore?”

“Si esprime in modo incomprensibile. Dice di essere un disainer qualificato, non un falegname qualsiasi. E… c’è dell’altro… Mio Signore… dicono che usi la magia: fa apparire e sparire soggetti e disegni da strane scatole.”

Camminando avanti indietro il Re chiese: “… secondo voi, cosa può significare?”

“Lo ignoro Maestà, interrogato, non diede chiarimenti. Addirittura domandò, al mio uomo di fiducia, se nel Regno ci si può guglare. Un’arroganza così smisurata non si è mai vista prima.”

“Gli avete ordinato di spiegarsi?” insisté il re, incredulo davanti a tanta sfrontatezza.

“Sì, Maestà. Mi sono prodigato per ottenere una risposta. Invano. Si giustificò dicendo che Vostra Altezza  reale avrebbe capito, che lui non può svelare i segreti della sua arte.”

“Uhm… gli avete anche detto che, se il lavoro mi soddisfa, riceverà una lauta ricompensa?”

“Sì, Maestà, ma non volle sentire ragioni. Accetta solo se gli permettete di lavorare nella sua bottega. Se volete il mio parere, costui non ha capito che rischia una condanna per disubbidienza, con la sua ostinazione.”

Il Re corrugò la fronte: “Vi sbagliate. Siete voi che rischiate non solo lui. Perciò, vi consiglio di non sottovalutare la questione.”

E poi, “Un Re senza trono è come un leone che miagola anziché ruggire. Nessuno lo prende sul serio, perde attendibilità. Affidategli il lavoro. È un ordine! Se non lo finisce entro la prossima luna piena, a rimetterci la testa siete voi. Ora andate!”

Il Gran Consigliere non ebbe il coraggio di replicare, fece l’inchino e svanì.

Nel prossimo episodio ripartiamo:

  • - dalla serva (40%)
    40
  • - dal Gran Consigliere (10%)
    10
  • - dal trono (50%)
    50
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264 Commenti

  • Ciao. Ho letto solo ora. Non so se il problema è che ho letto tutti i capitoli insieme, ma la mia modesta opinione è che avresti dovuto fare capitoli più brevi. Ci sono molti eventi che non servono a far sviluppare la trama, creano solo confusione in chi legge, facendo perdere di vista il dove si vuole arrivare.
    comunque molto ben scritto

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