Freaks – Fenomeni da baraccone

Dove eravamo rimasti?

Quale intenzione di Cristina influenza la risposta che darà a Franca? Vuole fare un giretto in centro a Rovigo (67%)

Chi decide chi è normale?

Cristina non l’aveva dimenticato. Quel cardigan non le piaceva più, l’aveva lasciato apposta a casa della sua amica. Ma rispose con finto dispiacere: «Accipicchia.»

«Facciamo così: lo do in ludoteca alla maestra Nadia e giovedì lo riporti a casa. Ti ricordi?»

«Sì.»

«Lo dico io alla mamma?»

«No!» s’affrettò a rispondere, spalancando gli occhi. «Faccio io.»

Si salutarono.

Anziché dirigersi verso la stazione delle corriere Cristina fece il giro lungo. Seguì il tappeto rosso, ormai sporco e strappato in più punti, che attraversava ancora il centro di Rovigo anche se le festività natalizie erano terminate.

In piazza Vittorio Emanuele II ignorò ragazzi e ragazzini, che si stavano raggruppando sul liston, e si concentrò sulle vetrine dei negozi d’abbigliamento. Dietro le scritte “saldi” c’erano, molto interessanti, i vestiti che la mamma ancora non le comprava; passò oltre a quelli sulle tonalità di grigio, soffermandosi invece su quelli colorati. Quanto le sarebbe piaciuto, ogni tanto, uscire con qualcosa di diverso da maglia e jeans: quell’abito corto con lo scollo a barchetta doveva starle proprio bene con i legging a losanghe e gli stivali.

Terminato il giro dei negozi, attraversò la piazza saltellando e cantando “Material girl”. I suoi capelli erano diventati biondi e, come nel video, porcellini salvadanaio fluttuavano sotto i portici indicandole la strada da seguire. Era sicura che, se avesse messo la mano in tasca, avrebbe trovato le monete da infilare nelle fessure, ma non lo fece: la neuropsichiatra le aveva insegnato che con quelle immagini simpatiche – le allucinazioni – poteva convivere, bastava non darci troppa importanza e, soprattutto, era meglio non interagire. Cercò allora d’incrociare gli sguardi dei passanti ma, per suo disappunto, tutti la ignorarono.

Arrivò a casa che era già buio. Si mise a fare i compiti, senza seguire le mappe; mentre studiava, la madre e il padre tornarono uno dopo l’altra dal lavoro e si misero a discutere. Era possibile che davvero non sapessero che lei era in grado di sentire e, soprattutto, di capire?

«Hai letto il messaggio?» La madre era molto agitata.

«Sì.»

«E perché non hai risposto?»

«Volevo ragionarci su, non è una cosa semplice da…»

«Che cosa c’è da ragionarci? Non è la scuola adatta per Cris, ostrega

«Lasciamola almeno provare, no?»

«Ma cosa dici? Ti vuoi ficcare in testa che tua figlia è ritardata…»

Cristina ebbe l’impulso irrefrenabile di distruggere qualcosa e perse il resto del discorso nel tentativo di controllarsi. Trovò un foglio di carta appallottolato, lo fece in mille pezzi e se li ficcò in bocca per soffocare un urlo di rabbia. Poi, quando le orecchie smisero di fischiare, sentì la voce del padre.

«… neuropsichiatra ha detto che non dobbiamo limitarla.»

La ragazzina si asciugò la bava con la manica e sputò il boccone amaro. Lo nascose in una brutta copia che riappallottolò con cura e spinse in fondo al cestino della carta.

A ora di cena arrivò la predica.

«Cris, la mamma mi ha detto che vorresti fare i Geometri.»

Si limitò ad annuire.

«Secondo noi non è la scuola giusta,» continuò il padre. «Non ti stiamo dicendo di no: ti chiediamo solo di pensarci su.»

«Ok.» Credeva d’essersi sfogata abbastanza, per quel giorno; invece sentì la rabbia montarle dentro.

«E vedrai che mamma e papà hanno ragione,» concluse la madre. «Noi ti amiamo e vogliamo il tuo bene.»

Aveva bisogno di liberarsi. Troppe cose da trattenere: la rabbia che genera lacrime; le lacrime che generano dolore e frustrazione. Una volta sarebbe sbottata in una risata isterica incontrollabile, ma adesso no, davanti ai suoi non poteva…

Si sentì sollevare come un sacco di patate e la risata uscì, liberatoria. Vedeva la schiena di suo padre, le gambe che si muovevano e il pavimento che girava; sentiva lui che diceva cose che il suo cervello non riusciva a decodificare. E lei rideva e lo amava.

«Ehi: attenti, voi due. Non buttatemi giù la casa.»

Con un sospiro affaticato il padre mise giù la sua ragazzina. «Dai, ancora ce la faccio a sollevarti. Ma tu hai intenzione di crescere ancora?»

Cristina fece spallucce.

Il padre continuò, sorridendo: «Guarda che, se cresci troppo, poi non trovi più il moroso.»

La ragazzina gli mostrò la lingua. «Io il moroso ce l’ho già, è Vittorio.»

La madre li guardò con aria di sufficienza.

Cenarono in silenzio davanti al telegiornale e, dopo cena, Cristina si dedicò alle ricerche sulla Treccani online, tenendo la playlist preferita in sottofondo.

Il padre bussò allo stipite della porta aperta ed entrò in cameretta: «Non è meglio se vai a dormire? È tardi.»

«Solo un attimo, finisco questo e poi spengo.»

«Cosa leggi?»

«Alda Merini.»

«Brava. L’avete fatta a scuola?»

«No, ho trovato questa frase e volevo scoprire chi l’ha scritta.»

Su un foglio aveva annotato: “La normalità è un’invenzione di chi non ha fantasia”. Il padre restò a fissare l’appunto, pensieroso.

«Guarda: anche lei ha avuto una malattia mentale, come me.»

«È vero. E cosa ne pensi?»

«Penso che è stata fortunata: la sua malattia, almeno, aveva un nome.»

Grazie per la vostra pazienza. L'episodio ha avuto una gestazione molto lunga, ma finalmente è arrivato. Per il prossimo episodio:

  • È mercoledì; Cristina può andare da Vittorio, il suo moroso. (64%)
    64
  • È giovedì; Cristina deve andare in ludoteca dalla maestra Nadia. (27%)
    27
  • È venerdì, a scuola c'è sciopero; Cristina vuole andare a Rovigo. (9%)
    9
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90 Commenti

  • Ciao Achillu 🙂
    Rieccoci qua 🙂 bellissimo il capitolo non noto niente di errato e la lettura e’ molto lineare a mio vedere 🙂 l’unica cosa che non ho capito (ma perche’ sono io un po’ ignorante in materia ) e’ quando dici che la ragazzina bionda e’ vestita da supergirl e poi da She Hulk poco dopo ; non dovrebbero essere due personaggi differenti , oppure la prima parte e’ cio’ che pensa Cristina e la seconda parte e’ una precisazione del narratore ? Insomma aiutami a leggere meglio questa parte perche’ mi sono un po’ confuso 😛
    Comunque la qualita’ della tua storia e’ verasmente eccelsa e trovo cio’ che hai descritto un qualcosa che potrebbe capitare giornalmente e per niente da sottovalutare.
    Ho votato perche Cristina risponda alla madre perche’ a mio vedere abbiamo assistito fin troppo a cio’ che pensano e dicono gli altri sulla sua vita , secondo me e’ giunto il momento che anche lei abbia voce in capitolo e tiri fuori il suo caratterino 🙂
    Davvero ancora complimenti 🙂
    A presto 🙂

  • Ciao Achillu 🙂
    Finalmente sono riuscito a leggerti 🙂 la storia è molto bello, ci porta in un mondo così misterioso per noi, tanto che anche i medici ancora oggi non sanno veramente dare un nome ad esso 🙂
    La storia e scritta bene ed è molto pulita e facile da leggere 🙂
    Ti seguo e scelgo di continuare il gioco dove si era fermato 🙂
    Forza Cristina sei tutti noi, vedrai che riuscirai a convincere i tuoi genitori a mandarti ai Geometri 😉
    Ancora complimenti e a presto 🙂

    • Ciao, Black Cat.
      Grazie mille per aver recuperato gli episodi e la lettura.
      Grazie infinite anche per i complimenti.
      Per molte malattie e per molti disturbi della mente per fortuna oggi esistono dei nomi. Purtroppo non è il caso del disturbo di Cristina, che resterà un disturbo senza nome fino alla fine del racconto (non è uno spoiler, è che l’intervallo di tempo che ho in testa è troppo breve per giungere a una nuova diagnosi).
      A presto con il prossimo episodio.

  • Ciao! Ho recuperato la lettura degli episodi precedenti, una storia iniziata davvero tanto tempo fa! Dapprima incuriosita dal titolo, che se devo essere del tutto sincera, ho trovato vagamente disturbante rispetto al tema trattato, ho però apprezzato la modalità in cui la storia viene raccontata, mi sembra quasi di percepire empaticamente gli sforzi che questa ragazzina compie per ritagliarsi il suo posto nel mondo. Mi sembra che la protagonista, forse proprio a causa delle sue problematiche e della terapia che la supporta, sia molto consapevole e perciò riveli un grado di maturità elevato per la sua età. Mi ha colpito molto la frase finale “mi sono sentita esclusa”: è una formulazione che io personalmente ho imparato a fare (il discorso in prima persona per comunicare efficacemente le proprie emozioni) solo da adulta: a tredici anni avrei semplicemente dato la colpa al mio interlocutore, fermandomi a quel “ma insomma!” sbottato d’un fiato.
    Detto ciò, sceglierei la coerenza di restare sullo stesso gioco continuandolo al punto in cui si era interrotto.
    Trovo questo racconto davvero notevole, e seguirò volentieri gli sviluppi!
    A presto

    • Ciao, Driade.
      Grazie mille per aver recuperato anche gli episodi precedenti. Il titolo prima o poi avrà un senso. Diciamo che la primissima idea non era un granché ma sono riuscito a rivedere la trama in modo che continui ad avere senso.
      Grazie anche per il suggerimento, penso proprio che il finale lo aggiusterò così.
      «Ma insomma!»
      Il cuore le batteva forte nel petto, ma non riusciva a valutare se aveva urlato oppure no. Inspirò, poi continuò, cercando questa volta di controllare il tono di voce: «Stai decidendo tutto tu. Invece dovremmo collaborare.»
      A presto con il prossimo episodio.

  • Buonasera Achillu, complimenti a te ed anche al team . Il tuo racconto e’ notevole per la capacita’ narrativa e per la rappresentazione accurata di un disagio mentale nel difficile periodo dell’adolescenza. Le avventure di Cristina sono coinvolgenti e destano in me molta empatia. Tifo per Cristina e voto per un’ amicizia a tre, forse una via d’uscita. A presto.

  • Preferisco votare su Cristina che s’inventa un mondo in cui Vittorio ricambia il suo amore.

    Ho trovato interessante questo capitolo. Hai voluto far risaltare come per i colori il contrasto…. Un
    contrasto cromatico tra i fratelli e Cristina… Non era semplice da realizzare, penso che ci sei riuscito bene,
    Bravo.
    Ciao alla prox

    • Ciao Louise.

      Esatto; questa è l’opzione che doveva vincere 😀 Ma purtroppo ha vinto un’altra opzione. Il team si è sfasciato e il racconto è stato temporaneamente abbandonato; vedo di farlo rivivere presto.

      La malattia di Cristina non ha un nome, è un disagio neuropsichiatrico classificato come “altro” in quanto non è inquadrabile in nessuna malattia con nome.

  • Si aggrappa alla realtà.
    Mi hai incuriosito: cosa significa “Lavorare in quattro non è semplice”?
    Sarò sincero: non sono riuscito a seguire bene cosa accade nel capitolo: Lei è con Vittorio, salgono, Vittorio fa una domanda a Erri e già qui mi sono inceppato, perché non c’è niente che mi chiarisca che mentre Vittorio poggia le mani sulle spalle di Cristina ha già di fronte a sé Erri. Sappiamo che l’ordine nella stanza è maniacale solo dal fatto che usi questo aggettivo 🙂 Erri intreccia attentamente le mani con l’altra e dopo scendono le scale… ma le mani sono ancora intrecciate?
    E poi, quel “Attese che prendesse lei l’iniziativa” l’ho dovuto leggere e rileggere per capirne il senso.
    Sia ben chiaro: non devi preoccuparti troppo di queste mie personalissime osservazioni, perché sono del tutto certo, e mi pare di trovare riscontri nei commenti precedenti al mio, che gli altri lettori non sono stati disturbati da nessuna di quelle inezie che invece a me hanno inceppato la lettura. Te lo scrivo appunto per questo, per offrirti il mio punto di vista. Poi, è ovvio, non so quanti altri lettori nel mondo (esageriamo! 😀 😀 ) abbiano il mio modo contorto di leggere e ragionare, immagino pochi, ma nella mia ossimorica, umile spocchia, penso che potresti trovare qualche spunto di riflessione 😀

    Ciao, a presto.

    • Mi spiego meglio: eravamo un team di quattro persone: una neuropsichiatra e due educatrici che mi correggevano le castronerie e mi suggerivano come procedere con il racconto. Poi un’educatrice si è sfilata per mancanza di tempo e abbiamo proceduto in tre. Infine, il risultato dell’ultimo sondaggio ha messo in crisi il team perché non ha vinto l’opzione che “avrebbe dovuto vincere”. Quindi mi sa che andrò avanti da solo per concludere il racconto, sperando di non scrivere castronerie.

  • Ciao Achillu, il titolo del capitolo ne calza perfettamente il contenuto, per cui vado sul certo, Cristina si aggrappa alla realtà.
    Non è una situazione semplice, l’incertezza è sempre dietro l’angolo ma la mente umana è capace di stupirci, nostro malgrado. ” Non avere paura Cristina, noi ti siamo vicini!”
    A presto

  • Ciao Achillu,
    devo essere sincera, non amo i racconti che si avvicinano troppo alla realtà, mi piace evaderla, ma resta il fatto che stai facendo un buon lavoro. Come per il mio racconto anche il tuo non rietra propriamente nei canoni del racconto avventuroso, ma non esiste un genere, su TI, che calzi ogni intenzione.
    Ovviamente Vittorio non è il fidanzato di Cristina, ma il fratello di Enrico, il fratello maggiore su cui la ragazzina ha fantasticato e per non smentire quanto detto più sù, dico che s’inventa una storia con lui e rimane nel suo mondo.
    Ci si vede alla prossima, tanti auguri per un felicissimo Anno Nuovo.

  • Buon anno Achillu!
    Sono stata assente per un po’ e quindi mi sono persa gli ultimi due episodi, ma ho già recuperato!
    Continuo ad apprezzare moltissimo le sfumature delle emozioni di Cristina e il modo delicato di avvicinare il lettore ad esse; sono rimasta colpita dalle allucinazioni, che non mi aspettavo. Certi aspetti dolorosi sembrano essere solo accennati, ma lasciano comunque il segno. Perlomeno io credo che continuerò a pensarci. Voto per aggrapparsi alla realtà; Cristina non merita di illudersi (e darla vinta alla madre – difficile da digerire quel “ritardata”, è veramente così crudele?)
    A presto!

    • Ciao Asiel.

      Grazie mille, è un bellissimo complimento.

      La mamma di Cristina è ispirata a una persona che ho conosciuto davvero, particolarmente crudele con il figlio, gliene ho sentito dire di tutte. Ma anche Cristina è ispirata da persone reali (più di una). L’idea iniziale, il piano dell’opera, è proprio questo: cosa potrebbe succedere se una mamma così avesse una figlia così?

      Alla prossima.

  • Mi è piaciuto molto come hai reso il tutto: dall’esterno, ma anche “dall’interno”. SEcondo mesi aggrappa alle tecniche che le hanno insegnato, perché ha molta voglia di sentirsi “normale”.
    Ti segnalo questa, è un’inezia ma l’ho notata, magari ce ne sono altre, ma mi sono sfuggite perché il capitolo si legge davvero bene. ” Aprì il piumino sperando che la zip non s’inceppasse e non le facesse fare altre brutte figure.
    Si sistemò i capelli sperando che Vittorio le facesse un complimento” I due “sperando” sono davvero molto ravvicinati, in due paragrafi dalla struttura simile, meglio trovare un sinonimo (augurandosi, supplicando che, desiderando…)
    Una bella storia, spero che vada tutto bene per la piccola Cristina

  • Facciamola andare da Vittorio.
    Ciao Achillu.
    Un capitolo molto interessante.
    Hai descritto bene il senso di inquietudine di Cristina. Nonostante il suo problema, ha innanzitutto un cuore, un’anima… E sentire sua madre che afferma quelle parole…. No. Non va bene. Il padre è decisamente più intelligente e mi piace molto di più
    Ciao a presto
    Ilaria

    • Ciao Ilaria.

      La mia idea iniziale era quella di indagare il rapporto tra una madre “soppressiva” e una figlia con problemi neuropsichiatrici. Il primo episodio era proprio lì: Cristina ha un cuore, ha sentimenti e desideri, ma ha imparato suo malgrado a proteggersi dalla madre. Vediamo dove mi porterete con le vostre scelte 🙂 Il racconto mi è già sfuggito di mano.

      Grazie, buon anno e alla prossima.

  • Buonasera Achillu, attesa ampiamente compensata dal tuo bel racconto. Scrittura limpida, apparentemente semplice, in realta, l’unica adeguata alla profondita’ e difficolta’ del tema. Nessun tono pietistico ma una grande partecipazione e cura nel descrivere le emozioni di Cristina che facilmente e grazie a te ho condiviso
    Voto il moroso

  • Andiamo da Vittorio, dato che lo hai nominato.
    Bel capitolo, soprattutto le reazioni della ragazzina ai discorsi dei genitori come se lei non fosse lì.
    Forse sbaglio e mi dirai che hai scelto l’aggettivo con cura, ma avrei visto meglio un « pazza » o « anormale » invece di « ritardata ».
    La chiusa del capitolo è eccelsa.

    • Ciao Befana.

      Non so se avrò spazio per approfondire, c’è un motivo per cui la madre usa l’aggettivo ma ho paura che non riuscirò a esplicitarlo. Diciamo che il racconto mi sta sfuggendo di mano. L’idea iniziale era quella di indagare il rapporto tra una madre “soppressiva” e una figlia con problemi neuropsichiatrici. Vediamo se ci riuscirò.

      Grazie per aver apprezzato. Buon anno e alla prossima.

  • E andiamo un po’ da ‘sto Vittorio, del resto in Ludoteca la attende l’odiato cardigan, risparmiamoglielo 😀
    Ciao, Achillu.
    L’episodio mi è piaciuto molto, mi sembra molto ben scritto, curato, ma soprattutto mi è piaciuto il contenuto, più ancora della forma.
    Bravo davvero.
    A proposito di forma, giusto un paio di dettagli che mi sono saltati all’occhio leggendo:
    … passò oltre a quelli sulle tonalità di grigio, soffermandosi invece su quelli colorati. Quanto le sarebbe piaciuto, ogni tanto, uscire con qualcosa di diverso da maglia e jeans: quell’
    I tre “quelli/quello” in così poche righe risaltano un po’.
    E questo:
    «Dai, ancora ce la faccio a sollevarti. Ma tu hai intenzione di crescere ancora?»
    Due “ancora” nella stessa frase. Lo so, sono noioso e del resto sfido chiunque, nel parlato, a non fare ripetizioni simili. Quindi, al massimo, è un punto che dimostra che hai reso bene il parlato.
    Però, non so, a me stona un po’, mi piace quando il testo è più ricco di sinonimi o perifrasi, lo trovo meno piatto e più accattivante… opinabilissima opinione, naturalmente 😀

    Ciao , a presto

  • Andiamo da Vittorio, voglio conoscerlo!
    Complimenti Achillu per l’episodio ben riuscito, la lunga gestazione ha dato buoni frutti!
    In un tema delicato sei riuscito a trarre tanta umanità e dolcezza, ma anche tante verità amare.
    A presto

  • Ciao Achillu, devo ammettere che questo capitolo mi è piaciuto più dei primi.
    Sei stato bravissimo a seguire Cristina per il centro storico di Rovigo.
    Certo che i genitori sono troppo duri con la ragazzina, e qui il quadro familiare si va schiarendo.
    Che dire, una storia che è ancora all’inizio e che è tutta seguire. Bravo
    Voto per : È venerdì, a scuola c’è sciopero; Cristina vuole andare a Rovigo.

    mi sembra più sensata.

    • Ciao Alex.

      Felice che tu abbia apprezzato. L’idea è partita così: cosa accadrebbe se una madre “soppressiva” avesse una figlia con problemi neuropsichiatrici? Dal quadro familiare a un racconto che, grazie alle professioniste che mi aiutano e grazie a voi lettori che votate, mi è già sfuggito di mano…

      Buon anno e alla prossima.

  • Ciao Achillu, è un piacere leggerti, soprattutto quando si tocca un tema molto delicato, ma non mi riferisco al disagio di Cristina, ma alle paure di quei genitori incapaci di gestire le proprie emozioni difronte a tutto quello che non ritengono normale, spesso ci si rifugia più nel distacco emozionale che nel condiviso amore incondizionato.
    Hai fatto bene a citare la Merini, spesso la fantasia viene scambiata per follia, e a questa follia viene data, a volte, un nome, preceduto da due parole molto ricorrenti, malattia o sindrome.
    Oggi è stato mercoledì, credo che Cristina abbia incontrato Vittorio!
    A presto

  • Rimango ancora dell’idea che la madre non mi piace. Trovo il suo modo di fare un po’ strano: le impedisce di fare la scuola, la chiama ritardata, giudica con gli occhi quando parla dell’amore…
    Non nego che ci siamo genitori che rinnegano i propri figli, ma questo rapporto conflittuale non mi convince, lo vedrei meglio come disprezzo per qualcosa di qualcun’altro…come se non fosse sua figlia.
    Se mi posso permettere, mi viene una domanda mentre leggo, perchè tutto questo astio, tra madre e figlia? Forse ci saranno nei prossimi capitoli altre spiegazioni per il momento vorrei “vedere” Vittorio, e sentire cosa ne pensa lui.
    Alla prossima

    • Ciao MrsRiso.

      L’idea originale è vedere cosa succede se una madre “soppressiva” avesse una figlia con problemi neuropsichiatrici. Nella mia vita ho avuto la possibilità di incontrare due madri così, con figli “normali”. La presenza di una neuropsichiatra ho pensato che potesse offrire un aiuto alla ragazzina e farla maturare prima rispetto ai miei due conoscenti. In realtà non è scontato, non so se riuscirò a spiegare cos’è successo nella mente di Cristina. Per adesso cerco di mostrare gli effetti di quello che è successo.

      Buon anno, grazie e alla prossima.

  • Ciao Achillu,
    trovo orribile l’uscita della madre che dà della ritardata alla propria figlia. Capisco la frustrazione di ritrovarsi a gestire una malattia psichiatrica, ma mi pare innaturale.
    Hai trovato un ottimo spunto per raccontare una storia molto delicata, la voglia di rivalsa di una ragazzina contro il tentativo di relegarla alla mediocrità da parte dei genitori, che poi dovrebbero essere i primi a credere in lei, anche se capisco che vogliano salvaguardarne l’integrità psichica, data la fragilità che pensano le appartenga.
    ll quadro che ne viene fuori, però, stando a come la dipingi tu, che sei il suo creatore, è di una persona ostinata e forte, che sa meglio di molte altre, ritenute “normali, quello che vuole.
    Direi che è arrivato il momento di conoscere Vittorio.
    Alla prossima!

    • Ciao Allegra.

      Mi sono chiesto cosa potrebbe succedere se una madre “soppressiva” avesse una figlia con problemi neuropsichiatrici e ne ho tirato fuori un quadro con forti contrasti, aiutato anche dall’esperienza delle professioniste che mi aiutano a correggere il tiro. Stiamo mettendo insieme un collage ispirato anche a storie vere. Spero che traspaia dalle mie parołe almeno la metà delle emozioni che mi hanno colpito.

      L’episodio di Vittorio si è complicato e abbiamo deciso di dividerlo in due. Grazie e alla prossima.

  • Ciao Achillu
    “Penso dunque sono” ha scritto saggiamente qualcuno più di trecento anni fa 🙂
    In questo episodio il comportamento di Cristina non svela niente di particolare sul suo pensiero speciale e, di conseguenza, sui suoi problemi.
    Non ci farai aspettare dieci capitoli… Spero 🙂
    Nelle opzioni ci sono un vuole, un deve e un può. Da ragazzina insicura, è probabile che vada in ludoteca.

  • Ciao Achillu,
    sono nuova su The Incipit e ho letto molti tuoi commenti sotto altre storie, così sono passata a dare un’occhiata. Ho votato per il ritorno a casa, mi sento addosso l’ansia della madre; ho trovato quasi commoventi i passaggi in cui Cristina fa in modo di conformarsi alle sue richieste (l’ordine, la bottiglia) e alla sua idea di lei, mi ricorda qualcosa di assolutamente reale. Per questo seguirò con piacere la storia!
    Buona scrittura, e buona fortuna con questo argomento così complesso!

  • Rovigo.
    Confermo la prima impressione questa ragazzina mi piace. Ho visto i commenti sotto e ti confesso che dalla frase che indica il cambiamento di maestra non avevo intuito che aveva problemi diversi, adesso sono curiosa di sapere cos’ha e come andrà a finire con i Geometri. Spero che alla fine ce lo dirai!
    Alla prossima

  • Ciao Achillu!

    Allora, al principio, dopo aver letto questo secondo capitolo mi son detta che c’era qualcosa che non andava; nel senso… non solo la mamma di Cristina che la tratta come una lattante, ma anche i discorsi scambiati con l’amica… Poi ho letto “la bambina down più felice del pianeta” e mi son chiesta: “Ma chi, Cristina o Giulia?”
    Alla fine, finalmente in ritardo di vent’anni, ho riletto la trama e qualche commento e ho capito. Aaannnn, Cristina è una ragazzina speciale. E allora adesso è tutto un po’ più chiaro.

    Continuo a seguire, molto incuriosita 🙂

    • Ciao Flow.

      Eeeh… sì. Volevo evitare l’effetto copione, esplicitando ogni volta il soggetto, ma alla fine il risultato è stata troppa confusione. Cristina ha dei problemi, per questo la mamma la tratta come una lattante, per questo frequentava la ludoteca con la stessa maestra di Giulia. La ragazzina down è Giulia. I problemi di Cristina sono però diversi da quelli di Giulia, per questo ha cambiato maestra in ludoteca. Il prossimo capitolo dovrebbe chiarire alcune cose. Spero.

      Sono qui che fremo… aspetto i commenti dell’educatrice prima di pubblicare il prossimo episodio.

      Grazie e alla prossima.

  • Ciao Achillu.
    Seguo con piacere il tuo racconto che si profila molto curioso.
    Posso farti notare un refuso nel primo capitolo?
    “Infilò un altra cucchiaiata in bocca” ti sei dimenticato l’apostrofo ?.
    Mentre mi sento di dirti che avendo una figlia di 14 anni, alcuni atteggiamenti di Cristina vanno a cozzare un po’ con l’età. Avrei scelto i 10 anni per come hai descritto il suo modo di vestire e di comportarsi ?.
    Visto che l’adolescente sta ascoltando
    “I know you were trouble”, penso non abbia molta voglia di tornare dalla sua simpaticissima madre, scelgo dunque il giretto a Rovigo.
    Ti auguro una buona giornata, a presto ?
    Ilaria

  • Ciao Encio
    Perdona il ritardo.
    Capitolo molto ben reso anche questo, il personaggio inizia a intravedersi meglio, descritto nella semplicità di tutti i giorni. Tornerà sicuramente a prendere il cardigan, ma verrà influenzata dalla austerità di mamma che pretenderá il suo ritorno in orario tassativo.
    A presto

    • Ciao Feather.

      Sono Achillu 😀 😉

      E sono in ritardo anch’io. Il terzo episodio l’ho scritto e inviato a revisionare; sono partito tardi io quindi non è colpa delle professioniste che seguono il mio racconto bensì è tutta colpa mia.

      Sono contento che tu abbia apprezzato il secondo episodio. Il terzo tirerà fuori altri aspetti di Cristina.

      Grazie e alla prossima.

  • Buona domenica Achillu, scusa il ritardo ma non mi ero accorta che eri di nuovo sulla breccia.Ottima idea.Cristina, a parte tutto, è sopratutto una ragazza avventurosa, che non ha paura di sperimentare (la scuola per geometri è una di quelle cose che non avrei avuto il coraggio di affrontare) e quindi ho votato la passeggiata. Una infrazione alle regole che saprai ottimizzare, credo. Lettura molto piacevole, personaggi credibili e poi è giallo, uno dei generi che preferisco.

    • Ciao Cactus.

      Grazie per seguire questa mia nuova avventura. Mi spiace ma devo farti notare che il genere è “avventura” e non “giallo”. Più che altro è un racconto “non di genere” o “mainstream”, sicuramente non è uno degli altri nove generi a disposizione su THe iNCIPIT. Per dare credibilità ai miei personaggi mi sto appoggiando a tre consulenti: due educatrici e una neuropsichiatra infantile. Mi hanno già fatto riscrivere alcune scene. Anche la scelta dei geometri non è casuale per la patologia di Cristina.

      Alla prossima. Faremo un giretto in centro.

  • Vuole fare un giro in centro.
    Ciao Achillu. La storia comincia a delinearsi. Non sappiamo ancora bene quale sia la “particolarità” di Cristina, ma ce la stai mostrando nei dettagli, così che possiamo farcene un’idea. A questo proposito, capisco la scelta di esplicitare la sindrome di Giulia, ma tutto sommato avresti potuto anche non farlo, perché comunque ci permetti di comprenderne il ritardo mentale grazie alle situazioni che descrivi. Ti segnalo che non è sempre facile capire chi sta parlando. Ad esempio:

    Il cuore le batteva forte e le si formò un nodo in gola. Giulia la guardava sorpresa. Sul momento non ebbe…

    I soggetti sono Cristina, Giulia e poi uno non esplicitato… che solo tornando indietro ho capito essere Cristina.
    Ciao, a presto

    • Ciao Jaw.

      Grazie per l’analisi. Purtroppo vorrei evitare l’effetto “copione” esplicitando ogni volta il soggetto, vedrò di migliorare le cose in futuro. Quanto a esplicitare la sindrome di Giulia ci ho pensato se farlo o no, alla fine ho deciso di farlo un po’ per mancanza di caratteri (avrei potuto accennare ai lineamenti caratteristici) e un po’ perché volevo essere sicuro che tutti sapessero che fosse down.

      Un accenno sulla diagnosi di Cristina l’ho fatto nel primo episodio ma è difficilissimo da cogliere perché emotivamente la scena è molto forte. Vedrò di ritirarlo fuori nei prossimi episodi.

      Alla prossima, un giretto in centro.

    • Ciao Alex.

      “È una scuola da maschi” me l’ha suggerita la geometra che mi segue i lavori di ristrutturazione in casa. E lei non ha nessuna patologia neuropsichiatrica, semplicemente è un pregiudizio radicato, almeno qui in Polesine.

      Il cardigan mi sa che resta a casa di Giulia, andremo a fare un giretto in centro.

      Alla prossima.

  • Ciao Achillu,
    direi che con “Amabili Resti”, il tuo racconto, non c’entra nulla. 🙂 , almeno spero.
    Anche Cristina ha la Sindrome di Down? Forse in una forma meno grave. Esistono persone Down che hanno conseguito la laurea e altre che lavorano manualmente, in diversi ambiti. Immagino che il focus di questo racconto, sia far realizzare a Cristina il suo sogno di frequentare la scuola per geometri.
    Molto interessante anche il modo che hai usato per descrivere le scene, dalla’arrivo alla casa di Giulia, in poi. Più semplice, come se lo si vedesse con gli occhi delle ragazzine.
    Ho votato per il giretto a Rovigo.
    Alla prossima!
    p.s. bella la canzone, voci che si aiutano per creare musica. 🙂

    • Ciao Allegra.

      Grazie per seguire Cristina anche con questo account <3

      Ho tre consulenti per scrivere questa storia: due educatrici e una neuropsichiatra infantile. Ho spiegato loro quali sono le patologie che vorrei descrivere e mi hanno fatto riscrivere alcune parti di entrambi gli episodi. Cristina è ispirata a una storia vera e non è down. Giulia invece è una ragazzina down con un ritardo mentale lieve; è vero quello che dici tu, però mi hanno assicurato che a tredici anni anche i down più intelligenti hanno grosse difficoltà con il linguaggio.

      Grazie anche per aver notato il punto di vista e aver apprezzato la canzone.

      Alla prossima, faremo il giretto in centro.

  • Ciao Achillu
    Questo capitolo scorre molto bene, sia per lo stile sia per il contenuto. Noto che metti più attenzione ai dialoghi cosa che, invece, è un po’ mancata nella storia precedente.
    Leggo nei commenti sull’invadenza delle madri; vero, ma se tale succede io chiedo: dove sono i padri? troppa presenza da una parte, significa quasi sempre troppa assenza dall’altra.
    avanti con un giro in centro

    • Ciao Louise.

      Sei sempre attenta ai dettagli, grazie mille. Il padre di Cristina verrà fuori, anche per lui ho già in mente qualcosa, vediamo se riuscirò a tirarla fuori.

      Due/tre anni fa ero convinto di non saper scrivere dialoghi, per cui tendevo a evitarli. Adesso non so se sono capace di scriverli, però ho capito quanto siano importanti.

      E giretto in centro sia! 🙂

      Alla prossima.

  • Deve andare in ludoteca. Ciao Achillu, è un piacere leggere finalmente un tuo incipit! Ebbene, pensavo che la storia fosse principalmente incentrata sulla volontà della figlia -effettivamente non lo trovo un punto debole, anzi-, poi ho continuato a leggere a riguardo della bulimia, il che mi ha sorpresa. E’ un tema poco trattato, per questo apprezzo questo incipit un po’ di più; sono anche curiosa del perchè la madre sia così “attaccata” alla figlia, onestamente mi ha ricordato un po’ di mia madre quando ero alle medie, ma sorvoliamo. Seguo con interesse!

    • Ciao Lividsoul.

      Grazie per seguire questa mia nuova avventura. Meno male che sono in ritardo, altrimenti saresti arrivata a leggere già il secondo episodio. Mi rendo conto, dai commenti, che ognuno di voi si è fatta un’idea… diversa. Io ho la mia idea, un po’ volendo e un po’ no l’ho nascosta forse fin troppo bene. Mi dispiace di aver toccato un tuo nervo scoperto, spero di averti lo stesso come lettrice fino alla fine.

      Adesso ho il secondo episodio in revisione. Per mia fortuna il tuo voto non ha influenzato l’opzione che va per la maggiore. Ormai ci siamo. Dato che si tratta di patologie neuropsichiatriche sto aspettando il “si stampi” dei miei amici consulenti. Tutte donne, tra parentesi…

      Alla prossima.

  • Ciao Achillu,
    ho visto il nuovo titolo sotto il tuo nome e visto che ho seguito la stagione di American Horror Story che si intitolava anch’essa Freaks ed è stata un successone, mi ha coinvolto! Certo, non credo avrà niente a che fare con il telefilm, o magari si, qualcosa di simile ci sarà. Un circo, per esempio?

    Davvero un bell’inizio, molto realistico! Mi ha ricordato mio padre che non ha mai smesso di rinfacciarmi il mio non saper cucinare solo perchè a 9 anni ho preparato una pasta con il Nesquik! E che ad ogni mio: “Ho in mente un nuovo libro”, ha sempre risposto: “Ci son già tanti bravi scrittori nel mondo, cambia hobby.” Davvero frustrante, le capisco le grida soffocate sui cuscini.
    A Rovigo non c’è molto da fare; noi padovani diciamo che a Rovigo hanno solo la nebbia:) Non credo che Cristina voglia vedere un’amica, nè andare in un ludoteca, diciamo che vuole fare un giro in centro, sentirsi grande, chissà, magari non tornare più visto che sua madre la rende tanto ansiosa! Stiamo a vedere!

    • Ciao Flow.

      Grazie per seguire questa mia nuova avventura. No, il mio racconto non c’entra nulla né con la serie né con il (per me) mitico film. Sto preparando il secondo episodio (sono un po’ in ritardo purtroppo). Mi dispiace per le tue esperienze personali, temo che siamo in tanti a condividere questo tipo di frustrazioni, prima o poi nella vita si incontrano persone che fanno di tutto per tenerti nel profilo basso. La cosa peggiore è quando queste persone sono proprio i tuoi genitori 🙁

      Cristina ha solo tredici anni e non penso che sia consapevole di ciò che ci possa essere a Rovigo oltre alla nebbia, il Don Bosco e i Geometri, quindi non credo che scriverò nulla per farti cambiare idea sulla mia città natale :p Buona lettura lo stesso.

      Alla prossima.

  • Ciao Achillu,
    mi sa che mi sono persa il finale dell’altro racconto 🙁 appena riesco vado a leggere…
    Bello questo nuovo inizio, alle prime battute mi ha fatto tornare in mente la ragazzina di “Amabili Resti” poi, via via, il racconto ha portato altrove.
    Con una mamma così sfido qualunque ragazzina sana di mente a non prendere la strada del disagio. Spero che a Rovigo incontri un’amica, magari una buona amica, con cui parlare. Una buona amica vale più di una valanga di psichiatri, a volte.
    Quindi che dire? Seguo e aspetto il secondo.
    Alla prossima!

    • Ciao Keziarica.

      Grazie per seguire questa mia nuova avventura. Metto “Amabili Resti” nella mia lista dei libri da leggere, non si sa mai. Noto dai commenti che più o meno tutti voi che avete votato l’opzione “amica” avete anche delle aspettative. Hm… temo che vi sorprenderò. Spero in positivo.

      Alla prossima.

  • Il percorso di un viaggio cambia a seconda dell’età, quello compiuto da un’adolescente è sicuramente non semplice, Cris non fa eccezione! Avendo due figlie adolescenti comprendo alcuni atteggiamenti, certamente non facilmente gestibili.
    I protagonisti finora presentati sono abbastanza credibili, continuo a seguire il racconto perché è bello potersi confrontare con realtà diverse ma condivisibili.
    Spero ci sia una buona amica…
    Buon lavoro Achillu e a presto!

    • Ciao Alexander.

      Grazie per seguire questa mia nuova avventura. Cristina è Cris per la mamma, ma come la chiameranno gli amici? Ho voluto complicarmi la vita aggiungendo una patologia neuropsichiatrica a questo viaggio. Io ho tre figlie ancora bambine. So che non mi resta molto tempo, prima che entrino nella preadolescenza. Tra poco ti raggiungerò 😉

      Alla prossima.

  • L’unico dettaglio che non mi convince è lo zainetto delle Winx: secondo me a 13 anni le winx non sono più in auge. A meno che questa mamma poco diplomatica e comprensiva non la obblighi a vestirsi e equipaggiarsi come vuole lei. La ragazzina mi sembra presentata in modo realista e empatico; a quell’età la vedrei bene rifugiarsi nelle chiacchiere con un’amica.

    • Ciao Befana.

      Grazie per seguire questa mia nuova avventura. Le mie bambine non sopportano né le Winx né Regal Academy, per cui istintivamente ho spostato questi cartoni – che mi sembrano avere tematiche molto “teen” – più avanti nel probabile gradimento. Però potresti aver ragione; per cui ho cercato e trovato la scappatoia, grazie per la nota.

      Alla prossima.

  • Vuole fare un giro in centro.
    Ciao, Achillu.
    La molteplicità dei dettagli è funzionale a tratteggiare una ragazzina molto sensibile, forse pure troppo, il cui problema “neuropsichiatrico” ci è però ancora oscuro.
    Il sorriso irridente mi è sembrato un po’ eccessivo, riferito alla mamma che comunque la chiama “amore”, ma stiamo a vedere quanto è complicato questo rapporto madre-figlia.

    Bentornato!
    Ciao, a presto

    • Ciao Jaw.

      Grazie per seguire questa mia nuova avventura. La maggioranza ha scelto “Polesine/Veneto” e dietro c’era questa storia complicata. Dietro al “resto del mondo/dell’universo” non c’era però fantascienza ma un horror.

      La mamma di Cristina è un personaggio forse ancora più difficile per me; il sorriso che ho immaginato era davvero irridente e la chiama davvero “amore”. Nella mia testa funziona, spero anche nella vostra e nella tua.

      Alla prossima.

  • opto per : Deve andare in ludoteca

    Salve Achillu, interessante questo inizio di avventura.
    Una madre oppressiva ed ansiosa. La figlia, una ragazzina con un’inizio di patologia….
    Tantissimo materiale in vista.
    Complimenti per la tua avventura
    Cercherò di seguirti

  • Amica
    L’inzio è interessante una litigata in famiglia e una madre che non riesce ad avere un confronto con la figlia.
    Mi piace molto la ragazzina, bello il suo persanaggio, sulla madre nutro più dubbi, ma vorrei darle il tempo di evolversi, magari per pregresso personale un tipo come lei mi sta antipatico con le sole due frasi che ha detto.
    Rimango per vedere come va.

    • Ciao MrsRiso.

      Grazie per seguire questa mia nuova avventura. In questo primo episodio c’è un elemento ambientale non troppo insolito per il Polesine, ossia il sole invernale che fa una breve apparizione intorno all’ora di pranzo. Non so se è sufficiente come spunto per un viaggio, vediamo cosa inventerò nei prossimi episodi.

      I dubbi sulla madre: intendi dire che il personaggio non è descritto in modo credibile? Spero di aggiustare il tiro. Anche lei è un personaggio difficile, voglio dire: per me! Da scrivere.

      Alla prossima.

  • Ciao Achillu.
    Ho letto questo capitolo e devo dire che mi ha catturata sin da subito.
    Pensa che addirittura ho pensato ” cavoli, ma non sarà davvero mica una ragazzina di 13 anni quella che scrive?! ”.
    Poi ho visto che mi sbagliavo, e un po’ di autostima è tornata in me ( nonostante ne esistano sicuramente di 13enni che scrivono molto meglio di me)

    Seguo!

    • Ciao Feather.

      Grazie per seguire questa mia nuova avventura. Sicuramente esistono tredicenni che scrivono anche meglio di me, che di anni ne ho cinquanta. Lontanissimo dai tredicenni d’oggi, ma ho la fortuna di conoscere diversi educatori che hanno a che fare con adolescenti problematici. Grazie a loro sono contento di averti catturata in questo primo episodio. Spero di riuscire a coinvolgerti anche nei successivi.

      Alla prossima.

    • Ciao Louise.

      Grazie per seguire questa mia nuova avventura. Dietro a “Polesine e Veneto” c’era questa traccia, probabilmente la più difficile delle tre che avevo in mente: la storia di un periodo impegnativo per una ragazzina “problematica”… Sei stata brava a notare il “deve”, ma la maggioranza mi sembra orientata al “può”.

      Alla prossima.

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