Il Teatro delle Maschere.

Il teatro delle maschere.

Una volta, qualcuno mi disse di combattere per ciò che volevo diventare, per i miei sogni. Di non farmi dettare da nessuno il mio destino, addirittura aggiunse che io ero la penna del mio destino. Eppure quel destino io non lo volevo, non avevo nemmeno scelto di nascere, sono stato catapultato in questo mondo di colpo senza nemmeno una motivazione abbastanza valida. Allora, essendo così inesperto nel mio piccolo mondo, qualcun altro decise di prendere quella penna e dettare legge su chi sarei stato, su cosa avrei fatto. Su come avrei influenzato le persone accanto a me. 

Sapete, avere una madre simile, non è davvero una cosa gratificante. Pretendere il massimo da se stessi in ogni singola cosa, stringere i denti per sopportare la frustrazione e gli occhi per far finta di non esserci è frustrante. Avete idea di come sia il vostro mondo senza tutte le cazzate che vi opprimono ogni giorno? Beh, il mio è dannatamente perfetto. Poi è arrivata lei.

E mi ha peggiorato ogni cosa. Stavo recitando le solite frasi a memoria, con le gesta che mi furono imposte, sentivo le braccia che si muovevano a mo’ di burattino mentre mia madre mi guardava col suo sguardo torvo, seduta in fondo alla sala. Continuai a recitare, ma senza il cuore in mano come una volta facevo.

Oh, erano tempi passati quelli. Il teatro era un mezzo di sfogo, una volta, e ora si era trasformato in un dannato incubo. Non era più la mia realtà. Quelle maschere mi facevano paura, odiavo quei personaggi e non volevo nemmeno più sentir parlare di letteratura italiana o inglese, o dei poeti latini che un tempo ammiravo per la loro fantasia e audacia. Non volevo sentir nulla, volevo solo chiudere gli occhi di nuovo. L’unica distrazione che mi permise di prender fiato fu quella ragazza che spalancò goffamente le porte, causando un forte stridio nella sala che presto si placò con l’aggiunta di sguardi interrogativi e irritati. Questi ultimi erano di mia madre, ovviamente.

La ragazza si scusò, avvicinandosi velocemente al maestro, consegnando un copione. Aveva dei capelli sul castano scuro raccolti in una coda probabilmente fatta in fretta -e quindi male-, e dei noiosi occhi castani. La tipica ragazza invisibile che non vedeva l’ora di andare via dalla scuola di merda che frequentava. Come potevo darle torto? Avevo il suo stesso sguardo, solo che io dovevo essere quello più prestigioso della scuola, quello più educato con i professori, quello sempre disponibile.

Io però non ero così. Mio fratello lo era, e probabilmente mia madre ancora non capisce l’abissale differenza che vi era tra me e lui. Non lo capirà mai. La prima volta che provai a discuterne ricevetti questo schiaffo che mi rimase l’impronta rossa sulla guancia per almeno due ore. Una donna traumatizzata? Probabile. Una persona che stavo iniziando a detestare? Sicuro.

La ragazza, a mia gran sorpresa, salì sul palco.

-Credo possa bastare per oggi con questa commedia. Possiamo provare un’altra scena adesso, una piccola illustrazione di una satira di Orazio, la ragazza vorrebbe provare un provino. Nel mentre, puoi sederti Leonardo.- affermò il professore.

Un sorriso mi si stampò sul viso, come mi diressi verso il sedile affianco a quello di mia madre. La ragazza sorrise nervosamente, guardandomi quasi con aria di scuse, come se mi avesse rubato il palcoscenico: che sciocchezza, quella era la mia prigione più che un palco.

Ignorando tutta l’ambientazione palesemente sbagliata, lasciò tutto dietro ed inspirò profondamente, come se dovesse essere giudicata da tutto il mondo per quella performance. I miei occhi la osservarono ancora come iniziò a parlare, con un tono -mi costava ammetterlo- maestoso, un’intonazione perfetta e le pause azzeccate. Era visibilmente nervosa, ma la maschera che indossava in quell’istante le stava così bene. Sorrisi impercettibilmente, sentendo un bruciore allo stomaco.

Provai invidia. Mi ci rivedevo un po’ in quella ragazzina, però quei tempi erano andati. Era già passato un anno. 

-Ha una tale naturalezza.- commentò mia madre, osservandola con interesse quasi quanto me. 

-Hai ragione.- commentai brevemente, senza degnarla di uno sguardo. Non ricordavo nemmeno l’ultima volta che avevamo fatto un discorso più lungo di tre frasi messe in riga. 

L’esibizione finì prima che me lo aspettassi, e applaudii anche prima del professore. La ragazza mostrò un sorriso goffo e innocente, tornando la tipica studentessa impacciata di prima.

-Nora, ottimo! Sei notevolmente migliorata dall’anno scorso!- esclamò il professore, rimanendo ancora estasiato. Io nemmeno lo ascoltai quando stava adulando ancora quella Nora, rimasi fermo all’ “anno scorso”.

C’ero anche io al teatro l’anno precedente, e allora dove l’avevo vista? Poi spalancai gli occhi, ricordandomi quella ragazza, solo un po’ più cicciottella e sempre indaffarata con i costumi, dietro le quinte. 

Provai un senso di disprezzo. Lei poteva ancora salvarsi da quel mondo senza perdersi nelle maschere che trovava nelle altre realtà. La sua scelta era pessima.

Cosa vogliamo sapere?

  • Andiamo da questa Nora. (54%)
    54
  • Chi era il fratello di Leonardo? (23%)
    23
  • La madre, perchè è così? (23%)
    23
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17 Commenti

  • Vorrei sapere molte cose, ma adesso preferisco che mi parli di Nora. Il resto, tipo informazioni sul fratello e sulla madre, ce le dirai en passant, tenendo bene a mente che cinquantamila caratteri non sono tanti e che bisogna fare delle scelte 😉
    Un inizio molto scorrevole, vediamo dove vorrai portarci.
    Ciao, a presto

  • Ciao lividsoul, voglio assolutamente sapere perché la madre è così. Forse è un po’ troppo presto e cose fondamentali come questa, verranno alla luce un po’ per volta. Comunque, bene,rapporto difficile, maschere che si devono indossare, un palcoscenico che diventa una prigione. Ce n’è abbastanza per calare noi lettori in un piccolo inferno privato, come ce ne sono tanti e farci provare brividi di rabbia.

  • Ciao Deborah.

    “provare un provino” Ti è scappato. Leonardo ha un momento di sensibilità femminile nel momento in cui nota troppi particolari nella coda di Nora – a meno che non abbia i capelli lunghi anche lui?

    Io proverei a tirar fuori un po’ di frustrazione, cercando di sapere chi è il fratello.

    Grazie e alla prossima.

  • Ciao livid, ho apprezzato molto questa storia, nonostante tu prediliga l’horror come genere hai strutturato bene anche una storia di tema rosa
    Non ti sei persa nela descrivere troppo tutto quanto permettendo una lettura fluida e veloce
    E devo dire che hai scritto un ottimo capitolo
    Continua così

  • Ciao Lividsoul.
    Mi ha colpito molto il tuo incipit.
    Scrivi bene, scorrevole e piacevole. Gli stati d’animo del protagonista mi si sono incollati addosso come colla bostik appena ne ho letto.
    Finalmente mi sento meno strana dopo aver letto la prima parte del capitolo, quella vocina dentro ( e spesse volte fuori) di me, che si chiede il perché di tutto questo, il perché di queste costruzioni, il perché del nostro esistere e del nostro esistere in questo fottutissimo sistema, finalmente l’ho letta anche in te.
    Continua così, graffiante e menefreghista.
    Passa a trovarmi, a presto

    • Ciao Feather! Grazie per i complimenti, apprezzo davvero il fatto che tu ti ritrovi in Leonardo, sarà un personaggio abbastanza interessante nel suo ruolo. Effettivamente volevo condividere anche questa sua sensazione di vuoto e sono contenta di averla fatta percepire a qualcuno, e nulla, in sintesi sono contenta che tu sia passata a leggermi. Alla prossima, e grazie!

  • Ciao
    il tuo incipit sembra una pagina di un diario. Scorre di pari passo che scorrono le emozioni e i sentimenti del protagonista. Sei Deborah vero? Coraggioso scrivere al maschile.
    Andiamo avanti con Nora, che in qualche modo ha colpito Leonardo. Per la madre e il fratello c’è sempre tempo e nove episodi 🙂

  • Ciao Lividsoul, è un piacere giocare con un tuo racconto, scrivi bene e coinvolgi il lettore, suscitando curiosità.
    La teatralità del tuo incipit ci ricorda che indossiamo tutti una maschera, solo in pochi riescono a farne a meno, probabilmente questa storia ci aiuterà a capire come toglierla e affrontare la vita con la nostra vera espressione.
    Io inizierei a conoscere il fratello di Leonardo…
    Ci si trova alla prossima scena, buon viaggio!

    • Ciao Alexander! Grazie per essere passato. In verità il teatro era un qualcosa di apparente, solo mentre scrivevo mi son resa conto che poteva davvero essere un aspetto significativo della storia, quindi son particolarmente contenta del fatto che qualcuno abbia notato il concetto delle maschere quotidiane. Alla prossima!

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