Sognando il Bianco

Dove eravamo rimasti?

Quale reazione avrà Anna all'ascolto del brano preferito di Fabio? "Mi fa un po' schifo, in effetti" (50%)

Una piccola striscia rossa

E la reazione della ragazza fu un diretto ed inaspettato “Mi fa un po’ schifo”. Fabio si irritò tantissimo e con prepotenza strappò il walkman dalle mani dalla ragazza, che da un acceso sorriso passò ad un malinconico broncio, alla cui vista il ragazzo si scusò, per il gesto un po’ impetuoso.  Quel broncio… Con lui funzionava sempre.
«Pazienza se non ti piace», disse il ragazzo, anche se un po’ gli bruciava che qualcuno avesse disprezzato così la sua canzone preferita.  
«Come ti chiami?», domandò la ragazza, nuovamente con quel sorriso a 32 perle.
Il ragazzo si presentò e iniziò a rispondere ad una serie di domande sparate a raffica, tanto da sentirsi sotto il fuoco incrociato di più detective, ad un certo punto. “Da dove vieni? Dove abiti? Che lavoro fanno i tuoi? Che cosa ti piace fare? Hai un fratello? Hai una sorella?”. Tutte domande a cui Fabio rispondeva sinteticamente, e anche un po’ infastidito. Ma poco prima che Anna facesse un’ulteriore domanda, accadde qualcosa che lo stesso Fabio considerò inaspettato: ne fece una lui.  
«E tu da dove vieni?», la ragazza continuò a sorridere ma nel suo sguardo si innescò un non so che di malinconico, e con il dito indicò la terra sotto di lei. Fabio non capì, almeno in quel momento, ma si accontentò dell’informazione. Pensò si trattasse di un modo come un altro per non svelare le proprie origini, per mantenere la propria identità legata a quel magico posto innevato. Ci fu poi un attimo di silenzio tra i due, accompagnato dai lamenti di un freddo vento che faceva presagire brutto tempo nella serata. Gli occhi di Fabio e Anna si incontrarono e il ragazzo pensò che c’era qualcosa di strano in quelli di lei. Qualcosa di mai visto, una sorta di bagliore, una sorta di luce. Se lo era immaginato? Era il semplice riflesso della neve sugli occhi di lei?
L’imbarazzo crebbe esponenzialmente e la scusa dell’ora di pranzo fu perfetta per poter fuggire da quel silenzio.
«Devo proprio andare Anna», disse Fabio, indicandosi l’orologio, «E’ già ora di pranzo». Alzò poi la mano per un saluto e si girò per andarsene.
«Allora ci vediamo domani, Fabio! Fai un buon pranzo!», disse quasi urlando la ragazza, che dopo pochissimi secondi stava già correndo nella neve per dirigersi verso il bosco dal quale aveva teso l’agguato.
Che strana ragazza, pensò Fabio, ma non si accorse che stava sorridendo mentre quelle parole gli volavano in testa. Sovrappensiero com’era non si accorse nemmeno di aver perso la sciarpa a causa di quel vento he lamentoso che arrabbiato, adesso, iniziava ad ululare. La bella giornata di sole avrebbe presto lasciato il posto a grossi nuvoloni grigi e neri.
Quando arrivò a casa in realtà il pranzo non era ancora pronto. La madre se ne stava in cucina a preparare chissà quale deliziosa pietanza, mentre il padre faceva delle prove con il camino. Controllò l’orologio: non erano nemmeno le undici. Che figuraccia, Fabio. Chi cavolo pranza alle undici?!, disse tra sé e sé.
Era sempre così con lui, non riusciva a tenere una conversazione a lungo, se non con i suoi familiari. Si sentiva oppresso e si sentiva imbarazzato quando parlava con degli estranei, specialmente con delle ragazze. Ci provava a parlare, certo, ma alla fine trovava la sua felicità, la sua pace interiore, quando se ne stava solo soletto, con la sua musica e lo sguardo sulla pagina di un libro ed eppure volto a mille orizzonti diversi.
Questa volta però, oltre al forte senso di imbarazzò che lo invase per la figuraccia fatta, sentì come un piccolo graffio, un dolorino proprio in mezzo al petto: pentimento. Anna aveva cercato solo di fare amicizia e lui era praticamente scappato. Domani mi devo scusare, pensò. Domani. 
Salito in camera osservò dalla finestra il limitare del bosco in cui prima aveva parlato con la ragazza e osservò il cielo, plumbeo e minaccioso. Poi, come un lampo improvviso, la sua rossa sciarpa gli svolazzò davanti, trascinata dal turbinio di quel vento che avrebbe portato tante novità. Fabio sbuffò per la sciarpa persa, ma il dispiacere durò pochissimo, i suoi occhi continuarono a guardare il bosco, perché in quel momento, ricordò che anche Anna aveva una sciarpa rossa.
Spero che torni a casa prima che arrivi qualche bufera.
Fu infatti durante il pomeriggio e la sera che il maltempo si scatenò, mentre il ragazzo e suoi cari passarono la giornata assieme nel caldo salotto. Il padre di Fabio comunicò a tutti che per Santo Stefano, nella valle, si sarebbe tenuta una festa a cui tutti i villeggianti erano stati invitati. Fabio provò un po’ di nervosismo all’idea di andare, ma non poteva rifiutare. Sapeva bene quanto i suoi tenessero ad andare tutti assieme ad eventi del genere.
Poco prima di andare a letto ritornò per un’ultima volta ad osservare il bosco dalla finestra: il buio lo aveva divorato, ma in esso, – ci avrebbe giurato – aveva visto una piccola striscia rossa trascinata, ora dolcemente, dal vento che aveva smesso di ululare.
Rosso di sera…

"L'indomani, quando Fabio uscì di casa nella speranza di incontrare Anna, trovò..."

  • "Che la neve, abbagliante per il sole appena uscito, aveva sommerso tutto durante la notte" (0%)
    0
  • "Che Anna lo stava aspettando con la sua sciarpa in mano" (43%)
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  • "Che una sciarpa rossa se ne stava posata dolcemente sulla neve dinanzi casa" (57%)
    57
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33 Commenti

  • Lo zio di Anna! Se erano lì per cercare le informazioni dello zio, è giusto che trovino lo zio!

    E come volevasi dimostrare il villaggio viene distrutto non per colpa di una neonata per colpa della solita cretineria della gente. Ed il vecchio non se ne accorge nemmeno! Perché se non avessero iniziato con insulti, minacce e violenze ma avessero ringraziato e congratulato, non ci sarebbe stato nessun incendio e nessun villaggio distrutto. Ma si sa: l’umano è peggio dell’asino!

    Ciò detto, la storia mi intriga ancora molto e sei riuscito a salvarti in corner dall’errore fatto nel capitolo precedente. Mi piace come si sviluppa. Peccato che le lunghe pause mi hanno fatto dimenticare diversi dettagli.

    Ciao 🙂

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