Sognando il Bianco

Dove eravamo rimasti?

«Dunque, chi era quello papà?», domandò Anna. «E' tuo zio, Anna. Mio fratello». (67%)

Fratelli divisi

«Dunque, chi era quello papà?», domandò Anna.

«E’ tuo zio, Anna. Mio fratello».

Cadde il silenzio. Fabio non si aspettava minimamente di essere trascinato una diatriba famigliare e mortale. La sua vita aveva bruscamente preso un’impennata che lo stava facendo sentire vivo. 

«E meglio che tu ti faccia controllare quella mano, ragazzo. Vieni qui».

Il gentile padre di Anna medicò così la mano del ragazzo, mettendogli una bella fasciatura. Quest’ultimo si domandava cosa avrebbe detto a casa. Considerando, tra l’altro, che i suoi erano sicuramente in pensiero, visto le diverse ore trascorse fuori. Anna, nel frattempo, rimaneva in silenzio. Nella baita di Giuseppe, si sentiva solo il ticchettio di uno splendido orologio a pendolo, nel caos generale rimasto inalterato. Infine, il silenzio venne interrotto dalla ragazza.

«Mio zio? E’ perché mai voleva farti del male?»

L’uomo sospirò.

«E’ una lunga storia. Te la racconterò dopo che avrò riaccompagnato il tuo amico a casa. A proposito, come ti chiami ragazzo?», domandò Giuseppe.

« Fabio». 

«Beh, Fabio, la tua mano è pronta. Non preoccuparti, ci inventeremo qualcosa per i tuoi genitori. Dove abiti di preciso?».

Il ragazzo indicò dove abitava e poco dopo, salutando Anna solo con un sorriso, che la ragazza, in preda ad un flusso tremendo di pensieri, non ricambiò, si ritrovava davanti alla propria casa. Sulla porta, saltarono subito i genitori, in evidente stato d’apprensione.

«Fabio! Ma dove diavolo ti eri cacciato?», domandò la madre, «Tuo padre stava uscendo a cercarti!».

«Beh, stavo giocando con una mia amica e mi sono fatto male alla mano».

«Sì, è vero. Un albero appuntito, ma ho pensato io a fare la medicazione, sono il padre di Anna, la sua amica». 

«Oh!», esclamò la madre, ben presto raggiunta dal padre, il quale ringraziò Giuseppe per aver aiutato e riaccompagnato il figlio.

«Vuole accomodarsi? Per un caffè magari?», chiese il padre di Fabio.

«No, vi ringrazio, ma devo ritornare da Anna». 

«Certo, certo, è il benvenuto comunque, quando vuole».

L’uomo ringraziò con un cenno del capo e dopo aver fatto un occhiolino a Fabio si incamminò sul sentiero sporco di timida neve. 

Fuori, nel bosco, Fabio ripensa a quel giorno. E a quello che ne conseguì dopo. Il sorriso, fino a quel momento timido nel suo volto, un po’ malinconico, si tramutò in una vera e propria smorfia.  Era piccolo, a quel tempo, eppure, si era immischiato senza volerlo nella vita di persone che, senza volerlo anch’essi, avevano cambiato la sua di vita. Ora si incammina verso casa, pronto a rivivere altri ricordi di quelle strane vacanze. Sulla porta di casa, rivede Giuseppe e la sciarpa rossa di Anna. Nel calore della sua baita, è solo grazie alla sua famiglia che per un attimo smette di pensare ad Anna e a suo padre. Soltanto a letto, nella tarda notte, si riallaccia a questo flusso di ricordi che con forza bussano alla porta della sua mente.

Salutato Giuseppe, i genitori non tardarono a chiedere se quella detta dall’uomo fosse la verità. Fabio rispose prontamente di sì. Poi, senza cenare, scosso ancora dagli eventi, si mise a letto con il suo walkman. 
Davvero lo zio di Anna stava cercando di uccidere Giuseppe? E perché mai? L’indomani lo avrebbe chiesto ad Anna.
E fu così. Di buona lena, fatta una rapida colazione, dopo mille raccomandazioni da parte dei genitori, Fabio uscì di casa. In breve  tempo fu davanti alla baita di Anna e già al secondo toc, la porta si aprì, ritrovandosi un Anna diversa da quella conosciuta. La ragazza era triste, ma chiaramente volenterosa di confessare cosa il padre gli aveva rivelato la sera prima. Giuseppe era uscito per comprare alcune cose rotte il giorno precedente.

«Quindi, perché tuo zio voleva fare del male a tuo papà?», domandò Fabio.
«A quanto pare, mio zio aveva consegnato qualcosa a mio papà, molto tempo fa. E ora è venuto per riprendersela». 
«E non può dargliela? 
«Mio padre dice che è meglio se non ce l’ha. Mio zio è venuto qui e ha messo in soqquadro la casa per cercarla, ma non l’ha trovata. Per questo poi l’ha minacciato di seguirlo nel bosco, per costringerlo a parlare».
«Ma è terribile! Ma cos’è diavolo può essere da portarlo a comportarsi così?».
«Non lo so, ma ho intenzione di scoprirlo». 
«Non sarà… Pericoloso? Se tuo zio dovesse venirlo a scoprire, intendo…». 
«Forse, ma se scopriamo cos’è, possiamo impedire a mio zio di prenderla».
«Ok… Non sono convinto».
«Ho bisogno di te, Fabio».

Per la prima volta, qualcuno aveva detto che aveva bisogno di lui. Per la prima volta, si sentiva davvero importante. Per la prima volta, sentiva che qualcuno gli piacesse.

«Va bene, ci sto!».

Sul volto della ragazza balenò un gigantesco sorriso.

«Da dove cominciamo?». 

«Mio padre ha uno scompartimento segreto nell’ orologio», disse la ragazza, indicando l’orologio a pendolo, «scommetto che troveremo qualche indizio».

E in effetti, Anna ci vide giusto. Con un po’ di timore, tirò fuori un cassetto nascosto nel legno dell’orologio, invisibile agli occhi di chi non ne fosse a conoscenza.

E trovò...

  • Un vecchio diario, con molti fogli sparsi. (50%)
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  • Una vecchia mappa della valle. (0%)
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  • Una vecchia foto in bianco e nero, di Giuseppe e suo fratello. Sul retro c'era scritto... (50%)
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26 Commenti

  • Ciao Alan 🙂
    Sono sono arrivato solo ora ma una storia svolta nei bellissimi anni 90 non potevo farmela scappare 🙂
    devo farti i miei piu’ sinceri complimenti per le descrizioni , ci sai veramente fare 🙂 sai dare vita a cio’ che immaggini quando scrivi ed e’ un dono che non tutti abbiamo , mentre tu lo sai fare benissimo 🙂
    Ho notato certe volte l’ultilizzo di un linguaggio un po’ troppo ricercato , piu’ di quanto la storia che stai scrivendo richieda , non sempre utilizzare termini eleganti arrichisce la narrazione , a volte la semplicita’ agevola la lettura piu’ di quanto si pensa 🙂
    Per quanto riguarda il quinto capitolo 🙂 l’ho trovato abbastanza scorrevole 🙂 solo due appunti 🙂 ovviamente non prenderli come critiche sono solo opinioni personali poi la storia e’ la tua e ci fai quello che vuoi 🙂
    Il fatto che nel capitolo precedente il padre di Anna avesse gia’ chiesto il nome a Fabio e qua glielo richieda nello stesso identico modo, mi e’ sembrtato un po’ uno spreco di caratteri ,si poteva tagliare secondo me 🙂
    C’e’ qualche refuso qua e la sfuggito in fase di pre pubblicazione ad esempio “Ma cos’è diavolo può essere da portarlo…” sicuramente intendevi “Ma cosa diavolo puo’ essere da portarlo…” eh lo so non si finisce mai di ricontrollare il capitolo e qualcosa sfugge sempre 🙂 e’ un anatema per noi scrittori 🙂
    Comunque scrivi molto bene e il contenuto offerto e’ molto buono 🙂 complimenti vivissimi 🙂
    Ho votato per il diario (Adoro i diari segreti 🙂 ) e vediamo cosa ci tiri fuori 🙂
    A presto 🙂

    • Oh cielo, Red Dragon, ogni volta passa sempre più tempo! Hai ragione, faccio qui un breve sunto:
      – Fabio, ormai adulto, si ritrova nella valle in cui, durante alcune vacanze natalizie, incontrò Anna, una simpatica ragazzina. Lui, al tempo, era molto timido, ma l’incontro con questa ragazzina lo porta ad aprirsi. Non è successo, granché per ora, ma spero che questo possa quantomeno ad entrare nelle coordinate del racconto.
      Grazie soprattutto per il tuo commento e per la segnalazione dell’errore, ogni tanto qualcosa sfugge! Alla prossima!

  • Un po’ a caso, a sinistra!

    Ciao! Vengo in ritardo alla tua storia perché non mi è arrivata la notifica! Mi sembra molto interessante sia l’ambientazione che lo sviluppo. L’unica cosa che mi sento di dirti è di spezzare un po’ il testo perché spesse volte è un lungo blocco da leggere.

    Per il resto ti seguo! 🙂

    Ciao 🙂

  • Ciao Andrea,
    aspettavo il capitolo per scoprire quale canzone Fabio stesse ascoltando, e invece nulla… 🙂 Spero di riuscire a saperlo nel terzo.
    Il capitolo ha un carattere prevelentemente descrittivo, racconta un po’ lo stato d’animo e il carattere di Fabio e allarga un piccolo alone di mistero su Anna e la sua provenienza, bene, può essere utilie. Attenzione a non abusare dei caratteri nei primi capitoli se la storia è articolata, altrimenti poi ti ritrovi con poco spazio e tante cose da dire.
    Ci sono un paio di frasi, soprattutto quelle relative alla sciarpa, che si potrebbero scrivere diversamente, prova a rileggerle ad alta voce e vedi come ti suonano.
    Ho votato per Anna e della sciarpa.
    Alla prossima!

  • Ciao Andrea
    L’atmosfera di fa da sfondo a questo capitolo è suggestiva. Tuttavia, se avessi inserito più dialoghi e meno descrizioni, il testo avrebbe guadagnato in scorrevolezza.
    Se non ti offendi, ti segnalo un paio di cose.
    La frase: “Gli occhi di Fabio e Anna si incontrarono e il ragazzo pensò che c’era qualcosa di strano in quelli di lei.” si potrebbe scrivere così “I loro occhi s’incontrarono e Fabio pensò che c’era qualcosa di strano nello sguardo di Anna.”
    e ancora: “disse quasi urlando la ragazza” potrebbe essere “(disse) quasi urlò la ragazza”
    “Fabio sbuffò. (per la sciarpa persa…)” inutile precisare, era chiaro che si riferiva alla sciarpa.
    qua e là ci sono vari termini che si ripetono (imbarazzo, accorse, ragazza…) meglio trovare sinonimi.
    dinazi alla casa c’era la sciarpa rossa (sua o di Anna?)
    🙂

  • Ciao Andrea
    Inizio molto carino e descrittivo, adoro l’ambientazione che gli hai dato!
    Ho votato che non le piacesse, mi sembra una bella peperina, e una come lei non si farebbe scrupoli a dire la verità o semplicemente a fare un dispetto!

    Seguo

    Passa a leggermi se ti va

  • Ciao Andrea,
    bell’incipit. I ricordi sono sempre belli da rivivere. Il nostro Fabio ha un carattere schivo, da montanaro, strano che la montagna, silenziosa e schiva come lui, non gli piaccia.
    Direi che ad Anna piace moltissimo quello che sente, serve la scintilla che faccia nascere un’amicizia, una cosa inaspettata che possa accomunarli.
    Aspetto il nuovo per sapere anche di che brano si gratta… 😉
    Alla prossima!

  • Opto per il mi piace tantissimo.

    Salve Andrea, interessante il titolo del tuo racconto “sognando il bianco” lascia presagire un racconto soft, leggero.
    Come anche l’inizio dell’incipit, che ci proietta su per le montagne ricoperte di neve.
    Con Anna la biondina capricciosa, chissà dove ci condurrà. 🙂
    In bocca al lupo
    seguo

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