Dove eravamo rimasti?
Ricordi di fumo
La memoria è fallace e Fabio se ne rende conto solo adesso, davanti alla chiesetta diroccata in cui un tempo era andato con Anna. E’ fallace, perché i pezzi del puzzle non combaciano. Il padre di Anna in pericolo? Forse no, forse non era in pericolo. Forse erano andati a cercarlo lì per qualche altro motivo.
Davanti al grigiore desolante in cui era immerso, Fabio andava più a fondo con la sua memoria. Lì era successo qualcosa di brutto, forse per questo la sua mente lo aveva manipolato. Lì aveva capito qualcosa, ma non tutto. Ora, rivive per bene quel momento e sa che lì c’era andato per trovare risposte sull’aggressione dello zio di Anna. La loro fuga era stata dettata dalla curiosità, non dall’eroismo.
«Fabio? Fabio sei pronto?», domandò Anna, «Lì forse troveremo qualche indizio su cosa voleva mio zio», disse indicando la chiesa. Ricorda, adesso. La sua mente aveva trasformato una ricerca in un’operazione di salvataggio. Strano modo di ingannare sé stesso, forse per una giustificazione della propria avventatezza.
«Sì, giusto! Entriamo», disse Fabio.
Ed entrarono, dentro quelle mura diroccate, ma ancora in piedi, rispetto a quelle del presente.
La struttura era a un’unica navata, con molte panche ammuffite, scomparse, rotte o mal disposte. Rampicanti secchi erano penetrati tra le grigia mura, dove la luce bianca filtrava da buchi nel tetto. L’altare, invece, era quasi rimasto immacolato. Fabio se ne sarebbe ricordato più avanti, pensando che Dio non aveva abbandonato del tutto quel posto.
I due ragazzi rimasero un bel po’ a guardare ammirati, ma anche spaventati quel tetro quanto affascinante luogo, finché una figura non fece la sua comparsa sulla scena.
«Vedo che ho ospiti, oggi», disse rauca, una voce, proveniente da una nicchia sulla destra.
I due ragazzi si strinsero la mano l’un l’altro, voltandosi verso la buia nicchia. Lì un piccolo fiammifero si illuminò, che andò ad accendere una sigaretta, rischiarando un volto barbuto e rugoso.
«Non vi spaventate», disse la voce.
La figura si spostò sotto uno dei raggi che filtrava dal tetto, facendosi osservare dai due ragazzi. Era un uomo anziano, con il volto che ricordava quello di un vecchio marinaio. I capelli corti e bianchi, la pelle scura e bruciata del volto e la barba, folta ma non lunga, anch’essa bianca.
«Ch-chi sei?», domandò Anna.
«Io? Io sono il vecchio custode, l’unico rimasto nel villaggio. Voi, piuttosto, che fate qui? Non siete un po’ troppo piccoli per andarvene da soli in questo posto?»
«Cos’è successo qui? Perché non c’è più nessuno?», domandò Fabio.
«Oh, è una domanda importante questa! Sedetevi, vi racconterò tutto. Non ci sono molte persone con cui parlare»
Con timore, i due ragazzini si sedettero su una panca insieme all’uomo.
«Vedete», cominciò l’uomo, «io mi trovo qui perché non ho nessun altro posto dove andare. Mia moglie è morta qui, durante l’incendio. Già… Come dimenticare. Diverso tempo fa, ci fu un grosso incendio da queste parti. Il tutto, solo per quella stupida neonata». Ci fu una punta di rabbia e rancore su quest’ultima parola.
I due ragazzini non capirono.
«Neonata?», domandò Fabio.
«Sì. A quei tempi, c’era un’anziana signora, una sorta di strega o profetessa. Lei ci disse che il villaggio sarebbe stato distrutto e abbandonato dopo la nascita di una bambina dai capelli biondi. C’era chi le credeva e chi no. Ancora oggi io non so cosa credere. Ad ogni modo, per un po’ di tempo la gente non ci badò, ma una donna rimase incinta e la paura invase i nostri cuori. Eravamo persone semplici, che vivevano in una comunità piccola e autosufficiente. Molti degli abitanti non sarebbero potuti, o avrebbero voluto, andarsene. Fu così che iniziarono prima con gli insulti, poi con le minacce, infine con le violenze. Poi ci fu l’incendio. I due amanti, padre e madre, videro bruciare il loro tetto. E gli abitanti, tutti, me compreso, videro dopo poco anche i propri tetti andare a brandelli. Mia moglie è morta così».
«E i due genitori?», domandò Anna, con il cuore a mille. Stava iniziando a capire.
«La donna pare diede alla luce tra le nevi del mattino seguente, morendo. Il padre invece, non ha più rimesso piede qui. Abbiamo ricostruito, per quanto potevamo, ma il villaggio era stato maledetto. Non c’era più niente da fare. Chi era morto durante l’incendio, chi cercò fortuna altrove… Alla fine siamo rimasti in pochi, e tutto è andato in malora. Forse solo la strega e il padre della bambina si sono salvati. Io sono rimasto qui, fedele a mia moglie».
L’uomo socchiuse gli occhi, guardando attentamente Anna. Un piccolo ciuffo biondo le fuoriusciva dal cappellino di lana.
«Sei tu…? Sei tu!», urlò l’uomo, scattando in piedi.
«Io-io?», rispose Anna tremando.
L’uomo tirò fuori una rivoltella e la puntò contro la ragazza.
«Tu! E’ colpa tua se siamo finiti tutti in questa situazione!»
Furono attimi di puro terrore. I secondo non passavano mai, con una canna puntata alla testa. Poi, infine, uno sparo.
Uno sparo. Ma da parte di chi verso chi?
- Lo zio di Anna (100%)
- Il padre di Anna (0%)
- Il custode, verso Anna o Fabio (0%)

26/07/2023 at 23:03
Lo zio di Anna! Se erano lì per cercare le informazioni dello zio, è giusto che trovino lo zio!
E come volevasi dimostrare il villaggio viene distrutto non per colpa di una neonata per colpa della solita cretineria della gente. Ed il vecchio non se ne accorge nemmeno! Perché se non avessero iniziato con insulti, minacce e violenze ma avessero ringraziato e congratulato, non ci sarebbe stato nessun incendio e nessun villaggio distrutto. Ma si sa: l’umano è peggio dell’asino!
Ciò detto, la storia mi intriga ancora molto e sei riuscito a salvarti in corner dall’errore fatto nel capitolo precedente. Mi piace come si sviluppa. Peccato che le lunghe pause mi hanno fatto dimenticare diversi dettagli.
Ciao 🙂