VERNICE BLU

Si Stava Molto Meglio Sul Divano

Un filo di trucco, un’ultima sistemata allo specchio ed ero pronta. Mancava solo il sacchetto del pranzo e il mio paio di decollete tacco 12 che adoravo, colorate, eleganti ed insolite.
Poco mi importava del cappotto, della borsa o di tutto il resto, erano quelle scarpe, quel meraviglioso intruglio di gusto e vizio che mi permettevo di indossare ogni giorno.
Infilai le chiavi nella toppa con la consapevolezza che in un istante la mia giornata avrebbe preso forma, dal momento che sarei uscita dalla cigolante porta di casa, che da tempo mi ero ripromessa di far sistemare.
Quale, vi starete chiedendo, sarà questa forma, questo sviluppo imprevedibile di una giornata tipo di un’impiegata amministrativa come me (Sì, quello è il mio impiego.)?
Sarò breve:
Tutte le giornate partivano così, la ”pregiornata” (dal traumatico risveglio, all’ultima mandata di chiave per chiudere la porta), la” giornata” (un macigno di carichi disumani di lavoro, insulti a gratis dal capo e una buona dose di ”caproespiatoraggio”), e per finire il ”post giornata”, altrimenti detto ” pre-pre giornata seguente”( dal lancio sul divano a quello sul letto).
Piuttosto banale, no?
Beh vi posso assicurare che l’idea che vi sarete fatti nel frattempo sarebbe ai miei occhi eccitante e trasgressiva in confronto.
In tutto questo, quel paio di prorompenti tacchi in vernice blu da ”giovane donna in carriera ”, fungeva da canale di sfogo per la mia inguaribile piattezza, sia in ambito sociale che fisico.
In realtà mi si poteva definire in qualsiasi modo fuorché fisicamente piatta; avevo un fisico rotondeggiante, anche se, anni di atletica da giovane mi avevano lasciato una parvenza di silhouette . Ma era nel modo di vestirmi, di truccarmi, di svegliarmi e dare un senso alle mie giornate che mancavo.
Per quanto mi sforzassi, per quanto a volte addirittura riuscissi, poco dopo tutto tornava al suo posto, incastrato perfettamente tra le tessere del puzzle della mia insignificanza.
Si stava molto meglio sul divano, al calduccio sotto le coperte, lontano da spiacevoli quanto imbarazzanti contatti con il genere umano. Tanto più al mattino in quei dieci minuti vitali di ”presa di consapevolezza”/ ”lotta contro la vocina” che si chiede : ”Hai davvero bisogno di questo lavoro? ”. Minuti ovviamente altrettanto vitali per finire di prepararsi prima di uscire per sembrare almeno lontanamente presentabile. Inutile precisare che al 95% delle volte questo processo avveniva per strada, una mano al volante e l’altra che si destreggiava abilmente tra il mascara e il cambio.

Come proseguiamo?

  • Storia della protagonista (43%)
    43
  • Giornata al lavoro e colpo di scena (43%)
    43
  • Giornata al lavoro e uscita con gli amici (14%)
    14
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