Dove eravamo rimasti?
Il fuoco di un cerino...
Ogni volta che lei ascoltava quella canzone le saliva un nodo in gola, trasaliva quasi a galla quella sensazione trita e ritrita di angoscia. Si, le capitava spesso di restare imprigionata nella sua stessa angoscia. Nei lunghi anni di prigionia emotiva aveva imparato a riconoscere la sindrome della dipendenza affettiva (pensieri sparsi: suo padre era un uomo ai suoi occhi gigantesco quand’era bambina e via via divenuto più piccolo man mano che lei era cresciuta, fino all’invisibilità. Lei aveva avuto una venerazione totale per quell’uomo narciso e brillante. E inciampava e ruzzolava spesso in personaggi dai tratti simili. Fino a farsi così tanto male da provocarsi volontariamente la parziale morte interiore. Nessuno però era narciso quanto udn). La sua forza veniva spesso impastata fra le lacrime e gli acuti dolori che udn le cagionava volutamente. Lui poteva farle tutto incondizionatamente e lo sapeva, perché sapeva che l’amore di lei era più grande. Più grande delle parole, anche di quelle più amare e offensive che riceveva. Quella sera, come capitava ogni 2 o 3 mesi per fortuna, udn aveva avuto il solito attacco di ira dovuto a questo o quel tono di lei, questa o quella parola fuori posto secondo lui (pensieri sparsi: udn si fregiava di avere questo difetto tanto da autogiustificare le sue reazioni e le ingiurie o qualsiasi cosa dicesse o facesse. Era sempre, tutto, giusto se fatto da lui). E lei, stanca, davvero troppo stanca del continuo rimarcare i propri difetti, del continuo ricevere gli effetti dei suoi spasmi caratteriali, stanca di essere corretta e redarguita come fosse una bimba disobbediente, decise di scrivergli per la prima volta cosa realmente sentiva dentro. Dopo che ebbe fatto, quando mise l’ultimo segno di punteggiatura sentì scendere una lacrima di umiliazione. L’ultima. E senti di poter respirare la propria dignità. Di nuovo. Dopo tanto tempo. Così, si sentì vuota ma leggera, e decise di partire per un pò, decise di dar corso a quei pensieri di solitudine che tanto aveva temuto e in virtù dei quali aveva trascorso notti e notti a piangere e soffocarsi, pur di non restare sola. Anche le varie volte in cui lui l’aveva cacciata via di casa a male parole nel cuore della notte per una domanda posta in un modo poco carino, anche allora, nella totale prostrazione, aveva raccolto quanto le aveva lanciato dietro e, ringraziante, era tornata nel suo cantuccio. In scatola. E lui, Lui aveva avuto ragione ad urlare, lanciare oggetti, fare scenate, dire cose impronunciabili, aprire la porta e cacciarla come non si fa neppure con chi odi, offenderla fino ad inginocchiarla. Tutto giusto, Sempre (pensieri sparsi: lei amava amare, amava ascoltare, amava dialogare, amava tutto ciò che era comunicazione, da quella verbale e quella sensoriale. Lui no. Si parlava appena, salvo le volte che lui aveva voglia di farlo. Lei scriveva dato che non era gradito il suo parlare). Prese allora con se solo una piccola borsa, una foto dei suoi figli (pensieri sparsi: lei amava profondamente i propri figli, come solo una madre che ha sofferto sa fare, avrebbe ucciso per loro. E lui non faceva altro che ridurre al nulla quell’amore speciale). Lasciò le chiavi di quel museo su un orribile consolle all’ingresso, di quel luogo privo d’amore che era la sua casa, quel luogo dove non aveva mai potuto portar alcuna amica, dove non poteva portare nemmeno una tazza se non la sceglieva lui, dove avrebbe bruciato volentieri quelle orripilanti tende classiche e grottesche, scelte e cucite, dal vangelo secondo sua madre. Era viva. Non sapeva se ce l’avrebbe fatta a non tornare, ma una cosa era sicura, Udn era un uomo certamente unico e grandioso, che a proprio dire, sapeva tutto sulle donne essendo oltretutto noi “tutte uguali”, ma di lei non aveva capito nulla. E non l’aveva capita quasi mai.
Mentre camminava, ricordò di quella volta in cui lui la chiamò al mattino e le disse frettolosamente e in modo incisivo “mi servono le chiavi di casa mia, scendi”, e lei era corsa a dargli le chiavi e gli aveva chiesto “cosa è successo alle tue chiavi?”. Domanda che udn non aveva gradito e che, partendo da frasi del tipo “come ti permetti a controllarmi” fino ad arrivare a “ti rendi conto delle cose che mi chiedi”, in un attimo aveva generato una lite funesta sulla “invadenza” di lei, che aveva trascorso le successive 36 ore a piangere disperata chiedendogli scusa senza un motivo che andasse al di la della gratuita sete di rabbia di udn. E qualche tempo dopo lei gli aveva detto per telefono “mi servono le tue chiavi” e alla domanda ovvia e naturale “cosa è successo” di udn, aveva cortesemente e dolcemente risposto “come una stupida ho dimenticato le mie”. Semplice. Lineare. Naturale per chi condivide la vita. Per Udn era uno strike, ma non aveva gli strumenti per capirlo. Per lui l’autocoscienza era una dotazione non di serie. Di serie aveva altro. Aveva maschere, e seppure lei ne avesse scoperte diverse. Aveva taciuto. Come solo i morti fanno.
Lei tornerà?
- Tornerà ma non gli permetterà di farle male ancora (50%)
- No, riuscirà a capire che la solitudine è meglio del dolore (50%)
- Si, tornerà perchè ha bisogno della gabbietta. (0%)

30/10/2021 at 13:00
Ho letto i vari capitoli di questa storia che si è interrotta. Come andrà a finire? Hai intenzione di riprenderla in mano? Perché la vicenda è interessante. Sembra più un diario che una storia inventata però. Comunque mi permetto due osservazioni.
La prima riguarda i personaggi. Insomma lui è descritto come un narcisista, e va bene, anche se ha tratti singolari per un narcisista. Tu dici che tiene sempre in conto l’opinione di lei, che di lei ha un rispetto quasi “onirico”, che dimostra grande generosità nel metterla spesso al centro delle sue attenzioni, che ha un animo nobile etc. Non sembrerebbe proprio un narcisista, oppure è un narcisista molto sui generis.
Poi c’è lei. Lei sembra una specie di santa che non parla, non comunica, trattiene tutto dentro di sé, si esprime per lettere, boh, a me ha dato invece l’idea di una innamorata più dell’amore che di un uomo. A ben guardare lei di problemi ne ha e pure grossi: trascurata affettivamente da piccola (episodio dei 18 anni), padre adorato e idealizzato che pure lui non esprimeva mai le proprie emozioni o dolori, paura dell’abbandono, sindrome da dipendenza affettiva, problemi di comunicazione del vissuto interiore, fino al suicidio. Per carità, non dubito che ci siano donne così, da donna ne ho conosciute anche per motivi professionali, ma erano caratterizzate da un disturbo borderline di personalità. E una storia tra un narcisista e un borderline non può funzionare.
Poi c’è la questione della trama: lei non sembra avere alcuna responsabilità nel naufragio di un rapporto del genere, è solo rassegnata. Però una così ha avuto il coraggio di lasciare il marito spezzandogli il cuore. E allora? E’ una coraggiosa al punto da mettere in discussione il matrimonio e però poi si rassegna alla distanza che l’udn pone senza un apparente motivo al loro legame senza nemmeno combattere?
Scusami se sono stata molto esplicita nelle mie critiche, ma dalla storia traspare quasi un vissuto molto sofferto, e però è come se mancasse un pezzo di storia, è come se tutte le responsabilità fossero da una parte sola e nella vita non è mai così. Comunque complimenti perchè la vicenda è coinvolgente. Spero tu prosegua aggiustando un po’ il punto di vista.
24/08/2022 at 16:29
Buon pomeriggio, e scusa se ho impiegato poco meno di un anno per ricollegarmi e risponderti. Intanto ti ringrazio per aver letto ed esserti presa la briga di dettagliare i tuoi pensieri come a ricamare finemente un tessuto. Concordo su gran parte delle accezioni che ponevi al riguardo – ad esempio – della contrapposizione fra i tratti dei personaggi, combattuti e combattenti le loro battaglie interiori e avverso la vita… Quanto alle pieghe della trama, se dici di essere del mestiere come mi pare di aver letto, non faticherai a comprendere che, nei rapporti umani si subisce o si infierisce, si è più o meno indomiti, a seconda di quanto la vita stessa ci metta in difficoltà, non soltanto a seconda nelle nostre indoli. Dunque la donna coraggiosa può esser diventata debole poichè stanca e il narciso può esser stato a sua volta vittima nel passato di tradimenti o compressioni della sua personalità che lo hanno reso tale. Dunque, nel rinnovare il ringraziamento, e soprattutto nel raccogliere l’esortazione a continuare la stesura, attendo riscontro per gli eventuali nuovi capitoli a venire… A presto, chissà! Grazie
01/05/2020 at 21:12
Ciao. Finalmente. Ho votato, ma per i commenti devi darmi il tempo di rileggere tutto. Non ricordo più nulla
02/05/2020 at 11:04
va bene, credo tra un paio di giorni scriverò il prossimo, non prima, grazie!
01/05/2020 at 19:22
Grazie per le emozioni che dipingi. Scrivi molto bene………ricordo.
Ho votato per la possibilità composta….che legga o non legga, dipenderà da come si evolverà…
02/05/2020 at 11:06
grazie di ricordarmi… ok raccolgo e intanto penso a come proseguire…. a presto!
10/05/2019 at 13:44
Ciao. Come vedi ti ho trovata. Hai uno stile inconfondibile, tuo è solo tuo. Riesci ad entrare dentro i sentimenti dei tuoi personaggi, e non è da poco.
Hai dentro tantissime cose da dire, mi sembra di percepire questo. Dovresti solo cercare di incanalarle.
Ti seguo
01/05/2020 at 16:34
ora ci ri-provo…buon lettura. grazie di seguirli. continua se vuoi, mi fa piacerissimo.
28/02/2019 at 17:48
Capirà la domanda solo facendolo.