Un quartiere a luci verdi

Dove eravamo rimasti?

Nell’ultimo episodio Greta arriva finalmente a casa e… Chi romperà il silenzio? - Il marito (55%)

IL RITORNO ?

Mancano dodici minuti alle otto quando Greta arriva a casa.

Sui capelli ha ancora i riflessi ramati del tramonto. Lo sguardo ha un non so che di indefinito.

«Dove sei stata tutto questo tempo?» chiede il marito, corrugando la fronte.

«Mi è successo un contrattempo.»

Lui la incalza: «Ho prenotato la cena per le 20:30 al ristorante qui vicino.» La voce denota risentimento.

«Abbiamo preso anche la torta.» aggiunge la figlia.

«Ah, sì…la torta… Sono contenta.» risponde Greta, senza grande trasporto.

Sotto lo sguardo indagatore del marito, spiega: «Mi hanno rubato il cellulare, poi c’era tutta quella luce verde… »

«Mamma stai bene? Ma ti sei fatta una canna?» domanda la figlia, perplessa.

«Sì, cioè no! Che vi salta in mente?»

«Allora che ti succede?» insiste il marito.

«Niente… niente… solo…  credo di essere un po’ stanca.»

E poi riprende: «Ho incontrato Silvia, la bambina…poi sono arrivati i droni… È difficile da spiegare…»

Fioccano le domande. Le sue risposte sono evasive, vaghe.

A un certo punto il figlio interviene, spazientito: «Tutte ‘ste domande! Lasciamola riposare no?» La rassicura con una mano sulle spalle, la fa sedere sul divano.

Greta accoglie il suo gesto protettivo con gli occhi lucidi. Lo guarda come fosse la prima volta. Un po’ più alto di suo padre, è diventato proprio un bel ragazzo.

«Sei stravolta!» esclama il marito, con aria preoccupata.

«Sto bene. Davvero. Passa subito.»

La figlia prende alla lettera le parole della madre, e dice: «Ti abbiamo preso un regalo.»

«Già, i regali! Me ne stavo dimenticando… non ho potuto comprarli. Ma ho rimediato. Li ho disegnati. Eccoli.» replica Greta. Prende dalla borsa un quadernetto di appunti.

«Cos’hai capito? Il regalo è per te, mamma, non per noi. Sei tu che compi gli anni.»

«Vero, che sbadata.» Abbozza un sorriso. Mette via il quaderno. Peccato, ci tenevo. Sarà per un’altra volta, pensa.

Poi legge il bigliettino di auguri, snoda il nastro del fiocco, strappa piano la carta: uno smart phone ultima generazione.  

Non apre la scatola, con grande sorpresa di tutti. Non riesce a spiccicare una parola.

«Non ti piace?» domanda la figlia.

«È stata un’idea dei ragazzi. Lo desideravi tanto…» precisa il marito.

«Ma sì, certo… grazie. È che… scusatemi!»

Greta si alza. Va in bagno. Il suo volto si confronta con lo specchio, che le restituisce l’espressione di un’infinita emozione. Lacrime calde e saline rigano silenziosamente le sue guance. Si asciuga gli occhi con un fazzoletto. Apre il rubinetto del lavandino. Con le mani a conca prende abbondante acqua fredda, si sciacqua il viso. Inspira ed espira profondamente tre volte, quasi a fare scoppiare i polmoni.

Poi va in camera. Si cambia d’abito, aggiusta i capelli, ritocca il trucco. Prende dal cassetto un foulard in seta con sfumature di verde, se lo annoda al collo.

Tutto accade in pochi minuti. Sembra un tempo interminabile.

Rientra in sala. Attraversa con coraggio il cerchio di fuoco di sguardi taglienti e domande sospese, e dice: «Sono pronta. Vogliamo andare?»

Escono.

Come un intruso… lo smartphone rimane abbandonato dentro la sua scatola.

Il ristorante è quasi pieno. L’ambiente è confortevole e accogliente. Scelgono degli antipasti della casa, due primi per i ragazzi e quattro secondi. Il cibo è eccellente. Non tradisce le aspettative. La cena decorre a meraviglia. I ricordi della giornata appena trascorsa svaniscono. Alla fine, la torta viene portata in tavola. Sopra una finta pergamena zuccherosa con su scritto Tanti auguri, spiccano due candeline a forma di quattro.

Squilla il cellulare del marito. Lui si gira, lo prende dalla tasca della giacca appoggiata sulla spalliera della sedia. Lo porta all’orecchio. Fa cenno al cameriere di aspettare ad accendere le candele.

Greta squadra il marito. I suoi occhi scuri ardono come due fiamme.

Lui fa due volte un gesto verso il basso con la mano, come per indicare Solo un attimo, arrivo, e si allontana dal tavolo. La telefonata deve essere impegnativa, perché dura diversi minuti.

Finalmente finisce la conversazione, e lui si risiede. Intanto le candeline sono di nuovo accese. Greta pensa a un desiderio, soffia e le spegne. Ne seguono gli auguri, sorrisi, foto, applausi, baci.

Poco dopo, il marito si alza e va a pagare il conto. Intanto, Greta e la figlia si riprendono le giacche. Il figlio si alza, fa per recuperare giubbino e zaino appesi alla parete, alle sue spalle. Non trova subito lo zaino, perché un paio di clienti vi hanno appoggiato sopra i cappotti. Seccato, con una mano il ragazzo li sposta, e con l’altra prende lo zaino in modo maldestro, che cade a terra. Non era chiuso bene e, con l’impatto, si apre. Fuoriescono due libri e un curioso berretto verde con la visiera bianca a pois neri.

Greta impallidisce. Di colpo, sente il tempo srotolarsi.

Poi scandisce, rivolgendosi al figlio: «Tu… ma… questo cappellino… »

Il ragazzo si china, rimette tutto dentro lo zaino, lo chiude. Fissa per un attimo la madre, sorride: «Buffo, vero? Me l’ha regalato papà!».

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180 Commenti

  • Cara Maria, spero perdonerai la mia sparizione. Lessi il capitolo conclusivo non molto tempo dalla pubblicazione e non ti nego di essere rimasta abbastanza confusa al punto da ripromettermi di rileggere il racconto per intero. Ti ho pensata spesso, così sono tornata. Rileggendo ho provato nuovamente la sensazione di vivere sulla pelle le emozioni della protagonista. Il tuo stile si conferma impressionante, così come la capacità di lasciare il lettore appeso, stordito, senza capire se ha capito veramente quel che stava da capire. Quel che è certo è che guarderó il mio smartphone diversamente d’ora in poi. ?
    Mi chiedo solo se questo racconto non meritasse più spazio.
    Quanto a te, spero tornerai presto. Sarebbe un piacere leggerti ancora. ?

    • Ciao Fra, che sorpresa!
      Forse hai ragione, un po’ di spazio in più non guasterebbe ma, in fondo, nella scrittura è un po’ come nella pittura: a volte è più importante quello che si toglie di quello che si aggiunge.
      Credo che non tornerò presto e mi dispiace, il sito non funziona bene come in passato.
      Se ti va di leggere qualche altro mio racconto già pubblicato, ne sarei felice.
      Fammi sapere e grazie di esserti fatta viva 🙂

  • Ciao! Ho finalmente trovato il tempo di tornare qui e mi sono messa in pari.
    Credo che la cosa che mi è piaciuta di più è il finale, che spiega e non spiega. Pare l’inizio di qualcosa di più lungo, come base d’idea.
    In generale, mi piace quando sono confusa (e anche quando resto in sospeso con un finale aperto) e stupita e questo è successo, quindi mi è piaciuto.
    Se devo trovare un pelo nell’uovo, avrei preferito sentire di più il punto di vista di Greta. Tipo perché prima piange e poi decide di sistemarsi? Due parole su come si sente, su cosa le passa per la testa mi avrebbero fatta entrare più in empatia. All’inizio era così, poi l’ho persa un po’.

  • Ciao Maria ,
    un racconto iniziato nella realtà e finito nella realtà.
    Un racconto che ho interpretato come un viaggio per fuggire allo routine quotidiana di una donna comune, come ce ne sono tante che, come lei, a volte hanno bisogno proprio di fuggire dalla realtà per apprezzare quello che possiedono; e Greta non è messa poi tanto male: un buon lavoro, una bella famiglia e magari anche un marito bisognoso, come lei, di intraprendere un viaggio ai “confini del vero”.
    Attendo il prossimo racconto.
    Ilaria

  • La tua è una delle storie più intriganti che ho trovato sul sito, un viaggio onirico che tutto sommato non necessitava di un finale tanto più chiarificatore… sebbene la mia parte razionale preferisca sempre un bello spiegone “da Silente” 🙂 Ho visto che hai scritto diverse storie, ora pian piano comincio a recuperarle. Alla prossima!

  • Premesso che non leggo spesso questo genere. Ho letto tutto insieme. Bella la descrizione dell’amarezza iniziale e anche il finale a sorpresa, ma in mezzo a volte troppo confusionale (magari sono io che non riesco a cogliere il senso di quanto non è razionale). Forse io avrei fatto capitoli più brevi per arrivare prima al succo del discorso.
    Alla prossima

    • Questa storia è la prima che ho scritto nel genere “fantasy”. La considero una specie di esperimento 🙂
      Mi dispiace che tu ti sia persa tra il secondo e il nono capitolo, capitoli in cui, volutamente, il confine tra reale e surreale non erano netti :-
      Ti ringrazio ugualmente della lettura e commento 🙂
      Ciao

  • CLAP! CLAP! CLAP! CLAP! CLAP!
    Un finale in cui sembra tutto un sogno e poi si scopre che non lo è. Uno dei miei finali preferiti! ^_^

    La mia parte razionale si sta ancora “grattando la pera”, ma il racconto mi è piaciuto molto e spero di leggerti “presto”.

    Alla prossima storia 🙂

    Ciao 🙂

  • Ciao Maria,
    Un finale a sorpresa. Quindi il mondo a luci verdi non era solo suo, anche il marito ne ha fatto parte in qualche modo (era l’uomo col megafono, giusto?). Non so se ho capito esattamente il messaggio del racconto, il bisogno di vivere qualcosa di diverso? Una svolta di mezza età?
    Il racconto mi è piaciuto, non so bene come sentirmi riguardo all’esperienza vissuta. Mi piacciono però le interferenze tra i vari mondi. Ho in testa un’idea in proposto, ma la lascio ad Allegra, sperando che abbia voglia di scriverla?
    Alla prossima!

  • Ciao Maria. Come sempre pendo dalla tua penna, le tue descrizioni mi irretiscono, senza lasciarmi capire un tubo.
    Lascerei che sia il marito a parlare, mentre Greta riacquista un attimo di pace, dopo tutti questi eventi.
    In bocca al lupo per il finale, nel frattempo ti auguro una buona Pasqua! ?

  • Ciao Maria,
    il “viaggio” di Greta per il quartiere ha portato esperienze strane in una strana dimensione. Quasi una rivisitazione del Pese delle Meraviglie, in chiave urbana e vissuta da un’adulta anziché da una bambina. Non ho ancora ben chiaro quel che vuoi trasmetterci con questo racconto, la necessità di far prevalere i rapporti umani, piuttosto che quelli digitali, anche se l’anziano che parla di social mi ha un po’ spiazzato… Non so, manca ancora qualche tessera al puzzle, sono sicura che arriverà con i finale. Scelgo il marito e ti auguro una buona settimana.

  • Ciao Maria,
    senza volere ti ho mandato in parità. Bene, non so ancora come andrà a finire, ma pare che creda abbia subito un’evoluzione e qui ne guadagna la storia. Al suo ritorno a casa, spero incontri il marito… che poi stava col megafono tra la folla, magari avrà anche qualcosa da raccontarle e da spiegarle.
    Che dire? Ci vediamo al finale.
    Buona domenica e alla prossima!
    p.s. una cosina ci sarebbe: “uno sciame di cellulari pressoché tutti identici” io avrei tolto qualcosa… tutti o pressoché, ma è una mia idea 😉

    • Ciao Keziarica
      sicuramente un’evoluzione c’è stata (almeno era quello che volevo accadesse) 🙂
      Dopo l’ultimo capitolo, spero mi saprai dire se ho deluso le aspettative, anche nell’eventualità di non trovare tutte le risposte.
      grazie e a presto
      PS l’osservazione ci sta. Mi piaceva una specie di rafforzativo dell’immagine. (Ti è venuto in mente qualche riferimento pittorico?)

  • Uno dei figli.

    Ok, la mia parte razionale non ci ha capito un tubo, ma la mia parte “onirica” è rimasta affascinata. Ancora non sono riuscito a capire come tutto questo abbia “risvegliato” Greta, ma forse lo scoprirò nell’ultima puntata 🙂

    Ciao 🙂

  • ciao Maria
    io dico che la situazione è ormai insostenibile perché è quasi giunta l’ora della tremenda, se tale sarà, verità.
    Spero che altri facciano la mia scelta in quanto il “tutto bene signora” è proprio scontato (vista la storta e il male alla caviglia).
    La tua scrittura è sempre molto lineare e chiara.
    Non giri intorno ai discorsi e la lettura vola.
    Continua così, attendo il prossimo.
    Ciao ciao
    Ilaria

  • Direi “non possiamo stare con le mani in mano”… Scusa, ti ho mandato in parità…
    Ciao Maria.
    Anche io , come altri lettori, non so bene dove vuoi andare a parare, so che hai in mente un disegno e so che lo svelerai piano piano, prima di arrivare alla fine. Ora il marito con il megafono fa irruzione in questo mondo strano, mi ricorda vagamente il mio primo racconto qui, Eddie. Anche se, ovviamente, non ha nulla a che fare con il tuo.
    Vediamo che succede 🙂
    Alla prossima!

  • Ho letto tutto d’un fiato i sette capitoli pubblicati e ancora mi chiedo “ma dove vuole andare a parare?”. Quindi sono curiosa di scoprire cosa succederà ancora.
    Ho scelto “Greta e Aurora a confronto”, perché dopo aver messo “tanta carne al fuoco” credo sia tempo di tirare le somme e prepararsi al gran finale.

  • Ciao Maria.
    Scelgo Aurora, Greta e qualcun altro.
    Questo capitolo è stato meno avventuroso degli altri e ovviamente una piccola pausa ci sta ogni tanto. Continuo a immaginare questo mondo parallelo stranissimo, sinceramente non vorrei mai esserci… Anche perché ora entrerà in gioco il tempo. Un argomento di cui parlare ore e ore.
    Spero che il prossimo passaggio sia proprio dedicato allo scorrere dei minuti, dei giorni un concetto davvero relativo per ognuno di noi e altrettanto importante.
    Ciao Maria alla prossima

  • Aurora e Greta a confronto!

    >Cos’è che ti confonde?
    Il fatto che accadono cose a cui non si riesce a dare una spiegazione (ad esempio, in questo capitolo, i “cellicotteri”). Ma è proprio questo il bello del viaggio onirico: non tutto deve avere una spiegazione 🙂

    Ciao 🙂

  • Ciao Maria,
    un episodio interessante, quasi onirico, ai confini con questo mondo e il mondo che prende forma nel dormiveglia, poco prima di sognare. Ti faccio notare un paio di cose:
    “Lo sa che può essere sospettata di averli NASCOSTO lei”
    “«Sospettata, io? Di cosa parla? Il suo tono è indignato.” mancano le caporali di chiusura.
    “S’infosca”… non che non sia corretto, ma risulta forse un po’ artificioso. S’incupisce, mi sarebbe suonato meglio. Ma è una mia opinione, ci mancherebbe, sta al gusto dell’autore.
    “l’uomo fa secco secco” l’accostamento di queste due parole mi fa pensare a un uomo magrissimo, ma credo che il tuo intento fosse far risultare perentoria la frase o sbaglio?
    “È la nostra percezione e l’uso che ne facciamo ad essere soggettivi.” Soggettiva? O soggettivi, nel caso in cui la frase fosse partita con “sono”.
    Detto questo, il capitolo è ben scritto, come sempre.
    Anche io, ultimamente, ho problemi a collegarmi al sito dal Mac, ho ovviato con Chrome, eppure sul cell funziona benissimo.
    🙂
    Alla prossima!

  • Dal cane.
    Maria ho recuperato, è stata dura, non riuscivo più a entrare sul sito. Devo ammettere che la tua storia è davvero moto intrigante e che tu con gli intrecci non ti smentisci mai. Ho anche notato che il tuo stile si è affinato, molto brava.
    (mi farebbe piacere se leggessi una storia presente in the incipit che si intitola 3×1, appena all’inizio, solo un episodio) ti abbraccio, al prossimo!!!

    • Ciao Alessandra
      Ho notato anch’io che ultimamente ci sono stati problemi con l’accesso al sito, speriamo si risolvano presto.
      Confesso che gli ultimi episodi di ogni racconto che scrivo sono, per me, i più impegnativi. Temo sempre di non riuscire a chiudere la storia in modo coerente, in più preferisco i finali aperti agli “spiegoni”, che spesso sottovalutano la fantasia e capacità critica dei lettori.
      grazie della tua presenza e delle belle parole.
      a presto

  • Ciao Maria,
    Capitolo inquietante che un po’ eccita e un po’ rilassa, come il respiro chat da affannoso ritorna tranquillo. Ho pensato a un’esperienza di pre-morte, ma non credo sia qualcosa di così banale. Cosa sta accadendo a questa donna? Non resta che scoprirlo col prossimo episodio.
    Intanto voto per il padrone del cane, non sono pronta ad abbandonare questo strano mondo.
    Alla prossima!

  • Maria eccomi.
    Mi dispiace che il commento nel capitolo precedente a questo non sia andato a buon fine, purtroppo la piattaforma o il mio collegamento, non saprei, a volte danno problemi.
    Comunque.
    Ribadisco che tu hai una scrittura fluida, morbida, elegante che mi piace tantissimo. Il tuo romanzo è curato nei minimi particolari e mi fa proprio piacere leggerti.
    Scelgo Greta.

    • Buongiorno Ilaria
      In effetti, ho notato anch’io che da un po’ di tempo succedono cose strane. Spesso la pagina non è disponibile, si fa fatica a inviare i commenti, le notifiche non arrivano… già per non parlare della gara agli “incipoints” tra molti giovani autori, racconti caricati due volte ecc…
      A parte questo, mi fa piacere che continui a leggere e commentare la mia storia.
      grazie e a presto.

  • Ciao Maria!
    Io voglio ripartire da Greta. Ho trovato un po’ frettoloso questo capitolo. A differenza degli altri, in cui era facile seguire la protagonista, non mi sono sentita partecipe del suo monologo interiore e ho sentito meno ansia, pur nella siturazione così caotica e concitata. O forse volevo solo che seguisse il vecchio? 😉
    Ovviamente il livello è sempre altissimo e ho proprio indicato un minuscolo peletto nell’uovo. A prestissimo!

  • Ciao Maria, bello ritrovarti in un altro contesto: quello del tuo racconto, scritto a mio modesto avviso in maniera magistrale. Le tue descrizioni riescono ad irretire il lettore che non si libera del senso di inquietudine, di disgusto, incredulità e vertigine sin dal primo capitolo. Ecco, sono proprio le vertigini quelle che sento, amplificate da questa strana luce verde. Immagino che la protagonista della tua storia si senta diffidente (come darle torto?) proprio quando… Sono ansiosa di proseguire la lettura!
    Ti seguo, ovviamente.
    Unico appunto, fermo restando la mia inesperienza e probabilmente l’infondatezza del mio consiglio: forse sarebbe meglio ridurre gli aggettivi e gli avverbi.
    A presto! ?

  • Ciao Maria, un capitolo che fotografa bene quel periodo alienante che, prima o poi, colpisce tutti.
    Credo, addirittura, che a volte sia necessario affacciarsi sul proprio dubbio esistenziale e Greta, come tanti di noi, di dubbi ne ha abbastanza. L’ immersione che sta vivendo la nostra protagonista può ripulirla ma anche risucchiarla irreversibilmente. Confido nella dualità che fortifica.
    Arrivati a questo punto io seguirei “il vecchio e la bambina”, che detta così sembra il titolo del prossimo capitolo.
    A presto

  • Ciao Maria,
    un episodio carico di nostalgia, di mistero e poesia. Ho notato nell’ultimo paragrafo che hai dedicato a quello che, immagino, sia un viaggio mentale verso la villette di cui la bimba parla, un ripetersi di rime, quasi volessi dare al paragrafo la musicalità di una poesia, è una cosa voluta? Immagino di sì, vista la tua bravura.
    Bellissime le descrizioni e interessante la rivelazione del vecchio; non riesco ancora a capire dove andrai a parare, perciò voto perchè segua entrambi così da scoprire qualcosa in più su questo strano mondo.
    Alla prossima!

  • È titubante: si è sempre mostrata titubante, che sia ancora titubante 🙂

    —————————–
    «Lei si trova sul rovescio della sua routine, un luogo dove tutto è irregolare, ambiguo, imprevedibile, inquietante. Un luogo che esce dalla banalità del quotidiano, dove gli oggetti e gli esseri umani sono indecifrabili, perfino decontestualizzati.»
    ——————————
    Questo è molto interessante; non so ancora cosa significhi, ma mi suona interessante 🙂

    Invece non ho capito la scena tra gli asterischi: è un ricordo? Di quando?

    Ciao 🙂

    • Buongiorno Red
      Rompere con la routine è come uscire dalla confort zone della quotidianità.Ti trovi a vedere cose che prima non avevi visto, a percepire il mondo intorno a te in un modo e da una prospettiva diversi. Passi necessari per un cambiamento interiore 🙂
      Il testo tra gli asterischi… Beh, prova a sbirciare quello che ha scritto Keziarica 🙂
      Ciao e grazie

  • Ciao Maria.
    L’atmosfera è ancora onirica e nebulosa. Nonostante le accurate descrizioni degli ambienti, sono come in un sogno e sto provando quello che prova Greta: confusione, irritabilità, sbandamento. Quindi fino ad ora mi hai trasportato in questo mondo…mi chiedo dove andrò a finire e non ho la più pallida idea.
    Molto bene.
    Ilaria

    • Buongiorno Ilaria
      Sto finendo il prossimo episodio e mi faccio un sacco di domande cercando di definire, nella mia testa, il prosieguo. Come al solito, le mie storie nascono da un’idea iniziale ben precisa, per poi trasformarsi in qualcos’altro inseguendo la trama.
      Sono comunque contenta che, sin’ora, ti piaccia “il flusso di coscienza” della protagonista.
      grazie e a presto

  • Ciao Maria! 🙂

    Torno a fare un giro da queste parti dopo mesi di assenza e son contenta di essermi imbattuta nel tuo racconto! Oddio, non che ci abbia capito molto fino ad ora… Cosa diavolo sta succedendo attorno a Greta? Chi sono questi cellulari muscolosi e Silvia, cosa voleva dire? Bizzarrissimo!
    Non ho tempo di attaccarmi ad un intero libero, ahimè, ma la voglia di leggere è più forte che mai e quindi ho detto: “Aspetta che torno su TI per vedere che c’è di nuovo da seguire!”

    Vediamo se nel prossimo capitolo si inizierà a capire qualcosa di più, intanto povera Greta, spero le cose le vadano un po’ meglio d’ora in poi; è il suo compleanno!
    Voto: una bambina 🙂 Ciaoooo

  • Ciao Maria,
    questa volta non reiesco a individuare un nesso con l’arte pittoria, ma so che l’arte c’entra 😉
    Bel capitolo, un po’ inquietante, i ragazzini che le piombano adsosso, come gli uccelli nell’omonimo film di Hitchcock, mi fanno venire i brividi.
    Vediamo cosa ci riserva il prossimo episodio, io voto per la bambina, il vecchio lo lascerei ai suoi piccioni…
    Alla prossima!

    • Ciao Keziarica
      in effetti, per l’ambientazione di questo racconto e un po’ di questo episodio mi sono ispirata a alcune atmosfere dei quadri della cosiddetta pittura metafisica e surrealista. Contrasti Luce e ombre, Illusione, elementi decontestualizzati, quiete e silenzio sospesi, che producono inquietudine.
      La bambina sembra l’orientamento che va per la maggiore…vedremo
      grazie ancora e a presto.

  • Ciao Maria, capitolo molto digitale, pensa che io continuo a dire alle mie figlie che il cellulare fa male, ma non immaginavo a tal punto.
    Dopo questo step mi aspetto di tutto, stupiscici!
    Prima di uscire da uno strano locale c’è sempre uno sconosciuto che ti dà un suggerimento o un consiglio.
    A presto

  • Bellissima storia, davvero entusiasmante ed avvincente!!
    Adoro il tuo stile e soprattutto la trama che stai costruendo…anch’io avrei bisogno di qualche consiglio per la mia storia…magari potresti dare un’occhiata.
    Continua così e aspetto con ansia il prossimo episodio!!

  • Ciao Maria,
    a leggere, parrebbe che Greta sia entrata nel mondo di Hopper, sbaglio?
    Ho scritto un paio di racconti sui suoi quadri (non conosco l’arte, ma Edward Hopper mi piace molto) e adesso sono curiosissima di conoscere il seguito e spero di non aver preso una cantonata…
    mi incuriosisce soprattutto la cosa dei cellulari e della loro personificazione, aspetto il prossimo e dico che esce, ma non prima di aver ricevuto il suggerimento.
    Bel lavoro 🙂
    Alla prossima!

  • Rieccomi, maria. Ho votato che sta sul posto.
    Il nero colore cangiante e la gabbia causa effetto non mi sono chiarissimi 😀
    Questa Silvia mi pare una sorta di Bianconiglio al contrario, in un certo senso l’ha distratta con i suoi stivali psichedelici e poi l’ha inseguita in una realtà che mi pare avere qualcosa di inusuale.
    Mi sa che la virata fantasy è cominciata 😉
    Ciao, ti auguro una buona giornata

    • Ciao Erri
      Con cangiante intendevo dire che il modo di percepire il nero è influenzato dalla luce e da come è stato costruito, perché il nero non è un colore puro. Per dirla semplice: lo raffreddi se lo mescoli al verde o al blu e lo scaldi se dentro ci aggiungi ad esempio l’arancione o il rosso.
      Per la gabbia, in certe situazioni, quando si deve decidere, ci si sente come in trappola perché non è chiaro cosa considerare causa e cosa invece effetto.
      Mi fai pensare che non sono riuscita a esprimere bene i concetti in entrambi i casi.
      Grazie e al prossimo 

  • Ciao Maria,
    Mi è piaciuto molto questo episodio. Carico di volteggi nell’aria e poesia. Piacerebbe molto anche ad Azzurra…
    Il cambio dei colori e del mondo circostante mi incuriosisce, che si trovi in un’altra dimensione? Chissà…
    Direi che resta sul posto e cerca riparo.
    Alla prossima!

  • Tra le opzioni io noterei prima di tutto gli scarponcini slacciati, per quanto io stessa ami portarli così, ma non è un pensiero condiviso dai più.
    Ciao, cara, come stai? Scelgo di seguirti, o almeno farò del mio meglio. La storia mi piace, più che altro mi piace il tuo modo di scrivere, scorrevole e vivido. Dimenticarsi il compleanno della donna di casa, che scellerati! Vediamo dove finirà, poi. (stando alla trama finirà da qualche insolita parte) – 😉

  • Adoro l’idea che la protagonista di un racconto fantastico sia una donna in crisi di mezza età, sono molto curioso di scoprire questo luogo impensabile di cui parli… però condivido la perplessità degli altri lettori riguardo la domanda finale, ciascun dettaglio può trasmettere cose diverse (io vado per la sciarpa, è l’accessorio più fantasy XD) ma non è una scelta quella che si percepisce

  • Ciao Maria,
    bentornata!
    Bene, una storia nuova nuova, ora vediamo che succede alla cara Greta che si ritrova ad affrontare, mio malgrado qualcosina ne so, la condizione di passaggio dall’essere considerata una giovane donna a una donna matura. L’impronta dell’incipit denota una donna comune, con una vita comune, legata alle piccole cose di sempre, immagino che arriverà qualcosa a stravolgerne la routine, qualcosa di speciale, vista la categoria in cui hai scelto di collocare il racconto.
    Aspetto il secondo e voto per gli scarponcini slacciati. Immagio che tu abbia già tutto in testa, ma mi piacerebbe essere coinvolta maggiornente nell’evoluzione della storia, degli scarponcini o una sciarpa non possono determinare la direzione che prenderà il racconto, a meno che non siano particolare determinanti per il bivio da inforcare. 🙂
    Alla prossima!

    • Ciao Kesiarica,
      mi fa piacere trovarti qui, sei una lettrice sempre attenta ai dettagli (il genere giallo ti ha preso, hem?)
      Per il tipo di racconto che ho in mente, ero indecisa tra Avventura e Fantasy, e, se devo dire la verità, nessuno dei due mi convince al cento per cento. Ho optato per il secondo. Vedremo se ho fatto una scelta passabile…
      Dici che gli scarponcini devono essere un “indizio” riguardo alla direzione del racconto?
      Come ho scritto prima a Gianluca vedrò di migliorare nella scelta delle future opzioni.
      grazie ancora

  • Ho votato per Scarponcini slacciati. Mi piace molto la rapidità del ritmo della storia, rende bene l’idea di come il tempo esterno sia diverso da quello interno. Il simbolismo del tornello, purché forse involontario, è suggestivo. Ti seguo e a presto. Cerca di coinvolgerci di più nella storia però : questi dettagli, al primo sguardo, non dicono molto.

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