Un ragazzo venuto da Chernobyl

Un ragazzo venuto da Chernobyl

Micha nel salone di casa sua, seduto sul divano, gambe accavallate guardava davanti a se; un enorme parete di vetro attraverso la quale si vedeva un grande parco con tanti alberi. C’erano abeti, querce, olivi e alberi da frutta, il tutto su un bellissimo tappeto di erba verde circondato da una mastodontica recinzione in ferro battuto. Davanti a questa una lunghissima siepe di rose, di glicini e di gelsomini. Lo sguardo si spostava sul camino del salone dov’era seduto. Un camino grande realizzato con pietra martellata e con due capitelli dov’era appoggiata una grande trave di legno che fungeva da mensola. Ai lati del quale due mensole di legno orizzontali, dov’era appoggiato un bel televisore a schermo gigante, al piano inferiore mentre al piano superiore c’erano tanti oggetti provenienti dall’Ucraina. Un oggetto catturava la sua attenzione; una Matrioska (la bambola di legno simbolo dell’Ucraina). Stonava in mezzo agli altri oggetti nuovi e brillanti, questa era scolorita a tratti consumata ed opaca. Gli occhi si soffermarono sulla bambolina ma la mente tornò indietro con gli anni, tanti anni dietro. Micha, un bambino di dieci anni, bello, biondo, con gli occhi azzurri che dormiva profondamente nel suo lettino, in una stanzetta povera ma pulita. Una stanzetta dipinta di azzurro e rosa dove troneggiavano sui muri tappeti di lana, tappetti fatti a mano dalla mamma e dalla nonna. Le donne ucraine si dilettavano nel fare tappeti da muro, da terra o centrini da mettere sui mobili. C’era ancora nella stanza un piccolo tavolino con due sedie, sopra il tavolo dei libri e due zainetti di stoffa lisi ma puliti. Per terra, in un angolo c’erano dei giochi in legno. Al suo fianco, in un altro lettino, dormiva una bimba bionda di otto anni, sua sorella Dacia. Bionda come lui, con gli stessi occhi azzurri. Il piccolo Micha pur dormendo ancora, sente la mamma entrare, erano circa le sette e trenta del mattino. La donna non entra come le altre mattine, quando li va a svegliare per farli andare a scuola, ma entra velocemente in camera aprendo la porta con voce rotta dal pianto invitando i bambini ad alzarsi presto e vestirsi velocemente, devono scappare da casa. E’ il 26 aprile 1986 e qualcosa di terribilmente spaventoso era successo quella notte a Finevich, piccolo paese a 174 km a nord di Kiev. Era scoppiata la centrale nucleare di Chernobyl, paese vicino a Finevich.

Che fine fa la famiglia di Micha?

  • I genitori vengono separati dai figli. (56%)
    56
  • Si salvano tutti. (33%)
    33
  • Muoiono tutti a seguito delle radiazioni. (11%)
    11
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4 Commenti

  • E’ ben presentato il contesto di appartenenza del ragazzo, molto normale e sereno, ben delineato è il passaggio da questa “normalità” ad un profondo sconvolgimento esistenziale e familiare, introdotto ,da una mamma diversa dal solito perchè preoccupata e frettolosa. Benei

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