Dove eravamo rimasti?
La voce dei familiari.
Micha superò l’esame per accedere alla facoltà di medicina e gli anni universitari furono coinvolgenti e trascorsero veloci perché il ragazzo studiava, e sosteneva gli esami con tanta felicità, che Luca e Giorgia non pensavano potesse essere così bravo. D’estate la famigliola si trasferiva in una villa sulla costiera, e lì che Micha aveva tanti amici e passava le giornate scorrazzando, con il motorino, per le stradine del paese. Aveva imparato a suonare la chitarra, e trascorreva, alcune sere, sulla spiaggia a suonare, cantare e mangiare pizza insieme agli amici. Aveva anche iniziato a lavorare, facendo piccoli lavori di traduzione, e metteva i soldi da parte per iniziare le ricerche affinché potesse ritrovare la sua famiglia. Intanto i genitori che si erano trasferiti a Uzhhorod non avevano mai smesso di cercare Micha. Andrey e Olga erano ritornati a Finevich molte volte, proprio con la speranza di ritrovare Micha lì, perché pensavano che prima o poi potesse ritornare alla sua casa. A Finevich per un raggio di 80 chilometri era vietato accedere proprio per le radiazioni che si potevano prendere. Ma i bravi genitori pur sapendo ciò ritornavano a rischio e pericolo, facendo un lungo viaggio ogni volta. Micha aveva 25 anni quando si laureò in medicina, i genitori adottivi gli fecero una grande festa nella loro villa. Era luglio e tanti gazebo bianchi erano stati sistemati nel parco che era tutto illuminato e il buffet aveva specialità italiane e ucraine. Gli invitati furono tanti e tutti accolti con calore e allegria. A fine serata si spensero tutte le luci ed uno spettacolo pirotecnico illuminò la villa, il parco, e il paese. C’era ancora più felicità nel cuore di Micha perché un investigatore, da lui assunto, gli aveva dato buone speranze perché sembra che avesse individuato il paese dove la sua famiglia d’origine viveva. Non aveva rivelato, però a Micha, che i genitori non stavano bene in salute. Micha volle iscriversi ad una specializzazione che studiasse le reazioni delle radiazioni nucleari sugli uomini e anche questi esami li superava facilmente. Dopo la specializzazione fece un concorso in una grande azienda dove studiavano tali effetti proprio delle radiazioni nucleari. Un giorno, finalmente, arrivò la notizia dall’investigatore che aveva trovato i genitori e il giorno seguente li avrebbe sentiti per telefono. Micha, la notte non dormì e come lui anche i genitori furono felici di questo ritrovamento. Il giorno dopo, all’ora stabilita il telefono di casa squillò e Micha emozionato rispose. Sentì la voce dell’investigatore che gli passò prima Dacia, aveva una voce allegra e squillante ma l’emozione era forte e non riuscivano a parlare, piangevano e si chiamavano a vicenda. Fu poi la volta della mamma e lì Micha, capì subito che qualcosa non andava, la voce era flebile e affannosa. Poi parlò il padre, che avendo una forte tosse non riusciva a parlare. La sorella spiegò che i genitori non stavano bene e Micha l’assicurò che avrebbe preparato tutto per farli venire in Italia. Purtroppo ci volle tempo per preparare passaporti e permessi vari, e il giovane che ogni mattina e ogni sera, sentiva i suoi per telefono, capiva che il tempo stringeva e le condizioni di salute dei suoi, peggioravano. Micha sapeva tutte le vicissitudini dei genitori e loro erano felici per la bella vita che aveva Micha anzi spesso ripetevano che sarebbero morti tranquilli al pensiero che Micha e Dacia si fossero ritrovati. Quando i documenti furono pronti i genitori purtroppo, si aggravarono e morirono a distanza di 15 giorni l’una dall’altro. Non si può descrivere la disperazione di Micha, quando aveva ritrovato i genitori la vita glieli aveva strappati. Lo consolava il fatto che avrebbe rivisto Dacia. La sorella dopo aver esplicato tutte le cose da fare, si preparò per la partenza. Il giorno che partì, Dacia era triste al pensiero di lasciare la casa in cui aveva vissuto con i genitori. Chiuse la porta della casetta, con una valigetta e il cuore affranto. Si rallegrò quando salì sull’auto che la stava aspettando e l’avrebbe portata a Kiev e da lì un aereo l’avrebbe portata in Italia, a Napoli. Furono Luca e Giorgia che non vollero portare con loro Micha all’aeroporto, ma preferirono andare da soli ad aspettare Dacia consapevoli che dopo tanti anni avrebbero avuto un altro figlio e questa volta una femmina. Riconobbero subito Dacia quando scese dall’aereo, bionda, alta e, gli stessi occhi di Micha, bellissima come lui. E così Micha nel salone della villa, seduto sul divano, aveva lo sguardo che andava dal parco alla matrionska sul camino, aspettando con ansia e impazienza l’arrivo dell’auto dei suoi genitori, con a bordo Dacia a cui avrebbe restituito la bambolina, conservata con amore per quasi 20 anni.
21/06/2019 at 16:50
e una storia bellisima e o capito quando fai le decisioni chi vota la magioranza la storia continua solo in un modo
10/02/2019 at 12:36
E’ ben presentato il contesto di appartenenza del ragazzo, molto normale e sereno, ben delineato è il passaggio da questa “normalità” ad un profondo sconvolgimento esistenziale e familiare, introdotto ,da una mamma diversa dal solito perchè preoccupata e frettolosa. Benei
09/02/2019 at 10:38
Bravo. Con un po’ di ottimismo spero che si salvino
08/02/2019 at 11:47
Davvero una bella storia?