Punto a capo

Lavanderia

Certe volte, mentre smisto lenzuola pezzate di sangue e chissà cos’altro, immerso tra ascigamani usati, manco fossero stati concepiti per pulire stalle, la mia mente prende a girare e immaginare chi ha usato questa e quella dotazione; da dove viene;  come è stato crescito, santo Cristo. Alcuni ascigamani vengono usati per pulire la stanza, altri hanno macchie che variano dal verde fluo al rosa (potrebbero sembrare tele moderne). Quando si fanno uscire le lenzuola dai sacchi di iuta ti puoi trovare tra i piedi confezioni di preservativi come carte di caramelle Rossana. Calze impallate o confezioni di assorbenti. Alcune stoffe emanano odori fastidiosi che frizzano nelle narici. Poi la svolta. Prendendo un matrimoniale e sbattendolo per sgrovigliarlo vengo accarezzato da una folata di fiori di primavera, un profumo fresco e soave, che per un attimo mi porta dal capannone schiacciato dal caldo, a un campo d’erba fresca fitto di margherite e dente di leone e gigli. Immagino la donna che ha dormito tra quelle lenzuola. Vedo i capelli mori scenderle sulla schiena nuda. Le lenzuola lasciano intravedere le sue forme. Sorride. Dal bagno arriva un altra ragazza. Anche lei ha i capelli scuri, li porta a caschetto e indossa una vestaglia nera. Si stiracchia e si aggomitola come una gatta vicino alla sua amica. Penso che non ho ancora fatto l’amore con due donne contemporaneamente. Inizio a farmi qualche idea, c’è un appetito che non è mai sazio, quando il corriere orientale inizia a strombazzare perché qualcuno gli apra il cancello. Mannaggia a lui, i suoi jeans da colorare e al fatto che non conosca l’esistenza dei campanelli. Mi dirigo verso l’ufficio e, dopo essermi tolto i guanti, premo il tasto che apre il cancello. Sacri e indispensabili guanti. Senza loro manco per tutto l’oro d’Egitto smisterei i tessuti, per quanto utile nel processo della lavanderia.

Ci tengo al mio lavoro. Mi hanno accolto sei mesi fa come un figlio e io ricambio dando tutto me stesso. Ci sono molti progetti in ballo, mi rendono partecipe e vengo responsabilizzato. Non potevo essere più fortunato. Ho iniziato due giorni dopo esser tornato dalla terra lontana, sul confine con il paese dell’ex Jugoslavia. Grazie a Dio ho iniziato subito a lavorare, come se fossi stato catapultato da una realtà all’altra. Senza avere il tempo di capire cosa stesse succedendo. Un pò come quando sono arrivato. In quelle ore precise, per intenderci. I fumi dell’alcol erano tanto intensi, ma non abbastanza da farmelo scordare. Che ironia. Poi magari te la racconto. Narrazione, niente più.

Tornando a noi: accolgo il cliente, gli lascio una cesta dove getta i jeans, mi lascia la bolla, prendo il malloppo e lo porto nel capannone. Saluto il caro orientale e gli riapro il cancello. E’ un tipo con poca pazienza: se aspetti cinque secondi di troppo riprende a suonare.

Torno ai miei sacchi di iuta, alle mie montagne di matrimoniali, singole, teli, viso e vattelapesca. Il profumo se n’è andato, sento solo lo sforzo nello svuotare sacchi e spostare tessuti. I macchinari in azione martellano e la campana interna prende a suonare. Qualcuno che conosce il campanello per chiedere di entrare. Alzo lo sguardo e intravedo la sagoma controluce. Un utilitaria scura. Entro in ufficio e apro. L’auto entra, l’ho già vista. Ne arrivano abbastanza, c’è un bel via vai per fortuna e per merito.

Penso sia lei.

Si avvicina al portone dopo aver passato il cancello aperto e io resto dritto come un palo nei miei due metri scarsi.

E’ proprio lei.

Fossi un cane starei scodinzolando.

Scende e mi sorride, come se fossi l’uomo della sua vita e non vedesse altro che me. Specifico che io non so il suo nome e lei non sa il mio, credo. Ma ogni volta che la vedo mi svolta la giornata. Dannato me e la mia mente sognatrice. Mi arriva addosso una valanga che entra dallo stomaco e inizia a vorticare come un uragano.

La giovane dai capelli bruni e mossi mi viene incontro e chiede se la sua roba è pronta. Ho una sorta di paresi che non mi concede il dialogo. Mi limito a un cenno del capo ed entro nel capannone, prendo il roll con il suo materiale e glielo carico in baule.

Lei lo chiude, va verso la portiera, ma non sale in auto. Si appoggia al veicolo e prende a fissarmi con un sorriso che non riesco a decifrare. Il mio è stampato, bello li, sul viso, da circa cinque minuti. Il cuore prende a martellare quando lei schiude le labbra.

-Come ti chiami?

-Sono Paul. Scusa la sincerità, son certo che mi hai detto il tuo nome, ma non lo ricordo.

– Mi chiamo Rebecca. Una curiosità:

Cosa dirà la ragazza al protagonista?

  • Farà una proposta lavorativa mettendo in dubbio il futuro del giovane, tra il restare e seguirla. (33%)
    33
  • Proporrà un caffè fuori dal lavoro, dando una nuova carica al protagonista. (33%)
    33
  • Chiederà se sono aperti sabato e il giovane sprofonderà, illuso, tornando a farsi sotterrare dalla routine. (33%)
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18 Commenti

  • due episodi scritti bene sono un incipit sufficiente per puntare al sodo. Voto per il Killer, non credo che esistano veramente delle “Rebecca” così se non sono in malafede. Mi piace il ritmo vorrei qualche dialoghino in più, meno lenzuola e più pistole! bravo

  • La storia scorre veloce e bene, unico appunto nei dialoghi finali non si capisce bene chi è a parlare. Poi se parla di lavanderia cosa c’entrano i viaggi, gli ordini e le restituzioni? Non capisco. E Rebecca lavora in quello stesso stabile? Forse questo lo hai detto nel primo episodio, non ricordo

    • Meglio leggere dall’inizio 😉

      Le lavanderie industriali lavorano tramite ordini di dotazioni (lenzuola, ecc), i quali vanno consegnati ai clienti e il materiale sporco che ritirano ai clienti spesso viene contato per verificare che ci sia tutto.
      Così lavorano le lavanderie industriali. Non a gettoni.
      Grazie per la lettura e l’appunto sui dialoghi. Mi sarà molto utile.

  • Da donna non posso non scegliere l’opzione in cui gli chiede gli orari di apertura,crudelmente mi immagino il poverino smontarsi come neve al sole. Mi è piaciuta l’idea di ambientare un racconto in una lavanderia, i posti più banali nascondono le svolte più geniali, se si è bravi a scovarle. Buona scrittura!

  • La proposta lavorativa: magari le serve un “pulitore” di scene del crimine 🙂
    Carino il tuo incipit, curioso e intrigante. Sappiamo che il protagonista ha da poco cambiato vita e ambiente e che è vittima di astinenza/desiderio represso. Un inizio promettente per un’avventura.
    Ti consiglio solo di andare un po’ più spesso a capo, che aiuta a separare le immagini e a leggere senza restare senza fiato. E di rileggere un paio di volte prima di pubblicare: soprattutto all’inizio ci sono diversi “ascigamani” senza la U, e più giù ho notato un “pò” con l’accento, mentre vuole l’apostrofo: po’. E un “li” senza accento, che invece lo richiede.
    Seguo volentieri e ti auguro una buona storia

  • Ciao e Benvenuto
    Incipit un po’ particolare che inizia tra un groviglio di lenzuola 🙂
    Il protagonista sembrerebbe un “sognatore”… vedremo cos’hai in mente…
    Immagino non sarà un rosa, visto che l’hai inserito nel genere avventura, in ogni caso, dal sorriso ammiccante della ragazza, dico che propone un caffè.

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