Anna, del piccolo mondo

Il temporale

Correre all’aria aperta, correre fra i boschi, correre nel verde della montagna, quella stessa montagna che Anna conosce molto bene, ci passa spesso le sue vacanze estive assieme ai nonni. Questa mattina era al settimo cielo, sarebbe tornata su quella montagna, finalmente la scuola era finita, e sono iniziate le vacanze.

Dall’inizio di giugno stava preparando le sue valigie, per raggiungere i nonni materni nella loro casa in montagna, amava quel luogo, li sapeva che era libera di essere sé stessa; di essere quella Anna che nessuno dei suoi compagni conosceva, a scuola era Anna la timida, la riservata, quella su cui si potevano fare scherzi, non se la sarebbe mai presa.

Un giorno era tornata da scuola con i lunghi capelli di due colori, la parte sovrastante della sua testa era del suo colore naturale, un castano chiaro, quasi come il fieno d’estate, mentre la parte sottostante era del colore dell’erba verde, ma non il verde estivo del fieno non ancora maturo, ma di quello invernale del muschio, non gli resto che tagliarli, non riuscendo a togliere quel colore, sotto i rimproveri di sua madre che non capiva perché non si difendeva. Un’altra volta erano i suoi vestiti ad essere colorati e la sua cartella ad essere a pezzi, era il bersaglio preferito di tutti.

Ma li in montagna, li con i nonni, era Anna una studentessa di 15 anni, solare, gioviale e sempre pronta ad aiutare soprattutto se ad aver bisogno di aiuto fosse stato un animale, lei avrebbe vissuto per loro, infatti, aveva scelto la facoltà di veterinaria per questo.

Non ci impiega molto a raggiungere il luogo dove si trova la casa dei nonni, in un’ora ci arrivano in auto, salutati i nonni, corre nella sua stanza a disfare i bagagli per poi riporre la valigia nell’armadio ed uscire di corsa dalla casa, avvisando che avrebbe fatto tardi, tutti pensavano avesse degli amici li, ma non era cosi, la direzione di Anna era verso un bosco che distava dalla casa dei suoi nonni circa mezz’ora di cammino, li ci andava ogni estate da quando l’ha scoperto, amava passeggiare al suo interno e osservare gli animali che ne dimoravano.

Camminando all’interno di quel bosco le ore passano, restando in silenzio riesce a vedere un piccolo cerbiatto e sua madre, si ferma ad osservarli e  la stessa cosa sembrano fare loro, non sono molto lontani, ha come l’impressione che se allungasse la mano riuscirebbe a toccarli, ma non lo fa, resta li immobile affascinata da quella visione celestiale che le appare dinanzi, non si aspettava di poter fare la loro conoscenza, aveva spesso visto marmotte, qualche scoiattolo, qualche mucca fuggita dal suo allevatore e le capre che spesso passavano per uno di quei sentieri dirette ai loro pascoli. Ma questa volta quella bella famiglia di cerbiatti, le aveva riempito il cuore di felicità tanto da farle capire che quell’estate non sarebbe stata come le altre estati.

Mentre il suo sguardo era ancora rapito da quello spettacolo, tutto d’un tratto, si alza un vento discretamente forte, tanto da farle alzare la maglia e sentire freddo, lo sguardo va verso il cielo il quale era diventato tutto nero, – accidenti sta per arrivare un brutto temporale – si dice fra se, sposta di nuovo lo sguardo nel punto in cui aveva visto la famiglia dei cerbiatti, ma erano già fuggiti, a questo punto decide di fare lo stesso, all’interno del bosco non si vedeva già più molto e anche se lo conosceva molto bene, non si era mai trovata in mezzo ad un temporale in avvicinamento.

Aveva ripreso la sua strada di ritorno, ma con l’oscurità che si era creata e il folto degli alberi, non riusciva più a trovare il sentiero del ritorno, correva veloce verso il basso, ma non capiva se andava nella direzione giusta o meno, la sua corsa però venne fermata all’improvviso dalla presenza di un enorme muro era cosi alto e grosso da spaventarla, e ne aveva anche tutte le ragioni, per il semplice fatto che quel muro si poteva girare, infatti, quando si voltò verso di lei, si accorse che non era un muro, ma ben si un orso, un orso dalla pelliccia scura nera come la notte, deglutisce, e cercando di non spaventarlo o dar all’orso l’opportunità di aggredirla, indietreggia pian piano, ma non riesce a vedere dove mette i piedi, anche perché era preoccupata a star attenta che quell’orso non si scagliasse su di lei per osservare dove andava, in quel momento, il suo piede destro si ritrova sospeso per aria, almeno cosi aveva avuto lei l’impressione visto che non sentiva del terreno sotto di esso, non fa in tempo a voltarsi che si ritrova a cadere per un precipizio, per sua fortuna era coperto di erba, scivola per qualche secondo, ma a lei sembrarono ore, quando finalmente si ferma, stando stesa per terra, alza appena il busto per vedere dove si trovava, e con sua meraviglia, scopre di essere all’interno di una caverna illuminata da dei prismi.

Si alza per cercare un’uscita, dandosi una pulita, fatto questo si avvia zoppicando tenendo una mano sulla parete, avanzando nota una luce sempre più intensa.

Cosa trova oltre quella luce?

  • Un luogo a lei sconosciuto (75%)
    75
  • Un fata (25%)
    25
  • Una cascata (0%)
    0
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9 Commenti

  • Solitamente non mi interesso molto a questo genere di storie, ma devo ammettere che sembra proprio che la tua possa prendere propria una bella piega.
    L’unica cosa che vorrei farti notare, come vedo abbiamo fatto anche alcuni lettori, è l’uso “scorretto” della punteggiatura; vedi che usi sopratutto le virgole, quindi mi sento di darti un consiglio (anche se credo che tu lo sappia già: metti tra virgole le frasi che, anche se venissero tolte, non cambiaerebbero il significato della narrazione.
    Vorrei inoltre consigliarti di inserire, come segno di punteggiatura, i due punti; molte volte, infatti, almeno secondo la mia opinione, avrebbero potuto rallentare un po’ (in senso positivo) il ritmo del racconto, il quale ha un ritmo abbastanza veloce.
    Concludo dicendoti che questi sono solo dei consigli che puoi mettere o meno in pratica; spero dunque che non ti sia “offeso”. Seguirò questa storia.

    • Grazie anche a te per i consigli, infatti penso che prima di pubblicare come già detto le altre mie pagine, le leggerò mille volte. Inoltre grazie per i consigli, detto tra noi non avevo mai preso in considerazione che i due puntini potessero avere questo piccolo potere, cosa che a scuola non sempre viene detto, 😛 a parte questa piccola parentesi, non ti preoccupare non mi offendo se i consigli vengono dati in modo costruttivo e anche non offensivo, fanno sempre piacere e ci aiutano a migliorare. Spero nel mio caso di farlo migliorando.

    • Grazie, sarà perché da bambina io con i miei genitori sono sempre andata in montagna, anche per le ferie. Oltre che dai nonni, anche se da loro non c’erano boschi, e poi la natura ci può regalare molte cose belle, basta fermarsi e osservare bene restando in silenzio senza disturbare. oltre a svelarci dei suoi segreti se guardiamo bene, è questo che vorrei un po’ far capire con questa fiaba.

  • Ciao, come detto bene da Dapiz, sembra di assistere al racconto affannato di un’ adolescente dopo uno “spavento” : dunque calma, rileggi, magari ad alta voce; vedrai come le dissonanze nei tempi verbali verranno alla luce. Prendi la scrittura come fosse un viaggio di esplorazione in una grotta dove ogni passo va misurato e pensato per non cadere. Buon viaggio!?

    • Grazie anche a te, prometto che leggerò cento, mille volte il prossimo capitolo, che poi non lo vedrete apparire molto presto. Prometto, anzi forse è il caso che dica ci provo a non cadere più in errori come questo. ? Minimo nelle risposte avrò fatto altri errori di punteggiatura o di scrittura, anche se uso word :P.

  • Ciao e benvenut…A, mi verrebbe da dire dal tuo stile di scrittura, anche se il tuo nickname è quello di un personaggio maschile quindi correggimi se sbaglio 😀
    Mi sembra che la voglia di raccontare non ti manchi e la storia potrebbe diventare interessante, perlomeno per me che amo le storie che partono dall’ordinario e virano sul fantastico, ma c’è qualche problema tecnico che mette in luce una certa inesperienza. Mi riferisco al passaggio da un tempo verbale all’altro senza un apparente motivo, all’uso un po’ fantasioso della punteggiatura e alla presenza di periodi davvero troppo lunghi, che beneficerebbero di un punto in più qua e là. L’impressione che restituisce il tuo testo è che tu stia raccontando tutto di corsa come se qualcuno ti corresse dietro, ma siccome non è così puoi prendertela comoda, scrivere frasi più brevi e rallentare un po’ il ritmo 🙂 La cosa positiva è che si tratta appunto di tecnica più che di stile, quindi nulla che non possa essere facilmente sistemato con una rilettura più attenta o magari trovando qualcuno che ti faccia da beta-reader prima della pubblicazione del capitolo.
    Per il prossimo capitolo voto per il luogo sconosciuto, perchè mi piace l’idea di introdurre un eventuale elemento fiabesco o fantastico con un po’ di calma.
    Ciao!

    • In effetti, me ne sono accorta anche io degli errori. Di solito leggo trecento volte quello che scrivo, ammetto anche di essere un po’ asinella con l’italiano, o per meglio dire la grammatica, poi le punteggiature, quelle te le raccomando, la mia prof ce l’aveva sempre con me per quello, le mettevo dove non dovevano andare o non ne mettevo a sufficienza. ? ti ringrazio per il passaggio su questo mio lavoretto che spero di renderlo migliore con il passare dei vari capitoli, e chissà che non impari anche a scrivere, qualcosa di decente, visto che bene o male amo scrivere. MI devo sottolineare di avere pazienza e di andare meno di fretta.

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