Gente di mare

Dove eravamo rimasti?

E ora che si fa? Andiamo a visitare la cabina. (50%)

Crew Cabin

Almeno – pensai mentre la nave rollava – non soffro il mal di mare.

Prima di imbarcare non ero sicura di essere immune a quel tipo di disagio, e mi ripetevo che in ogni caso anni di mal di macchina mi avevano preparata al peggio.

Un’onda particolarmente violenta mi fece quasi cadere e dovetti aggrapparmi al corrimano. Il mio bagaglio non fu altrettanto fortunato e rovinò sotto la balaustra, verso il piano di sotto. Ti prego, ti prego, fa’ che lo shampoo non si sia rotto. Immaginando la mia scorta bellica di prodotti da bagno in frantumi abbandonai il resto dei miei averi sul pianerottolo e scesi a recuperare il borsone.

Capissi dove sono gli ascensori... A quanto pareva quelli di fronte alla mensa – il mio primo e fino a quel momento unico punto di riferimento – portavano solo in zona passeggeri. Grazie al cielo nessuno mi ha vista.

Arrancai fino alla fine del pianerottolo, su cui si apriva una porta che lasciava intravedere un corridoio di un improponibile arancio salmone. Giusto di fronte a me c’era la cabina numero 1512. La mia cabina era la 1514. Ottimo, ero proprio vicino alle scale.

Sapevo dal corso di addestramento che la prima cifra indicava il numero di ponte, che a tribordo c’erano tutti i numeri dispari, a babordo i numeri pari, ordinati in senso crescente dalla prua alla poppa. Feci mente locale sulla mia posizione, cercando di capire se dovevo girare a destra o sinistra. Dunque, se quando sono entrata in nave avevo la prua alla mia sinistra, e la mensa alla mia destra, e adesso ho la mensa alle mie spalle… Dopo lunghe elucubrazioni decisi di svoltare a sinistra.

Ed eccola lì. Crew Cabin 1514, proprio come diceva il foglio che tenevo ripiegato in tasca. Sulla porta erano affisse due placchette: una vuota, una con scritto “Caterina Visconti”.

Inserii la chiave e sentii uno scatto. Spinsi piano la porta.

La luce era accesa, ma la cabina sembrava vuota. Bussai alla porta del bagno, nessuna risposta. Tirai un sospiro mezzo di sollievo, mezzo di sfinimento.

La cabina era molto piccola, ma meno claustrofobica di quanto mi aspettassi. Le pareti erano di metallo beige. Sulla sinistra un letto a castello corredato di tendine occupava la maggior parte dello spazio; di fronte a me, in una specie di rientranza, c’erano un armadio a due ante, sopra il quale facevano bella mostra di sé due giubbotti salvagente gialli, una scrivania sormontata da due scaffali e sostenuta da una scarpiera, una sedia e uno sgabello.

Andai a esplorare il bagno. Era piccolo ed essenziale, con solo un lavandino, un mobiletto a specchio, il WC e una doccia. Aprii un’anta dell’armadietto: dentro era vuota e un po’ incrostata di calcare. L’altra metà era colma di creme e profumi, con una spazzola in bilico su una boccetta. Scoprii che la mia cabin mate aveva i capelli neri e ricci. Per curiosità scostai anche la tenda della doccia e quasi finii in una nuvola di slip e collant appesi ad asciugare su un filo che tagliava a metà il box.

Uscendo dal bagno inciampai sul gradino per la sorpresa quando mi vidi riflessa nello specchio a figura intera piazzato giusto di fronte alla porta. Mi avvicinai e mi scrutai, spostando i capelli dalla fronte. Cristo santo, faccio spavento.

Ero pallida e con le occhiaie, lo sguardo spiritato di chi non ha idea di cosa sta facendo. Spostai con un calcio il borsone e mi sedetti sul letto. Mi rialzai di scatto, rimettendo in ordine il pigiama di Caterina. Quindi il mio è il letto di sopra.

Mi levai le scarpe e mi arrampicai sulla scala a pioli. Osservai il soffitto, la porta del bagno su cui era appesa una collana hawaiana e una bombetta di lustrini. Osservai la mia nuova casa e ripensai a tutto quello che era successo negli ultimi mesi. Al corso di addestramento durante la mia prima estate da neolaureata, divertente nonostante tutto; agli altri ragazzi, con cui avevo stretto un legame un po’ opportunistico ma non per questo meno piacevole. Magari qualcuno salirà a bordo con me. Ripensai alla mia famiglia e ai miei amici, lasciati a terra con la promessa di sentirci il più possibile. Controllai il cellulare, nessun segnale. Ovvio. Lo lanciai sul materasso e lo ripresi appena in tempo, perché tra il letto e la parete c’era uno spazio abbastanza largo da farci passare una mano.

Cominciai a ridere, istericamente. Risi e risi, finché l’ilarità non si spense. Per la prima volta, mi concessi di piangere, senza risparmiare né lacrime né singhiozzi. Dopo essermi sfogata mi asciugai gli occhi rabbiosamente. Non serve piangere. Va tutto bene. Ce la farò.

Guardai di nuovo il cellulare, sordo e muto. Notai che si era fatto decisamente tardi. Saltai giù dal trespolo, mi lavai la faccia, mi truccai e mi misi la divisa nera, da sera, elegante. Peccato per il foulard blu elettrico e la giacca con le code stile frac. Mi diedi un’ultima controllata allo specchio, fissai il mio riflesso negli occhi e inspirai profondamente.

Ero pronta per andare al lavoro.

È arrivato il momento di incontrare la famigerata manager e i colleghi, ma…

  • Ma niente, va tutto liscio. (43%)
    43
  • Ci perdiamo. (43%)
    43
  • Per strada incontriamo una coppia con bermuda e macchina fotografica. (14%)
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104 Commenti

  • Eccomi, ci sono! Scusa il ritardo, mi sono anche perso il capitolo precedente… purtroppo questo mese sono stato molto impegnato con la revisione di un altro progetto di scrittura e alla fine i giorni sono passati in fretta senza che mi rendessi conto che rischiavo di perdermi la tua storia per strada. Cooomunque, ho trovato questo finale molto bello e pienamente in linea con il resto della storia: non troppo positivo, decisamente non negativo, concreto, “normale” come la vicenda che hai raccontato e la sua protagonista, in senso positivo ovviamente. Raccontare storie fantasiose di personaggi straordinari è molto facile, ma tu sei riuscita a coinvolgere con una storia che avrebbe potuto essere quella di chiunque, di sicuro anche grazie all’ambientazione “vissuta” che l’ha impreziosita non poco e resa molto più viva. Ti rinnovo i complimenti che ti ho già fatto, mi ha fatto proprio piacere leggerti!

  • Finale efficace, in cui la protagonista, oltre a cavarsela più di quanto immaginasse, dimostra anche molto altruismo, nonostante nel complesso mi sia sembrato un po’ frettoloso e privo di mordente, anche se forse questa sensazione è dovuta al fatto di essere un finale aperto che lascia molto in sospeso.
    Nel complesso il racconto mi è piaciuto molto e l’ho trovato davvero eccezionale, nonostante i lunghi periodi di pausa che però (tranne appunto nel finale) non hanno intaccato la qualità generale dello scritto. Spero che questo non sarà l’ultimo e che ci saranno altri racconti 😀
    Complimenti ancora e a presto!

    • Grazie di aver letto 🙂
      Hai ragione, anche io penso che il finale sia un po’ affrettato, ma anche a causa delle lunghe pause mi sono ritrovata all’ultimo capitolo senza quasi rendermene conto e questo è il meglio che sono riuscita a inventarmi con lo spazio che mi era rimasto. Ma cosa intendi con “privo di mordente”?
      Spero anch’io che questa non sia la mia ultima avventura su questo sito 🙂

      • Nel senso che tutto scorre un po’ troppo liscio e senza troppi intoppi, sia nel momento dell’esame, che dovrebbe essere quello di maggior tensione, sia nel dialogo finale, anche se immagino che sia una conseguenza della frettolosità e del poco spazio a disposizione, cose dalle quali qui è molto difficile sfuggire 😀

  • Rieccoti! Leggerti è sempre un piacere e direi che tutto sommato a Lara non va poi così male, almeno ha trovato l’amore 😛 Penso sia un po’ tardi per introdurre un nuovo personaggio quindi voto per la vecchia conoscenza. Spero che per il prossimo capitolo non passi troppo tempo, ma no pressure 😀

  • … Di gioia e dolori. Mi piacerebbe sapere di più di Elisa e del suo personaggio.
    Ciao 🙂 stamattina ho letto tutta la tua storia in un colpo e…
    Molto molto carina!
    Mi piace: il racconto in prima persona, il modo in cui usi la formattazione del testo per comunicare pensieri e impressioni della protagonista, e l’ansia COSTANTE che la accompagna.
    L’unica cosa che posso dire è che avrei anticipato questo incontro, perché il racconto ha un primo twist al capitolo 4 ed ora c’è Elisa, quindi hai solo 3 capitoli per concludere. Ma forse avevi bisogno di un setup più lungo per dire quello che vuoi dire e magari lo stai conservando per la fine.
    Aspetto con ansia il prossimo capitolo e… A presto!

  • Sono molto contento che continuerai il racconto visto che lo trovo estremamente interessante e ben scritto! Ho passato anch’io un periodo di sei mesi all’estero, e anche se non sono stato in una nave e quindi non è proprio la stessa cosa, riesco a immedesimarmi in molti dei pensieri e delle sensazioni della protagonista, e lo trovo un fattore molto positivo! Voto per la serata a lieto fine visto che la ragazza ha avuto già diverse disavventure ?

    • Grazie mille, sono molto contenta di sentire che lo trovi interessante e che riesci a immedesimarti 🙂 Ho sempre paura di tralasciare particolari che nella mia testa sono ovvi o di risultare troppo pesante con l’introspezione, mi fa piacere vedere che (almeno finora) non è così 🙂

  • Ti fai attendere ma ne vale sempre la pena! Te l’ho già detto ma il tuo è proprio uno di quei racconti in cui pensi o che l’autrice abbia esperienza diretta di quello che scrive oppure che sia bravissima a fare ricerche. Sembra davvero di essere lì 🙂
    Per il prossimo capitolo ho votato per il meh, ma sottolineo che intendo un meh più positivo che negativo ?
    Ti segnalo anche un refuso, “zitti” al posto di “zittii”. Ciao!

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