Follia

Dove eravamo rimasti?

La "silhouette" del protagonista comincia a delinearsi: da dove riprendiamo? Complichiamoci la vita e aggiungiamo una terza linea temporale (100%)

Pervitin (e Follia)

Un anno prima
18 febbraio 1941

L’entusiasmo dei miei compagni mi è totalmente estraneo. Anzi, sinceramente non riesco a comprenderlo e mi manda letteralmente fuori di testa. Sento le vene desiderose di scoppiare per la rabbia e temo che da un momento all’altro imploderanno.
Ci hanno appena comunicato che stiamo per lasciare Bordeaux e fare rientro in Germania, con lo scopo di rimetterci in sesto e organizzare una super spedizione contro i russi che, da quanto ho capito, hanno deciso di chiamare “Operazione Barbarossa”.     

È una stronzata!

Il mio cervello è fuori controllo, faccio fatica a gestirlo.
Per fortuna è quasi l’ora del pasto di metà giornata… le forze mi stanno abbandonando e solo il Pervitin mi può aiutare.
Quegli stronzi dei superiori riempiono il nostro cibo di quella merda praticamente da quando è cominciata la guerra e pensano che noi non lo sappiamo. Certo che lo sappiamo, coglioni! E vi dirò di più, mi piace anche!

DATEMI DA MANGIARE CAZZO!!

Sento che sto per cedere alla pazzia e quindi mi allontano dall’accampamento, da solo. Ho bisogno di riflettere.
Cammino per una quantità di tempo indefinita, lottando contro me stesso e alla disperata ricerca di una calma che non mi appartiene. Sono così agitato che trema ogni minima fottuta parte del mio corpo e mi sono pure dimenticato di aspettare la razione del pranzo – HO BISOGNO DEl PERVITIN CAZZO… HO BISOGNO DI CAAAAAAAARICA

Non sono nemmeno in grado di dire se l’ho urlato ad alta voce o solo dentro la mia testa. Forse da entrambe le parti… In ogni caso non m’importa perché sono totalmente isolato, in mezzo ad alberi e fango. Ad un tratto, mi ritrovo accovacciato con la faccia a pochi centimetri da terra e il culo all’infuori, come se dovessi espletare le mie funzioni fisiologiche. Invece, sto solo fissando un gruppo di foglie cristallizzate dal freddo. Sembrano indistruttibili ma non lo sono, anzi basta sfiorarle perché si sgretolino in tanti, minuscoli pezzettini.

Tutto questo mi ricorda la condizione umana… la mia condizione cazzo…

VOGLIO IL PERVITIN!!!

Mi alzo di scatto e gli uccelli nascosti tra gli alberi appaiono improvvisamente, spaventati, sbattendo convulsamente le ali e scappando in preda al terrore. Poi, silenzio tombale. Mi muovo velocemente nella direzione da cui sono venuto, verso l’accampamento e mi accorgo che il tremore è tornato quando vedo la pistola tenuta a fatica dalla mia mano.
Non so perché l’ho presa… o forse si…
Non prendiamoci in giro, lo so benissimo. Ho visto il comandante della 7. Panzer-Division della Wehrmacht solo 2 volte, ma il suo volto lo ricordo perfettamente. Pulito, semplice, ma austero.
Attraverso l’intero campo a testa bassa, ma mi accorgo che tutti mi stanno guardando. Qualcuno, vedendomi con la pistola in mano, accenna anche un piccolo tentativo di bloccarmi, ma poi il buon senso prevale e preferisce non rischiare. Sono fuori di me.
Raggiungo gli alloggi di Erwin Rommel e sparisco al loro interno. Il leggero vento esterno porta con sé la totale assenza di suoni, prima di assorbire e diffondere quattro colpi d’arma da fuoco. Uno all’altezza del petto, uno all’addome, gli altri due in pieno viso.

VISO AUSTERO DEL CAZZO!

In pochi secondi sono circondato da esponenti dell’alto comando tedesco.

VAFFANCULO TU E L’UNIONE SOVIETICA! IO RIMANGO QUI A SERVIRE LA MIA PATRIA, IL MIO F… Svengo. Un colpo secco sulla nuca mi fa perdere i sensi.

Bene, ora abbiamo tre linee temporali: da quale ripartiamo?

  • Da quest'ultima (100%)
    100
  • Da quella del secondo (0%)
    0
  • Da quella del primo episodio (0%)
    0
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