Follia

Dove eravamo rimasti?

Il prossimo episodio si svolgerà, a livello temporale, fra il Natale del 1942 e l'inizio del 1943. Dove, lo decidete voi: nell'ufficio di Karl Hanke (100%)

Qualcosa di sovversivo

28 dicembre 1942, appartamento di Karl August Hanke

«Heil Hitler!»

«Heil Hitler!» rispose il Gauleiter Karl Hanke. Il direttore del manicomio attendeva sulla soglia della porta d’ingresso del Governatore. «Direttore Koch, si accomodi!».

Entrando nell’appartamento di Hanke, Koch fu accolto dal suono lontano ma nitido di un grammofono, che riproduceva il “Tristano e Isotta” di Richard Wagner; proveniva dalla grande sala, in cui l’ufficiale nazista era solito conversare assieme ai più alti rappresentanti della Wehrmacht. La melodia che lo accolse lo mise subito a suo agio: erano suoni familiari quelli che stava ascoltando, appartenenti ad una delle opere preferite dei suoi genitori.

«Conosce Wagner, Direttore?»

«Molto bene, signore. La prima volta che l’ho ascoltato avevo solo 9 anni. Era una delle opere preferite di mia madre».

Hanke non rispose, limitandosi a sorridere e allungando il braccio in direzione del suo studio privato, per guidare il direttore del manicomio. Era la prima volta che Koch si recava a casa dell’ufficiale.

«Spero di non aver disturbato, SS-Gruppenführer. Porto notizie molto interessanti sul giovane di cui le ho parlato qualche settimana fa»

«Nessun disturbo, Direttore Koch. Ma prima mi dica, come ha passato le festività natalizie? Si accomodi pure e mi racconti». Julius Koch provava contemporaneamente riverenza e timore per quell’uomo. La sua determinazione, la dedizione alla causa e il cinismo, camuffati da un’apparente normalità e gentilezza, lo mettevano alquanto a disagio.

«Direi bene signore, la ringrazio. Fa sempre piacere poter passare alcuni momenti di gioia in compagnia delle persone più care, specie per uomini molto impegnati come noi. E lei: come ha trascorso il Natale?». La risposta di Hanke non arrivò, momentaneamente assorto nei suoi pensieri. Le sue mani, chiuse rigidamente in un pugno incrociato su cui poggiavano labbra e mento, svelavano un’incredibile forza, sia fisica che d’animo. Nell’attesa che l’ufficiale rinvenisse da quel transitorio stato di profonda riflessione, il direttore di Zwiefalten prese a guardarsi intorno. L’ufficio privato di Hanke era pieno dei riconoscimenti ottenuti durante la sua pluriennale carriera, come a colmare il vuoto di una vita apparentemente priva di affetti, di felicità e obiettivi, all’infuori ovviamente di quelli legati alla causa nazista.

«Ora mi racconti del suo giovane paziente di cui mi accennava poco fa» rispose Hanke dopo qualche istante, lapidario. Il suo tono fece capire a Koch che aveva intenzionalmente eluso la domanda in merito a come aveva trascorso le festività natalizie. Non poteva fare altro che assecondarlo.

«Certo, signore. Per farle breve, credo che il ragazzo sia in possesso di alcune importanti informazioni riguardanti i futuri piani strategici dell’Unione Sovietica…» attese la reazione del militare seduto di fronte a lui, ma non vedendone alcuna, riprese. «…e che sia in grado di decifrare un codice segreto che i nostri nemici chiamano “la danza delle api”»

«E da dove deriva questa sue deduzione, signor Direttore?»

Koch notò una punta d’ironia nella voce di Karl Hanke che lo fece momentaneamente rabbrividire, ma raccolse tutte le sue forze per non darlo a vedere e mostrarsi sicuro di se stesso e delle sue teorie.

«Ho le mie fonti, signore. E le assicuro che sono tutte attendibili. I russi stanno preparando qualcosa di eversivo, ai danni dell’Impero nazista»

«Qualcosa di sovversivo, dici? D’accordo Julius, voglio crederti»

Non l’aveva mai chiamato per nome prima d’ora e vedeva solo due possibili opzioni per quella scelta del Gruppenführer Hanke: gli credeva davvero e, in tal caso, era momentaneamente salvo; oppure, l’ufficiale nazista non si fidava di lui, ma voleva tenerlo vicino a sé finché non avesse approfondito la questione. Al solo pensiero di quest’ultima possibilità, rabbrividì.

La fama di Hanke lo precedeva e non era certo quella dell’uomo che mostra pietà coi propri nemici.

«Quando potrò incontrare il ragazzo?»

La domanda tranquillizzò momentaneamente il direttore. «Se per lei va bene, potrei organizzarle un incontro per la prima settimana di gennaio, subito dopo l’arrivo del nuovo anno».

«Molto bene, Julius, molto bene. Se ciò che lei dice è vero, questo potrebbe darci un enorme vantaggio nella lotta per il potere contro i sovietici»

Quando uscì dalla casa di Hanke, il direttore Koch sentì ancora la musica del “Tristano e Isotta” di Wagner: l’opera era giunta al suo ultimo atto, un segno premonitore per lui. 

Peter rappresentava per lui la chiave verso la salvezza: era l’ultima speranza rimasta per poter rimanere in vita.

Per un degno ultimo episodio, ci sarà un colpo di scena, con protagonisti due personaggi. Uno lo sceglierete voi, tra:

  • Karl Hanke (0%)
    0
  • la madre di Peter (50%)
    50
  • Peter (50%)
    50
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