Quel che rimane

Una generosa missiva

“Giuvino’! Giovanotto!”

La prossima ‘cliente’ è bassina, grassoccia, con guance flaccide e un incarnato giallo cerume. Voce e alito sono da fumatrice incallita e il tono da ingiustificata urgenza.

“Si accomodi: il tempo di riavviare il sistema e sono da lei!”

La sedia davanti alla mia scrivania accoglie il suo gigantesco sedere con uno scricchiolio di apprensione. Le rivolgo una seconda occhiata: in effetti è un po’ più grossa di quanto avevo inizialmente stimato, sarà sui cento chili, quasi tutti concentrati nella metà inferiore.

“Avete fatto?” insiste dopo un attimo con vocina petulante.

“Quasi…”

Si sporge di lato, con il malcelato proposito di verificare se la stia prendendo per i fondelli.

Basta un’occhiataccia per farla desistere.

“Scusate…” dice ritraendo il faccione con uno scatto. Il movimento è scomposto e la sua sedia emette un nuovo gemito di sofferenza.

Sul monitor, intanto, ricompare la schermata di Windows.

Provo a muovere il cursore col mouse, ma la freccetta non dà segni di vita.

“Un momentino ancora e siamo pronti…”

Stavolta annuisce e pare acquietarsi sul serio.

Ma è uno stato di calma apparente.

Pochi attimi ed è nuovamente preda di quella sua agitazione nervosa: tuffa le mani nella borsa, tira fuori una busta da lettere, la poggia sulla scrivania e la spinge nella mia direzione.

“Ecco qua!”

Sollevo la busta a mezz’aria e la interrogo con un sopracciglio inarcato.

“E questa che è?”

“Guardate dentro Ispetto’!” mi sprona eccitata.

“A parte che non sono Ispettore ma Sovrintendente…”

“Va buo’, è uguale!”

Rinuncio a spiegarle la differenza, spingo indietro la lingua di carta della busta e do una rapida occhiata al contenuto.

“Ma che…”

“Ispetto’ so’ ventimila euro! Li avete mai visti ventimila euro tutti insieme?”

Sfilo la mazzetta di banconote dalla busta: biglietti da cinquecento, un patrimonio in contanti tenuto insieme da una fascetta di carta lucida.

“Dove li ha presi?”

Ancor prima che possa articolare una risposta realizzo che potrebbe trattarsi di uno scherzo.

Da quando sono stato assegnato all’Ufficio Denunce i miei colleghi me ne combinano di tutti i colori. Beninteso, niente di cattivo gusto, benché molti di essi, più o meno consapevolmente, facciano il gioco del nuovo Dirigente, il Dottor Caramanno, deciso a fare della mia persona l’oggetto della sua trasversale vendetta contro De Cimma, reo di averne sedotto la moglie ai tempi in cui gli facevo da autista. Chiaramente Caramanno non ha mai creduto che io fossi completamente all’oscuro di quel che combinava De Cimma in quel condominio al numero 36 di via Bernardino Martirano. E mi duole ammettere che su questo ha assolutamente ragione, dacché De Cimma, in quelle occasioni, non mi risparmiava alcun dettaglio di quei suoi incontri passionali… alla facciazza del cornutone.

“Ispettore-e!”

La vocina arrochita della signora grassoccia mi riconsegna con fastidio al presente.

“Sono tanti soldi: li teneva nel materasso?” tento di recuperare con una battuta.

La donna ridacchia.

“Ispetto’ me li hanno spediti per posta! Guardate la lettera: ci sta il mio nome sopra alla busta: Carmela Gargiulo!”

L’idea di uno scherzo non mi ha ancora abbandonato del tutto.

Sfilo una banconota dalla mazzetta e la studio per qualche secondo in controluce: non c’è dubbio, è autentica.

“Allora?”

“Sono banconote vere…”

“E avete visto il nome sulla busta?”

Faccio di sì con la testa; lei, intanto, torna a infilare quelle sue dita da wurstel nella borsa e, dopo aver rovistato per un po’, tira fuori una carta d’identità tutta stropicciata.

“Leggete, Ispetto’: Carmela Gargiulo! Sono io: guardate la foto!”

La foto in questione è scolorita e benché la donna ritratta abbia qualche chilo in meno e qualche dente in più è abbastanza evidente che si tratti della stessa persona che ho davanti.

“Sì, lo vedo che è lei!”

“E lo possiamo scrivere da qualche parte?”

“Mi perdoni, ma che dovremmo scrivere?”

“Che Carmela Gargiulo,” spiega lei con simulata pazienza “domiciliata a vico Tarallo 38, ha ricevuto per posta ventimila euro che non ha chiesto a nessuno e che non ha rubato a nessuno… insomma, sapite vuje comme avite scrivere: facite vuje l’Ispettore, mica io!”

“Sovrintendente!”

“Chello che è! E’ sulamente pe’ stà tranquilli, che poi tra qualche anno se qualcuno dice qualcosa io ci posso dire che c’ho la ‘carta della polizia che dice che non me li sono arrubbati questi soldi ma che mi sono arrivati con la posta ordinata…”

“Ordinaria!” la correggo con tolleranza calante.

“Chello che è!”

“Signora, non so se le è chiaro, chiunque le abbia mandato quei soldi non ha commesso alcun reato e nemmeno lei se è per questo!”

“Quindi non devo fare niente?”

“Niente, anche se la cosa, ammetto, è curiosa; facciamo così, mi lasci il suo numero: nel frattempo sento il mio Dirigente e nel caso la ricontatto…”

“Grazie Ispetto’, siete davvero una brava persona… ma che vi devo qualcosa?”

“Qualcosa cosa?”

“Qualcosa di soldi…”

Non riesco a rimanere serio.

“Mi spiace, ma proprio non ho il resto per quelle, facciamo la prossima volta, eh?”

Nel prossimo episodio, il Dottor Caramanno:

  • Considera la questione degna di un approfondimento e affida il caso a Emanuele (31%)
    31
  • Considera la questione degna di un approfondimento ma affida ad altri il compito di indagare (31%)
    31
  • Non considera la questione degna di un approfondimento (38%)
    38
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154 Commenti

  • Uffa, il sito non mi manda neanche più le notifiche dei capitoli pubblicati! Fortuna che ho pensato di venire a farci un giro. Bello, Lou, peccato per il poveretto tradito dalla moglie.
    L’unica cosa che forse è migliorabile è il condensato di spiegazioni ad Angela, ma come al solito sono gli inconvenienti del format. La chiusa è splendida.
    Se riesco a indagare e scoprirne le coordinate, mi compro il tuo romanzo: son molto curiosa di leggerti in un formato confortevole 🙂
    Ciao

  • Non ho letto molto gialli, nè qui su The Incipit nè in generale, e non credo che la pubblicazione a episodi sia l’ideale per questo tipo di racconto, ciononostante sono riuscito a seguirti fino alla fine e sono contento di averlo fatto. Anche non conoscere i tuoi personaggi e i tuoi racconti precedenti non è stato un problema, sei riuscito a presentare tutto il contesto e a mettere in piedi una bella indagine in pochissimo spazio, quindi complimenti. Spero continuerai così. A presto!

  • Confidare nella fortuna non è il caso. Molti voteranno per la trappola, ma per i miei gusti fa troppo Montalbano. Teniamo d’occhio i sospetti.
    Ottimo episodio, come sempre. Ho solo avuto il dubbio all’inizio su chi stesse parlando, all’inizio del discorso al posto tuo avrei dichiarato chi parlava per primo e chi era l’interlocutore.

  • Direi di sentire il nipote. Mancano appena due capitoli alla fine eppure sei riuscito a inserire una parentesi apparentemente superflua come quella della cameriera senza che sembri spazio sprecato alla narrazione, anzi, e forse la parte che mi è piaciuta di più del capitolo. Si vede che sai bene quello che fai e in che direzione vai. A presto!

  • Io sentirei il nipote, d’altronde siamo quasi alla fine è da qualche parte bisogna pure andare a parare.
    Ciao Lou,
    ottimo capitolo, ma con te è pratica usuale. Sei un artigiano del personaggio tondo, che in un giallo ci sta sempre bene.
    Ci si rivede al nono… nel caso tardassi a pubblicarlo, ti faccio gli auguri per le feste a venire.
    Alla prossima!

  • E no, mo voglio sapere tutto sul passato del Cavaliere.
    Ti sei fatto attendere, ma ne è valsa la pena. Bravissimo.
    Ora devo aspettare l’anno nuovo per leggere il nono episodio?

    P.S.: hai visto? è tornata Alessandra a movimentare il sito (e mi ha estorto la promessa di scrivere un nuovo racconto)

  • Ciao Lou, direi sull’origine della fortuna del cavaliere.
    Siamo sotto Natale e ho deciso, come ai vecchi tempi, di raccontare una storia a bivi qui su the incipit, un modo per ricordare quei momenti di un tempo. Se ti va passa. ( lo so che non hai nemmeno il tempo di leggerti da solo, figuriamoci leggere gli altri, perciò se non verrai capirò) baciiii al prossimo episodio

  • Ciao, ho appena recuperato i capitoli prefendenti.
    La tua storia mi piace, e la tua scrittura è molto scorrevole e piacevole.
    Voto per scoprire qualcosa in più sull’origine della fortuna del Cavaliere ; dopotutto siamo già al settimo capitolo, quindi dei chiarimenti ci stanno tutti.
    Al prossimo capitolo.

  • Sull’origine della fortuna, arrivo tardi e, nell’incertezza tra due opzioni, mi adeguo alla maggioranza.
    Ammetto di trovare anch’io un po’ “invadente”, se non proprio forzata, la parlata di De Cimma, mi sembra che prenda troppo spazio. Non mi sento di entrare nel merito della scelta di farlo parlare in dialetto con uno che non è del posto, vedo molti esempi simili anche dalle mie parti, perciò forse quello che intendo dire è che lo vorrei sentire parlare meno, ma proprio perché me sta antipatico! ??

    Ciao, a presto

    • Ciao Jaw. Dunque. La reazione a De Cimma è al suo modo di rapportarsi con Emanuele è più che giustificata – e peraltro largamente condivisa -. Non è un male assoluto, anzi. In fondo mi fornisce l’occasione di riflettere su alcune scelte e sulle loro conseguenze, alcune previste, altre prevedibili, altre ancora impreviste. Sono comunque soddisfatto del fatto che susciti una qualche reazione emotiva, in fondo simpatia e antipatia sono sentimenti che proviamo nei confronti di persone reali e questo potrebbe voler dire che De Cimma viene percepito dal lettore come reale o quantomeno assolutamente credibile come personaggio. Ho appena pubblicato il nuovo: ti aspetto se ti va.

  • Ciao Lou,
    interessante confronto, De Cimma proprio di rivedere la sua posizione sul Cavaliere non ne vuol sapere, questo me lo rende un po’ antipatico. In fondo, Emanuele sta cercando di fare il suo lavoro al meglio. In Italia, per l’incaponirsi di alcuni, gli innocenti finiscono in galera a gratis, ma questa è un’altra storia e qui c’entra poco.
    Ora sono curiosa, hai messo al fuoco un po’ di carne e hai solo tre capitoli per cuocerla… io, intanto, vorrei sapere da dove arriva il gruzzolo e per il momento ti saluto.
    Alla prossima!

    • Ciao K.. De Cimma è quello che a Napoli definiamo nu cane ‘e presa, difficilmente molla. Quello che dici è assolutamente vero, ma è altrettanto vero che spesso è proprio grazie all’incaponirsi di alcuni che i responsabili di delitti, anche molto gravi, vengono assicurati alla giustizia.
      E non è che questi alcuni debbano necessariamente essere dei simpaticoni, no? Ché quello ch’egli si chiede è di essere capaci di fare il proprio dovere.
      Appena pubblicato il nuovo episodio… ti aspetto.

  • Episodio ben scritto, quasi fotografico. Il dialogo tra i De Cima e Emanuele, è efficace. Mi sembra che il dialetto sia una specie di “confort zone” territoriale del pensiero di De Cima, gli assicura la sensazione di una “certa superiorità”, racchiude esperienza e metodo investigativo consolidati, serve a mantenere le distanze dal giovane forestiero e sveglio Emanuele.
    Beneficiari mancati.

    • Ciao Maria e perdona il grave ritardo col quale rispondo.
      Analisi perfetta. Da questo punto di vista De Cimma è vittima di se stesso, del personaggio che negli anni si è costruito. In questo suo atteggiamento credo possano riconoscersi, chi può chi meno, un po’ tutti, ché certamente viviamo in una società di molte maschere e pochi volti.
      Difficilmente la maschera che una persona indossa somiglia al volto che cela, spesso nasconde l’esatto opposto, così che un uomo in apparenza burbero, scontroso, saccente e arrogante come De Cimma, può nascondere un animo sensibile, un’intelligenza brillante, persino un cuore buono.
      Se ti va di continuare a seguirmi ho appena pubblicato il nuovo episodio

  • Ho votato ieri sull’origine della fortuna del Cavaliere, commento oggi.
    Ormai ho un’antipatia preconcetta nei confronti di De Cimma che si ostina a parlare in dialetto con Emanuele che è veneto. Ammiro la tua scrittura, ma il tuo De Cimma mi sembra un personaggio sbagliato.

  • Ciao Lou, letto questo capitolo, ’quel che mi rimane’, al di là della fase di ‘passaggio’ come direbbero alcuni, è la piacevole, spontanea agilità con cui muovi le persone e le cose intorno a loro e rendi tutto visibile, realistico.
    Poter guardare un film con la testa mentre leggo con gli occhi è una delle cose che amo di più
    P.s.: La parola mancante nell’altro capitolo era “occhi”.
    Correggimi se sbaglio. Ciao, alla prossima.?

  • Finora il mio capitolo preferito… Non nego, anche per via dell’assenza del dialetto, che mi crea sempre una certa difficoltà 😛 Ma a parte questo, apprezzo come apparentemente tu non ti faccia per nulla tarpare le ali dal poco spazio a disposizione, ogni tuo capitolo sembra perfettamente cesellato per incastrarsi nei 5k a disposizione. Per il prossimo capitolo voto per i beneficiari!

  • io mi concentrerei sui domestici, ma mi sa che i beneficiari avranno il beneficio anche qui 🙂
    è un appunto scemo, un po’ fuori tema, ma che una devastata dalla chemio, quindi bella sfibrata e smagrita, si beva una coca zero e non si conceda almeno lo zucchero, mi ha messo tristezza XD

  • Sui fortunati beneficiari.
    Ammetto che ricordavo molto vagamente chi fosse Angela, me lo sono dovuto andare a cercare. Ma questo è l’unico appunto – che non è un appunto ma un’ammissione di smemoratezza – che posso fare al capitolo.
    Bravo

    Ciao, a presto

  • Non ho dubbi sul volerne sapere di più sui fortunati beneficiari.
    Devo dire che, anche se sono napoletano d’origine, questo episodio senza dialetto mi è piaciuto particolarmente. La tua prosa ha un respiro ampio benché costretta in cinquemila caratteri e ancora una volta, in questo episodio, si nota il tuo stile personale anche senza il ricorso a caratterizzazioni dialettali. Hai il talento dello scrittore, peccato che sia un talento pressoché inutile in Italia. A te resta il piacere di scrivere e a me la voglia di continuare a leggere i tuoi scritti.

  • quando c’è la salute…
    Il capitolo mi è piaciuto, soprattutto il dettaglio “innocente” del cardellino che serva a far pressione sul Don. Se devo trovare un difetto, il fatto che tutti parlino nello stesso identico modo, il prete, De Cimma e pure il neurologo, l’ho trovato un po’ piatto. Non dico che il medico non debba parlare napoletano, ma magari con un registro un pizzico diverso 🙂
    Ciao

  • Ciao, Lou interessante e condivisibile l’osservazione sulla necessità di accorciare gli intervalli di pubblicazione; alla fine forse anche chi legge potrà avere un maggior stimolo a seguire storie che non si perdono nella memoria. Probabilmente farò così col racconto che ho appena intrapreso. Prosa molto godibile la tua, bello il dialetto, io sono romano ma Napoli la adoro!
    Ti seguo. Voto ricchezza perché si addice al racconto, secondo me naturalmente. ciao?

  • Uhm, tra amore e salute è una bella lotta. Voto “amore”, perché… boh, perché voglio fingere di non essere anaffettivo 😀
    Mi piace l’idea di seguire un filo logico e poi andare avanti nelle indagini per un colpo di fortuna, in fondo è anche realistico, se si riesce a usarlo con criterio e tu ci riesci veramente molto bene, incastonando l’avvenimento fortuito in modo naturale, in un capitolo che, come sempre, è un piacere leggere.

    Ciao, a presto

  • Dietro la tua prosa piacevole intravedo un acuto spirito di osservazione di cose e comportamenti. Hai l’abilità di tradurlo in parole. Per questo ti leggo, nonostante l’intervallo lungo di pubblicazione tra un episodio e l’altro.
    Anche il funzionamento del sito – quasi umorale, con alti e bassi nel trasmettere le notifiche – ci mette del suo e può scoraggiare la lettura/scrittura.
    salute.

  • Ciao Lou,
    devo ammetterlo, questa volta non sono sicura di aver capito tutto. Chi è il cardino? E di che anellino mancante si parla, al dito di chi?
    Perdonami, ma in un giallo è fondamentale riuscire a capire gli indizi così come li scopre l’investigatore, proprio per tentare di giungere a un epilogo chiaro che, seppur bisognoso di spiegazioni finali, dia un quadro chiaro di quanto raccontato. È solo dovuto alla poca comprensione mia, ovviamente il capitolo è ben scritto, come sempre. Solo, non ho capito e potrebbe anche essere che non abbia colto qualcosa… o magari non sono stata abbastanza attenta. 🙂
    Ci rilegge alla prossima!
    p.s. solo la salute 🙂

    • Dunque, si tratta semplicemente dell’uccellino in gabbia, un cardellino nello specifico – cardillo in napoletano – e l’anello a cui fa riferimento De Cimma è l’anello alla zampetta che dovrebbe attestarne la nascita in cattività (detenere soggetti da cattura è vietato). L’episidio l’ho scritto di getto ed ero andato di 600 caratteri fuori. Ho dovuto tagliare un bel po’ e certamente potrei aver compromesso la comprensibilità del testo. Senza considerare il napoletano che di certo non agevola il compito. Grazie per esserci ancora. Oggi passo da te e recupero.

  • Sì, c’è ancora tanto da capire (anche per il sottoscritto per la verità). I gialli su una piattaforma come theIncipit sono una vera sfida, tocca costruirsi i vari passaggi volta per volta, in un genere in cui il disegno complessivo e il suo dipanarsi dovrebbero invece essere ben chiari nella mente dell’autore fin dall’inizio. Sul dialetto comprendo le tue difficoltà e apprezzo lo sforzo e il fatto che ne comprendi le ragioni. Scusa per il grave ritardo con il quale ti rispondo ma sono stato molto impegnato.

    • Un’altra regola da seguire per i gialli su TI è che la pubblicazione degli episodi deve essere ravvicinata altrimenti il lettore perde il filo. Ma tu se impegnato e dobbiamo rassegnarci.
      Gradevole come sempre la tua prosa anche se, per i miei gusti, De Cimma si sta riprendendo la scena e questo non mi piace e non mi torna (visto che opera fuori dal suo territorio e dunque fuori dalle regole).
      Con gli anni ho imparato che solo la salute fa la felicità e, in questo caso, più che mai.

      • Ciao Napo. Vale per tutti i racconti, per i gialli forse persino di più. Hai ragione e me ne scuso. Però al di là del lavoro e della famiglia (non so tu come sei messo ma io ho tre figli e, insomma, danno da fare), stavolta ci si è messo pure un certo evento, piuttosto importante, a cui ho avuto il privilegio di partecipare in queste settimane e che m’ha risucchiato pure l’anima.
        Senza contare che le cose non sono andate esattamente come avevo sperato e insomma m’è presa una di quelle crisi da rifiuto che se non fosse stato per questo raccontino in sospeso davvero non so quando avrei ripreso a scrivere… De Cimma è un personaggio ingombrante e continua a sgomitare per farsi spazio, e per me ed Emanuele non è facile tenerlo a bada, anche se temo che la pazienza di Emanuele vada velocemente assottigliandosi. Salute… come si dice da noi: pe’ cient’anni!

  • Ho recuperato il tuo racconto. Avevo letto il tuo nome tra i commenti di alcune storie che seguo. Il titolo mi ha incuriosita… quindi eccomi qui.
    Credo che il genere giallo ti calzi a pennello. I personaggi che hai creato sono credibili e mostri uno spaccato affascinante di umanità variegata.
    Ogni tanto mi perdo nel dialetto, ma mi succede anche se leggo Camilleri. È una mia mancanza.
    Ti faccio i complimenti e inizierò a seguirti. Brava.

    • Ciao Caterina. Il ricorso al dialetto è sempre un azzardo, benché contribuisca a rendere credibili i dialoghi, specie in certi contesti. In una serie – un buon esempio è proprio il Camilleri di Montalbano – si può osare un po’, se non altro nell’auspicio che nel tempo il lettore acquisisca sufficiente dimestichezza col linguaggio… cosa che può anche non accadere, beninteso. Grazie per il commento e scusaseguire l’attesa. Conto di pubblicare il nuovo episodio a breve.

  • Ciao Lou, sintetizzo così la mia impressione su questi quattro episodi: dovrebbero pagarti profumatamente per scrivere! Almeno ventimila euro a episodio! 😀

    (è un copia e incolla del mio commento di tre giorni fa, vedendolo ancora “awaiting moderation”)

  • Seguo la corrente e voto per “trovano conferma solo in parte” perché siamo solo al 4° capitolo e sono sicura che c’è ancora tanta carne da mettere al fuoco. De Cimma ho fatto fatica a leggerlo, sono sincera, ma con un po’ di attenzione alla seconda lettura ho recuperato. Magari non calcare troppo la mano con il dialetto, specie il napoletano che è quasi una lingua a sè, anche se capisco che si tratti di una scelta stilistica ben precisa. Al prossimo capitolo, buon lavoro!

    • Sì, c’è ancora tanto da capire (anche per il sottoscritto per la verità). I gialli su una piattaforma come theIncipit sono una vera sfida, tocca costruirsi i vari passaggi volta per volta, in un genere in cui il disegno complessivo e il suo dipanarsi dovrebbero invece essere ben chiari nella mente dell’autore fin dall’inizio. Sul dialetto comprendo le tue perplessità e apprezzo lo sforzo e il fatto che tu ne comprenda le ragioni. Scusa per il ritardo con il quale ti rispondo ma sono stato molto impegnato.

  • conferma solo in parte, se no è troppo facile per gli investigatori 🙂
    la strunzità come una macchina da corsa è un assioma assolutamente da ricordare.
    Dopo il ginseng dell’ultimo racconto, questa volta tocca alla curcuma: profumo di saggezza orientale che si mescola a quella campana 🙂

  • Ciao Lou,
    per me le congetture di Angela trovano conferma solo in parte. De Cimma è un esempio da seguire per ogni scrittore che abbia intenzione di dire qualcosa al lettore, e tenti di farlo attraverso un suo personaggio. hai la qualità di far parlare i personaggi con il lettore. Di solito si racconta una storia e chi legge (se l’autore è bravo) ci entra dentro e osserva quel che accade dal punto di vista che gli viene concesso. Tu fai qualcosina in più, perché pare che i vari De Cimma ed Emanuele un po’ le cose le dicano anche a noi.
    Bene, non ho altro da aggiungere 🙂
    Alla prossima!

    • Ce ne sarebbero di cose da dire sul rapporto tra lettore e scrittore ché proprio recentemente ho avuto modo di parlarne nel corso di un incontro con un altro autore – molto talentuoso – con il quale ho condiviso un sofferto palco… ma questa è storia altra, pur essendo uno dei motivi che mi ha tenuto lontano dal sito per tutto questo tempo. Va beh, torniamo a noi.
      Dunque De Cimma è un personaggio che ama richiamare l’attenzione su di sé e credo possa dipendere anche da questo l’effetto ma-che-ce-l’ha-con-me di cui parli. Quanto a Emanuele è certamente un personaggio con il quale non è troppo difficile immedesimarsi: è ragionevole, cauto, riflessivo, educato. Un bravo ragazzo insomma… un po’ come me. Scuasa l’attesa K., provo a rimediare entro oggi.

  • Le congetture trovano conferma ma solo in parte: troppo facile sennò! Dialoghi memorabili e te lo dice uno che in genere fa davvero fatica a seguire discorsi in dialetto. La frase “ma la strunzità è comme na machina ‘a corsa: puoi levarti un sacco di soddisfazioni, ma si’ te fai piglià ‘a mano po’ và a fernì ca vai a sbattere!” vale da sola il capitolo!

  • Lasciamo i cadaveri ad altri casi, per questo godiamoci il mistero dell’anonimo benefattore; spesso sono più interessanti le sottotrame e le caratterizzazioni dei personaggi del caso da rivolvere vero e proprio (non che la trama principale non mi piaccia, si inteso). Mi è piaciuta la descrizione di Angela. Buon lavoro!

  • “La sedia davanti alla mia scrivania accoglie il suo gigantesco sedere con uno scricchiolio di apprensione”. Immagine che mi è piaciuta da subito.
    Ciao! È il primo racconto tuo che mi capita di leggere. Molto scorrevole e accurato il tuo stile, i racconti che scrivi sono godibili e invogliano a leggerne sempre di più. Il giallo di solito non è il mio genere preferito, ma sono piuttosto onnivora e tu mi piaci.
    A presto!
    P.s. Bellissima la parlata regionale dei personaggi, mi pare di sentirli. Amo il dialetto, rende tutto più colorato.

  • Bentornato!
    Credo di averti buttato le opzioni in parità, ma chi l’ha detto che in un giallo qualcuno deve morire! Secondo me si può sparire, ricattare, sequestrare ecc…
    Quindi possiamo andare avanti così.
    Inizio subito con cosa mi piace: i tuoi personaggi sono speciali, la signora grassa mi sembrava di vederla durante la lettura, come il Doc scocciato dal suo sottoposto, ma aggiungo pure cosa mi piace meno: la suddivisione in paragrafi (1. 2. 3.), forse facilita la lettura, ma io la eviterei.
    Ovviamente sei bravo, lo sei sempre stato e cerco di starti addosso, non andare troppo forte!
    Alla prossima

    • Ciao Mrs. Riso e bentrovata.
      I paragrafi li uso per i cambi di scena. Per come scrivo mi sembrano funzionali allo scopo. Diversamente temo potrei creare un po’ di confusione. Sono felice che la mia scrittura continui a piacerti. Naturalmente hai ragione: in un giallo l’omicidio non è strettamente necessario, pur tuttavia devo ammettere che avrei preferito si imponesse una delle opzioni che lo prevedeva… ma il gioco è gioco e gli esiti delle votazioni vanno rispettati, perciò vediamo cosa ne viene fuori…

  • Una piacevole lettura questo racconto che assolve perfettamente il compito prefissato, farsi leggere appunto. Nessun appunto, non sto a dirti cosa cambierei perché il tuo stile funziona. Bene, alla prossima. Stavolta eviterei i cadaveri, sono fastidiosi. ciao?

  • E che ci azzecca mo un omicidio? No, no, andiamo bene così. Molto bene, direi. Apprezzo molto il tuo stile. Apprezzo meno il riproporsi sistematico dei personaggi dei racconti precedenti: De Cimma lo terrei sullo sfondo, mi è venuto a noia come don Matteo. Mica c’è bisogno per forza di lui per risolvere i casi, anzi sarebbe la volta buona che il discepolo Emanuele superasse il maestro. E buonanotte a don Matteo De Cimma.
    Non mi arrivano le notifiche. Ma c’è ancora qualcuno che gestisce questo sito?

    • Il cazziatone me lo sono cercato. Hai mille volte ragione.
      Omicidio archiviato. Non ti nascondo che il ‘chi-lo-ha-detto’ non era la mia opzione preferita. Ma si fa anche senza morti ammazzati. Per De Cimma ho scelto un ruolo più marginale, come avevi suggerito.
      Emanuele deve crescere per arginare l’effetto Don Matteo.
      Sto provando a farlo. Vediamo se mi riesce.
      Scusa ancora.

  • Efficaci i dialoghi e i cambi di scena.
    Nell’incontro con Angela, avrei preferito il corsivo a indicare un pensiero non espresso con parole (spesso ingombranti), per le frasi …”Sta facendo le chemio… certo che le sta facendo.”
    e avrei modificato le frasi successive, di conseguenza.
    senza un omicidio con testimone.

  • Io farei anche senza l’omicidio, ma mi sa che sono la sola!
    Lou, sapessi da quanto mi riprometto di passare sul sito a leggerti e poi… anche se l’afa qui non accenna ad andarsene, settembre è arrivato e cerco di vincere l’indolenza estiva. Li ho letti tutti e 3: non è che il tuo benefattore vuole uscire dai confini cittadini e spedirmi una busta anche a me? A parte gli scherzi, l’intrigo è molto avvincente anche senza cadaveri. Il legame tra i beneficiati era il mio quesito e Angela ha, forse, dato un primo indizio. e chissà quanti hanno intascato i soldi senza fiatare. “trova il denaro e avrai il colpevole” diceva qualcuno, qui il denaro c’è, resta da sapere da dove esca.
    Sempre un piacere leggere te, e Emanuele 🙂

  • Quel ‘tutti’ in realtà potrebbe essere un ‘alcuni’ dacché non è affatto escluso che in molti abbiano preferito non parlarne con anima viva e infilare i soldi nel materasso… io non so come avrei reagito in una situazione di questo tipo, di certo mi avrebbe inquietato un po’… Daniz, non credo tu sia mai stato a San Giovanni, nel caso dovessi mai capitarci, ecco, non fidarti troppo dell’onestà dei residenti… anzi, non fidarti e basta… ?

  • Non so bene come sia un vero giallo, ma a me un omicidio con testimone… fa sangue 😀
    Molto bello, pulito e avvincente anche il terzo, complimenti!
    Ho trovato un po’ strano la “resa condizionata”, che mi suona poco efficace, soprattutto nel contesto della soddisfazione di Emanuele: è come dire “ha abbastanza capitolato”. Insomma, una “resa incondizionata” l’avrei certamente capita di più.
    Il passaggio “Abbasso il volume dello stereo, sfilo il cellulare dal marsupio e faccio scorrere il cursore sulla cornetta verde” l’avrei sfoltito, mi sembra un po’ troppo dettagliato, ma si sa, a forza di sfoltire e scremare rimangono pronomi, infiniti e congiunzioni 😀 😀 e del resto sono anche queste immagini che ci permettono di entrare dentro la storia.
    E niente, sei bravo 🙂
    Ciao, a presto

    • Ciao Jaw. La resa incondizionata è un’espressione cui siamo tutti un po’ più abituata, un’espressione spesso abusata: in questo caso la resa è condizionata dal fatto che Caramanno si trova costretto dalle circostanze a fare una cosa che avrebbe volentieri evitato e sulla quale peraltro si era già esposto. Sul passaggio ‘abbasso etc.’ probabilmente hai ragione, è un po’ lunghetta, soprattutto per i miei standard. Come noterai l’omicio è stato bocciato, perciò per la prima volta mi cimenterò con un giallo senza.

  • Ciao Lou,
    nessuno lo dice, che in un giallo ci debba essere per forza un omicidio, ma a me piacciono così, i gialli, quindi l’ho votato… con testimone. 🙂
    Bello, bello anche questo capitolo. Ti posso solo segnalare una sciocchezza: le chemio anziché la, ma è davvero un’inezia. Mi piace molto questo tuo nuovo lavoro, aspetto il quarto, con delitto…
    Alla prossima!

    • E me lo potevi dire prima, no? Il tuo commento e il tuo voto sono arrivati mentre stavo per pubblicare l’episodio… episodio che mi era costato un bel po’ di lavoro supplementare a causa di quel 33, 33 e 33 che non voleva saperne di schiodarsi… va beh, sono giorni duri per chi vota on-line ?! Non me la sono sentita di buttare tutto alle ortiche, così mi sono limitato a dare maggiore spazio all’opzione vincente sacrificando qualcosina negli altri due paragrafi: è il massimo dell’onestà di cui sono stato capace… perdonami!

      • 🙁
        Scusami! Sono arrivato tardi perché credevo di aver cliccato su segui la storia, ma mi sbagliavo. Ho trovato il secondo episodio per caso. In realtà, però, vedendo il triplo pareggio credevo di farti un favore, infatti adesso che mi è arrivata la notifica del terzo episodio ho pensato “Ecco, gli ho sbloccato la situazione e ha subito pubblicato” :-D. Pardon!
        Va be’, ora mi leggo il terzo e poi ci sentiamo 😉

    • Quel ‘tutti’ in realtà potrebbe essere un ‘alcuni’ dacché non è affatto escluso che in molti abbiano preferito non parlarne con anima viva e infilare i soldi nel materasso… io non so come avrei reagito in una situazione di questo tipo, di certo mi avrebbe inquietato un po’… Daniz, non credo tu sia mai stato a San Giovanni, nel caso dovessi mai capitarci, ecco, non fidarti troppo dell’onestà dei residenti… anzi, non fidarti e basta… ?

  • Ciao Lou,
    eccolo qui, il mestiere di scrivere all’italiana. Mi piace molto il tuo stile, ricorda un po’ DeGiovanni, ma più schivo, fa forse un po’ più il filo a Lucarelli, ma solo nella mia testa che ha apprezzato i suoi lavori con il commissario De Luca. Crei ambientazioni palpabili e personaggi reali, a partire dai mustacchi ingialliti (con una pennellata hai descritto un uomo, non è cosa semplice). Molto bene, Lou. Io aspetto De Cimma e vediamo che succede, questo tizio dei ventimila euro… non è che gli daresti il mio indirizzo 😉 ? A parte gli scherzi, ancora complimenti.
    Alla prossima!

  • Direi di dare per scontato il coinvolgimento di Angela, la pubblicazione del pezzo nella cronaca cittadina, la notizia che passa di bocca in bocca e tutto ciò che ne consegue, per tornare a Caramanno (ed evitare di perdere tempo con un nuovo personaggio).
    Ottimo anche questo episodio. L’unico consiglio che mi permetto di darti è il solito: un giallo a puntate deve avere pochi personaggi e gli episodi vanno pubblicati al ritmo di almeno uno a settimana.

  • La considera degna di un minimo di approfondimento e si affida a Emanuele.
    Bentornato, Lou!
    Che dirti, sempre molto bello leggerti, l’incipit scorre via piacevole e intrigante. Se proprio devo muovere un appunto, è sulla formattazione: ho trovato qualche “a capo” di troppo, mi pare che spezzino un po’ la lettura. Ah, e “wurstel” io l’avrei scritto “würstel”! 😀 😀 😀
    A parte le facezie, bravo come sempre!

    Ciao, a presto

  • Già dalla presentazione si capiva che la storia merita di essere letta, l’idea è buona, la scrittura scorrevole (anche con il bonus del dialetto, che di solito mi frena un po’), la descrizione della donna molto visiva e riuscita. C’è del già visto in sottofondo, ma va bene, mi aiuta ad immergermi meglio nell’atmosfera del racconto. Voto per “non considera la questione degna di approfondimento”, mi sembra in linea con il tipo di persona che immagino possa essere il dirigente. Buon lavoro!

      • Ciao, perdonami se il mio commento ti ha infastidito o disorientato. Quando ho letto il primo capitolo ho avuto un senso di dejà vu, ma devo premettere che quest’estate ho letto diversi gialli italiani (Mazzini, De Giovanni), e forse l’eco di quegli scritti mi è tonata in mente più facilmente leggendo poi il tuo racconto. Non è certo facile essere originali al 100% né si può sopprimere quel background che è fatto di libri letti, film visti, storie ascoltate, che sono poi comuni a chi appartiene ad una stessa generazione o contesto culturale. Non sono in grado di fare valutazioni stilistiche su come scrivi, non ne ho le capacità, posso dirti che mi piace, che ti trovo scorrevole e leggero, che le situazioni sono descritte con pochi tratti veloci e pertinenti. Nel dire che c’è un sottofondo già noto, volevo fare un complimento, perchè fin dalle prime righe era già come essere a casa (altri autori invece richiedono più tempo per comprendere i meccanismi della loro scrittura, il modo in cui ragionano e fanno girare la storia).
        Per rispondere alla tua domanda, direi che c’è del già visto sia nell’una che nell’altra.
        Spero di essere stato un poco più esauriente e di averti aiutato in qualche modo.
        Ho letto anche il secondo capitolo, rinnovo quanto detto sopra. Voto per la giornalista. Buon lavoro!

        • Ciao Valentina. Solo per tranquillizzarti, il tuo precedente commento non mi aveva né disorientato né tantomeno offeso, volevo solo capirne di più, tutto qui. Non ho pensato nemmeno per un momento che potesse trattarsi di uno di quei commenti acidi che sottendono un’accusa di plagio… ecco, ora che l’ho scritto mi rendo conto che anche questa cosa si presta ad un’interpretazione altra da quella che ingenuamente gli attribuisco io dacché suona esattamente come un commento acido e saracastico da presuntuosetto pieno di sé… il fatto però è che non lo è, non lo è affatto! Insomma, questo per darti la misura di quanto possa essere facile non intendersi con questa modalità di scambio, una cosa che ho imparato a mie spese nella ormai lunga frequentazione di questa ed altre piattaforme di scrittura. Per essere chiari: concordo su tutto quanto hai scritto nelle precisazioni e ti ringrazio davvero per il complimento di cui ho compreso appieno le ragioni.

  • Ciao Lou,
    eccomi. Bello, ma me lo aspettavo. Hai messo su un teatrino godibile e “visivo”, l’apprensione della sedia la dice lunga sulle tue capacità. De Cimma me lo ricordo, ma non ricordo esattamente il contesto, dovrei andare a rileggere l’ultima storia…
    Io dico che affida ad altri l’indagine, anche perché, nel caso si trattasse di uno scherzo (almeno dal punto di vista del sovrintendente) non ne rimarrebbe vittima sola di madre vedova. 🙂
    Alla prossima!

    • Ciao K. e bentrovata. Grazie davvero per i complimenti. Approfitto del tuo commento per rinfrescare la memoria ai miei vecchi lettori e per fornire qualche coordinata a quelli nuovi. De Cimma è il Dirigente del Commissariato di San Giovanni a Teduccio (quartiere malfamato della periferia napoletana) che accoglie e tiene a battessimo il giovanissimo e inesperto Emanuele nel primo episodio della serie (E mille culure e mille paure).
      Emanuele, ventenne originario della provincia veronese, nonostante le iniziali difficoltà instaurerà con De Cimma un rapporto leale e collaborativo, aiutandolo nella risoluzione di un complicato cold case.
      Nel secondo episodio della serie (Nero Cilentano) ritroviamo De Cimma ed Emanuele. De Cimma è stato trasferito a dirigerire il Commissariato di Agropoli, una piccola e ridente località vacanziera nel cilento in cui tutti conoscono tutti. De Cimma proprio per questa ragione si fida poco dei suoi e quando una bambina del posto sparisce richiede l’aggregazione di Emanuele per farsi aiutare nelle indagini. Emanuele nel frattempo si è sposato ed ha una figlia. E questo è più o meno tutto… per ora!

  • Complimenti, è la prima cosa che leggo tra quelle che hai scritto, e devo dire che l’ho trovato divertente e piacevole come incipit. È una situazione molto insolita che lascia la curiosità di capire cosa ci sia dietro…anche se non per il sovrintendente, che potrebbe sottovalutare la cosa, almeno per adesso! Voto quello!

  • Ciao, Lou, felice di ritrovarti.
    Io penso di affidare la questione a Emanuele. Partirei subito con un interesse, dato che poi di questo si tratta, ma mi comporterei inizialmente in modo distaccato, forse è un momento passeggero, un caso fortuito, e quando invece le cose evolveranno e la realtà sarà ben diversa, allora diventerà anche un mio “problema”.
    In ogni caso… magari la ricevessi io, la busta!
    Seguo 🙂

    • Ciao Ale, felice di ritrovarti… diciamo che a casa mia, come in molte altre case immagino, il postino – nel mio caso la postina – è perlopiù un portatore di bollette, verbali e jatture varie… il mio cane la odia e se non ci fosse il cancello sono sicuro la sbranerebbe. Per quel che mi riguarda non sono mai andato oltre il ritrovamento di qualche spicciolo e la vincita più consistente che ricordi non è mai andata oltre il pareggio dell’investimento iniziale… se devo dire non so come reagirei a una lettera piena di soldi… però un po’ d’ansia me la metterebbe, a te no?

  • Bentornato Lou,
    hai deciso di passare le ferie scrivendo? Per me è un piacere ritrovarti qui (ma al solito le notifiche di TI erano finite nello spam), ma non credo che per ora saremo in molti a consultare questo sito.
    Godibile come sempre la tua scrittura. Ti seguo con molto piacere, lo sai.
    Fossi in Caramanno non prenderei in considerazione la questione, il mondo è (sempre più) pieno di matti.

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