DIARIO DI UN PASTRY CHEF A COLORI

Dove eravamo rimasti?

da dove vogliamo iniziare il prossimo episodio? dal balcone di Serena (60%)

L’ILLUSIONE E’ L’UNICA RAGIONE PER CUI VIVO

Serena aspira un’altra boccata e mi cede il turno, poi butta fuori fumo e una domanda che mi aspettavo dall’inizio.

Del rap di quello buono esce dalla sua cassa bluetooth rosso ciliegia e ristagna tutto intorno.

-Ma com’è che hai iniziato a fare dolci tu?-

Io stendo le gambe e mi godo l’attimo: dal suo balcone si vede una buona porzione del nostro quartiere e l’aria fresca combinata alle birre, al fumo e alla sua compagnia mi sta mettendo particolarmente di buon umore.

Biascicando un po’ le spiego che la pasticceria si è rivelata la mia strada quando ho realizzato di essere in grado di fare confluire in essa ogni disciplina studiata negli anni a scuola, affrontata per passione o appresa per caso.

C e tantissima geometria nella pasticceria,  ci sono ordine e precisione, organizzazione razionale degli spazi e fette tagliate precise, ci sono lingue straniere che si intrecciano come la trama di un arazzo vecchio e complicatissimo tra ricette e messaggi tra superiori e sottoposti e i vari idiomi padroneggiati dagli chef che compongono di giorno in giorno la brigata di cucina. Qui anni di studio di inglese, 

seguito a scendere da uno spagnolo becero studiato per qualche mese ed un francese fin troppo arrugginito mi permettono di farmi capire velocemente in ogni situazione durante il turno.

Nella pasticceria c è anche un sacco di magia.
Il momento in cui quell’ accozzaglia di liquidi e polveri in una ciotola diventa un impasto omogeneo, elastico e lucente, beh… non c’è  davvero altro modo di spiegarlo.

-Magia?-le si accende una luce da bimba negli occhi, come due led bianchissimi negli occhi scuri.

-Magia-e le sorrido di quel sorriso che riservo al mio pubblico all’introduzione di ogni spettacolo.

Continuo spiegandole che la creazione stessa di un qualsiasi dolce poi, a partire dalla volontà cardine di stupire il cliente, di comprarlo prima attraverso lo sguardo e poi con il seguito e magia pura. Sono i principi base del buon illusionista.

Senza dimenticarci delle mani. Da buon autodidatta si riduce tutto a quello. Il segreto è nelle mani. Come per ogni buon mago.

Serena ha capito, ma non riesce a chiedermelo.

Quanto sottile deve essere la pasta frolla per una torta perfetta
Quanto morbida deve essere una cupcake per essere pronta e tirata fuori dal forno.
Quanto una crema e morbida o oppone resistenza.

Lo sento con le mani.

Prendo una sterlina dalla tasca e decido di dare sostanza a questa insistenza nel parallelo zucchero-illusione.

-Ebbene si. Hai scoperto la mia doppia vita- le avvicino il pugno chiuso.

-Soffia-

Mano che si apre. Moneta scomparsa.

I led diventano fari.

-Fallo ancora- si allargano il suo sorriso e il mio cuore nello stesso istante.

 Pasticcere di giorno e prestigiatore di notte.
Due mondi meravigliosi che quasi si sovrappongono. Quantomeno ai miei occhi.
Ultimo tiro.

Posacenere.

Ci abbracciamo per un sacco di minuti.

Sipario.

***

Mi guardo intorno con diffidenza, come un animale selvatico:

questo spazio aperto è troppo vasto e non vedere limiti mi inquieta; l’acido lattico che mi scorre nelle gambe dovrebbe essere un impedimento, ma un immotivato senso di pericolo mi spinge a continuare a correre tra questi edifici dal sapore ellenico, come le dodici case dei Cavalieri dello Zodiaco.

Il fiato è sempre più corto ed il rimbombo del mio cuore inizia a riempire il silenzio tutt’ intorno  squarciandomi i timpani come il velo del Tempio: corro, salto e mi arrampico, sfidando quasi le leggi che gravitano attorno alla gravità e all’equilibrio.

Ci sono ponti sospesi, colonne di un candore abbagliante, salti di roccia in roccia con un precipizio nebbioso al di sotto e senza nulla a cui aggrapparsi in caso di esitazione, ci sono appigli che scricchiolano quando mi ci aggrappo con due mani e quella sensazione angosciante di sapere di dovere scappare, ma senza sapere da cosa.

Poi arriva l’acqua.

Arrivo all’acqua e piano piano sale quel profumo di posto sicuro, che caratterizza solo pochi luoghi, poche situazioni e poche persone; capisco di potermi fermare a riprendere fiato, seduto sul bordo di questa fontana immensa ed inizio a sfiorare l’acqua con le dita quando arriva la Strega.

Mi si materializza davanti e senza dirmi nulla mi tocca il cuore: nulla di splatter nè tantomeno di melenso o metaforico, bensì una scena che visualizzo da fuori, come un’ esperienza extracorporea, dove la sua mano in semitrasparenza mi entra nel torace, mi appoggia tre dita proprio lì, fino a che non inizio a calmarmi e capisco che ce la potrò fare anche stavolta.

Mi sveglio meno nel panico del solito, beneficiando di questo magico salvataggio non previsto, ma quando mi alzo per fare colazione e realizzo di essere in casa da solo metto su il caffè e un bel broncio, immotivato, come i bambini piccoli.

Nel prossimo episodio si va in scena, ma all'improvviso...

  • ...un imprevisto davvero serio! (75%)
    75
  • ...una sorpresa di grande impatto! (0%)
    0
  • ...un tremendo flash-back! (25%)
    25
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76 Commenti

  • Bello, brillante, godibile come pochi…
    Vorrei suggerire al protagonista: se si vuole cambiare vita, come prima cosa si dovrebbe fare a meno di quel contenitore di tutte le cose passate che è il telefonino e lasciare che sia un’altra memoria a regalarci, magari, un po’ di nostalgia.
    Al finale, ciao! ?

  • Il senso di straniamento del protagonista e le sue tormentate contraddizioni sono resi molto bene. Alla fine, lui corre da chi continua a “stregarlo” anche da lontano… cosa accomuna maghi e streghe?
    Cito due frasi che ho apprezzato perché sono di per sé un discorso:
    …uno sfregio ad una vita dedicata al tormento creativo.
    …nauseato dall’obbligo dell’interazione sociale tra colleghi
    Risposta in whatsapp

  • Ciao Chef Marc, ho letto con crescente interesse questo tuo racconto e a quest’ultimo episodio ho votato fuoco perché mi sembra che sia il solo elemento a poter essere associato a un animo tanto passionale.
    Molto curiosa di leggere il proseguo, complimentoni

  • Telefonata che gli fa tremare le mani, sia mai che la sposa pentita lo chiama e dice qualcosa di spettacolare!

    No, vabbè, comunque, Marc,…. io niente, stavo copiando una frase pazzesca per riportarla qui per citartela e commentarla, ma subito dopo ne è arrivata un’altra e allora dovevo copiare e incollare pure quella ma subito dopo ne sono arrivate altre due e poi la quarta e la quinta e allora stavo per copiare e incollare qua dentro l’intero episodio. Sei un mostro. Ti adoro.
    Un episodio sulla promessa. La promessa evasa, mai mantenuta, la promessa dichiarata, fatta e che torna. Complimenti.

  • Ciao Chef Marc e Buon anno
    Anche questo capitolo scorre senza sbavature. Ecco, a titolo di esempio, due frasi che mi sono piaciute “… ad aprire l’ombrello non ci pensi proprio, ma ci cammini sotto con la felicità dei bimbi.”
    “… altre schifezze realizzate con più chimica che anima.”
    In una maniera sbagliata ma molto intrigante.
    PS perché il soprannome “Strega”?? Non ricordo.

  • In un posto nuovo, anche se conoscendoti avrei detto con un po’ di apatia… perché tu concepisci il cambiamento sempre dopo lunghi momenti down in cui ti rifugi per assaggiarlo, per assaggiare il cambiamento, prima che si sia verificato. Come lo chef che pregusta e immagina prima di impiattare, come il mago che sogna e crea prima realizzare e mostrare al pubblico. E tu sei tutto questo. Ma sei anche di più.

  • A me piacciono i flashback quando sono ben raccordati al racconto, quindi ti metto alla prova.
    Non hai la tastiera italiana, vero? Ogni tanto salta qualche apostrofo e qualche accento. Per il resto tutto bene, il racconto ha un bell’impasto.
    Merry Xmas

  • Mago, se non avesse avvertito quella strega di Alessandra che eri tornato sotto nuova veste, non ti avrei trovato. E così siamo in tre veterani: tu, Giulia Menegatti e io.
    Ti avrei comunque riconosciuto se avessi letto i primi due episodi: la tua Londra, i tuoi richiami autobiografici, il tuo stile di scrittura. Bravo come sempre.
    La strega.

  • Dal balcone di Serena.

    Questo pezzo mi ha lasciata basita ma ci credo: ” ho dovuto imparare fin da subito che se stai affogando nessuno ti lancerà una ciambella di salvataggio, ma sarà più facile che qualcuno si faccia una zattera con il tuo cadavere.”
    un episodio scritto daddio. sei bravissimo col diario di bordo e le metafore e le emozioni. ora andiamo in balcone…

  • Dritti al ristorante!!!!!
    Magooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo
    grande sei tornatooooooooooooooooooooooooo
    lo sapevo che portavo fortuna
    ahahahahahah
    ok, storia intrigante che conoscevo un po’… bellissima….. ti seguo. vieni a sfidarmi! ahahahah

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