DIARIO DI UN PASTRY CHEF A COLORI

Dove eravamo rimasti?

Tempo di una forte scossa emotiva per il nostro chef sopito Con una telefonata che gli fa tremare le mani (100%)

A DUE PASSI DAL SOLE CON LE ALI DI CERA

Oggi Serena prima di staccare entra in cucina, mi cerca e mi dice:

“Vedi che è una cosa dei Capricorni allora…

Hai gli occhi di due colori, come mio padre, con quelle macchioline dentro.

Io da piccola gli dicevo che erano i giocattoli: vedevo forme di giocattoli tutti diversi in quelle macchioline.

Vabbè…”

Mi sorride e io non riesco a pronunciare una parola.

***

Ok. Siamo tornati in terza media. Bentornati al tempo delle lettere, delle compilation su musicassetta e dei cartoni animati giapponesi.

 

Mi fa abbastanza strano scriverti su carta, ma rimani ancora l’unica con cui posso condividere certi pensieri senza essere preso per matto.


Sai quanto detesto con tutto il mio essere chi si appiccica addosso etichette a cuor leggero, quasi a seguire la moda sanitaria del momento: alla rotonda mi hanno tagliato la strada quindi ho una crisi depressiva, fatico ad accompagnare un congiuntivo ad un condizionale spontaneamente quindi sono dislessico e chi più ne ha più la smetta.

Però ci sono cose che non so spiegare e nemmeno mi importa farlo probabilmente, ma è stupido ignorare:

come lo spiego alle altre persone che ormai sul lavoro sono una cazzo di sentenza, che impongo le mani ed ogni dolce esce dal forno con un’aura di profumo e perfezione? 

Esperienza tu dirai. ok, però qui non si tratta di essere concentrato, di sapere fare ormai alcune cose in automatico: quando cucino e gli altri chef mi parlano il messaggio arriva, ma è ovattato, lontano, perchè io sono DENTRO la ricetta. Vedo distintamente la trama dell’impasto omogenea e regolare come alcune sostanze visualizzate al microscopio.

Quando inforno il pane poi il tempo definitivamente SI FERMA: chef e lavapiatti urlano, corrono, sudano e si alterano, ma lo fanno lì fuori: io sono Michelangelo e pennello alla mano dipingo ogni panino di rosso d’uovo con il tocco leggero di un’ombra, dando ad ogni cupola il colore della perfezione.

Probabilmente è solo la sommatoria di anni di pratica e non un affinarsi dei sensi che segna la nascita di un supereroe, ma quando capisco che un dolce è pronto solo annusando l’ aria, prima che il forno alle mie spalle suoni è ancora una cosa da sguardi stupiti e bocche aperte.


L’ ordine poi è un altro argomento quantomeno delicato.

Ordine. Priorità. Parole di granito.

Guai a chi si intromette e propone di cambiare per qualsivoglia motivo la scaletta della mia giornata: sono ovviamente pronto a farlo a tempo zero, ma il fastidio sta raggiungendo livello davvero fisiologici.

Sul piano emotivo-sociale poi, la pietà è davvero finita: faccio fatica a riconoscermi rispetto anche a solo un anno fa. 

Ad un altro paio di cari amici ho parlato spesso di “psicorazzismo”: non sopporto più chi non è rapido di pensiero, chi non brilla, chi non scatta, chi si è fermato e fame non ne ha più.

E’ come se avessi appreso improvvisamente che non ci sarà un Paradiso dove certe situazioni lasciate cadere e certi rospi ingoiati verranno riconosciuti e ricompensati: ho finalmente ho imparato a mordere, a chiudere porte e ad emettere sentenze.

Devo ancora prenderci confidenza, ma devo ammettere che non mi dispiace questa nuova versione di me.

Io intanto agito un po’ la clessidra, sperando di poter barare e che il tuo ritorno arrivi più in fretta.

Sbrigati.


Ti aspetto a casa

 

Xxx

***

Sigillo in busta e corro a spedire all’ indirizzo della madre della Strega, trovato tra le sue cose ancora qui.

Le mani mi prudono, mi prudono dannatamente da diversi giorni: è tempo di tornare in scena.

La stroncatura ai provini di Britain Got Talent dell’anno scorso pulsa ancora sotto la cicatrice, ma non mi ha impedito di continuare a performare, anzi.

Aveva colpito il mio ingresso in scena con una scatola di cartone sotto il braccio con la scritta RICORDI in indelebile nero, dalla quale parlando di me da bambino iniziavo ad estrarre fotografie, monete e quant’ altro ed il numero seguiva il suo percorso.

Applause, risate e stupore che hanno conosciuto un finale breve, conciso e stonato: tutto bello, molto bravo, ma non funzionerebbe in televisione.

Un giudizio che ad oggi vuole dire un po’ tutto e un po’ niente.

Tornato a casa con le pive nel cilindro mi sono messo a lavorare, ancora più duramente: studio di teoria, visione dal vivo e su dvd di spettacoli di maghi da ogni parte del mondo e pratica, pratica e ancora pratica.

Il risultato è stato una nuova figura in performance, forte della consapevolezza acquisita sul lavoro, facendo anche una selezione accurata dei numeri che meglio mi si adattano, come abiti di sartoria e trovando un nuovo fortissimo filo conduttore.

Le mani è da tempo che non tremano più, ormai non c’è niente che mi possa far paura.

Ed è proprio quando pensi che, nel bene o nel male la routine è sempre la stessa, i luoghi sono sempre gli stessi e stesso dicasi per i personaggi e quindi nulla potrà succedere che ti suona il telefono.

-Chef, c’est moi, Marianne.

Volevo solo avvisarti che lunedì Vanessah torna a lavorare all’ Hermione-e il telefono mi cade per terra.

Sipario.

Scegliamo un elemento per il prosieguo della storia

  • Foglie (33%)
    33
  • Fuoco (67%)
    67
  • Acqua (0%)
    0
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76 Commenti

  • Bello, brillante, godibile come pochi…
    Vorrei suggerire al protagonista: se si vuole cambiare vita, come prima cosa si dovrebbe fare a meno di quel contenitore di tutte le cose passate che è il telefonino e lasciare che sia un’altra memoria a regalarci, magari, un po’ di nostalgia.
    Al finale, ciao! ?

  • Il senso di straniamento del protagonista e le sue tormentate contraddizioni sono resi molto bene. Alla fine, lui corre da chi continua a “stregarlo” anche da lontano… cosa accomuna maghi e streghe?
    Cito due frasi che ho apprezzato perché sono di per sé un discorso:
    …uno sfregio ad una vita dedicata al tormento creativo.
    …nauseato dall’obbligo dell’interazione sociale tra colleghi
    Risposta in whatsapp

  • Ciao Chef Marc, ho letto con crescente interesse questo tuo racconto e a quest’ultimo episodio ho votato fuoco perché mi sembra che sia il solo elemento a poter essere associato a un animo tanto passionale.
    Molto curiosa di leggere il proseguo, complimentoni

  • Telefonata che gli fa tremare le mani, sia mai che la sposa pentita lo chiama e dice qualcosa di spettacolare!

    No, vabbè, comunque, Marc,…. io niente, stavo copiando una frase pazzesca per riportarla qui per citartela e commentarla, ma subito dopo ne è arrivata un’altra e allora dovevo copiare e incollare pure quella ma subito dopo ne sono arrivate altre due e poi la quarta e la quinta e allora stavo per copiare e incollare qua dentro l’intero episodio. Sei un mostro. Ti adoro.
    Un episodio sulla promessa. La promessa evasa, mai mantenuta, la promessa dichiarata, fatta e che torna. Complimenti.

  • Ciao Chef Marc e Buon anno
    Anche questo capitolo scorre senza sbavature. Ecco, a titolo di esempio, due frasi che mi sono piaciute “… ad aprire l’ombrello non ci pensi proprio, ma ci cammini sotto con la felicità dei bimbi.”
    “… altre schifezze realizzate con più chimica che anima.”
    In una maniera sbagliata ma molto intrigante.
    PS perché il soprannome “Strega”?? Non ricordo.

  • In un posto nuovo, anche se conoscendoti avrei detto con un po’ di apatia… perché tu concepisci il cambiamento sempre dopo lunghi momenti down in cui ti rifugi per assaggiarlo, per assaggiare il cambiamento, prima che si sia verificato. Come lo chef che pregusta e immagina prima di impiattare, come il mago che sogna e crea prima realizzare e mostrare al pubblico. E tu sei tutto questo. Ma sei anche di più.

  • A me piacciono i flashback quando sono ben raccordati al racconto, quindi ti metto alla prova.
    Non hai la tastiera italiana, vero? Ogni tanto salta qualche apostrofo e qualche accento. Per il resto tutto bene, il racconto ha un bell’impasto.
    Merry Xmas

  • Mago, se non avesse avvertito quella strega di Alessandra che eri tornato sotto nuova veste, non ti avrei trovato. E così siamo in tre veterani: tu, Giulia Menegatti e io.
    Ti avrei comunque riconosciuto se avessi letto i primi due episodi: la tua Londra, i tuoi richiami autobiografici, il tuo stile di scrittura. Bravo come sempre.
    La strega.

  • Dal balcone di Serena.

    Questo pezzo mi ha lasciata basita ma ci credo: ” ho dovuto imparare fin da subito che se stai affogando nessuno ti lancerà una ciambella di salvataggio, ma sarà più facile che qualcuno si faccia una zattera con il tuo cadavere.”
    un episodio scritto daddio. sei bravissimo col diario di bordo e le metafore e le emozioni. ora andiamo in balcone…

  • Dritti al ristorante!!!!!
    Magooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo
    grande sei tornatooooooooooooooooooooooooo
    lo sapevo che portavo fortuna
    ahahahahahah
    ok, storia intrigante che conoscevo un po’… bellissima….. ti seguo. vieni a sfidarmi! ahahahah

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