I GIORNI D’INVERNO.

Dove eravamo rimasti?

Chi è? Andrea (100%)

CAPITOLO 6.

<< Ti va di farci una suonata? >> gli chiese Andrea. La sua voce era schiarita, sembrava fosse anche lui più sereno. 
Finalmente era tutto finito. L’incubo era finito.
Marco gli rispose ovviamente di sì, ed Elly andò con lui.
Suonarono diversi pezzi, tra cui delle cover e due canzoni scritte da lui stesso e composte quando erano ancora tutti e tre insieme: Lui, Andrea e Riccardo.
Take take take all my time all my company take everything from me, fake fake fake all this things that you said yo me, nothing that i wanna believe..”

Il pomeriggio divenne sera. Arrivati all’ultima canzone: ”Change”, Marco sentiva la testa leggera, libera da pensieri, l’addome leggermente indolenzito e la gola piacevolmente riscaldata. Stava bene. Anche il suo amico, che, come Marco aveva notato, aveva suonato benissimo, sembrava essere rinato. Elly aveva guardato Marco tutto il tempo, con una sincera e totale ammirazione stampata sul suo volto affascinante. I suoi occhioni azzurri emanavano una luce fuori dal comune. Marco sentiva lo stomaco gorgogliare ogni volta che la guardava.
<< Stupendi! Siete fantastici!>> sbottò alla fine la ragazza, che poi si buttò su Marco e lo abbracciò forte. Andrea li guardò entrambi con un sorriso amorevole sulla faccia.
<< Grazie piccola>> le rispose mentre la ragazza scioglieva quel suo caldo abbraccio e lo guardava con quegli occhi colmi di stima. Stima, e qualcos’altro, che Marco non seppe decifrare, ma era senz’altro qualcosa di bello, di fantastico.
<< Siamo andati alla grande>> disse Andrea, che si stava avviando verso il tavolo dov’erano poggiate le bottigliette d’acqua.
<< Buttane una anche a me fratè>> gli disse Marco.
<< Mi fa piacere che ti siamo piaciuti, era tanto che non suonavamo insieme >> si rivolse poi alla ragazza.
<< Siete stati fantastici >> le rispose lei sorridendogli.
<< Ecco qua >> Andrea tornò da loro con l’acqua, e ne porse una bottiglietta all’amico.
<< Tu vuoi qualcosa? Non so, un caffè, dell’aranciata. Ci dovrebbero essere anche dei wafer >> domandò Marco ad Elly.
<< No ti ringrazio >> gli rispose lei sorridendogli.
Ormai era quasi ora di cena, tra poco sarebbe tornato Antonio e avrebbe cominciato il suo turno di guardia. C’era solo un guardiano di notte al Palazzetto ed era lui. Il comune lo aveva assunto perché qualche anno prima, a notte fonda, qualcuno era entrato rompendo una finestra, e aveva rubato un charleston, un rullante e un piccolo amplificatore. Inoltre, spesso e volentieri vi erano entrati ragazzini a bere birra e fumare canne. Gli unici ad avere le chiavi della Saletta erano Marco e Andrea. Riccardo le aveva riconsegnate prima di trasferirsi a Palermo.
<< Vuoi venire a cena da me? Ti va? >> domandò Marco ad Elly, mentre i tre si avviavano all’uscita del Palazzetto. Andrea stava chiudendo a chiave la porta della Saletta.
<< Certo, va bene. Ecco, l’unica cosa, fammi un attimo avvertire mia madre che torno a cena.>> 
<< Va bene, basta che non si preoccupa.>>
 I tre uscirono fuori al piazzale. Andrea si accese uno spinello, Marco una sigaretta. L’unica droga, per giunta leggera, che non sopportava, era proprio l’erba. Alla vista dell’amico che fumava, però, a sentire l’odore pungente dell’erba, a Marco venne, stavolta più grande, la voglia di drogarsi di nuovo. Dovette fare un bello sforzo di volontà per rimanere lucido. Si rese conto di aver finito la sigaretta con pochi, profondi tiri. Ma resistette.
<< Apposto, andiamo? >> Elly tornava da loro, rimettendo in telefono in tasca.
<< Vabbè, allora ci si sente, ciao ragazzi! >> Li salutò Andrea, e i due si avviarono verso casa di Marco a piedi.
Il ragazzo si rese conto di avere il frigo e la cucina praticamente vuoti. Riuscì tuttavia a trovare della pasta, della pancetta non ancora scaduta e quattro uova. Andò al piano di sopra, da sua zia, a chiedergli se avesse del pecorino e del pepe, e lei glieli diede, chiedendogli chi fosse quella bella ragazza che aveva visto entrare con lui. Anche sua zia ora pareva più rilassata. L’incubo era finito per tutti. Ne uscì fuori, alla fine, una carbonara niente male. I due la consumarono mentre guardavano la tv. Marco, ormai sentendosi al sicuro, mise il telegiornale.
” Trovato morto in un’abitazione abbandonata, il responsabile dell’efferato omicidio di Emily Quatrana. La famiglia, distrutta dal dolore, afferma: che non possa avere pace per l’eternità ”
Erano i titoli di apertura del tg. Nemmeno a farlo apposta, appena si era sintonizzato su quel canale avevano sentito quella notizia. Marco si domandò, nell’udirla, cosa si provasse ad essere dannati per l’eternità. 
<< Come cazzo ha potuto fare una cosa del genere a una ragazzina >> si limitò a dire poi ad Elly.
<< Io proprio non ne ho idea.>>
Mangiarono, poi fumarono una sigaretta e fecero una passeggiata.
Poi si salutarono con un bacio..

Elly non vuole un passaggio e si dirige a piedi a casa. Non vi tornerà mai.

  • Ritorna a casa di Marco. (0%)
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  • Sparisce. (100%)
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  • Viene ritrovata morta, il giorno dopo. (0%)
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32 Commenti

  • Che Marco abbia sognato nei panni del Killer mi pare una bella opzione. Secondo me Marco non c’entra od almeno non c’entra coscientemente (ma quando ti fai può succedere di tutto).
    La cosa del bastone nel culo che sventra mi ha fatto schifo… ma direi che così entriamo dritti nel giallo 🙂

    La sua Opel sarà stata rubata oppure l’ha prestata a qualcuno (che l’ha prestata a…) che poi era l’assassino?

    Ciao 🙂

  • Ciao Liuk,
    molto interessante l’inizio della storia, soprattutto mi piace il fatto che quel che racconti pare venire da esperienze reali (almeno per la parte pratica – salette prova, concerti, diaframma- della cosa, non certo per gli eccessi); ho scritto anch’io un giallo che gira intorno a un gruppo musicale e mi fa piacere leggerne uno scritto da altro autore. ti segnalo solo un refuso, nella strofa di canzone che riporti: …”and i wont hear what you say!!!” WONT. inteso come volere o come non sentirò? I testi sono tuoi?
    Aspetto il secondo capitolo e ti auguro una buona giornata.
    Alla prossima!

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