I GIORNI D’INVERNO.

Dove eravamo rimasti?

Elly non vuole un passaggio e si dirige a piedi a casa. Non vi tornerà mai. Sparisce. (100%)

CAPITOLO 7.

Il più grosso sbaglio, si rese conto in seguito Marco, fu quello di non accompagnare Elly a casa quella sera. Per fortuna la ragazza non aveva detto ai genitori che sarebbe stata a cena da lui. Ciò avrebbe buttato addosso al ragazzo un’altra montagna di sospetti.
Ma quando quella sera, lucido di mente, si coricò, subito sprofondò in un sonno profondo, in cui l’ennesimo incubo lo terrorizzò a morte, ma gli diede anche un indizio.
Il sogno fu terribile. Lui si trovava all’interno degli edifici abbandonati della cava, ovunque sulle pareti vi erano simboli satanisti, e inni a satana. In fondo alla stanza c’era un altare, con una culla, Marco avvicinandosi stette quasi per perdere i sensi quando vide un neonato in una culla. Gli occhi gli erano stati strappati dalle orbite, e stringeva nelle mani ormai indurite dal rigos mortis, un crocifisso.
Sentì lo sghignazzare di due ragazze in lontananza, così, affidandosi all’udito, cerco di dirigersi verso l’origine del suono.
Tutto aveva un’aria così surreale, così fuori da ogni raziocinio.
All’improvviso udì un urlo disperato, si affacciò a una delle finestre e vide un uomo che imbavagliava e legava strettissimi i polsi della ragazza. Era una biondina, Marco la riconobbe subito, era Elly Quatrana. Una volta legata l’uomo le tirò giù i leggins, e con forza la violò brutalmente con un enorme bastone.
<< Noo! Fermoo! >> Ma l’urlo non gli uscì, era come se il suono fosse ovattato e quel posto lo avviluppava come in un malefico ambiente fuori dall’universo.
Le risate delle ragazze continuavano, Marco si diresse verso di loro. Erano identiche, due gemelle, vestite entrambe di bianco e un velo nero le copriva la testa, ricadendo sul volto e ricoprendole gli occhi. Si tenevano mano per mano. 
<< Che cosa avete fatto, che cosa avete fatto a quel bambino? >>
<< Ora cammina nei giorni d’inverno, insieme a Emily >> Sorrisero entrambe contemporaneamente. A dispetto della loro bellezza, i loro denti erano completamente macilenti, talmente marci da avere un colorito che dava sul verdastro. Anche le gengive e l’interno della bocca erano corrosi.
Si svegliò di soprassalto, in un lago di sudore.
” Elly ” pensò, ” devo chiamare subito Elly ”. 
Ma quando la chiamò, il cellulare della ragazza non squillava, e quando uscì in paese, diretto al Palazzetto, fermandosi un attimo al bar che era di strada, parlò con alcune persone: Elisa era scomparsa si diceva.
Di nuovo la voglia di drogarsi gli si abbatté contro come una violenta valanga.
Corse subito nel bagno del bar e tirò fuori la droga che gli era rimasta dall’ultima volta che ne aveva fatto uso. Ne fece tre strisce identiche quando puoi, guidato da chissà quale mano invisibile, ci soffiò sopra e rimise il telefono sul quale aveva disposto la droga in tasca.
Qui si trattava di Elly, doveva stare lucido.
Mentre angoscia e panico salivano, il primo pensiero che ebbe fu di andare alla cava. Pensò anche di andare in commissariato ma, se la polizia e i genitori di Elly avessero saputo che la notte della scomparsa la ragazza era da lui, ecco subito di nuovo il dito di loro, come quello di tutti in città, puntato contro di lui.
Arrivato all’entrata della cava, dovette scavalcare e farsi strada tra grovigli di arbusti spinosi che in anni di inattività del bosco erano diventati pressoché gli inquilini del posto.
Una volta superata la vegetazione ostile percorse un sentiero battuto in salita che conduceva all’enorme voragine, all’interno della quale c’erano gli edifici. Uno era una torre, alta e grigia, l’altro era un piccolo appartamento che fungeva da dormitorio per gli operai che lavoravano di notte nella struttura. Si diresse prima lì. Il pavimento era lurido, tempestato di escrementi di topo e guano di piccione. Controllò ogni stanza. Ormai dentro le stanze, dei letti rimanevano solo brande arrugginite e capovolte, i mobili erano stati fatti a pezzi e i loro resti sparpagliati ovunque. Le finestre, lo stesso, rotte. 
Arrivato all’ultima stanza trovò una grossa statua raffigurante la madonna, fatta a pezzi. Di Elly nessuna traccia finora.
Era arrivato il momento di raggiungere la torre del cementificio.
Ansia a terrore gli crebbero dentro come piante velenose e infestanti. 
Raggiunse la torre, erano cinque piani collegati da una stretta scala a chiocciola. 
Raggiunta la prima stanza, niente, solo sacchette di cemento accatastate l’una sopra l’altra e un macchinario di cui non ne conosceva l’utilità. 
La seconda stanza uguale: sacchette di cemento ammucchiate e altre, rotte, disseminate un po’ ovunque.  Nella seconda stanza c’era un ” 666 ” disegnato sulla parete, a Marco venne un groppo alla gola. Fu quando arrivò alla quinta, in cima alla torre, che il sangue gli si gelò nelle vene.
” Cammina nelle tenebre, nei giorni d’inverno ” era scritto sulla parete, proprio in cima al macabro altarino che aveva sognato. 
Una specie di letto di paglia, fogliame e rami era poggiato per terra sotto la scritta sulla parete.

Chi c'è su quel letto?

  • un animale (0%)
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  • Il neonato del sogno (100%)
    100
  • Elly (0%)
    0
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32 Commenti

  • Che Marco abbia sognato nei panni del Killer mi pare una bella opzione. Secondo me Marco non c’entra od almeno non c’entra coscientemente (ma quando ti fai può succedere di tutto).
    La cosa del bastone nel culo che sventra mi ha fatto schifo… ma direi che così entriamo dritti nel giallo 🙂

    La sua Opel sarà stata rubata oppure l’ha prestata a qualcuno (che l’ha prestata a…) che poi era l’assassino?

    Ciao 🙂

  • Ciao Liuk,
    molto interessante l’inizio della storia, soprattutto mi piace il fatto che quel che racconti pare venire da esperienze reali (almeno per la parte pratica – salette prova, concerti, diaframma- della cosa, non certo per gli eccessi); ho scritto anch’io un giallo che gira intorno a un gruppo musicale e mi fa piacere leggerne uno scritto da altro autore. ti segnalo solo un refuso, nella strofa di canzone che riporti: …”and i wont hear what you say!!!” WONT. inteso come volere o come non sentirò? I testi sono tuoi?
    Aspetto il secondo capitolo e ti auguro una buona giornata.
    Alla prossima!

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