Dove eravamo rimasti?
Il messaggio
Jenny ormai sentiva freddo. Quel freddo che si insinua sotto i vestiti , nelle ossa, che rimane dentro come un parassita. Quel freddo che, lo sapeva, non se ne sarebbe andato per un bel po’. Derek era lì accanto a lei, aveva cominciato a piangere perché suo padre non tornava e perché aveva percepito la tensione di lei. Si erano riparati sotto un portico della vicina piazza, con Jenny che cercava di raccogliere le idee. Dopo due ore aveva rifatto in lungo e in largo il giro del mercatino, lo stesso tragitto che avevano percorso, con tutt’altro stato d’animo, quella mattina con Claudio. Il portico era l’unico rifugio che era stata in grado di trovare dopo che la speranza aveva ceduto il passo alla rassegnazione. Era sicura che a Claudio fosse successo qualcosa. Aveva anche fatto un tentativo verso la macchina, che non era parcheggiata molto distante, ma era come si aspettava: la loro auto era ancora lì, chiusa, come l’avevano lasciata poche ore prima. Qualcuno si voltò nel vedere un bambino che piangeva e una donna che non faceva nulla per consolarlo, che sembrava al contrario preoccupata e assente. Ma nessuno rivolse loro la parola. Il flusso spensierato del sabato prenatalizio continuava, solo per lei e suo figlio qualcosa era cambiato in peggio. Persa nei suoi pensieri, quasi decisa ad andare alla vicina tenenza dei carabinieri, ricevette un sms.
Prese con rinnovato interesse il telefono, che fino a poco prima era rimasto irrimediabilmente muto, pieno solo di numerose chiamate senza risposte al numero di Claudio. Con le mani infreddolite e tremanti, la donna guardò il display. Messaggio da un numero sconosciuto. Con il cuore che batteva più forte, cliccò sull’icona della busta chiusa. Quello che lesse avverò i suoi incubi peggiori, rendendo vivida l’idea che l’aveva appena sfiorata in quelle ore senza il marito.
TORNA CON DEREK SABATO PROSSIMO IN QUESTO POSTO. NON PARLARE CON NESSUNO. NON CONTATTARE LA POLIZIA. NON RISPONDERE A QUESTO MESSAGGIO.
Il terrore invase Jenny e per un attimo la sensazione di freddo scomparve, per poi ritornare come vero e proprio gelo poco dopo. Claudio era stato rapito. Era chiaro, era un messaggio dei rapitori. Ma che volevano? Perché? Afferrò Derek per un polso e lo strattonò, andando di filato verso casa. Le chiavi dell’auto ce le aveva Claudio, quindi per ora era inutilizzabile. Per fortuna non abitavano molto lontano, non faceva ancora buio, potevano farcela a piedi (“non parlare con nessuno”). Derek protestò che era stanco, chiese di suo padre, chiese perché stavano andando a piedi, che la macchina era dall’altra parte, disse che aveva fame. Jenny cercò di stare calma, dicendogli di non preoccuparsi, solo che c’era stato un contrattempo e papà non poteva essere lì con loro. Sperò che la camminata le desse il tempo di riflettere (“non contattare la polizia”). Rilesse fino al mal di testa il messaggio maledetto, cercando qualche risposta ai mille interrogativi che le affollavano la mente.
La strada verso casa era per metà in campagna, con la carreggiata che si restringeva e in certi tratti lasciava il posto solo per una macchina alla volta. Mentre erano a metà strada, Jenny si chiese se fosse stata una buona idea: andare a casa per cosa? Suo marito era chissà dove, chissà con chi, magari stava male e lei cosa poteva fare da casa e da sola? E Derek non si teneva più, poverino. Si fermò a fare pipì lungo la strada, lamentandosi che aveva freddo e aveva male dappertutto. La madre lo rincuorò, gli disse che aveva ragione, ma che non potevano fare altrimenti. La seconda parte del viaggio fu fatta tutta con Derek che piangeva e si faceva trascinare. Quando, alle cinque del pomeriggio, col buio che era calato e il freddo che era aumentato, con le mani screpolate e le labbra spaccate dal gelo, intravvidero casa loro, anche Jenny pianse. Si lasciò andare, non si curò di Derek che la abbracciava e di una coppia di passanti che chiesero se andava tutto bene.
No, non andava affatto bene, ma almeno erano a casa. Quella casa che fino a poche ore prima era stato il loro nido rassicurante e che ora mancava di un tassello fondamentale. Ma, dopo aver fatto una doccia calda e aver messo a letto Derek, le sembrava giusto ripartire da lì. Come, non sapeva esattamente. A seguire per filo e per segno il messaggio sarebbe impazzita, una settimana senza far niente, una settimana ad attendere il sabato successivo, con Claudio che nel frattempo…No, non si sarebbe fatta mettere nel sacco così.
Cosa accade il giorno successivo?
- Niente. La domenica trascorre inutilmente, con Jenny ancora indecisa sul da farsi. (20%)
- Jenny chiama una collega e si confida con lei (0%)
- Derek dà di matto e Jenny deve ricorrere all’aiuto dei sanitari (80%)

07/01/2020 at 11:11
Mi fa piacere che hai deciso di continuare il tuo racconto. Molto buono anche questo secondo episodio.
È un peccato che tu abbia pochi lettori, ma questo dipende molto da te: su questo sito, se non fai girare il tuo nome andando a leggere e commentare i racconti degli altri, solo in pochi ti notano. Se non hai tempo, vai almeno sul racconto primo in classifica, quello che ha più lettori. Non è un mezzuccio, tranquillo.
24/12/2019 at 18:13
Potrebbe avere sviluppi interessanti questo primo episodio, sempre che tu abbia intenzione di proseguire.
I commenti sul tuo stile perciò me li riservo nel caso mi darai il piacere di continuare a seguirti.
Sembrerebbe che Claudio abbia avuto un malessere, ma vediamo di che tenore è il messaggio della sconosciuta.
06/01/2020 at 23:12
Grazie Napo, a breve il seguito.
05/12/2019 at 20:42
Mentre è ancora al mercatino riceve un messaggio da uno sconosciuto: che sia implicato nella scomparsa di Claudio?
Molto interessante il tuo incipit.
Ti seguo, aspettando il prossimo capitolo
06/01/2020 at 23:13
Grazie!