Vedi Napoli…

Dove eravamo rimasti?

Come sarà il finale? ...Andrà a finire come era cominciata: male. (100%)

Villa Elba

L’uomo, il generale, si sentì tirare su. L’acqua melmosa scivolava via dai suoi stivali e ricadeva con rintocchi irregolari in fondo alla campana risonante del pozzo. La divisa di panno che aveva indosso ne era intrisa, pesava quanto lui e puzzava di rancido. Stava appeso ad una corda tesa, aggrappata a una carrucola che, evidentemente disturbata da un lungo sonno, ad ogni mezzo giro abbaiava, lamentosa come un vecchio cane con la voce rugginosa. Provò a guardare in su l’approdo, uno spicchio di cielo esplosivo, e lo vide troppo lontano ancora. Provò ansia e scoramento e pregò per i suoi salvatori, perché almeno loro non perdessero le forze e la fiducia: non era tempo di S. Elena, semmai dell’Elba.
Quando, dopo un secolo, riuscì finalmente ad abbrancare la luce fresca del mondo sopra di sé, fuori dal quel buco infame, Adriana gli stava tormentando la mano e diceva:
«Apri gli occhi amore mio, sono qui con te, va tutto bene…»
Erano passati due giorni da quel tentato suicidio, come era stato etichettato, e il generale era in salvo, ma non la sua mente.
Il medico, consapevole e impietoso, lo avrebbe per quello condannato ad un esilio a tempo indeterminato in clinica, a Villa Elba, per fare un reset cervellotico completo.
A suo parere, inutile dire, era tempo perso ma, tant’è: gli toccava.
Qualche mese dopo, Pasqua era vicina, per Paolo suonò finalmente la campanella della libera uscita. Non è che lui in clinica stesse male male, ma l’idea di tornare a casa era eccitante. La routine della casa di cura, coi sorrisi, le chiacchierate, i pomeriggi un po’ assonnati, era, tutto sommato una specie di vita, ma la felicità stava decisamente da un’altra parte.
Oltretutto c’era una bella novità: Adriana avrebbe lasciato la sua casa: «Ho deciso», gli disse, «di darla in affitto a quella rappresentanza diplomatica che mi sta dietro da un anno. Pensa: con quello che mi danno potremmo vivere in albergo!» e aggiunse guardandolo negli occhi: «Oppure la tua casa sarà la nostra casa se vorrai, del resto Vanessa è tornata a Barcellona, Anita a Parigi… possiamo ristrutturarla come piace a te e viverci insieme… Ho capito sai? Scusami, perché ho sbagliato a chiederti di vivere da me in quel museo degli orrori. Perciò dimmi di sì e si parte, è tutto pronto!»
Quante novità in una volta, c’era da perdere la testa… «Sì, sì, sì, e chi ha voglia di pensare adesso, portatemi a casa mia. Voglio solo andare via di qua e cullare mio figlio… E Bonito, l’adorabile bestiaccia, come sta’?
«Lui benissimo. E tu sei ingrassato, guarda qua, sei… cicciottello!»
«Dici? Mi sa che è vero; e tu sei dimagrita… Lorenzo, la casa e il negozio. Ma come hai fatto?»
«Io non ho fatto niente, proprio niente… è stato solo un vuoto d’aria; ma ora si torna a volare, ora che il comandante è tornato ai comandi!»
«Ah, sì…, certo: non vedo l’ora di slacciare queste cinture! »
Adriana pensava…:
La marea è scesa, si può camminare, lasciare tracce senza vederle mangiare dall’acqua in un istante. Si può essere in due, non da soli e non in cento, ma in due: fondersi, perdersi, e dirsi semplicemente: grazie, mi sei necessario, grazie!
Ma anche Pasqua purtroppo passò. Paolo doveva rientrare in clinica, ancora per poco, dicevano tutti, ma lui voleva stare lì a seguire i lavori in casa che stavano iniziando; ci vuole qualcuno che controlli tutto, diceva, sapendo di non essere credibile. Ancora un po’ di riposo e sarebbe tornato nuovo nuovo, insistevano gli altri; però non doveva arrendersi, doveva lottare ancora: a quanto pare la cura non era finita.
Ad ogni modo, per alcuni giorni tornò a fare la spola tra casa sua e il negozio, come una volta, stesso percorso, ma non più solo come prima. Lorenzo, Adriana e anche Vanessa, Aurora, Anita non avevano attraversato inutilmente quel pezzo di vita con cui ancora stava facendo i conti. Era un altro uomo, un giovanotto; certo: un giovanotto con tante speranze e grandi progetti; non era più quello che si guardava la punta delle scarpe camminando a testa bassa.
…E così capitò di nuovo, come tante volte in passato, davanti a quel cortile recintato dal frondoso abbraccio del ciclamino. Dietro l’inferriata ancora il cane, quel cane, quello che una volta lo aveva spaventato a morte. Guardò in su: la vecchia signora era di nuovo lì, affacciata al primo piano.
Il cane stavolta si avvicinò, curioso scodinzolava; sembrava amichevole, perfino intimidito. Il tempo di chiedersi come mai e la voce dall’alto:
«Ahó, ma come avete fatto? È da stammatina che se magna tutti quelli che passeno, e adesso fa la pecora!»
«Lo so, lo so come fa… che vuole che le dica: avrà deciso di fare un’eccezione.» Rispose lui allontanandosi.
La vecchia tornò al cane:
«Ah Rambo, ma che t’è successo? Che forse nun hai mai visto du’ gemelli, du’ persone uguali? Dì la verità nun c’hai capito gnente! …Ma dimme te! …Certo, però, che so’ proprio uguali uguali: identici, e se vede pure da come cammineno! …Va be’, adesso famme anna’ che c’ho er sugo sur foco!»

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87 Commenti

    • …Grazie, sì, certo: le ombre, lo specchio, l’inconscio che ,bene o male condiziona la nostra esistenza. A volte prende il sopravvento, le paure che genera si moltiplicano e qualcuno ogni tanto ne viene sopraffatto. Non so se Paolo ce la farà, ma…vedi Napoli, la vita va così. Grazie ancora, ciao?

    • Bravo, hai colto il senso del mio incipit: ogni angolo di via che ci troviamo a percorrere vivendo una avventura può finire e un’altra cominciare, siamo navicelle nel mare della vita, e ogni volta è un’ esperieza nuova: tu sai che storia vivrai domani? Io no!
      Grazie per il commento a presto. ciao?

  • Che riguarderanno chi nascerà, immagino.
    Bellissimo episodio poetico e sensibile.

    questa parte è un capolavoro,

    ” … Dopo il rodaggio di un paio di mesi, di ritorno dalle vacanze, passarono dalla pietra incendiata di sole di Lipari, direttamente al gelo fiabesco di Corso Trieste 46. Portarono conchiglie in un cestino di vimini e le posarono accanto all’astore che vegliava le medaglie di Cefalonia e Corfù; scelsero con cura il posto per dimenticarle e cominciarono la loro vita nuova. …”

    ci avrei chiuso una storia con un pezzo così. Complimenti.

  • Ciao Fenderman,
    un sorso amaro questa volta. Bella la similitudine della colonna e la sua ombra, mi è piaciuta molto. Io ho votato per le sorprese, perché mi piacciono e perché questo racconto mi pare che abbia da offrirne parecchie.
    Bravo, che dire? Ti aspetto con ill quarto e nel mentre ti auguro un ottimo inizio d’Anno, alla prossima!

    • Ciao keziarica.
      Mi è venuta la voglia di fare una incursione là dove il nostro umore, la nostra quotidianità trova nutrimento e/o intossicazione. Vediamo se Napoli ci capirà qualcosa. In quanto a me cercherò di portarmi dietro un filo d’ironia che in questo genere di “viaggi” è salutare.
      Buon anno nuovo, e grazie!?

    • Ciao Ale, spero davvero per lui che le dia retta che qui si mette male!
      Quella parte a cui hai fatto riferimento è solo un flash sulla vastità di temi che si incontrano quando ci si inoltra nella complessità della mente. Il raccontarne bene è un’arte e da modestissimo apprendista mi arrampico e spero solo di non cadere, inserendo schegge di psicologia intuitiva. La psicologia vera la lasciamo ai professionisti, siamo qui per divertirci. Ciao, a presto ?

  • Molto interessante il racconto anche per quel velo di confusione in cui si cela. Io lascerei le osservazioni senza le parentesi perché in alcuni casi fanno perdere il senso delle frasi.
    Seguo e aspetto i prossimi capitoli per avere maggiore chiarezza su che cosa succederà. Mi intriga! ?

    • Buongiorno, mi dispiace che ti sei persa, però lo capisco.
      Io immagino una scena dove ci sono due personaggi e una voce narrante che è un po’ il nostro testimone. Lui e lì e ogni tanto si volta e, tra parentesi, fa delle osservazioni guardando verso di noi. Poi è vero anche che i pensieri del protagonista vivono una specie di storia parallela riportata in corsivo e questo complica un po’ ancora le cose. Questo frammenta e disorienta, capisco, e il mio impegno è nel cercare di semplificare senza tradire questo schema. Grazie per il commento. Ciao ?

  • Facciamo che Paolo si confidi con qualcuno, così magari si chiarisce le idee lui (e me le chiarisco anch’io). Anche questo racconto attinge a piene mani dal surreale, spero che sia un surreale che abbia una chiave di lettura interessante e non sia solo un divertissement.

    • Buongiorno Napo,
      certo che storie come questa possono andare a parare chissà dove. Io vorrei che restasse credibile e avesse una meta reale per niente immaginaria da raggiungere.
      Spero di riuscirci. In quanto a chiarirsi le idee…be’ per adesso non saprei.?
      Ciao, grazie del commento. ?

    • Ciaoo Aless.
      il racconto viaggia di per sé sul passato remoto. Il presente mi aiuta, (ma non so se riesco ?) a fare uno zoom su certi momenti specifici, è un po’ come essere lì mentre la cosa accade, assieme ai protagonisti. Ma alla lunga il presente può stancare e si snatura; e allora trovo logico tornare al racconto e a un minimo di distacco emotivo.
      Grazie per il puntuale graditissimo commento. Alla prossima, ciao ?

  • Io vorrei prima vedere il micio se fossi in lui.
    Ciao fenderman, il tuo inizio funziona. Hai sempre un tono leggero e tendente al brillante che a me piace. Sarà un’avventura leggera che farà sorridere, credo, e io la seguirò volentieri. Alla prossima! P.s. grazie di essere passato da me, risponderò a tutto, è un periodo un po’ faticoso.

  • Ciao Fenderman,
    bentornato. Per me, vuole vedere il micio, e mi pare pure giusto!
    Sono felice di ritrovarti così presto. Molto bene, una storia tutta nuova; ho idea che si allontani un poco dal tono leggero delle precedenti, ma staremo a vedere. Come sempre hai un buon tocco e riesci a dipingere ambienti e personaggi con maestria. Io aspetto gli sviluppi e ti auguro una buonissima giornata.
    Alla prossima!

    • Ciao Keziarica,
      una piccola svolta seria (o quasi) sperando che l’ironia non venga meno. Noto con piacere che qua siamo tutti animalisti. Il micio fa simpatia, ti confesso che anche io avrei chiesto di andarlo a cercare…
      Grazie per il contributo e alla prossima!?

  • Buongiorno Fenderman
    Non ho mai seguito una tua storia, solo letto qua e là qualche capitolo, sto pochissimo sul sito.
    Ora, mi è piaciuto il tuo incipit: molto curioso l’incontro di Paolo “con se stesso”, scrivi con molta scioltezza. E poi c’è il gatto, che può essere un elemento futuro importante…
    perciò, micio micio

  • …Eccomi qua. Intanto ci vai con una ragazza che ci vuole perché quattro occhi vedono meglio di due. Tre milioni nel ’91 e vai in capo al mondo, è logico, e poi ti compri l’Avventura con la “A’ maiuscola. Brava Ale, come tu sai essere. Aspetto il seguito. ? ciao

  • Attratto dal titolo (che però è solo un gioco di parole) sono approdato qui.
    Efficace la descrizione della vita di Paolo che precede la svolta surreale nel finale. Diciamo che da qui si può partire per qualunque percorso. Il sosia si sta cibando del povero micio? Svolta horror. Il micio si è trasformato nel sosia del suo padrone? Svolta fiabesca. Paolo ha le allucinazioni e antropoformizza il micio? Svolta psicologica.
    Insomma voglio prima capire che fine ha fatto il gatto.
    Ti seguo.
    P.S.: Dovrei essere uno degli utenti radunati da Alessandra, mi ha estorto la promessa di tornare a scrivere.

    • Ciao Napo, sono molto felice del tuo interesse e ti confesso che il titolo non era una teappolona; mi è venuto così perché amo la napoletanità e mi piaceva l’idea. In quanto ad Alessandra dobbiamo ringraziarla perché dimostra di crederci ancora e noi vogliamo crederci! ciao, grazie! ?

  • Secondo me vuole prima vedere il micio, fosse mai che il gatto si è trasformato in lui, nel suo gemello, e adesso reclama la sua vita… sai tipo come nei film horror… ahahahahah, comunque devo farti i complimenti per questo primo episodio davvero ben scritto, e con qualche perla qua e là che mi ha ricordato quanto ancora ho da imparare.
    seguo la storia. a presto. ( stavolta sarò costante, sono tornata anch’io ahahah, sotto natale ho radunato un po’ di utenti per sfidarci, e tu capiti a fagiolo, perché sei al primo episodio, non pubblicare troppo in fretta -;) )

    • Ciao Ale, se sei tornata ti vado subito a cercare…?
      volevo prendermi una pausa anche io ma non ci riesco. Volevo raccontare una storiella aperta a tutti gli sviluppi possibili sperando che qualcuno mi dia una strada interessante da seguire. L’idea di fondo si intuisce e, quindi, non la rivelo perché sarebbe superfluo. Alla prossima, ciao?

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