Dove eravamo rimasti?
simposio (parte prima)
Elena e Marta vanno sempre in spiaggia, dopo il turno in cucina. A volte Alessandro le accompagna e resta con loro per un po’. Muto, naturalmente. Più raramente Massimo, col proposito di tormentarlo, segue Alessandro il quale sta seguendo Elena e Marta sulla spiaggia.
Ora sono tutti e quattro presenti.
Elena, con meticolosa, rassegnata ironia, sta componendo l’inventario di tutto quello che manca, o non funziona, oppure è garantito si romperà fra breve, fra la scarsa dotazione della cucina dell’hotel Elisabeth. Marta la corregge, le suggerisce. Quell’almanacco è accompagnato da una camminata cerimoniale, ma che non dura molto, perché tutte e due sono molto stanche. Presto smettono anche quel rituale enumerativo, che tutto sommato funziona, perché ha sortito l’effetto di riconciliarle col mondo, facendo loro scordare, o ritenendo di poter scordare per un po’, la scomodità di quella cucina vecchia, trascurata, inefficiente.
Alessandro è il più giovane tra i quattro, tutti lavoratori stagionali dell’hotel Elisabeth per questa estate. Ed essendo che tra le sue mansioni è quella di governare la spiaggia privata dell’hotel, sente come suo anche il dovere di provvedere alla sistemazione in cerchio delle sdraio, occorrenti alle quasi giornaliere, ma notturne, assemblee di loro quattro. Provvedere alla sistemazione, ma anche attendere fino a quando l’assemblea è sciolta, perché ci tiene ad essere sempre lui a riporre le sdraio dentro al capanno, luogo di sua personale ed esclusiva pertinenza ed assicurato con un lucchetto di cui lui custodisce una delle uniche due chiavi esistenti sul pianeta capaci di aprirlo.
Una volta seduti in circolo, Marta annuncia che di lì ad un quarto d’ora prenderà il largo. Questa è la sera decisiva, il suo nuovo amore giocherà le sue carte erotiche vincenti.
Dopo l’annuncio Elena si lascia sprofondare nella sedia a sdraio lamentandosi: “Come cazzo fai, spiegamelo, ad avere ancora voglia di sesso dopo sei ore filate di cucina. Come?”. Argomento rituale questo, come altrettanto rituale è la risposta: “sono molto più giovane”. Ma non è vero ha solo tre anni meno di Marta, che ne ha 38. Ambedue, senza averlo mai dichiaratamente espresso, iniziano a sentirsi vecchie per quel genere di lavoro che, da giovani ventenni, avevano iniziato a praticare insieme e con entusiasmo.
E’ Marta che apre il simposio, rivolgendosi al giovane Ale.
Marta: Ma tu, Alessandro…
Ale: Sì? dimmi!
Marta: Dopo tutta una giornata passata a saltare di qua e di la come un canguro, sotto il sole e nel buio torrido delle cantine dove vai di nascosto a fumarti canne…
Alessandro ride sotto i baffi: è orgoglioso di questa pubblica denuncia, che non gli costerà il licenziamento, perché gli altri tre sono persone fidate, ma lo fa sentire adulto, uno che sa rischiare.
Ale: Ebbene?
Spera che la plateale denuncia fosse un invito a girare un joint comunitario, invece no.
Marta: Ebbene dopo tutto il giorno che ti fai il mazzo: ti farebbe schifo aver conosciuto un pezzo di figa così e portartela da qualche parte e scopare? proprio questa sera. Immagina che ti sta già aspettando.
Alessandro grugnisce e non risponde. Ma dato che è di pubblico dominio che fuma, tanto vale tirar fuori il necessario e girarsi una canna per non pensare alla provocazione.
Max: Oh! Bravo Alessandro che ci offre da fumare – acido – finalmente.
Elena si alza, va dietro ad Alessandro che fa la mista, allunga le sue braccia su di lui e sussurra, amorevolmente.
Elena: Ale: era una domanda, rispondi. Non ti piacerebbe? Se è una questione di gusti pensa ad un ragazzo.
Risatine. Alessandro si scrolla dal trabocchetto dell’abbraccio di Elena, intanto ha finito la mista e la rovescia sulla cartina. Poi alza il capo e recita tutto d’un fiato:
Ale: mi piacciono le ragazze, ma non ne conosco. Sono un imbranato e non so come si fa per conoscerle. E poi io sono fatto così, che lascio che siano loro a scegliere me. Scopo poco, pochissimo. E vaffanculo: te non fumi, perché oggi mi stai antipatica.
Le risate così sonore vengono di rado, giusto quando qualcosa di notevole è accaduto. In questo caso la riservatezza di Alessandro, sconfinante nella minchioneria, ha ceduto di colpo, mostrando la persona vera dietro la maschera. Anche Ale è parte del simposio, da adesso. L’ovvia schermaglia fra Max ed Ale in materia di seghe, ovvia, scontata.
Ale è soddisfatto, tanto che lascia sia Max ad accendere. Questi accende, aspira, trattiene nei polmoni e passa immediatamente ad Elena, perché ha qualcosa da dire.
Max: vedi Ale, tu sbagli di grosso. Non è te che scelgono, se e quando ti scelgono. Tu, in quel caso, sei uno qualunque. Sei convinto che sia una scelta, la loro, ma non è vero, non è una scelta. E’ solo voglia di scopare. E tu fai al caso loro. Ti pare la medesima cosa?
Ale: a me pare la stessissima cosa.
Max: Ok. Se io ti scelgo perché mi piaci e poi mi viene voglia di scopare. Oppure: se io ho voglia di scopare e ti vedo e ti scelgo per quel motivo… capisci? E’ ancora la stessa cosa?
poi?
- di nuovo riguardo Attila al confino (0%)
- considerazioni e digressioni filosofiche (noiosissime) dell'autore (0%)
- simposio (parte seconda) (100%)

16/02/2020 at 22:17
Vediamo se il ragazzo riuscirà a trovare il suo modo di guardare il mondo. Seguo molto incuriosita!
27/01/2020 at 11:24
Il mio amore per la filosofia non può che portarmi a scegliere il simposio.
Che poi, di filosofia in questa storia ce n’è già tanta.
Sono pronta a seguire il ragazzo in questa sua ricerca della semplicità, magari la trovo anche io.
Bravo, sono proprio curiosa di vedere dove ci condurrai.
27/01/2020 at 13:24
Risposta esatta!
22/01/2020 at 16:42
Non si possono editare i testi pubblicati?
Pare di no, peccato.
Il Venturini non è in attesa di giudizio per spaccio, ma per traffico di droga. Lui se ne avrebbe a male della mia svista.
22/01/2020 at 15:13
La vita nasce dall’acqua e a qualcuno capita che anche il cervello gli vada in acqua. Penso al povero Attilio Ventrurin (nome di fantasia), noto tra i giovani avventori dell’osteria come Attila, per via dei tattuaggi, collane, bracciali e fogge del vestiario. E’ un vecchio punk. La cresta l’ha persa insieme a tutti gli altri capelli.
Non dovrebbe essere una storia a due, ma centrata sul ragazzo.
O forse si, ma non è Attila il secondo. Quando la scrissi la prima volta, 18 mesi fa, mi accorsi che l’io narrante non ha identità. Il ché mi fece venire in mente una cosa, che forse proverò a replicare, verso la fine.
22/01/2020 at 10:44
Ciao,
certo davanti al mare non il dilemma della svolta non si pone. Se la vita è nata dall’acqua tornando al mare ci si sente accolti: è, quella che hai descritto molto bene, la sensazione che tutti prima o poi abbiamo provato.
Ora seguiamo Attila, che forse questa è una storia a due…
Alla prossima, ciao ?
21/01/2020 at 21:34
Ciao, un inizio come meglio non potrebbe essere, da solo, il mondo che lo aspetta, e nessuno a dare consigli o giudizi. In fondo la molla che spinge tutti noi a tuffarci nell’incognito dell’avventura, della scrittura. Buon viaggio, e buona fortuna! Ciao?
21/01/2020 at 21:43
E’ il ragazzo stesso che si giudica, si dà divieti e, alla fine, rischia di non vivere la sua vita.
Più o meno come ero io, solo che io non conoscevo un Attila che mi facesse superare il mio limite interno.
Grazie per l’augurio, a presto.