Intro. Entra nel sogno.
Mi guardavano come se tutto fosse normale, come se il tempo non fosse passato, come se non avessi preso delle scelte.
La tavola lunga, con la tovaglia avorio e i merletti di seconda mano, ospitava la grande famiglia alla quale un tempo appartenevo.
C’erano proprio tutti, Stefano, la nonna, i bicchieri di vino e quel risotto il cui sapore insipido mi riportava in un battito di ciglia alla realtà.
Maria non avrebbe mai potuto cucinare un risotto simile.
Lui era seduto al mio fianco. Io lo guardavo, lo guardavo e senza toccarlo potevo sentirne la pelle. La morbidezza, l’odore, le piccole rughe precoci dovute al fumo di sigaretta . Lo sguardo. Triste ,come sempre.
Ho sperato per diversi anni della mia vita di poter rimuovere quell’alone di tristezza e lucidità che solo un uomo di marzo può avere. Ho sperato così tanto che alla fine la speranza ha deciso al posto mio, portandomi via da tutto senza salutare nessuno.
Nessuno domandava, nessuno indiscreto, cosa bizzarra e inaspettata. Il silenzio in quel momento ricostruiva un anno di mancanza, di perdita, un anno difficile.
In effetti hanno ragione a non perdonarmi. L’hanno visto bere fino a piangere, urlare. Hanno visto la sofferenza che per anni hanno ignorato, hanno visto un uomo decomporsi.
Anche io mi sono decomposta, ma come può farlo un foglio di carta bruciato e spazzato via dal vento. I miei pezzi non possono più essere incollati, cuciti, no i miei pezzi sono da qualche parte nel mondo che provano a diventare materia per qualcos’altro.
Non ci siamo abbracciati. E’ stata dura.
Tutto sommato svegliarsi non è stato così spiacevole. Non sono stata offesa, derisa, umiliata; solo la nonna come una donna di altri tempi non ha proferito parola per punirmi, ma rispetto il suo silenzio. Le voglio bene.
Ci ho messo un po’ ad aprire gli occhi nonostante le tapparelle abbassate e la luce artificiale sulla scrivania. L’odore del caffè e mia madre come sempre angosciata dal lavoro e dallo scorrere del tempo.
Ho alzato lo sguardo al soffitto, ho visto il suo viso, il suo corpo, la sua presenza dentro me. Ho sentito ancora la sua sofferenza, la mia sofferenza. Non c’è altro termine che possa rendere meglio il vuoto nello stomaco e il nodo in gola.
Ho preso il caffè e ho smesso di pensarci. La mia giornata doveva prima o poi iniziare. Con una valigia di rimpianti.
La protagonista sognerà ancora momenti passati oppure da qui partirà il racconto della sua vita attuale?
- Ritorno alla realtà e racconto della ricostruzione personale (29%)
- Il sogno svanisce ma nel raccontare il presente ritornerà a momenti passati seppur non sognati. (43%)
- La protagonista sogna ancora perdendo il senso della realtà. (29%)

23/03/2020 at 20:35
Molto ben scritto. Io trovo molto interessante il mondo dei sogni e ciò che è affine, perciò per me perde il senso della realtà.
28/01/2020 at 22:38
Incipit nebuloso, ma non è per forza un male. Seguo curioso e fiducioso.
Ora serve una dose di realtà.
28/01/2020 at 21:31
Confusione che incuriosisce… ho votato affinchè il sogno svanisca e nel presente vengano riproposti momenti passati. Vediamo che succede!
28/01/2020 at 21:00
Si sono delle belle immagini, però pochi appigli perché io capisca cosa succede. Del resto in uno spazio limitato non può accadere molto, lo so.
Per ora mi interessa conoscere la continuazione.
E cmq: brava (mi pare la scrittura di una donna)
28/01/2020 at 21:11
E’ la prima volta che uso la piattaforma e che in generale scrivo qualcosa pubblicamente, comunque grazie mille il tuo commento mi sprona a continuare 🙂