NESSUN RICORDO

Dove eravamo rimasti?

Che cosa succede? Lui cade in depressione ma lei lo aiuta ad uscirne, ripartendo da zero (50%)

DEPRESSIONE

Dopo quel brutto episodio, la mia vita è iniziata a decadere. La mia stanza non era più circondata da macchinari per la Reingher, ma di scatolette di antidepressivi.

Sembrava che la Reingher stesse migliorando, ma la mancanza di Julie mi aveva fatto cadere in depressione. Più volte Giusy mi aveva suggerito di andare da lei e provare a farmi ricordare, ma non lo avevo mai fatto, probabilmente perchè avevo paura di fallire.

-Marcus, dobbiamo andare. – Giusy mi guardava sempre con quello sguardo di compassione e non mi piaceva. Dovevo andare a fare i test e la tac per vedere se ero guarito dalla Reingher, ma non ero molto fiducioso, perciò non mi alzai.

-Senti, so come ti senti. Ci sono passata anch’io. Tutti credono che tu sia uno stupido e ti trattano come fossi un bambino. Lo so, ma non puoi continuare così. Devi andare avanti, nonostante Julie. – Giusy si era seduta accanto a me, sul letto. -Ora hai la possibilità di liberarti di una delle due malattie che ti stanno facendo impazzire. E la Reingher è la più grave. Se guarisci da questa, sarai più motivato e avrai più possibilità di guarire dalla depressione. – mi guardò, cercando i miei occhi, fissi per terra. Decisi di farla contenta e di alzare la testa. -Ti prego, vieni. – i suoi occhi si erano svuotati dalla compassioni e sembrava quasi che le importasse davvero della mia guarigione.

-Va bene. – decisi di andare e di farla finita con la Reingher.

Ci alzammo dal letto insieme e la abbracciai.

-Grazie. – sussurrai tra le sue braccia. -Davvero, grazie. – volevo piangere, ma le lacrime non uscivano.

-Figurati. – ci slegammo e andammo. Era tanto tempo che non uscivo dalla mia stanza e percorrere quei corridoi mi sembrava una rivoluzione.

Quelle corsie erano tutte uguali, differenziate soltanto da dei cartelli qua e là con dei numeri senza alcun significato per me.

Non riconoscevo nemmeno un corridoio, ma poi uno riaffiorò nella mia mente dei ricordi: era quello di Julie. Mi girai e tentai di tornare indietro, ma Giusy, che probabilmente se lo aspettava, mi fermò.

-Non buttare tutto all’aria per lei. Attraversiamo questo corridoio, senza guardare dentro alla sua stanza. Nessuno sguardo, nessun ricordo, ok? – la guardo.

-Giusy, io… – le lacrime che prima non trovavo, adesso mi rigano le guance. -Non ce la posso fare. – la guardai e lei era così triste per me. Capiva che cosa stavo passando e che rivedere Julie mi avrebbe ucciso. Ma nonostante ciò, voleva convincermi che guarire dalla Reingher mi avrebbe liberato da tante cose, probabilmente anche dalla depressione.

-Marcus, stiamo per scoprire se sei guarito. – quelle parole mi convinsero, come mi avevano convinto ad uscire dalla stanza qualche minuto prima.

-Ok. – dissi solo questo, ma significava che avrei rivisto la ragazza di cui mi ero innamorato, che però, non si ricordava di me.

La sua stanza era la 412, e noi eravamo tra la 400 e la 401.

Guardai solo a destra, dove prima o poi sarebbe comparso il suo numero.

400-402-404… Probabilmente alla vista del 412 avrei girato la testa.

406-408-410… decisi di sì. Girai la testa dall’altra parte e vidi la 411. Non avevo la forza di vederla e Giusy, sicuramente, sarebbe stata delusa da me. La tristezza e i ricordi erano molti. Come aveva potuto dimenticarsi di me, dopo tutto quello che avevamo passato? Chi era Eric? Come potevo io guarire dalla Reingher, mentre chi ha l’Alzheimer può solo migliorare? Perchè io dovevo guarire, mentre Julie doveva morire senza nessun ricordo?

Sarà per queste domande o per la situazione che capii che un ultimo sguardo avrebbe soltanto migliorato tutto.

Girai la testa. La 412 era aperta e c’erano alcuni infermieri che stavano portando via le cose di Julie. Mi fermai di colpo.

-Giusy, che stanno facendo? Perchè portano via tutto? – chiesi preoccupato. Pensavo al peggio.

-Marcus, aspetta qui. Vado a chiedere. – Giusy sembrava preoccupata, in fondo anche lei teneva un po’ a Julie. La vidi parlare con gli infermieri e ormai non pensavo più. Avevo capito bene che cosa era successo. Giusy aveva la faccia ancora più triste di prima e quella fu la conferma. La vidi avvicinarsi.

-Marcus… – mi guardò negli occhi. -Non si ricordava di mangiare, di andare in bagno, di lavarsi. Marcus… non c’è più. – quelle poche parole, sputate in fretta perchè “prima o poi glielo si deve dire, tanto vale farlo velocemente”, mi accoltellarono il cuore.

Lo sapevo, me l’aspettavo, ma speravo che Giusy mi dicesse che era guarita e che era andata a casa.

_____________________________________________

Il dottore mi ha detto che la depressione ha danneggiato le probabilità di guarire dalla Reingher, ma che ce l’ho fatta lo stesso.

Non ho la Reingher. Sono depresso. Non ho Julie. Non ho più niente.

Che cosa succede?

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  • Fate decidere a me perchè ho in mente una bella idea. Può piacervi una specie di "dopo quarant'anni"? Fatemi sapere (100%)
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39 Commenti

  • Io dico di continuare così.Ed il salto temporale può comunque essere messo a causa della Reinger (o come si scrive…). Semplicemente a fine del nono capitolo, loro si svegliano pensando che sia tutto un sogno. Fin quando, nel decimo capitolo, non si reincontreranno e si riconosceranno 🙂
    Così salviamo capra e cavoli ^_^

    Per quanto riguarda Eric, non ricordo assolutamente in che punto è comparso, ma proporrei che fosse lui il motivo per cui Julie sia sopravvissuto 🙂

    Ciao 🙂

  • Ciao a tutti. Eccomi tornata con un nuovo capitolo. Scusate l’assenza, ma spero davvero di riuscire a continuare questa storia che mi sta piacendo davvero molto.
    Mi sono appuntata alcune cose che devo scrivere negli ultimi episodi, per esempio chi è Eric (avete suggerimenti?).
    Inoltre mi sono segnata anche il finale che Red aveva in mente, ovvero che lei lo aveva sempre creduto un sogno. Mi piace molto come idea, ma devo comunque trovare un modo per concludere la storia. E’ impensabile il fatto che lei guarisca, dato che ha già rischiato la morte e non è ancora in una bella situazione.
    L’unica opzione sembra quella di farli lasciare, ma così non ci sarà un lieto fine, a meno che…
    Pensavo piuttosto di spiegare Eric e di farli lasciare nel nono capitolo e poi fare un grande salto temporale a quando loro hanno qualcosa come settant’anni, e di farli rincontrare, entrambi guariti. A distanza di tempo è già più credibile la guarigione.
    Avevo l’idea dell’incontro da vecchi già dall’inizio, anche se pensavo di far morire uno dei due. Che dite invece di quest finale?
    Gili

  • Buongiorno a tutti. Scrivo questo commento per dire alcune cose.
    Questa storia mi è piaciuta moltissimo. Scriverla mi ha commosso più volte e mi è piaciuto metterci un po’ di tutti i libri che ho letto fin’ora. Ho cercato di personalizzarla il più possibile e il risultato mi è piaciuto davvero tanto.
    Come ho già detto in commenti precedenti, quella che avete letto non è la storia completa, dato che in privato la sto sviluppando, anche se, ovviamente, la trama rimane quella.
    E’ uno dei racconti migliori che io abbia scritto e spero vivamente di poterlo pubblicare, un giorno.
    Non ho ancora deciso se farlo finire positivamente o in un modo un po’ triste, quindi vi prego, ditemi la vostra opinione, che non so più come andare avanti.
    Annuncio già l’uscita di un nuovo libro che sto scrivendo. Si chiama “Dopo la fine del mondo”, ma non dico nient’altro. Lo stile è totalmente diverso rispetto a quello di “nessun ricordo”, ma è una storia che mi piace moltissimo lo stesso. Ogni capitolo è raccontato dal punto di vista di un ragazzo differente, vi può piacere?
    In ogni caso, sto ancora scrivendo “Nessun ricordo” e sono tentata di concludere con l’idea di Red Dragon, ovvero che Julie si sveglia, ma ha sempre creduto Marcus un sogno. Inoltre devo spiegare chi è Eric. Diciamo che accetti spunti e consigli (vi prego aiutatemi sono disperata).
    Spero che leggerete anche “Dopo la fine del mondo” perchè ci tengo moltissimo e mi sembra una storia intrigante anche quella.
    Ero partita con l’idea di chiedervi aiuto per la conclusione della storia e sono arrivata a presentarvi il mio nuovo libro, per cui direi di concludere qui questo commento.
    Grazie a tutti per aver seguito la storia e se avete idee per il racconto, scrivetemi (sì, lo so che è la terza volta che lo chiedo).
    Grazie mille.
    Gili

  • Hai realmente 12 anni? Perché da come descrivi le emozioni, i sentimenti che si possono provare in situazioni così complicate. Complimenti.
    Ho letto ora d’un fiato tutta la storia perché sono entrata da poco nella community. Mi è piaciuta. Una pecca è che a volte sei troppo sbrigativa, la storia può durare di più a mio parere.
    Non ho capito il senso delle varie opzioni che dai quindi voto a caso.

    • Ciao, sì, hai ragione, a volte sono un po’ sbrigativa, però ho paura che i dieci episodi non possano bastare. Sappiate comunque che in privato la sto scrivendo molto più lunga e carina. Spero di poterla pubblicare per intera un giorno. Comunque ho sempre avuto la passione della scrittura, ma ultmamente ho letto un libro che praticamente consiste soltanto nella descrizione delle emozioni del protagonista, per cui volevo provare.

    • Ciao, lo so. Non ho ascoltato molto le votazioni e questa idea del salto temporale può uscire bellissima, o orribile. Sppero la prima.Comunque avevo in mente qualcosa che non occuperà più di due o tre episodi, per cui dieci capitoli proprio non li riempio. Pensavo di migliorare questa storia in privato e poi un domani pubblicarla per intera, ovviamente qui su theincipit sarà un po’ meno carina ma spero comunque che vi piaccia.
      Gili

  • Ciao Emma, che dire mi fai quasi commuovere… Coltiva questa passione meravigliosa!
    vorrei darti due piccoli consigli. Uno è inerente la storia e riguarda la ragazza che esce per la prima volta dalla stanza dopo anni: un evento straordinario che non si può
    consumare con un semplice thè al bar come fosse cosa normale.
    Seconda cosa: alimenta la fantasia, approfitta dei voti dei lettori per svilupparla, è un esercizio che vale molto più di un storia già pensata. Brava, ciao?

    • Ciao volevo dirti che dato che uscire dalla stanza è una cosa abbastanza illegale per lei, perciò andare al bar vuol dire già tanto, ma apprezzo il consiglio.
      Per la fantasia, d’ora in poi, cercherò di usarla di più perchè ho esaurito i capitoli già pronti.
      Gili

  • Ciao, sono passata dopo averti visto sulla mia storia.
    Volevo innanzitutto ringraziarti per i complimenti, molto graditi, e complimentarmi a mia volta.
    Per avere dodici anni scrivi molto bene, e, aggiungerei, di temi molto delicati per un’età in cui, in genere, a queste cose non si pensa.
    Ho letto questo primo capitolo per curiosità e, anche se non seguirò la storia, ti auguro in bocca al lupo e di proseguirla a modo.

    Solo un piccolo appunto: prima di fare correzioni a qualcuno, assicurati controllando sul dizionario che si tratti di un “consiglio” valido 🙂
    Te lo dico senza malizia, perché anche a me è capitato di pensare “ma non si dice/scrive così”, e di sbagliare clamorosamente 🙂
    Buona fortuna cara.

  • Ciao Emma,
    è’ davvero sorprendente che già a 12 anni riconosci di avere una vera e propria passione per la scrittura…
    Ma ancora più sorprendente è la tematica che tocchi attraverso il racconto. La malattia, il dramma, la tua capacità di rapportarti già alla tua età con questi temi è una cosa piuttosto rara.
    Sai, molti persone adulte non sanno parlare di malattie. Nemmeno i medici sanno sempre farlo.
    Ho apprezzato molto anche la caratterizzazione dei due personaggi! E che riconosci che nella tristezza di una prigione (la malattia) possono avvenire degli incontri miracolosi che rendono la vita bellissima sempre e comunque.

    • Ciao. Grazie mille. Diciamo che quando l’anno scorso sono andata a vedere “A un metro da te” sono rimasta molto di stucco. Mi è piaciuto moltissimo. Ma poi settimana scorsa ho visto “Vivere due volte” e ho deciso di unire le due cose. Avevo già iniziato a scrivere qualcosa, quindi il secondo capitolo ce l’ho già pronto. Ciao.
      Gili

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