Ombre di farina

Dove eravamo rimasti?

Ultimo capitolo, gran finale. Ma come? Lasciate fare a me, cercherò di non deludervi! (58%)

La promessa

 Sui volti dei sette ragazzini si legge l’espressione di rabbia per ciò che hanno appena udito. Di certo, non sono venuti per finire in caserma, davanti al maresciallo. Giacumino, intanto, non sa come spiegare che alle ombre di farina è permesso solo ascoltare.

“Vabbuò, per ora lasciamo stare il maresciallo. Facciamo così: dirò a fra ‘Giovanni di accompagnarmi al campo rom, così proveremo a sapere qualcosa di questa Da… Da..”

“Dhael” concludono simultaneamente i sette ragazzi.

“Ho capito! Comunque Silvestro non sa niente e non mi fate altre domande, vi basti sapere questo. Se ci saranno novità, ve le farò sapere.”

Anche se un po’ delusi, obbediscono senza discutere. Ma sull’uscio della porta, o’ nanetto si volta e gli dice:“Giacumì vuje nun siete strano pecché vedete e’muort ma pecché o’nome vuostr al posto della O tene ‘na U. Ho chiesto pure alla maestra e dice che è sbagliato.”

Giacumino trattenendo una risata, risponde:”Mi hanno detto che mia madre scelse di chiamarmi così perché la U somiglia al ferro di cavallo che porta fortuna. Vabbuò? Mo, vattenne va’.”

Giacumino passa il tempo della giornata a riflettere sul da farsi. La cosa preoccupante, ora, è la ragazzina. Sarà davvero in pericolo?  Decide di telefonare a fra’Giovanni, ma al convento lo informano che è in ritiro ad Assisi e non tornerà prima di 3 giorni.

-Vabbè, vuol dire che domani andrò da solo-

Al calar della sera, Giacumino sale in camera e seduto sul letto, attende Silvestro che, poco dopo, inonda la stanza come un raggio di luna.

“Ti stavo aspettando. Devo dirti una cosa, – ho saputo di Dhael-.

Silvestro gli si avvicina come se volesse aspirargli il nome appena pronunciato.“

“Non sapevo neanche che facesse parte della tua banda. Ma la troverò, perché so che lei ci può aiutare. Intanto qui, tu non puoi stare, devo portarti alla tua tomba.”

Giacumino, conosce bene il cimitero: sono in pochi a sapere del cancello sempre aperto, sul lato ovest, nascosto dalle sterpaglie. Attraversa un dedalo di viuzze e arresta i suoi passi dietro un angolo, prima della  tomba, perché sente qualcuno piangere e ripetere -mi dispiace.-

Giacumino istintivamente si avvicina esclamando:”E tu chi sei?”

La ragazzina dai lunghi capelli neri, per un attimo lo guarda e poi scappa via.

“Aspetta” le urla Giacumino

La ragazza si ferma, si volta e inaspettatamente gli chiede: ”Silvestro è con te?”

Giacumino confuso, risponde: “Sì e immagino che tu sia Dhael”

Dhael, allora si tuffa tra le sue braccia riprendendo il suo sfogo: “Digli di perdonarmi, ti prego.” 

Dopo poco, si siedono ai piedi della tomba. Come un bravo confessore, Giacumino le chiede: “Perché Silvestro ti deve perdonare? Cosa è successo?”

Dhael, tira un sospiro e racconta: ”Io sono stata sempre un po’ diversa dalla mia gente, per quanto l’amassi, ho sempre desiderato altro dalla vita.

Sono stata felicissima di conoscere Silvestro e i suoi amici, perché mi hanno sempre trattato come una di loro. Poi, un giorno, mio padre mi disse che, presto, avremmo dovuto lasciare il paese per trasferirci al nord, lì mi aspettava il mio futuro sposo. È nostra usanza sposarci giovanissimi. Io non volevo, stavo male e così mi confidai con la  banda. Silvestro decise di aiutarmi e progettammo la fuga. Ci  incamminammo per Napoli, attraverso i binari della circumvesuviana, di notte perché  i treni non passano. Ma poi sentimmo urlare i nostri nomi: mio padre e mio fratello ci stavano inseguendo. Cominciammo a correre e quando ci trovammo dinanzi a quella nube di fumo decidemmo di proseguire lo stesso, ma gli occhi iniziarono a bruciare forte. Perdemmo l’orientamento. Sentii Silvestro tossire, subito dopo urlare il mio nome e poi …il silenzio. Stavo per cadere anche io, ma fu mio padre a salvarmi. Non ho mai visto piangere tanto mio padre come quella sera. Ama la sua famiglia. Per  paura di essere accusato dell’incidente, fece una telefonata anonima alla polizia e decise di abbandonare subito il paese. Nei giorni seguenti, mio padre, ha avuto così tanta paura di perdermi, da venirmi a dire che non gli importava più di certe tradizioni. Ma io lo stesso non ne fui felice, perché non potrò mai perdonarmi di aver abbandonato lì Silvestro. Così mi ha lasciato viaggiare da sola perché venissi a dargli un ultimo saluto. Giacumì, voi che avete il dono, ditegli che mi dispiace.”

Giacumino, si gira intorno, non lo vede, si alza, poi guarda in alto: l’ombra di farina è sospesa tra la terra e il cielo. Silvestro è felice, la tenerezza nei suoi occhi è diretta a Dhael e poi lascia che un alito di vento sgretoli il suo sorriso, fino a confonderlo con le stelle.

“Cosa sta dicendo?” gli chiede Dhael.

“Silvestro mi ha detto solo questo” e le mima il gesto che gli ha visto fare più di una volta.

“Oh sì. È la nostra promessa: l’amore mai nessun morir lascerà fin quando il cuore umano lo custodirà e nella sua anima per sempre batterà.”

Nella vita per conoscere la verità bisogna scovare i segreti . Nella morte non ci sono segreti perché le ombre di farina sono la verità.

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152 Commenti

  • Aomame,
    ho letto la tua storia conclusa perché ho riconosciuto il tuo nick tra le storie in evidenza. Mi ricordo di te quando ancora anche io scrivevo su questa piattaforma più che altrove.
    Grazie per averci regalato questa storia, è stato davvero bellissimo leggerla tutta d’un fiato. Tanto più che al capitolo otto ho fatto un salto dalla sedia con il titolo e un mare di risate nel leggere il testo. Solo chi frequenta e conosce Benevento sa del piccolo difettuccio caratteriale di chi la abita e tu l’hai reso perfettamente.
    Aspetto un tuo nuovo racconto, a presto!

    • Ciao Trix,
      è un piacere ritrovarti e sono felice che tu abbia letto la mia storia, riconoscendo quel “modo di essere” che caratterizza la nostra regione. Mi dispiace non essere più presente come una volta, ma prometto che appena andrò in ferie leggerò tutte le storie e senz’altro la tua come prima.
      Grazie, ti saluto ???

  • Mamma mia che finaleeeeeeee! Sono stato un quarto d’ora buono davanti alla morale e ci sto ancora pensando!
    A conti fatti e al netto di tutto, devo dire che ho seguito il tuo racconto con molto piacere e tantissima trepidazione. Alle volte sembrava tu volessi prendere altre strade: scommetto che è stata una bella avventura, scendere a patti con le nostre preferenze.
    Aspetto con ansia il tuo prossimo racconto. Se produci altro fa qualche altra parte, sarei lieto di seguirti, visto che siamo compaesani. Non dimenticare di passare sulla mia, di bacheca e… A presto :))))

  • Un finale perfettamente in sintonia con la storia, dolce e malinconico. Mi è piaciuto che tu non sia caduta nel cliché sugli zingari facendo del padre un mostro, ma un uomo diviso tra tradizione e amore per la figlia. Spero di essermi spiegata bene. Un racconto molto bello, lo porterò nel cuore per un po’. Aspetto il tuo prossimo lavoro!

  • Bel finale, il fatto che Silvestro non fosse stato ucciso forse si poteva un po’ intuire dalla scelta del genere scelto, però mi ha comunque sorpreso sapere quello che è successo veramente! Sempre a proposito dei generi, del racconto mi è piaciuto in particolare questa mescolanza tra giallo e racconto fantastico, il tutto inserito in un contesto sociale ben definito che descrive un certo tipo di mentalità. Poi l’idea di base l’ho trovata fin da subito molto originale e l’ho apprezzata molto, ti faccio i miei complimenti! Alla prossima storia 😀

    • Lorenzo sei sempre stato un lettore attento e per questo sono io che devo ringraziare te. Sono stata molto felice di averti tra i miei lettori e ti confesso che a volte mi sembrava che tu già conoscessi la storia, sembrava che mi leggessi nel pensiero ? ??‍♀️
      Grazie di cuore, a presto.

  • Ciao, Aoname.
    Un finale delicato con pennellate Di poesia che toccano il cuore. Molto belle le immagini di Silvestro che si avvicina a Giacumino per aspirare il nome della sua Dhael. Bello anche il momento del passaggio all’altro mondo.
    Se proprio devo fare un appunto, forse la ragazzina ha un linguaggio un po’ troppo maturo, ma è una sottigliezza e magari la notò solo io.
    Davvero molti complimenti per questo tuo bel racconto. Spero che tornerai presto a raccontarci un’altra storia.

    Alla prossima!

  • Ciao, Aomame,
    un altro bel capitolo, mi pare di scriverti sempre la stessa cosa, ma è la verità. L’immagine del corvo e del ragazzino affranto, pare quasi di vederli nella penombra della notte insonne.
    Sono sicura che non ci deluderai con il finale quindi, lascio fare a te.
    Ho idea che ci si riservi una sorpresa.

    Alla prossima!

  • Ciao! Ero tentata di lasciare fare a te, ma ero troppo curiosa di scoprire cos’è successo quella famosa sera, quindi ho scelto questa opzione.
    Mi è piaciuta molto l’immagine del corvo (lo rivedremo?) e il racconto dei ragazzini è stata molto piacevole da leggere, come del resto tutte le parti mezze in dialetto.
    Aspetto il finale!

  • Ciao 🙂 scusa il ritardo! Allora, da dove inizio..?
    La metafora del corvo è magnifica e l’ho trovata molto suggestiva.
    Finalmente parliamo coi ragazzini, che mi sono risultati molto simpatici. Gli spaccati umani vengono descritto bene e mi hanno fatto sorridere in molti punti.
    Vorrei poterti lasciar fare sul finale, perché so che non ci deluderai, ma ho votato per Si saprà cosa è successo quella sera.
    Nè ma chi è mó stu zing’r?
    A presto! 🙂

  • Grande pathos, inquietante la presenza del corvo, ma perfetta. L’inserimento della fidanzatina proprio al penultimo capitolo non mi è piaciuta molto, magari si poteva buttare un indizio o due anche prima (oppure c’erano e io non li ho colti?), comunque è solo una mia idea, moltissimi gialli si risolvono così, con il tassello mancante che salta fuori solo alla fine. Quindi sono per una conclusione classica, si saprà cosa è successo quella sera. Buon lavoro!

    • Grazie Valentina. La scelta di nascondere la fidanzatina è dettata dal mistero che gira intorno agli amici Silvestro. Nei capitoli precedenti il protagonista sospetta proprio di loro, ma non riesce a trovarli. Sarà tutto chiaro con l’ultimo capitolo. Grazie sempre per il sostegno ?

  • Ciao, Aomame,

    “Vorrebbe salire ma la sua schiena, questa mattina, non glielo permette e allora lascia che sia la sua voce ad arrampicarsi…” da questa frase parte un capitolo perfetto, strutturato, che scorre liscio come l’olio. Complimenti!
    Un altro autore, tempo fa, mi scrisse che non capiva perché tutti ci ostinassimo a concludere i gialli (con rivelazione del colpevole) sempre all’ultimo capitolo, per questo voto che Giacumino trova il colpevole e lo consegna alla giustizia.

    Alla prossima!

    p.s. È over Giacumì, avrei detto che la “o” andasse con l’apostrofo prima di “ver” seguito da altro apostrofo, ma magari mi sbaglio 🙂

    • Keziarica i complimenti li faccio io a te per l’ attento lettore/lettrice quale sei. Ho sempre trovato interessanti e graditi i tuoi commenti. Grazie davvero.
      Per quanto riguarda OVER diciamo che si può scrivere in entrambi i modi: di solito O’VER sta per VERO, mentre OVER sta per VERAMENTE. I dialetti oltre alle regole hanno anche una loro filosofia ?.
      Grazie ancora, alla prossima.

  • Giacomino, nonostante l’intraprendenza, non lo vedo molto detective e per quanto non mi piaccia che Silvestro gli dia apertamente una mano, credo sarebbe la conclusione più logica.
    Non vedo l’ora di vedere il penutiltimo capitolo.
    Come al solito, bei dialoghi, fluidi, che spingono la narrazione in avanti e che rivelano delle caratteristiche dei personaggi.
    A presto!!!

  • Un po’ troppo formale in monologo della signora Ferretti, sembrava più un narratore esterno che una confessione personale, ti sei un po’ persa il dialetto per strada. Mi riferisco a questo passaggio in particolare “Quella frase mi devastò. Lo lasciai andare e con lui anche tutto il mio dolore che impietoso si abbatté sugli scogli del mio cuore.”. Era perfetta se non fosse che è proprio la signora a pronunciarla, o ho mal interpretato il brano?
    Comunque, per il resto sempre un gran piacere leggere la tua storia. Voto per la sorpresa, ovviamente!

    • Il monologo è volutamente formale perché ha lo scopo di presentare la signora Ferretti molto diversa dal contesto letto finora. La frase da te riportata è detta proprio dalla signora Ferretti che ha buttato giù la maschera con l’ultimo ricordo che ha di Silvestro.
      Grazie come sempre per essere presente☺️

  • Ciao! Ho appena recuperato tutti i capitoli e devo dire che mi ha preso molto, nonostante non sia proprio il mio genere. Complimenti!
    Voto per “la ricerca dell’autore dell’incendio” perché secondo me potrebbe essere implicato nella storia. Aspetto il prossimo capitolo!

  • Sempre un ottimo racconto, mi piace che adesso abbia virato più verso il giallo che verso il “paranormale”, mi piace l’ambientazione in un paese di provincia, con i suoi riti, i suoi personaggi, la vita che scorre lenta e monotona ma che ad un tratto subisce uno scossone. Ho votato per Don Pasquale, mi ispira più delle altre due opzioni.

  • Siamo a più di metà racconto e a breve dovrai intrecciare i fili in un fiocco stupendo. Secondo me Giacumino potrebbe parlare con gli amici di Silvestro e farsi confondere un altro po’ le idee, in modo da avere più indizi.
    I miei complimenti sull’uso del dialetto: i dialoghi sono davvero scorrevoli e ben costruiti.
    L’idea di fondo dell’ombra di farina, usare un protagonista un po’ sui generis e fargli quella introduzione nel primo capitolo è stato quasi magistrale,così come l’uso del terzo episodio per iniziare la vicenda vera a propria.
    SE posso consigliare, datti quest’altro paio di capitoli per introdurre la morale/tema del racconto attraverso la tua abilità nel dialogo, ne uscirà un soggetto niente male.

  • CIAO, Aomame,
    complimenti! Di solito quando arrivo che un racconto è già troppo avanti tendo a scocciarmi e a desistere, ma non è questo il caso. Mi piace molto lo stile, mi piace la storia e come la racconti. Mi fa venie in mente Ricciardi di De Giovanni (che ho conosciuto grazie a un altro autore). Originale il punto di vista dell’operatore funebre (o’ schiatta muore’- scusa non sono di Napoli, non so se è scritto correttamente), mi piace la delicatezza del racconto. Non ho nulla da eccepire. Ho notato solo qualche cambio di tempo, ma forse è una scelta stilistica.
    Bene, ti seguo di sicuro e mi spiace solo di essere arrivata tardi, ma leggere tutto di fila, a volte, è pure meglio.
    Alla prossima!
    p.s. ho votato per gli amici, ma sono in minoranza… staremo a vedere 🙂

    • Purtroppo nelle province è difficile trovare parchi, ma la villa comunale che ho riportato, vanta un bel po’ di alberi secolari, molto apprezzati dagli studiosi del settore. Grazie per aver letto la mia storia.
      Alla prossima se ti fa piacere ?

  • Il racconto mi incuriosisce, è scritto bene, i personaggi sono interessanti mi piace come si sta sviluppando! Non mi fa impazzire la presenza del dialetto napoletano, ma sicuramente contribuisce a un’atmosfera più realistica, che contrasta bene con l’elemento soprannaturale. Voto per andare a parlare con Don Pasquale!

    • Grazie per essere passato e per il commento. Il dialetto napoletano é la “rete” della storia per questo motivo anche il nome dello stesso protagonista richiama il dialetto. Ma andando avanti con la storia tutto diventerà più chiaro. Grazie ancora?

  • Ciao, ho votato per andare a parlare con il maresciallo.
    Mi piace la storia e l’alternarsi di italiano e napoletano, crea un’atmosfera calda e confortevole!
    Forse in alcuni periodi c’è qualche virgola di troppo, però tutto sommato sono stai dei capitoli davvero scorrevoli e piacevoli, mi hanno incuriosito.
    Alla prossima!

  • Ho letto la storia dall’inizio e devo dire che è costruita molto bene. È una storia insolita… Mi piace che sia uno delle pompe funebri ad indagare e non il solito commissario. Fin dall’inizio mi chiedevo a cosa significasse “ombre di Farina” quando ho avuto la spiegazione l’ho trovato brillante. Il dialetto poi è costruito davvero bene. Hai molta fantasia mi piace! Per il seguito penso che sarebbe logico dire al commissario (che non gli crederà mai) quello che ha scoperto. So di essere in completa minoranza ma voto questa ipotesi.

  • Che inizio brillante! Un tema difficile, direi visto da un punto di vista insolito, mi piace anche l’uso del dialetto, rende la storia più “vera”. Se proprio dovessi fare un appunto è sul fatto che un bambino di un anno riesca a sopravvivere da solo per due giorni, ma nelle ultime righe del capitolo si trova già in parte la risposta al mio dubbio, poi un anno è un po’ poco per dire le prime parole, ma anche questo potrebbe essere funzionale alla storia. Ti seguirò sicuramente, buon lavoro!

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