Sulla I-70 per Salina
Utah, Settembre 1957, da qualche parte sulla Interstate 70
Avete mai pensato al piacere di un viaggio? Non alla permanenza, a quei tristissimi motel lungo le autostrade o a quelle ridicole località dove poter scattare un paio di foto da mostrare agli amici al ritorno a casa, intendo proprio in viaggio: quella enorme sensazione di leggerezza e liberà che si prova al volante di una vettura, con il motore che ruggisce sotto il cofano, la radio che canta Elvis e la mano sinistra a penzoloni fuori dal finestrino. Vedetela così, per me la libertà è questo, montare in auto ed inseguire partire alla scoperta di nuovi posti. Non importa davvero la mèta.
La mia Mainline del ‘53, un ferro da stiro usato d’occasione, fila liscia mentre il sole tramonta.
La macchina romba e viaggia tranquilla, io invece inizio ad accusare la stanchezza, sono giorni che guido da mattina a sera.
Trovo una stazione di servizio, così ne approfitto per fare il pieno e controllare la mappa.
L’auto si ferma, assetata, accanto alla pompa di benzina. Mi guardo attorno, ma sembra non ci sia nessuno.
Scendo ed apro la cartina sul cofano. Inizio a cercare dove potrei essere, quando sento:
– Salve! Arrivo subito!
Mi volto e vedo un uomo nel casotto della stazione di servizio
– Salve a lei- gli rispondo – dovrei fare il pieno
– Arrivo subito, mi dia solo il tempo di.. – non ha fatto in tempo a finire di dirlo che dall’interno si sente un rumore di vetri rotti
– Ahhh! Al diavolo! – dice lanciando in aria qualcosa
Prese la pompa ed iniziò a fare il suo.
Mi guardava dall’altra parte dell’auto, mentre cercavo qualche riferimento. Finito il rifornimento viene accanto a me e punta l’indice sulla carta:
– prosegui da quella parte, arriverai a Salina! È una cittadina tranquilla, c’è un buon diner, se devi cenare
Gli feci un gesto in segno di ringraziamento e gli allungai qualche dollaro per la benzina.
In poco raggiungo Salina. È un piccolo centro, un paesino come tanti.
Parcheggio l’auto ed entro nel diner.
– Benvenuto!- mi accoglie la donna alla piastra – si sieda dove vuole, ora le mando qualcuno!
Non ci sono tavoli liberi, così mi siedo al bancone. Dopo poco arriva una ragazza con le lentiggini, molto carina. Leggo il suo nome sulla spilletta “Liz”.
– Benvenuto! Scommetto che è venuto qui per i nostri hamburger, sono i migliori della contea!
In realtà sono giorni che mangio hamburger, ma è così bello vederla sorridere che annuisco e rispondo:
– hamburger e soda!
Penso agli affari miei ed intanto la guardo piroettare tra i tavoli con piatti e bicchieri, ed un bel sorriso in volto. Non è una bellezza sconvolgente ma ispira dolcezza, saranno le lentiggini, o forse il suo sorriso. O forse tutti e due.
Mi volto di nuovo al bancone e vedo ad aspettarmi la donna della cucina con la mia cena in mano, seria a fissarmi negli occhi.
Ho un nodo in gola. Mi guarda e non dice nulla. Lascia il piatto e si allontana.
Torna Liz.
– non farci caso – mi rassicura – mia zia tende ad essere molto protettiva
– beh, sai.. – cerco di spiegarle – magari mi ha visto che ti guardavo lavorare e..
Sghignazza in una silenzio.
Rimango un po’ attonito e stranito, mi fa un cenno con la mano e si allontana.
Devo dire che questo hamburger si difende davvero bene, non capita spesso di mangiare qualcosa di tanto buono!
– è davvero ottimo – domando alla donna in cucina – cosa ci mette per farlo così buono?
Lei si volta, mi guarda dritto negli occhi, mi punta la spatola in volto e dice:
– ci ho messo l’ultimo che lo ha chiesto!
Ci guardiamo ed iniziamo a ridere.
– è solo buon manzo americano e qualche spezia – mi dice – sono felice che le sia piaciuto
– beh, devo ringraziare sua nipote che me l’ha consigliato
Lei, incerta, mi guarda e dice:
– questo non è il suo posto, prima o poi andrà via – quindi si avvicina – L’ho vista con un ragazzo, ha una moto, la porta in giro..
Si interrompe perchè torna Liz.
– Tutto bene? – ci chiede
– Assolutamente – le rispondo – stavo giusto dicendo che mi hai dato un ottimo consiglio
Lei mi guarda e sorride.
Lascio i soldi del conto sul bancone e le allungo qualcosa come mancia.
– dove posso trovare un posto per la notte?
– se vuole ho una stanza, è qui sopra il locale.
– Non penso ci sia altro da dire allora, la prendo.
Lei mi lancia un mazzo di chiavi.
– queste sono le chiavi, non sarà il grand hotel, ma le lenzuola sono pulite.
La ringrazio ed esco. Ormai le strade sono vuote, si vede ancora qualche luce accesa alle finestre e poche voci confuse interrompono il silenzio.
Prendo la valigia dal baule e chiudo l’auto.
Salite le scale arrivo alla mia stanza, la luce illumina quanto basta per aprire la porta.
La stanza è piuttosto antiquata e spartana, ma è quanto basta per una notte.
Il letto scricchiola.
D’un tratto sento arrivare una moto. Guardo alla finestra e vedo Liz, la ragazza del diner, uscire e montare in sella con lo sconosciuto impomatato. Nemmeno un istante che ripartono.
Beati loro, che vivono i loro sogni! Mi dico. Io l’unica cosa che posso fare è andare a letto e sognare quel che mi aspetta.
Cosa succederà al risveglio del nostro viaggiatore?
- Un problema all’auto lo costringerà a rimandare la partenza (50%)
- Verrà informato che la ragazza del diner è scappata ed andrà a cercarla (13%)
- Riprenderà il suo viaggio, prossima tappa Las Vegas! (38%)

15/06/2020 at 15:37
Non c’è cosa più snervante che dare via parte della propria libertà. Voto perché rimanga impantanato, almeno per un po’.
Ciao e complimenti per la vivacità e la fluidità del ritmo di questo capitolo.
Vediamo un po’ come si muove in nostro protagonista e soprattutto che ostacolo incontra.
Ti seguo!!
26/04/2020 at 22:26
Not bad. È ben descritto per essere un romanzo storico. Mi pare una intro di Stephen king anche se siamo nell’Utah. Ho presente il paesaggio se non sbaglio alla Willy e coyote giusto ? Ti seguo volentieri
23/04/2020 at 12:13
Per caso hai letto Kerouac? 😀
A parte gli scherzi è davvero un bell’incipit e la storia mi incuriosisce, anche se ho notato nelle descrizioni e nelle caratterizzazioni dei personaggi molti elementi legati a un immaginario degli Stati Uniti forse un po’stereotipato, però per il resto mi è sembrato buono. Anche se sono in minoranza voto per il problema all’auto!
22/04/2020 at 12:41
Hai ragione! la parte più interessante di un viaggio è il viaggio stesso. Viaggerei per giorni e dopo questa quarantena anche per mesi. Ma visto che non possiamo farlo almeno seguo il tuo viaggio ??
22/04/2020 at 13:06
Buongiorno Aomane, approfittiamo per viaggiare con la fantasia fino a quando non potremo tornare a viaggiare davvero. (E comunque viaggeremo di fantasia anche dopo!) Per ora com’è viaggiare per gli stases!
22/04/2020 at 11:25
Quack quack ciao!
L’incipit lo trovo veramente interessante, ho notato giusto un paio di errori che passo sicuramente in secondo piano rispetto alla storia.
Un bel racconto on th road nell’America post conflitto mondiale, mi piace, mi piace parecchio!
Seguo interessato!!
22/04/2020 at 12:25
Buongiorno Oca Loca, sei molto gentile e ti ringrazio, sono lieto di non essere l’unico affascinato dai racconti “on the road”, spero che il proseguo possa continuare a soddisfarti.
So di avere molto da imparare, punto sempre a migliorare e migliorarmi ed ogni consiglio o critica (costruttiva) sono ben accetti. 🙂