1545

Non avrai altro Dio all’infuori di me

Correva l’anno del signore 1545. Il cristiano re di Francia si era alleato con gli infedeli turchi dichiarando guerra al Sacro Romano Impero Germanico e all’Inghilterra. Le piaghe dell’apocalisse non risparmiarono il Ducato di Milano che si ritrovò al centro del conflitto e di appetiti stranieri. Le atrocità della guerra si sarebbero protratte fino al giugno del 1546 e pure il monastero, dove ora vivo, non fu risparmiato. Orde di mercenari vi si riversarono alla ricerca di oro e argento di cui fare preda ma i miei confratelli non cedettero alla viltà dei peccatori . Padre Giovanni fu decapitato nel chiostro e un suo bronzo è stato ivi posto per commemorare il suo martirio.

I fatti che mi preme di raccontare avvennero tra l’ottobre e il novembre del 1545 in un piccolo comune di cui non farò il nome, in prossimità del confine elvetico. Le principali autorità cittadine, spaventate dall’incombere del conflitto, fuggirono vigliaccamente e le rendini della città furono prese dalle autorità ecclesiastiche e dalla Santa Inquisizione. Quest’ ultima, vista la vicinanza del comune con le terre degli eretici Luterani e  Calvinisti, non esitò a reprimere qualsiasi cosa e qualsiasi pensiero sembrasse minacciare l’ortodossia cattolica. Nel solo 1544 cinque roghi di tre donne e due uomini illuminarono cupamente la piazza  della città: le fiamme dovevano ridurre a cenere i corpi dei peccatori nella speranza di salvare le loro anime ma nè il corpo né l’anima di questi martiri (si martiri, non eretici) aveva mai conosciuto il peccato.

La situazione finanziaria in tutto il ducato era precaria e Francesco da Monza, un banchiere incaricato dal Duca di Milano di sorvegliare i comuni più periferici ,perì di infarto, o almeno così fu riferito.  Al suo posto fu deciso di inviare un giovine di nome Cosimo, proveniente da una agiata famiglia di commercianti del mantovano. Il giovine da ragazzo non seguì la famiglia nei suoi affari economici ma, su consiglio di un prete, fu destinato agli studi dapprima a Milano poi alla Sorbona  di Parigi. A soli 23 anni aveva curato una traduzione degli Elementi di Euclide  e scritto arguti commenti sull’opera di Tertulliano. Si era ormai ritirato da qualche messe nella Repubblica di Genova per proseguire i suoi studi di economia bancaria ma fu richiamato in patria per compiere questa delicata missione. Nell’anno del Signore 1545 Cosimo aveva 25 anni. Nel suo tragitto verso il confine elvetico era accompagnato da Frate Alberto, un domenicano originario di Napoli più interessato ai piaceri della tavola che alle dispute teologiche, e da tre uomini di scorta scelti personalmente dal Duca. Per Cosimo fu motivo di gioia sapere che nella città avrebbe ritrovato Nicola suo vecchio compagno di giochi che non vedeva da ormai 9 anni, e che era diventato capo della guarnigione cittadina. Mancavano ormai due giorni di cammino. La comitiva passò attraverso campagne che portavano ancora i segni delle funeste battaglie che si erano consumate: campi abbandonati, città semidistrutte e talora corpi di infelici soldati a cui non era stata concessa una cristiana sepoltura.  Il gruppo stava marciando quando udì grida femminili : ” lasciami stare! lasciami!” . Richiamati dagli strepiti, i cinque decisero di vedere costa stesse accadendo. Si trovarono davanti ad uno spettacolo proprio della bassezza degli uomini che abbandonano i precetti di Dio. Un uomo di mezza età, probabilmente un contadino, stava avvinghiato ad una giovane fanciulla nel tentativo di farle violenza. Lei riuscì a divincolarsi mordendo l’orecchio del villano che, non dandosi per vinto, le ripiombò addosso. ” Ora ti faccio vedere io sgualdrina!” e mentre diceva tali volgarità le stava per sferrare uno schiaffo ma intervenne provvidenzialmente un soldato della scorta. Visto quest’ultimo, il villano si impaurì e iniziò a correre  come una lepre nella campagna. Cosimo e i suoi prestarono immediatamente soccorso alla fanciulla che fortunatamente non aveva riportato ferite. Doveva avere poco più di vent’anni, era alta con capelli e occhi scuri e seno prosperoso. La sua vista turbò il casto spirito di Cosimo. Al contrario Frate Alberto si lasciò andare ad un commento lascivo. ” Signore dammi castità e continenza, ma non subito” disse Cosimo ironicamente al Frate citando il Santo di Ippona. Il frate smise allora di parlare (ma non di guardare in modo peccaminoso la giovane) e Cosimo le disse : ” da dove venite? queste terre non sono adatte ad una fanciulla e specialmente ad una fanciulla che viaggia da sola”. ” Sono una sfollata” rispose ” sono fuggita dalle terre del lodigiano devastate dai francesi. Il mio nome è Anna”.

Che farà Anna?

  • Li seguirà per un breve tratto per poi proseguire per la sua strada. (0%)
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  • Non si aggregherà al gruppo (0%)
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  • Si aggregherà al gruppo (100%)
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14 Commenti

  • Ciao Ma Re 🙂 sono molto intrigato dal mistero dietro questa giovane, sebbene non ho ancora nessuna idea, per cui suggerisco venga arrestata per poterne sapere un po’ di più.
    Posso invitarti a spendere qualche minuto in più per rivedere la sintassi e l’ortografia?
    Nessuno ti corre dietro ed è un peccato rovinare una storia così carina per qualche refuso!
    A presto 🙂 ciao!

  • La storia continua a piacermi, mi piace particolarmente la scelta dello stile linguistico che rispecchia l’antichità della storia. Mi sembra di leggere uno di quegli antichi manoscritti scritti da monaci e preti.
    Lo studente è interessato agli studi di Cosimo

  • Ehy Ma Re 🙂 davvero intriganti questi due capitoli: c’è una bella schiera di personaggi evocativi e leggermente stereotipati che non vedo l’ora di conoscere meglio; davvero un bel ritmo, battente e allegro, ma non sono troppo convinto dai dialoghi. Continua a provare e sperimentare, hai uno stile con del potenziale 🙂 ti seguo con piacere, la storia sta diventando sempre più interessante, ed ho votato per uno studentello ubriaco da opporre al nostro protagonista!

  • Mi piace lo stile d’altri tempi che hai utilizzato, si adatta molto bene con l’ambientazione del racconto. Ti faccio notare solo qualche svista (“rendini”, “nè” al posto di “né” e un “si” senza accento), ma immagino sia solo distrazione, per il resto non ho altri appunti da farti. Voto per far unire Anna al gruppo!

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