Le scale
Breve Prologo
Voi come definiresti una famiglia normale?
O meglio ancora, esistono famiglie normali?
Probabilmente oggi non possiamo più raffigurare la famiglia normale con quella chiamata tradizionale, composta da una mamma, un papà e due o tre figli.
Se vogliamo cogliere un aspetto dal punto di vista antropologico possiamo dire che, le famiglie cambiano col cambiare dei tempi. Le famiglie degli anni Novanta erano diverse da quelle degli anni Sessanta. Poiché le loro esigenze erano diverse, le loro prospettive socio-culturali, assieme a loro spazi di movimento erano diversi, la tecnologia era molto diversa.
Chissà se vi siete mai chiesti quale fosse la famiglia normale, la vostra o quella degli altri, quella dei vostri amici, dei parenti o quella dei vicini ?
Ebbene, le famiglie protagoniste di questo racconto possiamo dire che sono famiglie normali del terzo millennio?
Come quella dei La Duca.- I quali, nel bel mezzo della loro quotidianità, inconsapevoli per quanto strana e imprevedibile possa rivelarsi la vita, improvvisamente si son trovati coinvolti in una triste tragedia famigliare.
Il gatto ubriacone
Palermo -ore 13,00. Piazza S. Basilio 21 Maggio 2016.-
Improvvisamente mi ritrovai completamente avvolto dall’oscurità. Era come se qualcuno avesse spento la luce. Pensai ad strano sortilegio ottico, ero come se fossi stato accecato dal bagliore del sole. Le mie pupille si erano dilatate a causa di un raro fenomeno chiamato midriasi, succede quando si passa improvvisamente dalla luce al buio, ed era quello che mi era capitato dopo aver varcato il portone d’ingresso. Sopraffatto dal buio non capii quanti passi avessi fatto, non immaginavo di inciampare come uno stolto sul primo gradino di quella scala.
E che cazzo! Stavo per cadere. Lo Iacono mi afferrò per un braccio, riequilibrandomi, come un padre col suo bimbo alle prese coi suoi primi passi. Passarono alcuni secondi, prima che iniziassi a focalizzare bene l’ambiente circostante. Nel contempo un forte e fastidioso odore di cipolle mi ridestò completamente. Proveniva da una borsa colma di bulbi rossi, poggiata a terra ai margini del portone. Lo Iacono intanto era già salito su per le scale. Io invece rimasi con lei.
Non riuscivo a distogliere il mio sguardo dai suoi occhi grandi, come non ne avevo mai visto prima. Erano azzurri, rivolti verso il cielo. Quel giorno il suo cielo doveva essere molto triste, cupo, come il soffitto di un vano scala di quel vecchio palazzo. Il suo volto mi appariva disteso, sereno. Le guance rosee erano ancora calde, come le sue labbra chiuse che, sfiorandosi disegnavano un sorriso, quasi accennato. I suoi capelli neri e lisci, girati su un lato del viso mostravano parte della ferita mortale.
Che strano mistero che era la morte, quella giovane donna, bellissima, deceduta accidentalmente, eppure sembrava sorridesse. Era distesa sottosopra sulla prima rampa di scale con la testa in direzione dell’androne. Doveva aver perso l’equilibrio ed era ruzzolata giù, subito dopo il pianerottolo del primo piano. Ha sbattuto la testa ed è morta sul colpo. Che triste destino! Fu la prima cosa che pensai.
Il top di cotone bianco intonato coi jeans testimoniava la sua scelta nel saper vestire casual, in perfetta sintonia col clima primaverile, estivo. I suoi jeans chiari, aderenti e attillati in quel corpo inerme, esprimevano tutta la loro sensualità.
Quella di una ragazza attraente, dal corpo modellato da forme sinuose cui potevano sprigionare nell’immaginario erotico maschile le fantasie più sfrenate. Mi lasciarono perplesso le sue scarpe nere, attraenti, ben rifinite, molto belle e molto alte, con tacco da dodici centimetri. Avvenenti e fatali, inadeguate a scendere quelle maledette scale. Accanto al corrimano della scala, due operatori del 118 cercavano di consolare un giovane in lacrime, disperato e tremante sorseggiava dell’acqua da un bicchiere di plastica. Non passò inosservato per via della sua raffinata eleganza, con la sua finissima camicia blu che sembrava scivolasse leggiadra sui suoi pantaloni classici dal tessuto leggero.
– «Sono il sostituto commissario Federico La Rosa, della Questura di Palermo. Lei è un parente?» Chiesi sommessamente.
Il giovane annuì mentre armeggiava col suo smartphon nel tentativo di comporre un numero.
«Ha chiamato lei il 118?» Non rispose. Tremante chinò in avanti ripetutamente il capo.
«Lo Iacono, dimmi, dimmi pure, non stare li impalato.» Iniziavo a perdere la pazienza.
«Ispettore, il tacco rotto era sul secondo gradino, sotto il pianerottolo al Primo piano.»
Alzando il braccio destro l’agente della mobile mostrò il pezzo mancante della scarpa.
«Entrando ho notato delle videocamere. A questo punto….» Lo Iacono mi additò il punto esatto della videocamera.
«Ma un momento.» Per un attimo esitai.
Non intendevo allontanarmi da quella scala e da quell’uomo.
«Mi fornisce le sue generalità?»
Ancora una volta la mia richiesta era diretta a quel giovane sconvolto. Ero speranzoso di sentire finalmente la sua voce.
Nel prossimo capitolo assisteremo ad un salto temporale per scoprire la famiglia La Duca, partiremo:
- dal padre (43%)
- dai figli (57%)
- Dalla mamma (0%)

25/07/2020 at 07:51
Ciao Alex,
bentornato.
Devo essere sincera, all’inizio mi sono un po’ persa, poi ho riletto e ho capito. Ti faccio subito notare un refusino nella prima frase e manca una “e” a smartphone. C’è qualche aggettivo di troppo, tipo: jeans aderenti, attillati che, praticamente, vuol dire la stessa cosa, ma forse volevi indugiare sul fatto che agli occhi del protagonista la ragazza appare provocante, nonostante le circostanze.
So che hai ottime capacità di scrittura e di modellamento dei personaggi quindi, aspetto il prossimo episodio e voto per il padre.
Alla prossima!
30/07/2020 at 09:24
Ciao Kezia, intanto grazie per esser passata a leggere l’incipit. 🙂
Mi incuriosisce sta cosa che ti sei persa… Se ti va, se puoi chiarirmi questa circostanza.
Grazie come sempre per la tua attenzione.
A presto
30/07/2020 at 11:59
Non avevo capito perché il poliziotto non avesse notato il cadavere, in realtà non avevo neanche capito che fosse un poliziotto, mi ero persa Lo Iacono e la midriasi. Infatti ho aggiunto che, una volta riletto, ho capito.
17/07/2020 at 16:46
Credo che nessun membra della famiglia possa descriverla meglio dei figli, con tutte le problematiche e le cose positive che essi vedono all’interno della stessa.
Molto molto il tuo Incipit, il quale riesce perfettamente a far entrare il lettore all’interno della scena descritta e a guardarla attraverso gli occhi del protagonista che sta vivendo tutto ciò in prima persona.
Ti seguo con piacere.
18/07/2020 at 10:54
Salve Rossella. Grazie per il tuo tempo e per l’apprezzamento.
Si sarebbe interessante vedere il mondo con gli occhi dei figli, il problema è esserne capaci, boh vedremo. Ad ogni modo, mi hai dato un un’idea.
Mi auguro e spero di non deluderti.
Ciao e grazie
14/07/2020 at 13:49
Dal padre, credo?
Bene il prologo. Bene il setting. Un po’ meno le descrizioni e un po’ più dialogo: non aggiunge molto alla storia, considerando che hai deciso di troncare la narrazione con um flashback.
Ti seguo incuriosito ma puoi fare molto meglio 🙂
18/07/2020 at 10:44
Ciao Gianluca grazie anche a te per aver letto l’ incipit.
Cercherò di seguire i tuoi consigli. ho dovuto troncare la narrazione iniziale perchè penso rientra nel mio stile di esporre le mie storie, diversamente sarebbe stato impossibile o innaturale.
Ciao e grazie
13/07/2020 at 17:00
Le prime parole del prologo mi hanno subito ricordato l’incipit di Anna Karenina, mentre il resto ha un’atmosfera molto da giallo, e visto che il genere scelto è invece l’avventura mi aspetto parecchie sorprese! Anche perché si vede subito che sai scrivere molto bene e sono sicuro che la storia prenderà pieghe interessanti 😀
Voto per i figli, visto che possono dirci qualcosa anche sui genitori!
18/07/2020 at 10:41
Ciao Lorenzo pensavo di averti risposto, ma mi sbagliavo.
Non saprei che dire, non ho mai letto Tolstoj, per cui sono lusingato per l’accostamento.
Sull’incipit a dire la verità non sapevo dove relegarlo se giallo o avventura. Il giallo segue degli schemi ben precisi e in questo caso non ne sono sicuro, boh.
Penso lo sapremo alla fine.
Grazie a presto
10/07/2020 at 14:17
Ciao!
Questo incipit mi ha un po’ spiazzata, all’inizio sono rimasta stupita non mi aspettavo assolutamente di ritrovarmi sulla scena di un omicidio o suicidio. Ci ho messo un po’ per ritrovare chiarezza anche perché lui guarda il cadavere e lo giudica come se ancora la ragazza fosse viva, molto strano. Con ciò voglio dire che il tuo incipit non è per niente banale, anzi promette una bella e un’intricata storia.
10/07/2020 at 18:54
Ciao Connie grazie anche a te per il commento.
Penso che sia determinante il mio stile di scrittura, nel senso che influisce moltissimo nella stesura dei miei racconti.
Però nessuno ha parlato di omicidio o suicidio, tutto lascia pensare ad una sfortunata tragedia.
Ciao e grazie per l’apprezzamento.
10/07/2020 at 11:40
Io direi di partire dai figli.
Alex, incipit scritto magistralmente. Ho vissuto la scena come l’ha vissuta La Rosa, entrando in un portone buio e focalizzando il cadavere di una bellissima ragazza riversa sulle scale.
Dalla trama e dal prologo del racconto non ho ancora capito cosa hai in mente di raccontare e sono davvero curiosa di leggere il seguito.
Al prossimo capitolo!
10/07/2020 at 12:29
Salve Trix, grazie per il tuo commento.
Mah, questo Incipit è nato così per caso, a inizio anno, da un idea e da un sorriso. (stranamente)
E poco dopo ho iniziato a mettere giù qualche appunto.
L’idea sembra quella di una storia semplice ma complessa, con l’aiuto di The Incipit spero di riuscire nel mio intendo.
Grazie Trix a presto