Dove eravamo rimasti?
Alba
Anche se cammino nella valle delle tenebre, non temerò alcun male, perché tu sei con me.
Aronne, però, era solo.
Correva a perdifiato in un buio che non accennava a farsi meno intenso, denso come il fumo di un incendio, in grado di bloccare la luce dell’alba.
Quella dannata valle di tenebre aveva confini? Sarebbe finita, prima o dopo?
Aronne non si azzardò a chiederselo, per paura di perdere il filo della preghiera, per timore di lasciare aperto un minimo spiraglio di mente e vederselo occupato non da un raggio di speranza, bensì da altro orrore.
Dopotutto, quella voce era ancora lì, sulla soglia. Lo aspettava, ripeteva ossessivamente la stessa orrida pulsazione di quella mattina.
Accecarsi con la fede lo avrebbe salvato dalla cecità spettrale promessa da quella cantilena senza parole?
Non pensare, dannazione. Continua a correre.
Era Aurelio ad incoraggiarlo. La necessità della separazione non ne leniva lo strazio, ma almeno lo spettro della voce dell’amico ovattava ulteriormente l’orrendo richiamo.
Aronne deglutì e ansimò, si strinse le braccia al petto per non perdere la presa sul proprio fardello. Da tiepido e confortevole, il carico del ragazzo si era fatto freddo, inerte, morto.
Si trattava di un vaso antico, un sepolcro per un organo pulsante di sangue rancido, strappato dal proprio corpo.
Proprio da lì proveniva la pulsazione, una parodia di vita rigettata dall’aldilà e ricacciata tra i veri vivi.
Non sarebbe stato in grado di spiegarlo in altro modo, smarrito com’era.
Smarrito. Perduto.
Dov’era il porto? Dov’era il Nord? Come diamine faceva ad orientarsi con quel rumore e quel buio disgustoso tutto intorno?
Un conato di vomito gli chiuse la gola a causa del sapore caustico del respiro esausto e, per riaprirla, Aronne non trovò altra soluzione che urlare di frustrazione.
Che importava farsi individuare, a quel punto? Bastava non fermarsi, dopotutto! E poi…magari qualcun altro lo avrebbe sentito! Magari era più vicino al fiume di quanto credesse!
Urlò ancora e ancora, fino a sovrastare tutto il resto: il latrato della tempesta, i corpi ingoiati dalla notte, persino gli ordini di Aurelio e il dolore che lo pervadeva.
Non smise fino a che non percepì un cambiamento sotto le piante dei piedi ormai insensibili.
Acqua.
Le ginocchia tremarono, prima di collassare sotto allo scarso peso del ragazzino. Acqua tiepida gli lambì le cosce, quieta come mai prima d’ora, mentre il calore del Sole iniziò lentamente a riscaldargli le guance gelide.
Eccoli, il fiume e l’alba.
Ci era riuscito.
“Signore! Si sta svegliando!”
Il comandante scattò in piedi, seguito alla chetichella dal soldato ancora trafelato per l’urgenza di riferire quella notizia.
La bella stagione intiepidiva quel puntino remoto del limite settentrionale dell’Impero, a miglia e miglia di distanza dalle cateratte del Nilo Bianco, ma la tensione saturava il castrum al posto della nebbia.
“Il lupo non ci permette di avvicinarci, mostra le zanne a chiunque, meno che a voi.”
“Non colpitelo. La bimba ne soffrirebbe.”
Gli uomini ritti sulla soglia della baracca si scostarono per far entrare il comandante.
Accoccolata sul giaciglio, la creaturina bionda tremò d’intirizzimento, prima di stendere timidamente un braccio verso il vuoto oltre i suoi occhi ciechi, fino a che la manina orba dell’anulare non trovò una mano calda e callosa a stringerla.
Il fitto pelo della bestia sotto di lei si gonfiò, ma senza aggressività. La rispettosa delicatezza del comandante era stata premiata.
“Dunque, piccola? Cos’è capitato?”
“Ho rifatto quel sogno.”
“Che sogno?”
“La terra veniva ricoperta da una coltre scura e cominciava a sgretolarsi. Dalle crepe…tanta acqua e tantissima sabbia, ovunque, come un fiume in piena. Negli accampamenti, nei villaggi…nella Città.”
La bambina era una piccola barbara, eppure la sua lingua tesseva un latino sorprendente. Sapeva a che Città si stesse riferendo, ma il comandante non osò comunque interromperla.
“Anche la città si sgretolava. Le macerie venivano inondate e uomini e animali annegavano. Rimanevano solo i bambini e tra di loro ce n’era uno tutto bianco.”
“Un bambino bianco?”
“Il bambino bianco giocava con le viscere di sua madre. Se le litigava con gli altri bambini, li picchiava fino a strappargliele dalle mani. Se cadevano le pescava dal fango, in mezzo alla distruzione. Poi le cuciva per farne una bambola, come fanno le bambine. Mi vedeva…mi ha chiamata, voleva giocare con me.”
“E la Città?”
“Alla fine, anche lui… annegava. I flutti se lo…portavano…via…”
Le quattro dita sottili persero la presa e si abbandonarono mollemente all’incoscienza, conciliata dalle premure quasi fraterne della belva nera.
Malgrado le vertigini, il comandante uscì. Sulla soglia lo attendeva un suo pari grado, recante l’effige della Cohors Arcana.
“Quindi, Fabrizio? Nulla sui moti rivoltosi dei druidi, ma diversi dettagli in più riguardo al massacro del Nilo Bianco e al canopo disperso.” L’uomo sospirò. “Peccato non averla trovata prima.”
“Meglio ora che mai, Calgar. Ora hai un altro augure.”
19/06/2021 at 19:26
Ho come l’impressione che questa storia non finirà qui. Non so se sarà questo il luogo dove deciderai di dare forma al tuo seguito, ma sono abbastanza certa che un seguito ci sarà.
Dal basso piedistallo concessomi dal mio gusto personale (che è diverso dalla cortesia) io ti dico che questa storia mi ha sempre affascinata. Hai trascinato il lettore in modo diretto, chiaro ed efficace in quest’ambientazione particolare senza mai annoiare. Sicuramente la tua è una storia complessa, che ha patito più di altre il limite dei cinquantamila caratteri perché avrebbe avuto bisogno di più spazio per dipanarsi, come il filo di una matassa che srotolandosi a terra a un certo punto si scontra col muro (e perdona pure la metafora moscia).
Sarò ignorante – e sicuramente anche polemica – ma io non ho mai disdegnato questo racconto, né il tuo modo di scrivere. È d’obbligo sottolineare che c’è sempre spazio per migliorare, ma non v’è dubbio alcuno che il tuo modo di scrivere abbia lasciato qualcosa in me, visto che sono tornata più volte a recuperare la tua storia. Leggere di certi atti di baldanza – senza che nessuno li abbia richiesti peraltro – mi infastidisce sempre, soprattutto quando mi ricordo che siamo su TheIncipit e non seduti alla scrivania di un editore che ci condurrà diretti in una libreria.
Detto ciò spero di rileggerti presto. Buona scrittura!
11/04/2021 at 20:29
E così, dopo 9 lunghi mesi, si conclude questa storia! Mi ha preso fin dal primissimo capitolo, emozionandomi e trascinandomi in questo mondo tanto antico quanto “arcano” (perdona il pessimo gioco di parole). Ovviamente, quale avido lettore, non posso che dire “Sì ma…e poi?!” Non credere, questa non è una critica; sono genuinamente stupito del finale ed al tempo stesso amareggiato…perchè voglio sapere di più! Mi sembra che ci siano così tante domande insolute, così tante cose ancora da sapere sulla Cohors Arcana e, soprattutto, su questo ultimissimo personaggio introdotto proprio ora, all’ultimo capitolo!
Il mio giudizio finale è positivo, con quella puntina di speranza nel vederti scrivere ancora ed ancora, dato che il tuo racconto mi sarà di conforto in tanti momenti della giornata così come lo sono stati questi capitoli per tutti i mesi passati!
Complimenti ancora, complimentoni davvero!
25/03/2021 at 13:04
In fondo sono un’ottimista, quindi dico finale positivo.
Ho recuperato ben tre capitoli, ma devo dire che se ho trovato i precedenti due “di transizione”, questo qui l’ho apprezzato per le considerazioni che i due ragazzi fanno sulle donne. D’altra parte è facile conquistarsi il mio favore con queste tematiche ehehe. In ogni caso, spero in un finale col botto, positivo o negativo che sia.
A presto!
25/03/2021 at 17:48
Ciao Trix, grazie per essere ritornata e per aver seguito la Coorte Arcana fino ad ora.
Sono una madre disamorata nei confronti di questo povero racconto, lo concluderò al meglio. Ho già preso in mano la sua rielaborazione, mi servirà del tempo e della pratica per trasformarlo in una bella opera fatta di eventi, anziché di transizioni.
Fino al prossimo aggiornamento, linea allo studio.
19/03/2021 at 01:53
Ciao Linea, l’avevo capito che era ispirato da Lex Arcana, sai? Io sono particolarmente interessato a tutte le subcreazioni con storie del mondo alternative, e poi sono un Roman fanboy e quindi non posso che adorare la tua subcreazione.
Però il tuo stile è improponibile. Sarò cattivo ma bilancio la cortesia degli utenti che è pericolosa e distruttiva per il tuo miglioramento tecnico. Perché adesso come adesso tu scrivi, in una parola, male. La tua scrittura è ampollosa, usi sempre descrivi astratti e mai dettagli concreti, la paratassi non è sostenuta con nessuno strumento che la giustifichi e costringi il lettore a rileggere per capire, troppe metafore sono mosce e fanno storcere il naso.
Ti edito solo il primo capitolo. Già dalla prima riga: “un’oasi d’acqua pulita e vigorosamente verde come atto di sfida dei confronti dell’arsura circostante” la frase è spropositatamente lunga senza motivo, la metafora dell’oasi per il fiume, che magari l’hai scelta proprio perché rimanda al deserto, è fuorviante, e quel “vigorosamente verde come atto di sfida nei confronti dell’arsura circostante” era da un pezzo che non leggevo una frase così scritta male; “proporzione angolosa” tu dici di essere una scienziata: proporzione significa un rapporto tra due misurazioni quindi è termine usato improriamente (in una maniera che non giustifica assolutamente la licenza), poi “angolosa” dà un tono infantile che stona col resto; “faceva ridere con la sua bocca grande piena di parole” metafora moscia, molle e agrodolce, brutta; “cervello da ragazzino ormai proiettato nell’età adulta” sembra scritta da uno psicologo del novecento; ricordati che stai scrivendo un fantasy: il cervello per gli antichi è solo una parte del corpo e non la sede della mente; la parola “proiezione”, deriva dalla psicoanalisi che a sua volta l’aveva presa dal disegno, “età adulta” è un’espressione della letteratura psicologica clinica e divulgativa se tu scrivi un fantasy sarebbe meglio evitare parole come le userebbe un uomo moderno, perché stridono con l’atmosfera; immagina nel SdA Tolkien scriva cose come “Galdalf aveva un gran bel cervello anche dopo l’età adulta” (…); poi tu lo puoi anche fare (es. Pratchett che usa uno stile modernista in un fantasy) ma deve essere una scelta cosciente e precisa; “[il vecchio e i due giovani] erano così mal assortite” tre persone non possono essere “male assortite”: sotto che punto di vista? estetico, sociologico, politico, psicologico, …? per quale obiettivo? tu puoi dire che un esercito è “male assortito”, nel senso che non è ben organizzato, o che è composto da soldati presi alla bell’è meglio… ma tre persone non possono essere “male assortite”; uno rileggendo capisce che intendevi che davano una sensazione di provenire da situazioni (sociali, psicologiche) completamente diverse ma dà fastidio e costringe a rileggere; “Nubiano d’aspetto” cioè? io sono appassionato di storia romana e so che i nubiani probabilmente avevano l’aspetto dei moderni libici o marocchini, ma il lettore medio no; meglio scrivere “carnagione color sabbia e capelli corti e ricci” o cose del genere; “ma agghindato come un guerriero tribale dell’Africa nera” cioé? dai per scontato che il lettore abbia i riferimenti hollywoodiani e ti affidi a quelli; si sente proprio l’autore (tu) che dice “avete presente quando in un film vedevate i selvaggi africani, o nei documentari i Masai? Ecco”; dà fastidio; “occhi profondi quanto il cielo stellato” no comment.
Mi fermo qui. Ho scremato tantissime altre cose (praticamente ogni frase è da riscrivere) e ho evitato di farti notare gli errori classici: show don’t tell non pervenuto, aggettivi astratti anziché concreti, spiegoni prima della cose che dopo si dice, e soprattutto la fastidiosissima – in un romanzo fantasy standard – paratassi. Occhio che chi viene alla scrittura dal GdR (gioco GdR anche io) spessissimo scrive male perché pensa che per scrivere anche in maniera passabile non serva studiare, basta solo mettere su righe quello che accade in una sessione. Non è così. Io ho appena pubblicato un episodio per cercare di imitare lo stile secco e senza pretese e “simple stupid” di Martin – un esercizio per rendere l’autore assolutamente trasparente e la lettura fluidissima.
Aspetto la tua prossima storia. Hola!
25/03/2021 at 17:42
Ciao Prodigy!
Mi sarebbe piaciuto affrontare questo discorso prima, anziché scoprire il commento solo dopo una settimana solo perché non è arrivata la notifica!
Ti ringrazio per la revisione esaustiva, ho già in cantiere il prossimo racconto, a partire non dal contenuto, ma da una struttura più ordinata.
Magari siamo masochisti in due, dato che hai ben pensato di farti del male a leggere e fare l’autopsia al cadavere rigonfio che è questo racconto, mentre io godo a vedere la mia subcreatura sezionata con strumenti ben più adatti dei miei. Meglio ancora, mi dici che attendi il nuovo cadavere da sezionare!
In ambito di scrittura creativa, sto ancora imparando a mettere le briglie a parole, immagini, forme che mi fermentano in testa, conducendole con la tecnica anziché facendomi trascinare al prezzo di espormi troppo.
L’interpretazione dal vivo (dato che vengo dalla scrittura al gioco di ruolo e non il contrario, rendendo il mio un peccato originale) mi ha costretta proprio ad aprire la testa e misurare la narrazione, perciò figurati come potevo scrivere prima!
Con ogni commento, critica e rilettura metto il tutore alla spina dorsale sbilenca. Spero di passare dal sostegno all’indipendenza.
Da amatrice del campo letterario, mi fido molto di più dell’opinione altrui che della mia. Sei un critico letterario di professione, per caso?
04/02/2021 at 18:08
Decisamente fantastico, con questo hai reso perfettamente come ormai quella sottile linea tra realtà e magia sia talmente labile da consentire (almeno in questo ucronico Impero Romano) un tale susseguirsi di eventi. Non mi ero lasciato trasportare così tanto dall’emozioni di un personaggio da molto tempo, complimenti davvero sei stata stupendamente brava!
Tuttavia, purtroppo, ora una domanda sorge spontanea: gli occhi del morto si riaprono, sarà finita la caccia di questo “Nemesi”? Spero proprio di vedere come andrà a finire!
08/02/2021 at 00:08
Ciao Gatto! Troppi, troppi complimenti che davvero non mi merito, considerato anche il tempo che ci è voluto a partorire questo settimo capitolo!
Chissà che seguendo la via del morto (Nemesi dici tu? Un po’ alla Resident Evil!) non raggiunga prima una chiusura per questa notte infernale!
Grazie ancora per l’assiduità nella lettura,
fino al prossimo aggiornamento, linea allo studio.
27/12/2020 at 21:45
Rimaniamo con Agostino.
Linea, questo è uno dei capitoli più belli della storia. Bravissim*, mi è piaciuto molto come tu abbia reso i momenti di battaglia contro un nemico quasi immaginario.
A presto!
28/12/2020 at 15:58
Ciao Trix, spero che queste brevi feste siano passate bene!
Grazie davvero per il complimento, temevo di aver tirato fuori qualcosa di troppo metafisico, sono felice che abbia funzionato.
Fino al prossimo aggiornamento, linea allo studio.
27/12/2020 at 11:14
molto coinvolgente la descrizione della tempesta, così tanto da spaventarmi mentre leggevo. bravo. Ma cosa c’è nella cassa?
28/12/2020 at 14:04
Grazie mille, prof! Sapere di aver smosso delle emozioni tumultuose come la paura con le parole è la soddisfazione più grande che potrei mai ricevere come scrittrice, cercherò con tutte le mie forze di proseguire su questa stessa linea.
Per quanto riguarda la cassa…chissà! Spesso l’immaginazione permette di figurarsi quanto di più orribile esista…o non esista!
Fino al prossimo aggiornamento, linea allo studio.
25/12/2020 at 00:36
Mi chiedo cosa potrebbe mai vedere Vindor ormai prossimo alla fine! Sarà atroce, me lo sento, ma forse mi sbaglio? Una cosa che so per certo è che non vedo l’ora di leggere il seguito!
25/12/2020 at 10:25
Ciao Gatto! Buon Natale e grazie per essere passato!
Sarò sincera, Vindor risulta enigmatico persino me, come personaggio. Ogni volta che penso a lui mi immagino un fiume di esperienza che non può essere contenuto in questa storia in particolare e mi commuovo per lui, considerata la trappola per topi in cui lui e i suoi compagni si sono infilati.
Ti faccio ancora tanti auguri e ricordati che qui qualcuno attende di saperne di più sugli eventi della Polaris VII!
Fino al prossimo aggiornamento, linea allo studio.
07/12/2020 at 09:26
Tornerei sul Nubiano!
Mi ero persa un capitolo, ma l’ho recuperato. Sempre più intrigante e complessa la faccenda, e io sempre più curiosa di sapere che c’è in quella cassa!
A presto!
21/12/2020 at 16:58
Ciao Trix! Grazie per la persistenza nella lettura e perdonami per il ritardo nella risposta.
Ogni domanda forse troverà risposta…chissà!
Sarò sincera, in realtà fremo dalla voglia di parlare e dire qualcosa di più, ma THe iNCIPIT è bello proprio perché ti costringe a procedere un passo alla volta.
Fino al prossimo aggiornamento, linea allo studio.
20/11/2020 at 19:15
La prima parte del capitolo mi è piaciuta molto, è scorrevole e i dialoghi sono ben gestiti, mentre la seconda parte mi è sembrata un po’ confusionaria e molto descrittiva, sullo stile dei precedenti capitoli, anche se come sempre suggestiva e interessante.
Voto per Tertius che trova Aurelio Niger, magari lo scontro può iniziare sullo sfondo per poi essere visto da vicino in seguito.
A presto!
20/11/2020 at 19:16
P.s. Grazie per avermi fatto conoscere il verbo tralignare, mi era del tutto nuovo 😀
20/11/2020 at 19:54
Buonasera Lorenzo, felice di ritrovarti tra queste righe!
Il tempo è agli sgoccioli, ma conto che cinque capitoli siano sufficienti per coprire gli eventi di questa notte infernale nonostante la psichedelia dei rituali e l’esoterismo cavalcante.
Ho sempre il timore di spingere sull’acceleratore e finire fuori strada quando lavoro coi dialoghi, ma in questo caso sono proprio stati la mia ancora di salvezza. Meno esoterismo e più sostanza per il prossimo capitolo? Vedremo!
Fino al prossimo aggiornamento -e al prossimo vocabolo d’interesse-, linea allo studio.
19/11/2020 at 10:30
Finalmente mi sono ricordata di metterti il follow, scusa il ritardo ahahah
Voto per “Lo scontro tra la tempesta e la Lamma protettrice. Fin dove si spingono le benedizioni di Aramazd?”
20/11/2020 at 19:47
Ciao J! Vai tranquilla, è sempre un piacere ritrovarti qui, ti offrirò quel famoso caffè per via telematica, a sto punto!
Spero di tenerti incollata fino alla fine!
Fino al prossimo aggiornamento, linea allo studio.