VR42: benvenuti nel nuovo mondo

VR42

Noelia appoggiò il malloppo di fogli sulla scrivania del signor Mogelli e si lasciò ricadere sulla sedia. Sbuffò e si stiracchiò, in attesa che lui iniziasse a parlare. Era di spalle, con lo sguardo rivolto oltre la finestra. Quel suo fare misterioso non era mai andato giù a Noelia ed era uno dei troppi motivi per cui stava cercando un altro lavoro. Ma, come lui le diceva spesso, il suo talento sarebbe stato sprecato se venduto agli editori.
«È completa?». Chiese semplicemente il signor Mogelli, continuando a darle le spalle.
«Quasi. Manca il finale, ma questo spetta a lei. Le dico che a me, l’intera storia, non convince. Ma questo lo sa già».
«Lo so già», le fece eco lui. «Ma venderà un sacco, proprio come le altre sceneggiature che hai scritto». Finalmente si girò verso di lei e Noelia, come sempre, rimase ipnotizzata dal modo in cui si accarezzava i baffi. Le puntò un dito contro e le riservò uno sguardo di sfida. «Questa volta sarai tu a decidere il finale. E questa storia mi piace così tanto che voglio renderla famosa anche fuori dai nostri confini».
Noelia non aveva mai immaginato uno scenario simile e per un attimo si sentì smarrita.
Il signor Mogelli parve comprendere la sua confusione e le andò in soccorso. «Ammiro la tua scrittura e le tue idee, Noelia. Dico sul serio». Iniziava ad accompagnare le parole con i gesti, cercando di trasmettere più enfasi e di catturare la ragazza a trecentosessanta gradi. «Lo so, te l’ho già detto. Ma questa volta c’è un potenziale che non posso e non voglio ignorare». Tirò su gli occhiali con l’indice e appoggiò una mano sulla spalla di Noelia. «Tradurremo questa sceneggiatura in Inglese e Francese e la esporteremo».
Noelia non riuscì a trattenersi dallo spalancare gli occhi. «Tutto ciò mi lusinga». 
Il signor Mogelli annuì lentamente e si passò una mano tra i capelli lisci. «Ma non metterò il tuo duro lavoro nelle mani di persone che non conosco». Bussò sul malloppo di fogli e parlò tra sé. «Questa roba è solo tua».
Noelia ebbe l’impressione che stesse assistendo a un dramma teatrale e il comportamento del suo capo iniziava a infastidirla, perché sapeva che voleva dirle qualcosa ma stava tergiversando.
E lui, come se avesse letto nella sua mente, le disse: «Hai un ottimo Inglese, potresti tradurre il tuo stesso lavoro e poi lo farei revisionare da un madrelingua. Per il Francese… ci penserò un po’, ma ho dei contatti». Poi parve ricordarsi del suo parere e la guardò con quegli occhioni castano chiaro. «Che ne dici?».
*
Seduta sul letto con le gambe incrociate, Noelia traduceva speditamente la sua stessa sceneggiatura, mentre Rosario cercava di spingere i tasti del controller silenziosamente.
«Non devi finirla stasera, eh. Non ti ha dato una scadenza, vero?». Le parole davano aria alla bocca e il cervello era su quel campo verde in quella scatola davanti ai suoi occhi.
«Rò, ti ho già detto di no mezz’ora fa. Ma prima finisco questa roba e prima dimenticherò di non essere stata pagata per l’ennesimo lavoro extra». Fu costretta a cancellare delle parole e a riscriverle: odiava concentrarsi su altro durante la scrittura.
Rosario fece spallucce e interruppe la partita che valeva un posto tra le prime quattro squadre d’Europa. Si girò nella direzione di Noelia e sorrise. Poi i suoi occhi caddero dapprima nella gentile scollatura della sua canotta e dopo sulle mutandine nere. Le accarezzò una gamba e iniziò a canticchiare Black hole sun, e la sua mente volò a quel piccolo concerto di cover in cui vide Noelia per la prima volta, nella folla, proprio mentre la sua batteria ci dava dentro con quella canzone.
«Mi è appena arrivato il ciclo». Noelia lo riportò alla realtà.
«Non dobbiamo mica andare fino in fondo». Rosario si allungò verso di lei e iniziò a baciarle lentamente il collo. Lei si scostò, cercando di non perdere di vista le parole che stava buttando giù e gli eventuali errori.
Rosario si arrese e sorrise amaro. Il suo sguardo si posò sul VR42 e strizzò gli occhi. «E se comprassimo un altro di quello? Lavori per quella merda lì ma non abbiamo mai provato a giocarci». Pronunciò l’ultima parola mimando delle virgolette con le dita.
Noelia sbuffò e spinse indietro il computer. «Va bene. Hai voglia di chiacchierare». Guardò il VR42. «Non l’ho mai usato. Forse perché non ci ho speso dei soldi». Fece una smorfia e allungò un braccio, iniziando a giocare con i riccioli di Rosario. «Non so nemmeno se funziona, in realtà. Quando penso che la roba che scrivo finisce lì dentro…». Fece spallucce. «Prepara la cena, ho fame!». Diede una spinta a Rosario e questo cadde disteso sul letto. Lei gli fu sopra e subito avvertì le mani di lui sul suo sedere.
«No. Solo cena». Gli diede un pizzicotto sulla guancia e gli sorrise. «Vado a mettermi le tue mutande della nonna preferite».
La testa di Rosario cadde rumorosamente sul materasso.

Scopriamo di più del progetto VR42. Ma come?

  • Con una tragedia (50%)
    50
  • Con il signor Mogelli (25%)
    25
  • Introducendo un nuovo personaggio (25%)
    25
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45 Commenti

  • Ciao introverso,
    in effetti non avevo capito un bel niente. In ogni caso, questo confronto tra Noelia e Rosario è stato fin troppo sincero, non pensavo che la loro storia avrebbe potuto prendere questa piega in poco tempo. Tuttavia, ciò che posso dire è che hai reso l’episodio in modo molto particolare: inserendo l’erotismo nella loro conversazione che, privata di quello sarebbe risultata solo una semplice lite tra fidanzati (ormai ex?!).
    Io direi di convogliare verso il funerale di Mogelli, ma non saprei proprio cosa suggerirti. Mi affido a te!

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