il dottore Vittorio Puleo
Perché si fosse ammazzato, il dottor Puleo, nessuno riusciva a spiegarselo, e in quel modo poi…
Da più di vent’anni a Canalazzo Vittorio Puleo era stato per tutti “U dutturi.”. Non c’era anima, nel paese, che non fosse passata per le sue mani, per nascere, guarire o morire.
Quella notte, sotto la casa del dottore, la voce di Titta, il curatolo del barone Cangialosi, sovrastò lo scroscio della pioggia torrenziale che fustigava le campagne: “Dutturi, prestu, scinnissi, a barunissa sta parturennu e a mammana dici chi c’è cosa pi vossia.”.
Il carretto volava sulle trazzere fangose, il cavallo scartava ad ogni ostacolo e riprendeva la corsa folle allo schiocco delle frustate che gli giungevano sui fianchi; a cassetta i due uomini venivano investiti da folate rabbiose d’acqua gelida, tutto senza scambiarsi una parola.
Il portone di palazzo Cangialosi era spalancato e quando il carro si fermò nello spiazzale, il dottore scese di volata e salì in fretta lo scalone che portava al piano nobile, scortato da Ninuzza, la cameriera della baronessa, la quale a voce alta, innalzava preghiere al Crocefisso e a Sant’Anna, protettrice delle partorienti, battendosi tre volte il petto ad ogni invocazione.
Nell’anticamera il barone Manfredi, col viso terreo, lo accolse, mentre dalla camera accanto provenivano urla laceranti che facevano accapponare la pelle. “Presto, dottore, se mia moglie muore, non avrò un erede!”. Vittorio Puleo entrò nella camera, dove la baronessa, scarmigliata, esausta, grondante sudore, attorniata dalle donne di famiglia, sembrava sul punto di rendere l’anima a Dio. La porta si chiuse dietro di lui, lasciando fuori il barone che si mordeva le mani e imprecava contro la malasorte.
Ad un certo momento le urla cessarono, ma non furono sostituite dalle voci di sollievo delle donne, bensì da un’esclamazione di sorpresa, emessa tirando il fiato, seguita da un: “MariaSantissima!”, e da un silenzio atterrito.
Il piede del diavolo sembrava aver calpestato il volto della neonata, deformandolo orribilmente, e i suoi piedi non avrebbero mai mosso un passo, tanto erano rattrappiti.
Castigo di Dio. Tutti sapevano delle nefandezze a cui il padre, fin da ragazzino, indulgeva con le bestie … e bestia aveva generato.
Il barone, entrato nella camera s’era avvicinato al tavolo su cui la creatura giaceva nuda, insozzata dal sangue materno; pallidissimo, guardò il piccolo essere con occhi stravolti, poi sentenziò: “E’ fimmina.”, quasi che questo sminuisse la tragedia, “Nata morta, il parto terribile l’ha ferita e sfregiata.”. Infine i suoi occhi fecero il giro della stanza a guardare fisso i presenti, poi si posarono sulla moglie quasi con rimprovero misto a compassione: “Povera donna, troppo debole e malata per darmi un erede degno del mio nome.”. Non avrebbe mai accettato un tale insulto al suo casato; quel mostriciattolo doveva sparire, essere cancellato dal mondo e dalla memoria. Voltandosi per uscire ribadì con voce minacciosa rivolto a chi gli stava alle spalle: “ E’ nata morta, avete inteso? Morta! Dottore pensateci voi.”. La baronessa intanto non sembrava aver finito di soffrire e continuava a lamentarsi, tutti erano intorno alla neonata, curiosi e spaventati e lei fu ignorata.
In un’alba livida Vittorio Puleo lasciò il palazzo baronale tenendo stretto al petto un fagottino informe, salì sul carro da solo e tirò le redini del cavallo che si avviò per andare, dove?…. Il dottore non lo sapeva.
In quale luogo desolato e deserto poteva dar sepoltura a quella disgraziata creatura? Il fiume gli sembrò il posto più adatto; aveva piovuto abbondantemente per tutta la notte e le acque, che scorrevano tumultuose, avrebbero accolto il corpicino, trasportandolo lontano fino al mare. Discese sull’argine fangoso, non pioveva più, ma l’aria stillava ancora di minuscole gocce; malgrado facesse freddo la sua fronte era bagnata di sudore e fu forse quell’aria fredda a dar voce al fagottino che teneva sotto il braccio: un vagito leggero e un fremito inchiodarono il dottore al terreno. Era viva!
cosa farà il dottore
- la sopprime ugualmente (0%)
- la porta nella sua casa in attesa di decidere (100%)
- riporta subito indietro la bambina (0%)

18/01/2021 at 16:11
Buongiorno Anna!
In questi giorni sto riprendendo a leggere e a scrivere dopo il mese di dicembre, che è dedicato al lavoro. mi sono letto d’un fiato gli ultimi episodi della storia, che purtroppo non sono riuscito a seguire in tempo, diciamo così, “reale”.
Me ne scuso, non ho potuto partecipare e mi dispiace, perché la triste storia del dottore Puleo è stata scritta davvero splendidamente. Una vicenda di onore, sopruso, violenza senza pietà, che poteva finire solo così, oppure con la morte per omicidio. Nessuno sconto nel diciottesimo secolo.
Spero di leggere ancora di lei, presto
Arrivederci!
18/01/2021 at 18:32
Grazie per l’attenzione. Mi sorge spontanea una curiosità, poiché dici che il mese di dicembre lo dedichi al lavoro, non sarai mica Babbo Natale? Bando agli scherzi. Apprezzo davvero tanto il tuo interesse per il mio racconto. Forse tornerò ancora a scrivere su questo sito, e spero di ritrovarti.
A presto Anna
19/01/2021 at 22:24
???
No, niente Babbo Natale! Lavoro in un ipermercato, quindi l’ultimo mese dell’anno (ed anche l’inizio del primo) è assai caotico e mi fa dimenticare tutti i passatempi extralavorativi.
Mi auguro scriva ancora qua; iniziando lei una storia comunque mi arriverà la mail di notifica, e lo verrò a sapere.
Quindi a presto, spero!
29/12/2020 at 15:10
Fluida la scrittura, notevole la trama.
Brava
Attendo di leggere il prossimo racconto
27/12/2020 at 20:14
Che dire, prof! Il finale è tragicamente crudo, non potevo prendere dal dottor Puleo che proseguisse a vivere in serenità col peso di una lotta del genere sul cuore. Nessun santo né salvatore in questa storia, ma almeno i demoni che meritano di stare all’Inferno ci vanno.
Complimenti davvero, non avrei potuto immaginare un finale migliore.
Grazie davvero per avermi emozionata e tenuta col fiato sospeso fino allo scioglimento della vicenda.
A presto!
28/12/2020 at 11:18
Grazie a te per aver avuto la pazienza di seguire fino all’ultimo il mio racconto.
Certo era evidente fin dall’incipit che non ci sarebbe stato un lieto fine. Comunque un atto di giustizia sebbene cruento, secondo il mio parere, doveva punire la crudeltà e la tracotanza di un uomo che alla fin fine era un vigliacco.
27/12/2020 at 20:09
Il racconto é avvincente e molto ben scritto.
L’ho letto con piacere!