Dove eravamo rimasti?
Del silenzio
Mi sanguinano le orecchie. A nulla sono serviti gli stracci stretti intorno la testa. Quel mare di voci si fa strada senza tregua. Alcune strisciando come i corpi dilaniati che abitano, altre con grida allucinanti verso il cielo, prima di sfracellarsi dentro le volute dell’orecchio ed esplodere in una babele di parole. La torma si muove come guidata da una mano invisibile e ondeggia, sospinta a intervalli regolari verso di me. Io sono la spiaggia e l’approdo, il testimone e il confessore.
Cerco di tenerli a distanza il più possibile, scalciandoli via mentre stringo forte le mani intorno alle orecchie, le unghie quasi conficcate nel cranio. Poi un conato dal fondo dello stomaco mi scuote. Un grumo scuro ritorna alla terra, un altra parte di me che questo posto mi ha strappato via, fin dentro le viscere.
Abbandono su questa isola parti di me e in cambio di cosa!?! Sputo via tutta la mia rabbia, mentre gli altri si stringono in un abbraccio fino a fondersi, mutando in unico ammasso di corpi sovrapposti. Un’ombra lunga si distende sulla sabbia mentre le voci si sommano e si allineano, modulando e partorendo un grido inumano che mi sbalza via.
Atterro con la faccia dentro la sabbia e quando mi volto, scorgo un brillare intermittenti d’ali che abbandona l’isola. Gli animali si rintano nelle profondità, mentre gli uccelli preferiscono virare altrove, lontano da questa eco di morte.
Non c’è pieta in questa voce, nessuna salvezza se non sprofondare nella follia. Così faccio l’unica cosa possibile e dono a questa terra infame un altro pezzo di me.
Mi è bastata solo una scheggia d’osso e il mondo là fuori si è zittito. Si è spezzato anche un altro legame con questa terra, su cui ora cammino con passi che non potrò più sentire. Mi lascio alle spalle quella massa ondulante di morti che si avvicina, mentre mi trascino verso casa. Ho bisogno di stendermi, di ritrovare una posizione da cui guardare questo scenario allucinato.
La chiglia di una barca a remi poggia nella sua interezza davanti l’imbocco della porta, bloccando il passaggio. Ha il colore di un tizzone smorto, con il legno nero attraversato da righe e segni sanguigni. Faccio per spostarla con entrambe le mani ma il freddo che emana mi brucia i palmi delle dita. Mi scosto gridando un dolore muto. L’entrata alla casa è sbarrata e lo spazio della finestra troppo piccolo per poter passare.
Non c’è rifugio. Mi appoggio sfinito alla parete, toccata per un attimo da uno spicchio di sole che scompare dietro i picchi di granito in lontananza. Ed ecco, tra quelle punte e gobbe di pietra, noto qualcosa muoversi. Una figura umana che procede a passo lento, come appoggiandosi a un bastone. Si, non può essere uno dei morti riportati dal mare, di certo un cadavere mai potrebbe fare ciò che i miei occhi stanno vedendo ora…
Cosa starà facendo la figura che il nostro protagonista intravede su un picco distante?
- Si ferma e grida un nome che solo il nostro protagonista riesce a sentire (20%)
- Si ferma di colpo una volta raggiunta la cima per poi gettarsi in basso (20%)
- Si ferma di colpo e solleva una mano in segno di saluto (60%)

16/02/2021 at 17:02
Ciao! Bel capitolo, molto descrittivo, e bellissima similitudine “siamo come pezzi di scacchi spaiati”…ho adorato questa frase! Ho votato per la terza ipotesi, le monete. Attendo l’ultimo capitolo!
10/03/2021 at 17:44
Grazie. Oggi ho messo il punto finale a questa storia e inizio con curiosità a leggere la tua 🙂
13/02/2021 at 20:57
Bell’episodio. Asciutto e diretto, per focalizzarmi sul racconto e pensare a cosa potrà succedere… Well done!
14/12/2020 at 19:15
Voto per la seconda opzione, la verità rivelata dai morti che tornano dagli abissi!
01/12/2020 at 13:51
Diventa sempre più intrigante…Riesco a immedesimarmi nel protagonista e faccio il tipo per lui!
12/11/2020 at 21:56
Mi è piaciuta la descrizione di ciò che il protagonista vive, che, attraverso le parole, è in grado di far visualizzare al lettore luoghi e oggetti. Ho apprezzato l’alternanza tra racconto in terza persona e i pensieri espressi in prima persona dal personaggio. In alcuni punti si potrebbe raccontare ciò che accade in modo diretto.
07/11/2020 at 15:01
Ciao Paolo!
Racconto strano, molto affascinante. La prima cosa che mi viene in mente è un’agonia, un’allegoria di un passaggio, forse a miglior vita.
Sono curioso di vedere come andrà
Ciao!
02/11/2020 at 14:14
L’inizio mi piace, è aperto a diverse possibilità, ed è comunque permeato del fascino dell’uomo che, s’intuisce, vive da solo confinato in un posto da dove non se nè può andare e il motivo si apprenderà più in là nel racconto. Ho anche imparato una parola nuova, ossia sbrecciare, visto che io conoscevo solo la versione senza “i”.
17/10/2020 at 14:39
Bellissimo! Certo, un po’ corto lo è, questo incipit… Te lo faccio notare perché anche io, nella mia storia, scrivevo molto poco e poi, grazie ai numerosi commenti e ai consigli che mi hanno dato gli altri utenti su The Incipit, ho capito che provare a usare almeno 3000 caratteri su 5000 è una buona cosa. Perché ti aiuta a sviluppare di più la tua storia e a rapire il lettore, capisci? Ciao!
18/10/2020 at 22:04
Grazie. Sono al lavoro sul secondo capitolo e sto puntando ad allungare e approfondire 😉
20/10/2020 at 19:15
La seconda prova è decisamente più lunga. Spero ti piaccia 😉
16/10/2020 at 15:51
Oddio ti giuro sono stato troppo indeciso tra il punto di vista del cane e il proseguo del vagabondaggio dell’uomo.
Wow, da tempo non venivo rapito così tanto da una storia. Le atmosfere che descrivi hanno portato anche me su quell’isola, dalla quale però mi hai riportato troppo presto alla realtà, con mio grande dispiacere; e questa è l’unica – mi permetto di dire grande – pecca: la durata troppo corta del capitolo.
16/10/2020 at 16:07
Grazie Luca. L’ho buttata giù in mezz’ora e l’ho riletta per poi pubblicarla. Sicuramente nel prossimo capitolo conto di allungare un po’ la permanenza e il viaggio sull’isola 🙂
16/10/2020 at 13:52
Questa storia è scritta bene, con parole che trasmettono immagini chiare e nitide direttamente in testa. La conclusione finale è una vera chicca e mi fa venire voglia di sapere come la pensa il fedele (e finora l’unico, pare) amico sull’isola. Attendo di leggere con piacere ulteriori sviluppi!