Bianca Luce

Dove eravamo rimasti?

Luce è guarita. Leo ha un nuovo paziente: Si chiude una porta e se ne apre un'altra (67%)

Sarà di nuovo primavera

Leo stava tornando a casa. Lungo la statale c’era parecchio traffico. Tanti autocarri erano incolonnati e procedevano lenti lungo la strada che si snodava tra le montagne. In mezzo a loro, le automobili scoraggiate da sorpassi azzardati.

Era stanco.

Stanco e vuoto.

All’improvviso il suo animo era diventato leggero. Tutto il rancore che vi conservava da anni era venuto a galla e si era mescolato con l’aria, dissolvendosi rapidamente.

Al posto del rancore, si stava facendo spazio un nuovo sentimento che ignorava esistesse.

“Sono nato qualche anno prima di te… non potevano tenermi”

Parole che gli risuonavano nelle orecchie, pesanti come macigni.

“Mamma e papà si erano conosciuti da ragazzini. Papà era uno dei più belli e desiderati in paese. Era l’autista personale del vecchio Tomasi, quello dell’albergo. Mamma vi lavorava come cameriera. Quando Tomasi propose a papà di trasferirsi in valle per una grande società di autonoleggio, lei scoprì di essere incinta. Papà voleva portarla con sé ma senza pargolo. Lei partorì e lasciò il neonato alla giovane e sterile Tomasi”

I figli nascevano e sarebbero nati all’infinito. Ma per volere di chi?

“Mi diedero tutto, amore, istruzione, famiglia, tutto”

I figli desiderati avevano una fortuna, probabilmente a loro sconosciuta: l’amore dei genitori.

“Una signora per un po’ di anni venne a trovare mia madre, d’estate. Mi diceva che era una sua ex dipendente. Un giorno si presentò con un bambinetto. Anni dopo i miei genitori mi raccontarono chi fossero, lei e quel bambino”

L’amore a volte richiedeva bugie e segreti da rinchiudere dentro ad una scatola. Ma il coperchio di questa scatola premeva, e premeva, e premeva. Lentamente si sollevava. Quando riusciva a svincolarsi dalla scatola, la lasciava nuda e indifesa. Cosa c’era in quella scatola?

“La conobbi quando venne a vivere a Primiero. Passavo tanto tempo con lei. Mi parlava sempre di te. Era orgogliosa. Molto. Nostra zia la aggiornava sempre sui tuoi studi, i tuoi percorsi lavorativi… tua moglie e tua figlia… sapevamo tutto di te. Ma mamma non voleva che ti cercassi. Minacciò di sparire per sempre. E io, egoisticamente, non volevo perderla ora che l’avevo ritrovata”

Un amore violento? Un germoglio in un campo di erbacce? Il rifiuto di un figlio verso un padre? L’abbandono di una madre in nome di cosa?

“Dopo i tuoi diciott’anni… non ti perdonò mai per averlo fatto scappare… avevate litigato pesantemente, vi eravate feriti con un coltello e da quel momento papà sparì… ti mandò via per questo”

Domande ormai inutili e senza risposta. Fallimenti e una nuova speranza, dopo trent’anni. Una speranza di nome Bianca, per l’amore di lui e la gioia di sua figlia.

“Il passato non ti ha corrotto… dimentica, usa la tua famiglia per dimenticare… non lasciare che la tua rabbia minacci la vostra tranquillità… stai vincendo tu, non lui… dimentica, perdona se puoi, e dimentica”

“È una battaglia continua”

“Dimentica”

“Dimentico”

“Dimenticalo”

“Non lo perdonerò ma lo dimenticherò”

Parcheggiò la macchina sotto casa.

Sarebbe svenuto senza il sedile a sorreggerlo.

Un cane, di qualche giardino vicino, abbaiò per salutarlo.

Vittorio Tomasi.

Uno sconosciuto.

Uno sconosciuto con i suoi occhi e il suo sangue.

Fino a qualche ora fa. Si erano incontrati in un bar lungo la Valsugana. Leo voleva sapere. Vittorio voleva dirgli la verità. Il destino, l’egoismo, la cattiveria li aveva separati. Ora, lo stesso destino, forse per riparare al danno e risanare la ferita, li aveva fatti rincontrare.

Vittorio Tomasi

Mio fratello

Il pesco del giardino sorvegliato dal cane stava buttando fuori le prime gemme.

Sta arrivando la primavera

Mi ha portato mio fratello

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21 Commenti

  • La sofferenza di Leo mi smuove, spero vivamente che lui riesca ad affrontare questi demoni che credeva sopiti. Ho votato per un attimo di tranquillità, osservando dove Bianca dovrebbe accompagnarlo. Almeno avere una persona al proprio fianco potrebbe risolvere questo inghippo doloroso.
    Apprezzo la cadenza serrata di frasi secche e brevi all’inizio, esprime bene le costanti sferzate subite da Leo! Sono curiosa di vedere cosa riserverà il seguito!

  • Ciao, immagino cosa aspetti quest’uomo, la randellata dietro l’angolo l’ha già presa; ora servono spiegazioni perciò andiamo a vedere che succede a Primiero. Non vorrei essere nei suoi panni in questo momento, le premesse per giorni difficili ci sono tutte. Brava, ti seguo.

  • Ciao di nuovo, Sabrina!
    Ho prontamente recuperato i due capitoli e l’ottima impressione che mi ha fatto il tuo racconto si mantiene!
    Sai solo cosa? Non so, magari sto solo cercare di forzare Luce sulla me stessa ragazzina, ma mi lascia l’impressione di un’adolescente fin troppo impostata, troppo consapevole, quasi super partes, come se gli eventi la toccassero solo di striscio e lei fosse questa sorta di entità separata dal resto.
    Mi incuriosisce e turba allo stesso tempo, sarò sincera! Quasi mi sembra di avere davanti un replicante o un alieno!
    Mi interesserebbe approfondire il prosieguo della telefonata, vediamo quanto riusciamo a cavar fuori della storia.
    Alla prossima!

    • Ciao LineaAlloStudio. Grazie per il tuo prezioso consiglio. In effetti non è semplice rendere nella sua completezza un personaggio in battute limitate. Luce, anche se molto giovane, è molto consapevole di tutto quello che la circonda. La sua malattia la fa crescere prima del tempo e sa benissimo cosa vuole. Nello stesso tempo è chiusa nel suo mondo per proteggere la sua salute e perciò, si, tutto le passa attraverso. Tranne le vicende del padre al quale è molto legata. Terrò ben a mente la tua sensazione per le prossime puntate.

  • Ciao Sabrina, voterò per vedere le reazioni della figlia perché mi sembra il primo vero nodo da sciogliere. Sei riuscita a rendere molto vera, realistico la nuova (sicuramente complicata) storia di Leo e Bianca. Avrai molto da dire, il tema è vasto e lo stai approcciando con garbo. Mi piace molto, brava. Alla prossima. 😉

  • Ti scongiuro, presenta questo racconto come sceneggiatura ad uno studio di animazione! Fantastica la delicatezza nella resa di una realtà comunque non idilliaca, con scelte sofferte che coinvolgono non soltanto chi le prende, ma anche coloro che ci restano in mezzo o magari ne nascono.

    Mi dispiace renderlo doloroso, ma mi incuriosisce la via del rancore.
    Alla prossima!

    • Grazie ancora LineaAlloStudio del tuo prezioso commento.
      Devo proprio seguire il tuo consiglio allora :))
      Le scene vanno visualizzate nella nostra testa prima di scriverle. Visualizzate e sentite nel cuore.
      Non facile ma è questo che rende forte la scrittura.
      Buona lettura del prossimo episodio!

  • Salve Sabrina!
    Sarò sincera, non sono mai stata attratta dal genere qui definito come “Rosa”, ma qui si vede la qualità di una scrittrice professionista -o almeno così presumo da quanto hai scritto nella tua presentazione. Tra il primo e il secondo capitolo ho sentito un divario di narrazione che dal realistico sprofonda nel “reale” onirico, dandomi l’impressione che ad un certo punto si scivoli in un sogno o in un ricordo, una sensazione quasi da film dello Studio Ghibli.
    Mi hai catturata, grazie per questi due capitoli. Ora come ora seguirei la via dei ricordi, andando a vedere cos’è capitato dopo quei giorni in Toscana.
    Alla prossima!

    • Grazie LineaAlloStudio! Mi fai commuovere!
      Si, Leo si abbandona spesso ai ricordi, come molti di noi del resto. I ricordi del passato fanno parte del nostro presente. Il difficile è gestirli 🙂
      Leo vive un presente complicato, contaminato dalle sue scelte passate. Scivolando nei suoi ricordi, capiremo cosa sta vivendo.
      Ti aspetto al prossimo episodio!

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