H.

Dove eravamo rimasti?

Chi è Hook? lavora in banca, si occupa delle finanze dei Fraser (67%)

Hook

” Febus Fraser?” 

Una voce dall’accento del sud mi fece sollevare gli occhi da terra. 

In piedi, dalla fronte perlata di sudore, c’era un uomo sulla sessantina. Aveva capelli del colore della paglia e un viso paonazzo rotondo intrappolato in una camicia bianca con dei bottoni grandi quanto biglie. Sul naso adunco vi erano posati degli occhiali tondi dalla montatura d’orata. Dalla bocca sottile uscivano minuscoli denti affilati macchiati di nicotina. Sottobraccio teneva dei fascicoli gonfi pronti a esplodere e nella mano destra teneva saldamente una valigetta ventiquattrore come quelle che si vedono nei film di spionaggio. 

Mi alzai in piedi e lui fece un breve inchino. Lo imitai e poi ci stringemmo la mano.  

La sua mano era morbida come quella di un bambino. Mio padre mi aveva sempre detto di diffidare dalle persone che avevano mani morbide e no piene di calli o altro. Segno di persone ben agiate che non avevano mai dovuto spaccarsi la schiena o altro. Lui lì chiamava i potenti io lì chiamavo la borghesia media. Feci una smorfia. E non potei pensare che anche io rientravo in quella categoria.  

“Sono venuto il più fretta possibile…” dissi. 

” Mi permetta di farle nuovamente le mie condoglianze,Signor Fraser. Una tragedia, davvero, una tragedia” 

“Com’è stato possibile?” 

“Incendio.” 

“Incendio?” 

” Vorrei invitarla a casa mia. Lì parleremo di ogni cosa. Mi segua, Signor Fraser.” 

La casa di Hook era una casa semplice ma graziosa. Avevo un bel giardino e un bell’orto. I pomodori crescevano a vista d’occhio e il pesco che avevano piantato solo un anno prima, stava dando i suoi primi frutti. Nell’aria odorai marmellata di more, pane tostato e uova al tegamino. Il mio stomaco brontolò vergognosamente e Hook sorrise nell’aprire il piccolo cancello in ferro battuto della sua abitazione. Sull’uscio della porta d’ingresso c’era una donna minuta. Da giovane doveva essere stata davvero bella. Il fantasma della bellezza alleggiava ancora sulla sua persona. I capelli erano raccolti in uno chignon, indossava un lungo abito celeste che lasciava scoperto le caviglie. Profumava di rose appena raccolte e di impasto per frittelle. Mi venne l’acquolina in bocca sentendo il profumo che emanava. La mia mente cavalcò in passati molto remoti.  

Solo quando mi trovai di fronte a lei mi ritornò in mente del mio barattolo di piselli che tenevo in mano. Lo sollevai e lo porsi alla padrona di casa. La Signora Hook dovette trovarlo molto buffo perché  scoppiò in una risata gioiosa. 

“Vedo che anche girando il mondo,l’educazione del sud non va mai via, dico bene Signor Fraser?” 

“Dice bene, Signora.” 

“Venite dentro, oggi si cuoce.” 

E dicendo così ci fece passare.  

All’interno la casa era ben arredata, fotografie di famiglia erano sparse in tutta l’abitazione. Vicino all’entrata vi era un grosso armadio in legno di ciliegio. Volli toccarlo. C’era stato un periodo che per vivere avevo lavorato come falegname in una piccola bottega di Firenze. In cucina mi aspettava un bicchiere colmo di limonata con ghiaccio e una fetta di torta alla marmellata di arance. Mi sedetti al tavolo e iniziai a guardarmi intorno. I coniugi Hook sì sedettero alla destra e mi guardarono. Dovevo dire qualcosa?  

“Avete una bella casa…” iniziai a dire ma venni bloccato immediatamente da Hook che disse:  

“Siamo molto felici di vederla, sono stati giorni difficili.” 

“Soprattutto per Jacob” disse la Signora Hook. 

“Esatto. È…stata una tragedia. Nessun ragazzo dovrebbe perdere i propri genitori, poi a quell’età.” Hook scosse tristemente la testa.  

“Prima, lei mi ha detto che mio fratello e sua moglie sono morti in un incendio. Mi potrebbe spiegare come possa essere successo?” 

“Deve sapere che suo fratello ultimamente aveva dei problemi.” 

“Problemi?” 

“Come ben sa qui non siamo a New York o a Boston e il colore della pelle conta molto.” 

“Conosco molto bene Hoville e la sua immondizia” 

Hook mi fissò per un attimo, poi continuò: 

“Suo fratello ha avuto dei litigi con delle brutte persone, Signor Fraser. Persone senza scrupoli.” 

“Con il Klan?” chiesi mentre dalla tasca dei pantaloni tiravo fuori una sigaretta mal ridotta ma ancora buona per essere fumata. Hook annuì.  

“Qui hanno un nome diverso.” 

Sollevai un sopracciglio con fare scettico 

“Teste di cazzo?” 

“Non vedevano di buon occhio che suo fratello avesse sposato una donna nera.” 

Sospirai 

“Più volte ho detto a quel testone di trasferirsi. Hoville non è fatta per le persone di mente aperta. Ma lui è sempre stato molto attaccato alle tradizioni. Siamo entrambi nati qui. Credeva che fosse giusto concludere la sua vita in questo buco dimenticato da dio e infatti…” sollevai le spalle come se il mio gesto potesse spiegare ogni cosa. 

“Era un brav’uomo suo fratello e anche Jane.” disse improvvisamente la Signora Hook asciugandosi una lacrima. 

“Ho qui una lettera, scritta da Abe. Me l’aveva consegnata un mese fa. Mi aveva fatto promettere che l’avrei consegnata a lei se lì fosse successo qualcosa.” 

 

Cosa dice la lettera?

  • Vendetta (0%)
    0
  • prenditi cura di mio figlio (100%)
    100
  • Fuggi (0%)
    0
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32 Commenti

  • Ciao, questa storia somiglia sempre meno ad un horror e sempre più ad un giallo a sfondo sociale, forse dovevi scegliere appunto il “giallo”. Sei al nono capitolo ed è un peccato perché la vera storia sembra stia appena per cominciare, ti suggerisco di pensare ad un seguito.
    Il consiglio di oggi è di non avere fretta nel pubblicare, impari in fretta e puoi correggere gli errori che vedresti meglio rileggendo quello che hai scritto, magari il giorno dopo. Buon lavoro ciao ??

  • Ciao Paola!
    Stai facendo salire la storia piano piano; le attenzioni della comunità verso il protagonista crescono giorno dopo giorno. Stai gestendo bene, complimenti! Voto per la minaccia, che del resto ha già fatto capolino in un precedente episodio.
    Ti segnalo nella frase “una vicenda che mi era successa solo due giorni fa” si dovrebbe usare la parola “prima” invece di “fa”, essendo discorso indiretto.
    Ciao!

  • Ciao, Paola.
    Che succede a Hoville? Stai costruendo un’atmosfera misteriosa che genera curiosità. Bene così.
    Occhio alle sviste: “ a Hoville e una nuova era stava”
    “Ai miei occhi quell’uomo mi appariva come qualcosa che meritava la mia attenzione” qualche possessivo di troppo…
    “ Le giornate passano molto lentamente, qui” una frase al presente in un testo al passato.?
    “Quali sono le sue reali intenzioni?” Se hai messo in bocca questa frase a più persone, ci sarà pure un perché. ?

    Alla prossima!

  • Minaccia.
    Caio cominciano i problemi per Febus, sicuro.
    Atyenzione, nella prima parte i verbi sono da rivedere e poi questa frase “La pelle bruciata dal sole( lì) dava un’aria (al quanto) interessante. Ai miei occhi quell’uomo (mi )appariva come qualcosa che meritava( la mia)attenzione. È da rivedere per bene. ?coao

    • ““La pelle bruciata dal sole( lì) dava un’aria (al quanto) interessante. Ai miei occhi quell’uomo (mi )appariva come qualcosa che meritava( la mia)attenzione”
      Ciao, rileggendo non ci vedo nulla di strano, a mio parere va bene così. domanda le cose che hai messo tra parentesi dici che sono errate o che mancano,perchè leggendo ci sono ._. ( altra cosa la frase è presa da un libro…

    • La pelle bruciata dal sole (gli) dava un’aria (alquanto) interessante. Ai miei occhi quell’uomo appariva come qualcosa che meritava attenzione. Così l’avrei scritta io.

      Inoltre insisto che la parte iniziale, al di là di corretto o scorretto è di lettura ostica con giro verbali che potevano essere resi più agevoli per chi li deve interpretare.

  • Ciao, Paola.
    Devo dire che stai dosando bene gli eventi, un’informazione qui e una là, con calma, senza esagerare, bene.
    Vorrei segnalarti alcune frasi che, a parer mio, non tornano:
    “Se Fraser gli fosse venuto in mente di andarsene tutti i suoi piani sarebbero saltati in aria e allora addio eredità.” Forse intendevi: “se a Fraser fosse venuto in mente di…”

    “C’era qualcosa di inquietante in quei occhi di quel ragazzo,” questo è un errore di battitura, sicuro.

    “si dal caso che è mio nipote. E…si verrà a vivere…” anche qui, probabilmente, si tratta di un errore di battitura. Sì dà il caso… e sì (con accento).

    Ti consiglio di leggere ad alta vice oppure di far leggere il testo all’assistente vocale del tuo pc o del Mac, che è anche meglio.
    Ci sono anche delle virgolette alte al contrario, ma anche lì chiedo dipenda dalla formattazione un po’ precipitosa.
    Spero che vorrai prendere i miei suggerimenti per quello che sono, suggerimenti appunto. A me ne hanno dati molti qui, in questi anni, e sono serviti molto.

    Voto “macché!” Perché a metà storia ci siamo già e “forse” è troppo generico ?

    Alla prossima!

  • Ciao Paola!
    Ho recuperato la storia ora, mi ha incuriosito; evoca proprio il più profondo sud di Mississippi burning. Ho votato per il sì. Ho letto in alcuni commenti delle osservazioni, mi permetto di aggiungere che ho notato un utilizzo errato del pronome alla fine del verbo ad esempio “posarli” invece di “posargli”, più di una volta.
    Storia bella ed interessante, vediamo come procede
    Ciao!

  • Ciao, Paola.
    Stai facendo un buon lavoro con la trama, ogni tessera al suo posto, vai così.
    Riguardo al link che hai inserito a inizio episodio, c’è un modo per crearne uno associandolo a una parola o a una frase, senza riportarlo tutto. ?
    Ho votato la prima opzione, che poi equivale al sì, avresti dovuto proporre una terza scelta…

    Alla prossima!

  • Ciao, Jacob deve restare, devono ancora succedere delle cose in città. Questo capitolo infatti ha introdotto a pieno il personaggio e vorrei vederlo dove vive abitualmente.
    Ho notato qualche imprecisione in giro, devi rileggere con più attenzione (Mi raccomando?) e poi attenta che il verso delle virgolette è codificato.( 66 in apertura e 99 in chiusura). Aspetto di capire la cosa della colonna sonora e intanto ti saluto, ciao.?

  • Ciao, Paola.
    Un capitolo necessario alla comprensione della storia, dettagli che continuano a rendere credibile la storia. Bene.
    Ho notato alcuni refusi:
    “Lui lì chiamava i potenti io lì chiamavo la borghesia media” hai messo un accento di troppo sulle “i”

    “ era una casa semplice ma graziosa. Avevo un bel giardino e un bell’orto.” Aveva un bel giardino, riferito alla casa.

    “il pesco che avevano piantato solo un anno prima”
    Come fa il protagonista a sapere quando è stato piantato il pesco?

    “lasciava scoperto le caviglie.” Lasciava scoperte le caviglie.

    Scusa, ma credo sia utile far notare gli errori per permettere a chi scrive di correggerli e migliorare, anche se potrebbe trattarsi di errori del correttore… scrivi con lo smartphone?

    ?

    Alla prossima!

    “Prenditi cura di mio figlio”

  • Ciao, Paola.
    Un bell’inizio per quello che si preannuncia un bel racconto. In due capitoli sei riuscita a mostrarci il protagonista, parte del suo passato e del presente in due luoghi distinti, senza mancare di rappresentare al meglio anche gli abitanti di Hoville; e non è cosa da poco. L’offerta della cassiera all’emporio mi ha ricordato il drink offerto a Jack Torrance; chissà se, anche in questo caso, è un rimando al male che magari sonnecchia nel profondo sud.
    Ti segnalo un refusino nella frase: “…e annullato tutto i miei appuntamenti” e mi fermo.
    Aspetto il terzo e voto per il lavoro in banca del signor Hook.

    Alla prossima!

  • Ciao, tutto molto vero, coinvolgente, evocativo dell’ America di certi film. Brava Paola.
    A mio parere c’è una frase che anziché esaltare spegne la forza del concetto che si vuole esprimere: ” In poche parole i neri venivano messi sullo stesso piano degli animali.” è, sempre secondo me, una frase che non serve e se non ci fosse sarebbe meglio. Ottimo lavoro comunque, voto per il bancario. Ciaooo.

  • Tu che faresti? Io partirei subito. Bene, ci sono le premesse per un bel viaggio.
    Vorrei che rivedessi un momento questo periodo: “Al mio ritorno da Est, nel maggio scorso, volevo che il mondo fosse un posto migliore …” Da Est quindi dall’Europa e questo si intuisce anche se forse era meglio scrivere esplicitamente Europa. E poi che il “mondo fosse…” eccetera sembra presupporre che il “mondo” sia l’America e solo quello. Forse sono mie impressioni errate, non so, vorrei sentire tu che ne dici. Aspetto il seguito perché l’avventura va ad incominciare. ciao

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