H.

Dove eravamo rimasti?

Cosa dice la lettera? prenditi cura di mio figlio (100%)

Jacob Fraser

https://www.youtube.com/watch?v=q25O0jogGf8

Era una lettera lunga. In cui mi veniva raccontato ogni cosa. Non sono una persona paziente. E soprattutto non mi trovo a mio agio a leggere cose personali quando intorno a me ho degli sconosciuti.  

Così diedi una breve occhiata e la ripiegai con molto cura prima di infilarmela nella tasca dei pantaloni. Hook e sua moglie mi fissarono. Sapevo che sì aspettavano da me qualcosa. Mi grattai la nuca e dissi: ” Una bella gatta da pelare…” 

Annuirono entrambi.  

” Prometto di prendermi cura di mio nipote, come mi è stato chiesto…ma non penso che resteremo qui. Non è un bel posto per crescere un ragazzo come Jacob. New York è più adatta a lui.” 

Hook e sua moglie si scambiarono un’occhiata e il mio intuito mi disse che c’era qualcos’altro di cui non mi avevano ancora parlato. E infatti era così.  

“Non ve lo lasceranno fare” 

“Cosa?” 

“Lasciare Hoville.” 

Scoppiai in una risata simile a un latrato di un cane a cui era stata pestata la coda. 

“Cosa vuol dire? Si spieghi.” 

Hook sì sistemò meglio sulla sedia e intrecciò le dita. 

” Jacob appartiene a Hoville.” 

“E io appartengo al pianeta terra. Non mi prenda in giro, Hook.” dissi ironico. 

” Quello che voglio dire è che il Dottore non lascerà andare tanto facilmente Jacob Fraser…” 

“E il motivo, si può sapere?” 

“Jacob appartiene a Hoville.” ripeté testardamente Hook.  

Incrociai le braccia. Fuori un fringuello cinguettò allegramente. 

” Potrebbe appartenere anche a Marte per quanto mi importi.” 

Spinsi indietro la sedia e mi alzai. Fissai la fetta di torta alle arance mezza morsicata.  

Febus…Signor Fraser lei non capisce, quelle persone non scherzano. Fanno sul serio” disse la Signora Hook con fare preoccupato. La fissai per un secondo poi ritornai a guardare il mio dolce che attendeva di essere divorato. Dentro di me stava avvenendo uno subbuglio di sentimenti mai accaduto prima. Stanchezza e rabbia si stavano intrecciando. Ma c’era anche qualcos’altro. Di oscuro. Pensavo di aver imparato a domare la mia parte più nera ma sì dava al caso che non fosse così e il sentimento che stavo provando in quel momento ne era la prova. Sul mio viso apparì un sorriso che fece impallidire i coniugi Hook. Poi con molta calma dissi: “Dov’è Jacob?” 

 

L’avevo visto due volte in quattordici anni. Al suo battesimo e al compimento dei suoi sei anni. E in tutte e due le volte io e Abe avevamo litigato. Jacob aveva la pelle color caramello e i capelli, corti, neri. Era tutto Jane ma non per gli occhi. Aveva gli occhi di Abe. Costatai che aveva ricevuto una buona educazione. Ai miei occhi appariva come un giovane ragazzo dai modi gentili e dal carattere mite. Hook fece le presentazioni e quando fummo lasciati soli, andai alla ricerca delle parole più adatte.  

“Sono certo che sei stufo di tre cose: delle continue condoglianze che ti fanno le persone di qui, di ricordati ogni giorno del colore della tua pelle e dì come assomigli a tua madre ma gli occhi sono di tuo padre. “ 

“Non sono quattro?” disse inclinando di poco la testa a sinistra. 

Sorrisi. 

“Beccato.” 

Mi guardai intorno.  

“Papà mi parlava spesso di te. E anche la mamma lo faceva. Dicevano che eri un ribelle.” 

“È così. Me ne sono andato via quando avevo diciannove anni e ho sempre detestato questa città. La trovavo troppo piccola per me. Tuo padre non mi ha mai perdonato per averlo abbandonato.” 

“Hai davvero girato il mondo?” 

“Ho visto una buona fetta del mondo, mi manca tutto l’Oriente. Se volessi un giorno ci potremmo andare…” 

“Davvero?” disse con gli occhi che brillavano di avventura. 

“Certo. Dicono che il Giappone, in primavera sia qualcosa di unico.” 

Jacob ritornò a fissare i pomodori del Signor Hook. Sapevo che avrei dovuto abbracciarlo o posarli una mano sulla spalla e farli capire che non era più solo. Mi sarei preso cura di lui fino all’età maggiore e anche dopo. Ma qualcosa mi fermava e sapevo bene cosa. Se mi fossi troppo avvicinato avrei sentito quel profumo agrodolce che hanno quasi tutti i neri. E sicuramente il mio cervello mi avrebbe spinto a qualcosa che avrei profondamente detestato. Jacob era mio nipote, apparteneva alla famiglia e mai avrei permesso alla mia parte oscura di farli male. Ma la Bestia, da quando avevo messo piede a Hoville, reclamava il suo pegno di sangue. Poi mi venne in mente una cosa. 

“Jacob, tu sai chi è il Dottore?” 

Jacob mi guardò e con le mani infilate per bene nelle tasche dei pantaloni a mezza gamba disse: 

“ No. Ma papà lo conosceva.” 

Interessante, pensai.  

 

Febus e Jacob resteranno a Hoville?

  • Jacob appartiene a Hoville e non può lasciarla (60%)
    60
  • No (0%)
    0
  • Si (40%)
    40
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32 Commenti

  • Ciao, questa storia somiglia sempre meno ad un horror e sempre più ad un giallo a sfondo sociale, forse dovevi scegliere appunto il “giallo”. Sei al nono capitolo ed è un peccato perché la vera storia sembra stia appena per cominciare, ti suggerisco di pensare ad un seguito.
    Il consiglio di oggi è di non avere fretta nel pubblicare, impari in fretta e puoi correggere gli errori che vedresti meglio rileggendo quello che hai scritto, magari il giorno dopo. Buon lavoro ciao ??

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