H.

Dove eravamo rimasti?

Il Dottore e Febus s'incontreranno? A metà storia (50%)

Cose strane succedono ad Hoville

Sono passati giorni da quando sono arrivato a Hoville per prendermi cura di mio nipote.  E da allora sembra che tutto scorra tranquillamente. La casa che avevo preso in affitto si rivelò essere un bilocale con un bel giardino pieno di violette e margherite.  Le giornate passano molto lentamente, qui. Mi ero dimenticato di questa cosa. A New York e nel resto del mondo la vita è così frenetica che non hai neanche il tempo di gustarti una bella bistecca al sangue come si deve.  Mi svegliavo sempre presto la mattina. Intorno alle sette mezza – otto. Qualcuno potrebbe dire che non è presto quell’ora e forse non avrebbe neanche torto. Ma per me lo era. Ero abituato a dormire fino a tardi, dopo le dieci. Come dicevo, mi svegliavo di buon’ora, preparavo la colazione e poi uscivo e camminavo fino alla spiaggia. Lì mi spogliavo e mi tuffavo nell’acque gelide dell’Oceano. Nuotavo non più di un’ora. Uscivo dall’acqua, mi asciugavo con l’asciugamano e mi rivestivo. Poteva capitare a volte di fermarmi a prendere qualche ciambella o una fetta di torta con la panna. Lo facevo perché oltre essere un golosone, mi piaceva che Jacob potesse trovare al suo risveglio qualcosa di buono con cui fare colazione e iniziare bene la giornata. Le mie giornate con mio nipote avevano quel sapore dolce che si può trovare in certe storie dal finale romantico. C’erano giorni in cui mi sentivo il personaggio di qualche racconto di Jane Austen e altri giorni invece che mi pareva di vivere una vita che non mi apparteneva neanche un po’. E poi c’erano quei momenti in cui ero pienamente convinto di vivere dentro a una finta realtà. E per andare a spiegare questo mio ultimo appunto, mi tocca raccontare una vicenda che mi era successa solo due giorni fa. Mi trovavo in Street Town, la strada principale di Hoville. Avevo bisogno di comprare due nuove canne da pesca e per questo mi ero rivolto a un certo Bob Higgins, il quale era proprietario di un negozio di caccia e pesca. Ero appena entrato quando la persona davanti a me sì voltò e guardandomi dall’alto del suo piedistallo mi domandò quale fossero le mie reali intenzioni. All’inizio non capii ma dopo qualche momento mi venne in mente che mi stesse prendendo in giro. E poteva essere vero. Dopotutto avevo pescato solo due volte in vita mia. Non meritavo neanche di essere chiamato principiante. Così domandai quale canna mi consigliava per una persona come me alle prime armi, lui dopo una lunga occhiata disse che non sapeva di cosa io stessi parlando. E non era finita lì. La stessa cosa mi accadde da Pop! Ero entrato per bere un caffè e ordinare delle ciambelle da portare a Jacob. Avevo intenzione di mangiarle sotto il portico di casa. Ero immerso nei miei pensieri in attesa di essere servito quando qualcuno si sedette di fronte a me.  Era una donna. Dal viso scarno e da lunghi capelli biondi. Avrebbe potuto tranquillamente trovare fortuna a Hollywood con quegli occhi da cerbiatto ferito. Indossava un vestito tutto di fiori e ballerine rosse. Odorava di pesca e una parte di me s’immaginò di danzare insieme a lei all’interno di un grande salone da ballo. Domandai se avesse bisogno di qualcosa. Lei sorrise e scosse la testa e poi mi rifece la stessa domanda che il tizio del negozio mi aveva fatto in precedenza. Quali fossero le mie reali intenzioni. 

La cosa mi lasciò un po’ così ma poi stringendomi nelle spalle dissi che non capivo bene la domanda, lei replicò che invece era il contrario, capivo perfettamente la domanda solo che ero pigro. Guardando fuori dalla finestra notai che le persone non indossavano più indumenti polverosi e consumati, bensì portavano, quasi tutti, vestiti nuovi di zecca. Sembrava che la grande depressione fosse finita a Hoville e una nuova era stava iniziando.  Dov’era finita quella sensazione di povertà che avevo respirato al mio arrivo? I bambini non avevano più il volto sporco di terra e le loro ginocchia, come i loro vestitini, brillavano di pulito. Quando ritornai a guardare davanti a me la sconosciuta non c’era più. Capirete bene che la cosa mi lasciò uno strano sapore in bocca. Pensai che qualcuno mi stesse tirando uno scherzo. Poi i giorni passarono e io pensai ad altro fino ad oggi. Fuori dalla mia porta di casa, oltre il marciapiede e la strada c’era un uomo appoggiato ad un albero. La pelle bruciata dal sole lì dava un’aria al quanto interessante. Ai miei occhi quell’uomo mi appariva come qualcosa che meritava la mia attenzione. Così posai la mia tazza con dentro l’orzo e uscì in veranda. Lo salutai con la mano ma lui non rispose al mio saluto. Feci una smorfia. Possibile che mi fossi sbagliato? Eppure, mi stava fissando. Ne ero convinto. Provai a salutarlo di nuovo. E anche questa volta non ricevetti nessun segnale da lui. Pensando che mi fossi sbagliato, ritornai dentro casa. Ma quella sensazione di essere osservato mi perseguitò tutta la mattinata. Ero chino a sistemare i fiori quando alzandomi vidi di nuovo la stessa persona, questa volta era più vicina. 

Cosa vorrà lo sconosciuto da Febus?

  • "Quali sono le sue reali intenzioni?" (33%)
    33
  • Minaccia (67%)
    67
  • Un'informazione (0%)
    0
Loading ... Loading ...
Categorie

Lascia un commento

32 Commenti

  • Ciao, questa storia somiglia sempre meno ad un horror e sempre più ad un giallo a sfondo sociale, forse dovevi scegliere appunto il “giallo”. Sei al nono capitolo ed è un peccato perché la vera storia sembra stia appena per cominciare, ti suggerisco di pensare ad un seguito.
    Il consiglio di oggi è di non avere fretta nel pubblicare, impari in fretta e puoi correggere gli errori che vedresti meglio rileggendo quello che hai scritto, magari il giorno dopo. Buon lavoro ciao ??

  • Ciao Paola!
    Stai facendo salire la storia piano piano; le attenzioni della comunità verso il protagonista crescono giorno dopo giorno. Stai gestendo bene, complimenti! Voto per la minaccia, che del resto ha già fatto capolino in un precedente episodio.
    Ti segnalo nella frase “una vicenda che mi era successa solo due giorni fa” si dovrebbe usare la parola “prima” invece di “fa”, essendo discorso indiretto.
    Ciao!

  • Ciao, Paola.
    Che succede a Hoville? Stai costruendo un’atmosfera misteriosa che genera curiosità. Bene così.
    Occhio alle sviste: “ a Hoville e una nuova era stava”
    “Ai miei occhi quell’uomo mi appariva come qualcosa che meritava la mia attenzione” qualche possessivo di troppo…
    “ Le giornate passano molto lentamente, qui” una frase al presente in un testo al passato.?
    “Quali sono le sue reali intenzioni?” Se hai messo in bocca questa frase a più persone, ci sarà pure un perché. ?

    Alla prossima!

  • Minaccia.
    Caio cominciano i problemi per Febus, sicuro.
    Atyenzione, nella prima parte i verbi sono da rivedere e poi questa frase “La pelle bruciata dal sole( lì) dava un’aria (al quanto) interessante. Ai miei occhi quell’uomo (mi )appariva come qualcosa che meritava( la mia)attenzione. È da rivedere per bene. ?coao

    • ““La pelle bruciata dal sole( lì) dava un’aria (al quanto) interessante. Ai miei occhi quell’uomo (mi )appariva come qualcosa che meritava( la mia)attenzione”
      Ciao, rileggendo non ci vedo nulla di strano, a mio parere va bene così. domanda le cose che hai messo tra parentesi dici che sono errate o che mancano,perchè leggendo ci sono ._. ( altra cosa la frase è presa da un libro…

    • La pelle bruciata dal sole (gli) dava un’aria (alquanto) interessante. Ai miei occhi quell’uomo appariva come qualcosa che meritava attenzione. Così l’avrei scritta io.

      Inoltre insisto che la parte iniziale, al di là di corretto o scorretto è di lettura ostica con giro verbali che potevano essere resi più agevoli per chi li deve interpretare.

  • Ciao, Paola.
    Devo dire che stai dosando bene gli eventi, un’informazione qui e una là, con calma, senza esagerare, bene.
    Vorrei segnalarti alcune frasi che, a parer mio, non tornano:
    “Se Fraser gli fosse venuto in mente di andarsene tutti i suoi piani sarebbero saltati in aria e allora addio eredità.” Forse intendevi: “se a Fraser fosse venuto in mente di…”

    “C’era qualcosa di inquietante in quei occhi di quel ragazzo,” questo è un errore di battitura, sicuro.

    “si dal caso che è mio nipote. E…si verrà a vivere…” anche qui, probabilmente, si tratta di un errore di battitura. Sì dà il caso… e sì (con accento).

    Ti consiglio di leggere ad alta vice oppure di far leggere il testo all’assistente vocale del tuo pc o del Mac, che è anche meglio.
    Ci sono anche delle virgolette alte al contrario, ma anche lì chiedo dipenda dalla formattazione un po’ precipitosa.
    Spero che vorrai prendere i miei suggerimenti per quello che sono, suggerimenti appunto. A me ne hanno dati molti qui, in questi anni, e sono serviti molto.

    Voto “macché!” Perché a metà storia ci siamo già e “forse” è troppo generico ?

    Alla prossima!

  • Ciao Paola!
    Ho recuperato la storia ora, mi ha incuriosito; evoca proprio il più profondo sud di Mississippi burning. Ho votato per il sì. Ho letto in alcuni commenti delle osservazioni, mi permetto di aggiungere che ho notato un utilizzo errato del pronome alla fine del verbo ad esempio “posarli” invece di “posargli”, più di una volta.
    Storia bella ed interessante, vediamo come procede
    Ciao!

  • Ciao, Paola.
    Stai facendo un buon lavoro con la trama, ogni tessera al suo posto, vai così.
    Riguardo al link che hai inserito a inizio episodio, c’è un modo per crearne uno associandolo a una parola o a una frase, senza riportarlo tutto. ?
    Ho votato la prima opzione, che poi equivale al sì, avresti dovuto proporre una terza scelta…

    Alla prossima!

  • Ciao, Jacob deve restare, devono ancora succedere delle cose in città. Questo capitolo infatti ha introdotto a pieno il personaggio e vorrei vederlo dove vive abitualmente.
    Ho notato qualche imprecisione in giro, devi rileggere con più attenzione (Mi raccomando?) e poi attenta che il verso delle virgolette è codificato.( 66 in apertura e 99 in chiusura). Aspetto di capire la cosa della colonna sonora e intanto ti saluto, ciao.?

  • Ciao, Paola.
    Un capitolo necessario alla comprensione della storia, dettagli che continuano a rendere credibile la storia. Bene.
    Ho notato alcuni refusi:
    “Lui lì chiamava i potenti io lì chiamavo la borghesia media” hai messo un accento di troppo sulle “i”

    “ era una casa semplice ma graziosa. Avevo un bel giardino e un bell’orto.” Aveva un bel giardino, riferito alla casa.

    “il pesco che avevano piantato solo un anno prima”
    Come fa il protagonista a sapere quando è stato piantato il pesco?

    “lasciava scoperto le caviglie.” Lasciava scoperte le caviglie.

    Scusa, ma credo sia utile far notare gli errori per permettere a chi scrive di correggerli e migliorare, anche se potrebbe trattarsi di errori del correttore… scrivi con lo smartphone?

    ?

    Alla prossima!

    “Prenditi cura di mio figlio”

  • Ciao, Paola.
    Un bell’inizio per quello che si preannuncia un bel racconto. In due capitoli sei riuscita a mostrarci il protagonista, parte del suo passato e del presente in due luoghi distinti, senza mancare di rappresentare al meglio anche gli abitanti di Hoville; e non è cosa da poco. L’offerta della cassiera all’emporio mi ha ricordato il drink offerto a Jack Torrance; chissà se, anche in questo caso, è un rimando al male che magari sonnecchia nel profondo sud.
    Ti segnalo un refusino nella frase: “…e annullato tutto i miei appuntamenti” e mi fermo.
    Aspetto il terzo e voto per il lavoro in banca del signor Hook.

    Alla prossima!

  • Ciao, tutto molto vero, coinvolgente, evocativo dell’ America di certi film. Brava Paola.
    A mio parere c’è una frase che anziché esaltare spegne la forza del concetto che si vuole esprimere: ” In poche parole i neri venivano messi sullo stesso piano degli animali.” è, sempre secondo me, una frase che non serve e se non ci fosse sarebbe meglio. Ottimo lavoro comunque, voto per il bancario. Ciaooo.

  • Tu che faresti? Io partirei subito. Bene, ci sono le premesse per un bel viaggio.
    Vorrei che rivedessi un momento questo periodo: “Al mio ritorno da Est, nel maggio scorso, volevo che il mondo fosse un posto migliore …” Da Est quindi dall’Europa e questo si intuisce anche se forse era meglio scrivere esplicitamente Europa. E poi che il “mondo fosse…” eccetera sembra presupporre che il “mondo” sia l’America e solo quello. Forse sono mie impressioni errate, non so, vorrei sentire tu che ne dici. Aspetto il seguito perché l’avventura va ad incominciare. ciao

  • Questo sito usa i cookies per migliorare l'esperienza utente. Cliccando su Accetto acconsenti all'utilizzo di cookie tecnici e obbligatori e all'invio di statistiche anonime sull'uso del sito maggiori informazioni

    Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

    Chiudi