H.

Dove eravamo rimasti?

Dove va Febus? Dallo Sceriffo (100%)

Sceriffo Brown

Lungo tutto la strada fino a casa mi sentivo sfrigolare il sangue nelle vene. Mi lavai due volte i denti, volevo togliermi dalla bocca quel sapore amaro che avevo provato nel parlare con Mooned. Usai un dentifricio alle foglie di menta e strusciai forte lo spazzolino fino a quando le labbra non presero il gusto della menta artificiale. Per il resto della giornata restai nei dintorni per assicurarmi che nessuno ci venisse a far visita chiuse le persiane e finsi che non ci fosse nessuno in casa. Jacob, mi aveva lasciato un biglietto in cucina, era andato a giocare dai Thompson e avrebbe fatto ritorno in serata.  

Quando giunse la sera nessuno era passato a trovarmi. E la sensazione che avevo provato con Mooned era ormai del tutto sparita. Seduto in poltrona diedi il benvenuto a mio nipote. Jacob mi raccontò ogni cosa della sua giornata. Mi disse che aveva mostrato a Penny e a Luca il nuovo arrivato e che insieme erano andati in spiaggia a giocare non prima di aver fatto merenda in casa Thompson. So che avrei dovuto domandarli chi fossero i Thompson e chi era Luca ma la mia mente era presa da altro in quel momento. Così finsi di ascoltare e dissi qualcosa che non ricordo neanche. Ma rese felice mio nipote perché scoppiò a ridere dopo che io avevo parlato. 

Il mattino seguente mi svegliai con una leggera emicrania alla testa. Davanti allo specchio del bagno, guardai il mio volto assonnato poi qualcosa mi fece spalancare gli occhi e mi spinse a darmi una mossa. Così feci una doccia veloce e andai in cucina in mutande e preparai la colazione. Quando arrivò Jacob seguito da Pat e dal cucciolo di cui non sapevo ancora il nome, io sorrisi al meglio che potevo e dissi: “Bella giornata, non credete?” 

Pat miagolò, il cucciolo scodinzolò felice e per poco non fece la pipì sul pavimento e Jacob annuii sorridente prima di versarsi nel bicchiere il latte.  

“Impegni di oggi?” 

“C’è una caccia al tesoro da Luca. Suo padre è un contadino e hanno una bellissima fattoria a pochi chilometri da qua.” 

“Hai bisogno di un passaggio?” 

“Ci accompagna il papà di Penny.” 

Tagliai una mela in due parti e ne addentai una parte. 

“Dici che dovrei comprare una macchina?” 

“C’è ancora la macchina di papà…potresti usare quella. Penso che sia dal meccanico.” 

Calò uno strano silenzio sulle nostre teste. Ma non durò molto perché Jacob disse: “Potresti chiedere al Signor Hook o allo Sceriffo, sono certo che ti aiuterebbero.” 

“Lo Sceriffo?” 

“Si. Lo Sceriffo Brown è una brava persona. È sempre stato gentile con Pa e Ma.” 

Lo Sceriffo sapeva di Mooned e del Dottore? O era all’oscuro di tutto? Quando ero ragazzo io, Brown era un semplice poliziotto dietro a una scrivania a battere a macchina. Mi aveva stupito sapere che era diventato Sceriffo. Suo padre lo voleva nell’FBI ma lui per colpa dell’amore aveva rinunciato a tutto per restare qui con la sua Paulina. Molto Romeo e Giulietta se non fosse che tra le due famiglie scorreva buon sangue. 

“Va bene, farò due chiacchiere con lo Sceriffo.” dissi mentre mi versavo il caffè nella tazza. 

 

*** 

Il Dipartimento di polizia si trovava in mezzo a due palazzi. Un cartello appeso all’entrata avvisava i gentili ospiti di non gridare, di non bestemmiare e di non urinare sulle scale o sarebbero stati multati. Inoltre, si ricordava che i poliziotti erano a servizio dell’intera collettività anche quella nera. Spinsi piano la porta e mi ritrovai dentro a una sala che sapeva molto di ospedale. Le mattonelle erano di un bianco quasi accecante, sulle pareti erano appesi foto ricordo e in ogni foto spiccava lo Sceriffo Brown e il suo grosso cappello da cowboy. Vicino all’entrata c’era una segretaria che batteva a macchina e sembrava che non avesse intenzione di fermarsi e di prestare attenzione al nuovo arrivato. Così diedi un colpo di tosse e le sue dita si bloccarono a mezz’aria. 

“Buongiorno” dissi. 

“Buongiorno, benvenuto al distretto di polizia di Hoville. Come possiamo esserle d’aiuto? È stato derubato? Vuole denunciare qualcuno? È testimone di un furto? Omicidio? Ha litigato con il suo vicino?” 

Scossi la testa e sollevai le mani in segno di arresa. 

“No,no. Nulla di tutto questo. Vorrei parlare con lo Sceriffo Brown. Vede…siamo vecchi amici e ora che sono tornato dopo molti anni, mi piacerebbe rivederlo e scambiarci due chiacchiere come ai vecchi tempi.” 

La giovane segretaria fece il giro del bancone e mi andò così vicino che aspirai il suo profumo del suo shampoo per capelli mescolato con la crema corpo che si metteva ogni giorno. Questo mi causò un capogiro.  

“Mi segua” mi disse dopo avermi guardato dall’alto verso il basso.  

Lo Sceriffo Brown era impegnato in una conversazione infiammata quando bussammo alla porta del suo ufficio. 

“Mi scusi Sceriffo, ma qui c’è un suo vecchio amico che vorrebbe salutarla.” 

“Un vecchio amico? Dannazione Julia, questo posto non è un bar ma un dipartimento della polizia!” batté un pugno sulla scrivania. 

“Mi scusi. È colpa mia, Sceriffo. Posso parlarle?” 

“Ah Fraser!”

Lo Sceriffo Brown sa di Mooned e del Dottore?

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    50
  • è uno di loro (50%)
    50
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32 Commenti

  • Ciao, questa storia somiglia sempre meno ad un horror e sempre più ad un giallo a sfondo sociale, forse dovevi scegliere appunto il “giallo”. Sei al nono capitolo ed è un peccato perché la vera storia sembra stia appena per cominciare, ti suggerisco di pensare ad un seguito.
    Il consiglio di oggi è di non avere fretta nel pubblicare, impari in fretta e puoi correggere gli errori che vedresti meglio rileggendo quello che hai scritto, magari il giorno dopo. Buon lavoro ciao ??

  • Ciao Paola!
    Stai facendo salire la storia piano piano; le attenzioni della comunità verso il protagonista crescono giorno dopo giorno. Stai gestendo bene, complimenti! Voto per la minaccia, che del resto ha già fatto capolino in un precedente episodio.
    Ti segnalo nella frase “una vicenda che mi era successa solo due giorni fa” si dovrebbe usare la parola “prima” invece di “fa”, essendo discorso indiretto.
    Ciao!

  • Ciao, Paola.
    Che succede a Hoville? Stai costruendo un’atmosfera misteriosa che genera curiosità. Bene così.
    Occhio alle sviste: “ a Hoville e una nuova era stava”
    “Ai miei occhi quell’uomo mi appariva come qualcosa che meritava la mia attenzione” qualche possessivo di troppo…
    “ Le giornate passano molto lentamente, qui” una frase al presente in un testo al passato.?
    “Quali sono le sue reali intenzioni?” Se hai messo in bocca questa frase a più persone, ci sarà pure un perché. ?

    Alla prossima!

  • Minaccia.
    Caio cominciano i problemi per Febus, sicuro.
    Atyenzione, nella prima parte i verbi sono da rivedere e poi questa frase “La pelle bruciata dal sole( lì) dava un’aria (al quanto) interessante. Ai miei occhi quell’uomo (mi )appariva come qualcosa che meritava( la mia)attenzione. È da rivedere per bene. ?coao

    • ““La pelle bruciata dal sole( lì) dava un’aria (al quanto) interessante. Ai miei occhi quell’uomo (mi )appariva come qualcosa che meritava( la mia)attenzione”
      Ciao, rileggendo non ci vedo nulla di strano, a mio parere va bene così. domanda le cose che hai messo tra parentesi dici che sono errate o che mancano,perchè leggendo ci sono ._. ( altra cosa la frase è presa da un libro…

    • La pelle bruciata dal sole (gli) dava un’aria (alquanto) interessante. Ai miei occhi quell’uomo appariva come qualcosa che meritava attenzione. Così l’avrei scritta io.

      Inoltre insisto che la parte iniziale, al di là di corretto o scorretto è di lettura ostica con giro verbali che potevano essere resi più agevoli per chi li deve interpretare.

  • Ciao, Paola.
    Devo dire che stai dosando bene gli eventi, un’informazione qui e una là, con calma, senza esagerare, bene.
    Vorrei segnalarti alcune frasi che, a parer mio, non tornano:
    “Se Fraser gli fosse venuto in mente di andarsene tutti i suoi piani sarebbero saltati in aria e allora addio eredità.” Forse intendevi: “se a Fraser fosse venuto in mente di…”

    “C’era qualcosa di inquietante in quei occhi di quel ragazzo,” questo è un errore di battitura, sicuro.

    “si dal caso che è mio nipote. E…si verrà a vivere…” anche qui, probabilmente, si tratta di un errore di battitura. Sì dà il caso… e sì (con accento).

    Ti consiglio di leggere ad alta vice oppure di far leggere il testo all’assistente vocale del tuo pc o del Mac, che è anche meglio.
    Ci sono anche delle virgolette alte al contrario, ma anche lì chiedo dipenda dalla formattazione un po’ precipitosa.
    Spero che vorrai prendere i miei suggerimenti per quello che sono, suggerimenti appunto. A me ne hanno dati molti qui, in questi anni, e sono serviti molto.

    Voto “macché!” Perché a metà storia ci siamo già e “forse” è troppo generico ?

    Alla prossima!

  • Ciao Paola!
    Ho recuperato la storia ora, mi ha incuriosito; evoca proprio il più profondo sud di Mississippi burning. Ho votato per il sì. Ho letto in alcuni commenti delle osservazioni, mi permetto di aggiungere che ho notato un utilizzo errato del pronome alla fine del verbo ad esempio “posarli” invece di “posargli”, più di una volta.
    Storia bella ed interessante, vediamo come procede
    Ciao!

  • Ciao, Paola.
    Stai facendo un buon lavoro con la trama, ogni tessera al suo posto, vai così.
    Riguardo al link che hai inserito a inizio episodio, c’è un modo per crearne uno associandolo a una parola o a una frase, senza riportarlo tutto. ?
    Ho votato la prima opzione, che poi equivale al sì, avresti dovuto proporre una terza scelta…

    Alla prossima!

  • Ciao, Jacob deve restare, devono ancora succedere delle cose in città. Questo capitolo infatti ha introdotto a pieno il personaggio e vorrei vederlo dove vive abitualmente.
    Ho notato qualche imprecisione in giro, devi rileggere con più attenzione (Mi raccomando?) e poi attenta che il verso delle virgolette è codificato.( 66 in apertura e 99 in chiusura). Aspetto di capire la cosa della colonna sonora e intanto ti saluto, ciao.?

  • Ciao, Paola.
    Un capitolo necessario alla comprensione della storia, dettagli che continuano a rendere credibile la storia. Bene.
    Ho notato alcuni refusi:
    “Lui lì chiamava i potenti io lì chiamavo la borghesia media” hai messo un accento di troppo sulle “i”

    “ era una casa semplice ma graziosa. Avevo un bel giardino e un bell’orto.” Aveva un bel giardino, riferito alla casa.

    “il pesco che avevano piantato solo un anno prima”
    Come fa il protagonista a sapere quando è stato piantato il pesco?

    “lasciava scoperto le caviglie.” Lasciava scoperte le caviglie.

    Scusa, ma credo sia utile far notare gli errori per permettere a chi scrive di correggerli e migliorare, anche se potrebbe trattarsi di errori del correttore… scrivi con lo smartphone?

    ?

    Alla prossima!

    “Prenditi cura di mio figlio”

  • Ciao, Paola.
    Un bell’inizio per quello che si preannuncia un bel racconto. In due capitoli sei riuscita a mostrarci il protagonista, parte del suo passato e del presente in due luoghi distinti, senza mancare di rappresentare al meglio anche gli abitanti di Hoville; e non è cosa da poco. L’offerta della cassiera all’emporio mi ha ricordato il drink offerto a Jack Torrance; chissà se, anche in questo caso, è un rimando al male che magari sonnecchia nel profondo sud.
    Ti segnalo un refusino nella frase: “…e annullato tutto i miei appuntamenti” e mi fermo.
    Aspetto il terzo e voto per il lavoro in banca del signor Hook.

    Alla prossima!

  • Ciao, tutto molto vero, coinvolgente, evocativo dell’ America di certi film. Brava Paola.
    A mio parere c’è una frase che anziché esaltare spegne la forza del concetto che si vuole esprimere: ” In poche parole i neri venivano messi sullo stesso piano degli animali.” è, sempre secondo me, una frase che non serve e se non ci fosse sarebbe meglio. Ottimo lavoro comunque, voto per il bancario. Ciaooo.

  • Tu che faresti? Io partirei subito. Bene, ci sono le premesse per un bel viaggio.
    Vorrei che rivedessi un momento questo periodo: “Al mio ritorno da Est, nel maggio scorso, volevo che il mondo fosse un posto migliore …” Da Est quindi dall’Europa e questo si intuisce anche se forse era meglio scrivere esplicitamente Europa. E poi che il “mondo fosse…” eccetera sembra presupporre che il “mondo” sia l’America e solo quello. Forse sono mie impressioni errate, non so, vorrei sentire tu che ne dici. Aspetto il seguito perché l’avventura va ad incominciare. ciao

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