Il consulente

Dove eravamo rimasti?

Come procedo ragazzi? Racconto di come sono diventato '' il consulente'' in paese (60%)

Adolescenza

”Vai al piano di sopra e guardati allo specchio.”
Capimmo da subito di non aver chiamato Papà.
Dentro casa l’aria era diventata pesante, insostenibile. Si respirava angoscia, ti entrava nel corpo e non ti mollava.
Mia madre mi ordinò di rimanere lì, praticamente il contrario di quello che diceva ogni volta:« Vai sopra in camera tua ».
Entrambe salirono le scale cautamente, dirette alla stanza da letto di Mamma e Papà, dove c’era un enorme specchio appeso all’anta dell’armadio. Io rimasi giù ad aspettare, il cuore mi si era congelato nel petto. Continuavo a guardare quel dado e quelle lettere, sudavo freddo.
Quando furono al piano di sopra, sentii mia zia Rebecca dire a mia madre: « Anna, guarda »…
« Scendi, scendi subito! » aveva esclamato mia madre. Non avevo mai sentito una paura così genuinamente vera nel suo tono di voce, mai.
« Che c’è? Che c’è Mà? » le avevo quindi domandato non appena furono di nuovo al piano terra. I suoi occhi dilatati si erano posati per una frazione di secondo su di me, per poi spostarsi alle mie spalle.
« Pure qua, Rebé » aveva detto a mia Zia, e lei aveva risposto: « Usciamo immediatamente ».
Mi girai in direzione del suo sguardo: la scopa che mia madre teneva poggiata sul muro di fianco al portone era capovolta a testa in su, come anche le altre due che stavano al piano di sopra, come mi venne detto tempo dopo.
Uscimmo di casa.
Fortunatamente né Mamma, né Zia avevano guardato nello specchio: le scope capovolte furono secondo me ”un bene nel male”, poiché sebbene fossero il segno di qualcosa di brutto che girava per casa dopo esser stato ingenuamente evocato per sbaglio, furono anche una sorta di avvertimento che le fece desistere dalla curiosità di guardare nello specchio.
Dovettero chiamare ”Concettona”: un’altra comare loro amica, una potente sensitiva. Concettona sparse del sale grosso da cucina in tutta casa e accese delle candele in ogni stanza.
Poi cominciò a pregare senza fermarsi più, senza nemmeno prendere fiato tra una frase e l’altra.
Mentre faceva tutto questo, le cresceva la barba a vista d’occhio – studiando accuratamente questi fenomeni durante l’adolescenza, scoprii che negli individui, maschi o femmine che siano, dotati di potenti facoltà medianiche, il livello di testosterone si alza a livelli anormali, soprattutto nei momenti in cui questi individui ”operano”.
Dopo l’intervento di Concettona non ci furono più attività ostili dentro casa ma – e forse questo è da attribuire al fatto che crescendo, con la pubertà, le mie sensazioni aumentarono – le cose che sentivo e che vedevo divennero sempre più frequenti e intense.
Più di una volta ebbi delle paralisi nel sonno. Sognavo spesso una figura maschile immersa nel buio notturno della mia stanza che, immobile in un angolo, mi guardava mentre dormivo. Quando provavo a svegliarmi non ci riuscivo, mi sentivo paralizzato e più di una volta credetti seriamente di stare per morire.
A scuola, in classe, seduto al mio banco posizionato proprio di fianco alla finestra che dava sul cortile, una volta vidi quella stessa figura vestita di nero che guardava proprio nella mia direzione.
Mia madre prese un gatto, un soriano nero dagli occhi verde smeraldo: quel gatto era la bellezza per definizione, una bestiola adorabile. Lo chiamai ”Ciccio”.
Ciccio era tranquillo, ma non voleva mai entrare in camera mia.
Crebbi. Come è ben noto a tutti, nell’adolescenza c’è uno stravolgimento generale del corpo, della mente e del carattere.
Fu ovviamente anche il mio caso. 
A quel punto della mia vita, il mio desiderio più grande fu solo di liberarmi da quella zavorra che mi portavo dietro ed essere come tutti gli altri miei coetanei. Cercai di sfuggire al mio dono, a quella che oggi definisco: ”la mia natura”, praticando tanto sport, uscendo con le ragazze, uscendo con gli amici. Mi facevo le canne, bevevo birra, mi appartavo con Silvia ( credo che sia stato il mio amore più genuino ) dietro ai cespugli del campetto di calcio. Provai anche cocaina e acidi ( non fatelo, inibiscono le vostre capacità, e se le vostre capacità possono essere di aiuto al prossimo, perché inibirle? )
Poi sono andato all’Università: Lettere e Filosofia.
Nonostante tutto questo, non potevo fare a meno di sentire cose e non potevo fare a meno di aiutare chi amavo, nonostante fossi stufo delle mie visioni e della mia natura.
Quando, un giorno, sdraiato nel letto con Silvia che dormiva serena avvinghiata al mio petto, vidi attraverso di lei una piccola macchia nera che si espandeva lentissimamente all’interno del suo seno sinistro, capii che sbagliavo a rifiutare la mia natura.
Fu uno dei momenti più tragici quando dovetti avvertirla del tumore ( sulla base di una mia ”visione” ), ma la mia anima, il mio Io più profondo, quello che sopravvive al piano materiale, si colmò di una luce candida quando, dopo la risonanza e la mammografia, scoprirono il carcinoma, che però non si era ancora metastatizzato.
Da lì, come si può ben intuire, divenni: Il Consulente.
Ora passiamo alla Villa. 

Chi sarà la Signora Marica?

  • Una donna sgarbata e tenebrosa, quasi sull'orlo della pazzia (0%)
    0
  • Una gentile e amorevole anziana signora di novant'anni (50%)
    50
  • Una donna affascinante con un'aria di disgrazia impressa sul volto (50%)
    50
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63 Commenti

  • Sono rimasta senza parole.
    Uno dei racconti più belli che abbia mai letto. Il finale è stato pazzesco. Non mi sarei mai aspettata che il vecchio Domenico fosse in realtà un Quadrelli.
    Storia pazzesca!
    Complimenti L.C. !

  • Più che un horror mi sembra un triller. Solo perché c’è un ectoplasma e solo perché all’inizio ci sono delle comari, tra cui la madre del protagonista che nonostante sono cattoliche credono nella magia delle carte, non credo sia horror. Dal fatto di come viene ucciso il balordo, credo sia triller.

  • ti devo dire che la frase “una coccinella, che cammina e avanza inesorabile.” rende questo capitolo un gioiello .Aldi là del caleidoscopico inseguirsi di fendenti al corpo e tutto il resto l’immagine della coccinella che non sta a guardarsi intorno e va avanti comunque, sempre mi ha ha colpito perché la considero una metafora del ‘onesto vivere, avanti tutta senza guardarsi intorno, come solo un’anima semplice e inattaccabile può. Magari non c’o capito niente ma grazie di averlo scritto. ciao.

    • Ben detto Fenderman, ben detto: vivere onestamente e andare avanti senza guardarsi troppo intorno, come un’anima semplice e inattaccabile può. Bellissima frase, davvero. Sarà che è il mio concetto di vivere e forse anche inconsciamente l’ho trasmesso in questo capitolo, come una sorta di riscatto a quella sofferenza e crudeltà che ho dovuto descrivere. Grazie di cuore per il commento, al prossimo capitolo!

  • Uh, scene dense di roba forte. La palata in testa tipica di certe usanze contadine ci voleva però mi confonde quando arriviamo al finale. Sembrano tutti d’accordo per fare cosa a chi non si sa. E siccome Francesco mi sembra l’unico, a ‘sto punto, elemento estraneo, voto per lui, speriamo che la sfanghi. Ottimo lavoro, ah non dimenticare di recuperare il teschio, non fartelo fregare. ciao, alla prossima, buon lavoro.

    • Ciao Fenderman e buon fine settimana. Questo capitolo è stato duro e mi sono arrovellato su parecchi passaggi che proprio non mi suonavano bene ( e nonostante questo rileggendo ho trovato qualche ripetizione e refuso) ma la trama e gli elementi sono abbastanza ben calcolati. Spero di non deludervi proprio alla fine! ?

  • Ciao L.C.!

    Ho votato Domenico, personaggio misterioso che secondo me ne sa ben di più. Mi piace l’elemento religioso, sin dai tempi dell’esorcista mi sembra un passaggio “naturale” del genere di cui scrivi. Marica che tronca le parole è un elemento che smorza la drammaticità, ma ci sta bene secondo me.
    Ciao!

  • Ciao L.C.!
    Dico che andranno in cantina, luogo fatidico. Ho recuperato il quinto episodio; gli eventi precipitano e sono ben descritti, gli ultimi capitoli sono i migliori, hai più confidenza con la storia; questa almeno è la sensazione che ho e che vivo quando scrivo. Non mi sorprende il turbamento del consulente nei confronti di Marica, forse ricambiato.
    Ciao!

    • Ciao Minollo, e grazie. Se per turbamento intendi quel genere di turbamento…beh: Marica è una gran bella donna, e Francesco ha carisma, quindi chissà, potrebbe scapparci anche qualcosa – anche se ancora non lo so, sarebbe scontato e mi dispiacerebbe per Silvia – per il resto, resta sintonizzato, nei prossimi capitoli ne accadranno di tutti i colori!

  • Ciao, L.C.
    I segni di un buon horror ci sono tutti. Voto per la possessione e vediamo che cosa tiri fuori.
    Nella frase:
    «Che ha detto? Stanno tutti bene?»
    «Ora glielo domando.»
    Scrissi un messaggio di risposta a Marica, dove le chiedevo se fosse tutto a posto, ma non ricevetti nessuna risposta.”
    la parte relativa al messaggio poteva essere risolta in pochi caratteri, tipo: “le mandai un messaggio, non rispose.”
    Non perché la tua sia sbagliata, ma usi troppi caratteri per raccontare la scena, senza mostrarla e qui i caratteri sono preziosi 😉
    Anche “vomitò per terra” bastava vomitò. Ma sono mie idee, che arrivano dai vari libri che leggo sulla scrittura, magari esagero.

    Alla prossima!

  • Ciao, L.C.
    Accadranno cose terribili durante la cena.
    Chissà che vuole comunicare davvero la voce, quel “ti prego” lascia spazio a diverse ipotesi.
    Forse hai raccontato troppi particolari poco utili allo sviluppo della storia: gli abiti preso per il cambio, il caffè, anche la trippa col pecorino… i caratteri sono pochi e, a parer mio, andrebbero sfruttati per rendere vivida la storia. Comunque sono mie fisime, non devi dargli ascolto per forza ?

    Alla prossima!

    • Ciao Keziarica. No no e invece hai ragione. Infatti avevo pensato di tagliare tutte quelle informazioni per dare spazio ai particolari inerenti alla storia, poi ho deciso di usare questo capitolo come una sorta di preludio a tutti gli eventi che vedremo in seguito. Infatti ho intitolato il capitolo: Calma prima della tempesta.
      Grazie come sempre, i vostri feedback mi sono molto utili per migliorarmi. Buon fine settimana. Al prossimo capitolo!

  • Ciao L.C.!
    Si entra nel vivo, piano piano stai portando al dunque la storia. Scrivi anche in maniera curata secondo me; ti segnalo solo “dei strani pacchi” in una delle tre opzioni. Sono d’accordo che la vecchia è un ingrediente spesso inquietante in questo tipo di storie, elemento debole che magari invece nasconde risorse impreviste.
    Ok a presto.
    Ciao!

  • Ciao L. C.!
    Voto per la vecchia, una figura classica delle storie da brivido: l’ho scelta pensando al Pupi Avati de “La casa dalle finestre che ridono”, non so se l’hai visto. Il protagonista mi piace, si muove a suo agio nelle vicende in cui il “dono” gli fa da guida. Bravo, vediamo dove si va.
    Ciao!

  • Voto per la vecchia che lo chiama dalla cantina, molto inquietante.
    Ciao, L. C.
    Mi piace la descrizione degli interni, chissà perché mi ha fatto tornare indietro, ai tempi delle colonie estive e ai pomeriggi passati a fissare le pareti durante pisolini imposti e non desiderati.
    Ho notato che lasci uno spazio prima e, a volte, dopo le caporali, come mai?
    Concordo con quanto scritto da Fenderman e aggiungo la frase: “alta, con lunghi capelli neri e due occhioni neri” capelli e occhi neri si potevano riassumere senza ripetizioni e “occhioni” stona, a mio parere, con il genere del racconto.
    Al di là di questo, il racconto si fa interessante e la paura comincia a fare capolino, vediamo come prosegue.

    Alla prossima!

  • Voto la simpatica vecchietta.
    Qualcosa nel testo, peraltro ben scritto, non mi suona perfetto (ridosso dei boschi limitrofi.)(rinchiuso nella villa come un recluso, ) non sono errori ma mi sanno di ridondante anche se, magari è una mia impressione. Comincia ‘a paura: bene!? ciao

  • Ciao, L.C.
    hai trovato il modo per raccontare come il protagonista ha scoperto, rifiutato e poi accettato il suo “dono” e lo hai fatto in modo scorrevole, forse un po’ troppo raccontato anziché mostrato, ma credo dipenda anche dal limite imposto dai 5000 caratteri.
    Voto per la donna affascinante, ma dolente.

    Alla prossima!

    • Ciao Keziarica, grazie. Purtroppo il numero dei caratteri mi condiziona sempre tanto, soprattutto nell’esposizione di particolari o informazioni inerenti alla storia. Spesso devo rileggere e ” Sacrificare” alcune frasi, scegliendo e rimuovendo quelle un po’ meno utili tra le tante. E donna affascinante ma dolente sia! A presto.

  • Ciao L.C.!
    Ho votato per la novantenne, chissà quanto amorevole…
    Mi piace il tono a tratti documentaristico con cui il protagonista aggiunge particolari agli avvenimenti che descrive. Sembra più che altro fatalista in merito al dono ricevuto. Bene, complimenti, vediamo allora la villa.
    Ciao!

  • Ecco: …l’adolescenza, “scoprii” che negli individui,… quello scoprii dovrebbe a mio parere essere: “avevo scoperto” oppure” scoprii in seguito” a seconda dei tempi in cui il fatto è inquadrato.
    Ho letto zia e mamma in maiuscolo: perché?
    “Quando provavo a svegliarmi non ci riuscivo, mi sentivo paralizzato e più di una volta credetti seriamente di stare per morire.”
    Anche questa frase potresti rivederla, ci sono modi diversi per renderla più giusta. ?

  • Ciao. benvenuto il fantasma vestito di nero, ci voleva. Nel testo qualche forma verbale non centrata in pieno ma nel complesso va tutto bene. Anche a te mi permetto di dare il consiglio che do a tutti e soprattutto a me stesso. Riscrivere. Rileggere e riscrivere per migliorare il testo: al meglio non c’è mai fine. Bravo ti seguo, ciao.
    Voto per la donna affascinante.

  • Ciao L.C.!
    Bell’inizio, la storia promette. Lo stile peraltro sembra quello di un horror semiserio; più di una volta ho sorriso immaginando di sentire la voce narratrice che parla dei propri parenti paranormali.
    Vediamo come va, ho votato per il “consulente”.
    Bravo!
    Ciao!

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